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L’angelo di luce – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.120

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: L’angelo di luce – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.120
Mercoledì 28 febbraio 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 20, 17-28)

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà».
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 28 febbraio 2024. Festeggiamo quest’oggi San Gabriele dell’Addolorata, che è patrono dell’Abruzzo, quindi tanti auguri a tutti coloro che sono dell’Abruzzo.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo ventesimo del Vangelo di san Matteo, versetti 17-28.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al capitolo trentottesimo.

CAPITOLO 38

Necessità che l’Eterno Padre ci esaudisca quando lo preghiamo con le parole: “Et ne nos inducas in tentationem, sed libera nos a malo”. Si parla di alcune tentazioni in particolare — Capitolo degno di nota.

1 — Qui, sorelle, si tratta di cose molto importanti, e poiché dobbiamo chiederle a Dio, bisogna che le meditiamo e le comprendiamo bene. Considerate intanto fin da principio ciò che io tengo per assolutamente certo. Quando un’anima è giunta alla perfezione, non domanda più a Dio di andar libera dalle prove, dalle tentazioni, dalle preoccupazioni e dai travagli; e ciò è indizio sicuro che non è nell’illusione, che è guidata dallo Spirito di Dio e che le grazie e la contemplazione di cui gode le vengono da Lui. Anzi, come ho già detto, desidera di essere fra le prove, le ama e le domanda al Signore. Somiglia a quei soldati che sono tanto più contenti quanto più numerose sono le occasioni di far guerra, perché, in tempo di pace, dovendosi contentare del soldo ordinario, non possono tanto arricchirsi.

2 — Soldati di Cristo sono tanto coloro che si danno all’orazione, quanto quelli che sono arrivati alla contemplazione: e anch’essi, credetemi, non vedono l’ora di combattere. I nemici aperti non li temono molto. Sanno chi sono e conoscono che non possono far nulla con chi ha la forza di Dio. Con questi riescono sempre vincitori, fanno gran bottino, né mai volgono le spalle. I nemici che temono, — ed è giusto che li temano, supplicando il Signore d’andarne liberi, — sono i traditori, cioè quei demoni che si trasfigurano in angeli di luce e che così travestiti assalgono l’anima, non facendosi conoscere che dopo averla molto danneggiata: le succhiano il sangue, distruggono a poco a poco ogni sua virtù e la precipitano nella tentazione, senza che quasi se n’accorga. Ecco i nemici, figliuole, dai cui assalti dobbiamo pregare e supplicare incessantemente il Signore d’andar libere quando recitiamo il Pater noster! Preghiamolo di non mai permettere che soccombiamo alla tentazione e soggiacciamo a qualche inganno, ma che ci scopra dove sta il veleno e non ci nasconda la luce della verità. Oh, come ha fatto bene il nostro buon Maestro a insegnarci questa preghiera, rivolgendosi al Padre in nome nostro!

3 — Ricordatevi, figliuole mie, che quei nemici ci possono danneggiare in molti modi. Se fosse soltanto col farci credere che le delizie e i gusti da essi prodotti nell’orazione provengono da Dio, sarebbe ben poco, anzi il minimo che ci possan fare. Alle volte può anche succedere che ci facciano progredire, perché l’anima attratta da quelle delizie, s’indugia nell’orazione per più ore, ed ignorando di esser vittima del demonio, non finisce di ringraziare Iddio per quei favori di cui si riconosce indegna. Intanto si determina a servirlo con maggior impegno e, pensando che quelle grazie le vengono da Dio, cerca di disporsi per riceverne altre.

Fermiamoci qui, perché avete ben capito che è un capitolo, molto denso, molto intenso, molto importante.

Innanzitutto, Santa Teresa ci dice che si tratta di cose molto importanti; dobbiamo meditarle e comprenderle bene. Sta chiamando la nostra attenzione su qualcosa di veramente fondamentale.

«Quando un’anima giunge a perfezione» — cosa fa? — «non domanda più a Dio di andar libera dalle prove, dalle tentazioni, dalle preoccupazioni e dai travagli».

Io credo che molti di noi preghino per essere liberati dalle prove, dalle tentazioni, dalle persecuzioni. E, come vedete, è una preghiera che dice che non siamo ancora giunti a perfezione; perché, quando si giunge alla perfezione, non si domandano più queste cose. 

E questo è anche l’indizio sicuro (il non domandare queste cose) che si è guidati dallo Spirito Santo e che le grazie e la contemplazione vengono da Dio. 

Quando io non domando più di andare libero dalle prove, dalle tentazioni, dalle persecuzioni, dai travagli, questo è l’indizio sicuro che sono giunto a perfezione e inoltre che non sono nell’illusione, che sono guidato dallo spirito di Dio e che le grazie che ricevo vengono da Dio. Anzi, l’anima, dice Santa Teresa, “desidera di essere fra le prove, le domanda, le ama”. Non dobbiamo dimenticare: desidera di essere tra le prove, le ama — ama le prove — e le domanda. Cioè, vuole andare in guerra; è come quei soldati che bramano di andare a combattere. Qui abbiamo proprio — potremmo dire — l’identikit dell’anima giunta alla perfezione. L’anima giunta alla perfezione si comporta così.

