Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: «Martedì Santo»
Martedì 4 aprile 2023
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Gv 13, 21-33. 36-38)
In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà».
I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui.
Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte.
Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire».
Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a martedì 4 aprile 2023, martedì della Settimana Santa.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo tredicesimo di San Giovanni, versetti 21 e seguenti.
Continuiamo la nostra preparazione di questa Settimana Santa con la lettura del testo della Serva di Dio, suor Josefa Menendez, “Colui che parla dal fuoco”.
27 marzo 1923 Martedì Santo
La mattina del Martedì Santo, Josefa, sotto la dettatura del divino Maestro riprende il Messaggio, interrotto il giorno precedente.
Prima però Gesù esige da lei un atto di sottomissione alla divina volontà, e nel silenzio della piccola cella, Josefa ripete l’offerta che il Signore si degna insegnarle:
«Mio Signore e mio Dio, eccomi qui in compagnia del tuo divin Figlio che, malgrado la mia grande indegnità, è anche mio sposo. Sottometto la mia volontà alla tua, e mi abbandono interamente per fare e soffrire tutto ciò che ti degnerai chiedermi per il solo fine di glorificare la tua maestà infinita e di cooperare alla salvezza e alla santificazione delle anime. Ricevi per questa intenzione i meriti e il Cuore di Gesù Cristo, tuo figlio, che è mio Salvatore, mio Padre, mio Sposo».
Josefa bacia la terra e poi riprende, la penna:
Vedete come è importante fare sempre, quando iniziamo la nostra preghiera, questo atto di accettazione, di sottomissione alla volontà di Dio.
«Ora continuiamo l’opera nostra. Contemplami sulla via del Calvario, carico della croce pesante. Guarda dietro a me Simone che mi aiuta a portarla, e considera due cose: In primo luogo quell’uomo, quantunque di buona volontà, è un mercenario perché, se mi accompagna e prende parte al peso della croce, lo fa per guadagnare la somma convenuta. Infatti, quando è troppo stanco, lascia che il peso gravi di più sulle mie spalle ed è così che Io cado ancora due volte sulla via. In secondo luogo, quest’uomo è stato requisito per aiutarmi a portare una parte della croce, ma non tutta la mia croce.
Vediamo il senso simbolico di queste due circostanze: Simone è stato requisito, vale a dire che spera un certo guadagno per la fatica a cui fu costretto. Così molte anime camminano dietro a me: senza dubbio consentono ad aiutarmi a portare la croce, ma restando preoccupate per la consolazione ed il riposo. Accettano di seguirmi e a tale scopo abbracciarono la vita perfetta, ma senza abbandonare il loro interesse che rimane anzi in cima ai loro pensieri. Vacillano quindi e lasciano cadere la mia croce quando pesa troppo. Cercano di soffrire il meno possibile, misurano la loro abnegazione, evitano questa umiliazione, quella fatica, quel lavoro e, ricordando forse con rimpianto ciò che lasciarono, provano a concedersi almeno certe soddisfazioni. In una parola, ci sono delle anime così interessate ed egoiste che, essendosi messe alla mia sequela più per il vantaggio loro che per il mio, non accettano se non quello che non possono evitare o che le obbliga strettamente… Queste anime non mi aiutano a portare che una piccola parte della mia croce, ed in modo tale che a mala pena potranno acquistare i meriti indispensabili per la loro salvezza. Ma nell’eternità esse vedranno quanto sono rimaste indietro e lontane nel cammino».
E come non sentire rivolte a noi queste parole? Gesù parla di persone che vogliono seguire il Signore ma sono tanto preoccupate innanzitutto della consolazione e del riposo. Noi abbiamo tanti modi per consolarci, tante sono le consolazioni che possiamo ricercare, ognuno ha le sue. La consolazione che viene dal cibo, la consolazione che viene dal divertirsi, la consolazione che viene dallo stare in compagnia. Ci sono tante consolazioni, andare a fare le spese, ci sono tanti modi per consolarci. Anche mangiare una buona fetta di torta può essere una consolazione.
E poi il riposo. Ci sono anime che sono più preoccupate di riposarsi che di faticare, che magari passano la domenica più o meno a dormire. Poi anime che hanno i loro interessi, che stanno in cima a tutti i loro pensieri: quello che interessa a me. Sono persone che stanno lontane dalla sofferenza in tutti i modi, che si misurano, che usano la bilancia, che fanno di tutto per star lontani dal cammino della Croce. E poi che ricordano con rimpianto ciò che hanno lasciato — anche questa è una cosa strana — che pensano a “come era bello allora”! E allora avanti, soddisfazioni. Stiamo attenti, se siamo tra queste persone, a stare un po’ lontani da questo modo di fare, perché non è un bel modo.
«Vi sono invece anime, e non poche, le quali, mosse dal desiderio della loro salvezza, ma più ancora dall’amore per Colui che ha sofferto per loro, si risolvono a seguirmi sulla via del Calvario. Abbracciano la vita perfetta e si consacrano al mio servizio non per portare soltanto una parte della croce, ma per portarla tutta intera. Il loro unico desiderio è di darmi riposo e consolarmi».
Ecco vedete il riposo non lo cercano per sé, ma lo danno a Gesù, le consolazioni non le cercano per sé, ma le cercano per Gesù, tutto il contrario.
«Si offrono a tutto ciò che a me fa piacere».
Bello questo! Quindi vuol dire che conoscono ciò che fa piacere a Gesù, quindi vuol dire che frequentano Gesù.
«Non pensano né alla ricompensa né ai meriti che a loro verranno, né alla stanchezza, né ai patimenti che potranno incontrare. Il loro unico desiderio è di dimostrarmi il loro amore e di consolare il mio Cuore».