«Soldati di Cristo sono tanto coloro che si danno all’orazione, quanto quelli che sono arrivati alla contemplazione». Tutti bramano di andare a combattere. «I nemici aperti non li temono molto» perché, con la forza di Dio, possono sconfiggerli. Ed escono sempre vincitori, non volgono mai alle spalle ai nemici aperti. Chi è che temono? Temono i traditori, cioè i demoni che, travestiti da angeli di luce, “assalgono l’anima, e si fanno riconoscere solo dopo che l’hanno molto danneggiata”.

Pensate a cosa scrive: «le succhiano il sangue» — sono peggio delle sanguisughe, sono dei vampiri — «distruggono a poco a poco ogni sua virtù e la precipitano nella tentazione, senza che quasi se n’accorga».

Pensate che disgrazia! Ecco perché dice: questi nemici vanno temuti, e dai cui assalti dobbiamo pregare e supplicare incessantemente il Signore che ci liberi. Ecco, il Signore dobbiamo pregarlo che ci liberi dai traditori, dagli angeli di luce, da questi vampiri spirituali, così da non cadere nella tentazione e nell’inganno; dobbiamo pregarlo che ci permetta di scorgere dove sta il veleno e di avere alla luce della verità.

Guardate, purtroppo solo chi ne ha fatto l’esperienza può capire quanto sia devastante l’attacco dell’angelo di luce, di cui parla anche San Pietro Apostolo nella sua lettera; dobbiamo stare tanto in guardia. Purtroppo, si parla molto poco dell’angelo di luce, io adesso non ho tempo di poter trattare questo tema, che è sicuramente importante, ma anche assai delicato. Perché chi non lo ha provato, rischia — leggendo o ascoltando qualcosa inerente all’angelo di luce — di capire “Roma per Toma”, si dice dalle nostre parti, cioè rischia di fraintendere, rischia di non capire. Perché non ha esperienza e, quindi, queste parole di Santa Teresa, in questo paragrafo secondo del capitolo trentottesimo, sono parole che descrivono veramente una realtà importantissima e allo stesso tempo drammatica; come dice lei, sono cose molto importanti, che vanno meditate e comprese molto bene, molto bene.

Noi dobbiamo supplicare il Signore, pregarlo che ci liberi da questi succhiasangue, da questi traditori, da questi angeli di luce, che sono i nemici che noi dobbiamo temere. Dobbiamo aver paura di questi nemici, perché sono assai astuti, perché si nascondono, perché si travestono, perché si fanno riconoscere solo dopo che ci hanno fatto molto male, dopo che hanno distrutto a poco a poco la virtù, dopo che ci hanno precipitato nella tentazione senza che neanche ce ne accorgessimo. Quindi, dobbiamo chiedere al Signore di farci scoprire dove sta il veleno, di renderci illuminati con la verità.

Questi nemici — dice Santa Teresa — ci possono danneggiare in molti modi; addirittura, ci possono fare progredire! Quindi uno indugia nella preghiera perché sente questi diletti, queste delizie e non sa di essere vittima del demonio, è convinta che queste grazie vengano da Dio. E invece no! Capite che livello di inganno si può raggiungere, di accecamento? Essere sicuri di essere oggetto di tutti questi favori da parte di Dio e invece è il diavolo!

4 — Procurate, sorelle, di mantenervi sempre in umiltà, di riconoscere che non siete degne di tali grazie e di non cercarle. In questo modo il demonio si vedrà sfuggire molte anime. Se egli cerca di perderci, il Signore, badando alla nostra intenzione che è di contentarlo e servirlo, ricava bene dal male. Con le anime che stanno con Lui nell’orazione, Egli si mostra sempre fedele. Tuttavia non ci dobbiamo mai trascurare, ma mantenerci in umiltà e fuggire qualsiasi genere di vanagloria. Pregate il Signore di preservarvi da questi pericoli e state sicure che Egli non vi permetterà mai di ricevere a lungo altre consolazioni che da Lui.

Ritorna il tema dell’umiltà: siamo chiamati a mantenerci in umiltà, questa è la garanzia. Mantenerci in umiltà, non cercare queste grazie, stare con Lui nell’Orazione. 

«Non ci dobbiamo mai trascurare», dobbiamo fuggire la vanagloria e pregare il Signore di preservarci.

“Mai trascurarci”, cosa vuol dire? Pensate ad esempio all’importanza della confessione frequente e costante. Noi, magari, non siamo tanto costanti nella confessione; diciamo: “Ma sì, vabbè, ma adesso… Mamma mia, mi sono appena confessato, sembra ieri”, poi — magari — è passato un mese. “Eh, vabbè, ma oggi non c’ho voglia, ho tante cose da fare, andrò la prossima settimana”: e così passano sei mesi. Questo vuol dire trascurarsi. Se invece noi ci diamo un tempo e diciamo: “Cascasse il mondo, qualunque cosa devo fare, io mi prendo un impegno fisso, decido che ogni tot, io mi vado a confessare; in quel giorno, in quella chiesa, in quel posto, a quell’ora; scelgo un confessore fisso, se possibile, cascasse il mondo, io vado a confessarmi. E la confessione — capite — è il primo modo che noi abbiamo per avere cura della nostra anima. Poi la Comunione, l’andare alla Messa — sarebbe l’ideale ogni giorno — poi il Salterio di Gesù e di Maria, il Santo Rosario e via di seguito; la pratica dei Primi Sei giovedì, dei Primi nove venerdì e dei Primi cinque sabati… Insomma, tutti i mezzi (non sono fini, sono mezzi) che ci servono per non trascurare mai la salute della nostra anima, per tenerci umili, per stare in amicizia con Gesù.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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