Vi ricordate quando vi facevo il ragionamento sulla pratica dei primi nove venerdì, sulla pratica dei primi giovedì, dei primi sabati, quando vi dicevo: “Non interessiamoci delle promesse, interessiamoci del fatto che a Gesù fa piacere questo, facciamolo per questo”. Il loro unico desiderio è dimostrarmi il loro amore, il loro unico desiderio è consolare il mio cuore, non pensare alle sofferenze, non pensare ai patimenti, non pensare ai meriti, non pensare alla ricompensa, no, a Gesù.
«Sia che la mia croce si presenti ad esse sotto forma di malattia o che si nasconda sotto un’occupazione contraria ai loro gusti o alle loro attitudini, che rivesta la forma di qualche dimenticanza o di una certa opposizione da parte di chi le circonda, esse la riconoscono e l’accettano con tutta la sottomissione di cui la loro volontà è capace».
Quindi, qualunque sia la Croce che il Signore ha pensato per noi, la si accetta, la si riconosce.
«Alle volte, sotto l’impulso di un grande amore per il mio Cuore e di un vero zelo per le anime, hanno fatto ciò che credevano meglio. Ma alla loro attesa rispondono pene ed umiliazioni. Allora queste anime che erano state ispirate soltanto dall’amore scoprono la mia croce sotto questo insuccesso: l’adorano, l’abbracciano, ed offrono per la mia gloria tutta l’umiliazione che loro ne viene».
È molto difficile tutto questo. L’hanno fatto per amore del cuore di Gesù, per l’amore per le anime. E cosa vi trovano: umiliazione! Ma loro vanno avanti, adorano, abbracciano e offrono.
«Ah! Queste anime sono quelle che veramente portano tutto il peso della mia croce, senz’altro vantaggio o guadagno che l’amore! Sono quelle che riposano il mio Cuore e lo glorificano!»
E così vogliamo essere.
«Tenete per certo che se la vostra abnegazione e le vostre sofferenze tardano a dare i loro frutti, o sembrano magari non darne alcuno, tuttavia non sono state né vane né inutili. Un giorno il raccolto sarà abbondante. L’anima che ama veramente non misura ciò che fa, né pesa quello che soffre. Non viene a patti per la fatica o per il lavoro, non aspetta retribuzione, ma intraprende tutto quello che giudica essere più glorioso a Dio».
Chi porta la croce di Gesù è un’anima che ha al centro della sua vita, dei suoi pensieri, Gesù. Non vive una vita con la bilancia in mano, non pensa ai guadagni, ma è un’anima che pensa solo alla gloria di Dio.
Prosegue:
«E appunto perché agisce lealmente, qualunque sia il risultato del suo operare, non si discolpa, né mette in campo le sue intenzioni. E perché agisce per amore, i suoi sforzi e le sue pene porteranno sempre alla gloria di Dio. Non si agita né s’inquieta e meno ancora perde la pace se in qualche occasione essa si vede contraddetta o anche perseguitata ed umiliata; il solo movente dei suoi atti è l’amore, e l’amore è il suo solo scopo.
Queste sono le anime che non vogliono salario e che non cercano che la mia consolazione, il mio riposo, la mia gloria. Sono quelle che hanno preso la mia croce, e ne sostengono tutto il peso sulle proprie spalle!»
Fare tutto questo, è vero, è molto difficile. Però noi abbiamo la Vergine Maria, che dobbiamo sempre pregare per chiederle proprio questa grazia di saper portare la croce di Gesù; di saper tenere il peso della croce di Gesù e di rimanere sereni quando siamo contraddetti, quando siamo perseguitati, quando siamo maltrattati, perché facciamo quello che facciamo solo per amore.
Gesù non aspetta forse per aiutarlo efficacemente sotto la sua croce dei cuori generosi che l’amino di vero amore, leale e disinteressato?…
Se si è degnato tracciare il programma di questa cooperazione così preziosa per il suo Cuore, non è stato forse per risvegliare l’amore in molte anime della tempra di quelle che Santa Teresa definiva già: «Anime dedite tutte a te… che a te si abbandonano, per seguirti ovunque andrai… fino alla morte di croce… anime pronte ad aiutarti a portare il tuo carico, senza mai lasciarti solo a sostenere il peso! …»
Questa croce benedetta Egli la porta di nuovo a Josefa quando, calata la notte, nel silenzio che avvolge il convento dei Feuillants, Gesù la ritrova nel coretto dov’è venuta a fare l’ora santa.
«Josefa, sei qui? Vieni a tenermi compagnia!»
le dice mentre le consegna la croce.
«Mettiti vicino a me per difendermi dagli oltraggi e dagli insulti di cui fui vittima in presenza di Erode. Contempla la vergogna e la confusione di cui fui coperto ascoltando le parole di scherno e di derisione con cui quell’uomo mi coprì. Dammi continue testimonianze di adorazione, di riparazione e di amore!
Addio! Custodisci la mia croce. Domani ti preparerò al gran giorno del mio amore!»
La notte termina sotto la persecuzione del nemico. Gesù non le ha forse insegnato, ancora una volta, a riconoscere la croce e ad aiutarlo a portarla, sotto qualsiasi aspetto si presenti? Ella crede al suo amore attraverso ogni sofferenza!
Ecco, quindi, anche questo stare vicini a Gesù per riparare, per difenderlo dagli insulti e dagli oltraggi, dalla vergogna e dalla confusione da cui fu coperto con le parole di Erode. Ecco, allora vi auguro un Martedì Santo veramente molto proficuo.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.