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Mercoledì santo

Giuda vende Gesù per trenta denari

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: «Mercoledì santo»
Mercoledì 5 aprile 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 26, 14-25)

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 5 aprile 2023, Mercoledì Santo.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo ventiseiesimo di Matteo versetti 14-25.

Oggi è proprio il giorno solenne nel quale si ricorda il tradimento di Giuda e quindi oggi è un giorno di grande riparazione per questo solenne tradimento: il tradimento di tutti i tradimenti. Quindi preghiamo per riparare questo tradimento, per riparare le sofferenze che questo ha generato nel cuore di Gesù e per tutti i tradimenti delle anime consacrate.

Continuiamo la nostra lettura del libro Colui che parla dal fuoco della Serva di Dio suor Josefa Menendez.

Siamo a Mercoledì Santo, “La Crocifissione”, 28 marzo 1923.

La mattina del Mercoledì Santo, Nostro Signore conduce Josefa con sé al Calvario.

«Bacia la terra — le dice apparendole, alle nove nella sua cella — umiliati poiché sei indegna di raccogliere le mie parole! Ma Io amo le anime, ed è per esse che vengo a te!»

Vedete che ritorna questo tema dell’umiliazione, dell’umiliarsi, dell’umiltà e del baciare la terra.

«Ecco che ci avviciniamo al Calvario! La folla si agita, mentre Io cammino a stento… e presto, estenuato dalla fatica, cado per la terza volta.

La mia prima caduta otterrà ai peccatori, radicati nell’abitudine della colpa, la forza di ravvedersi. La seconda incoraggia le anime deboli, accecate dalla tristezza e dal turbamento, a rialzarsi e a riprendere con nuovo ardore la via della virtù. La terza aiuterà le anime a pentirsi all’ora suprema della morte.

Siamo giunti al termine del cammino. Vedi con quale avidità mi attorniano quegli uomini dal cuore indurito… Alcuni prendono la croce e la stendono al suolo, altri mi strappano le vesti. Le ferite si riaprono e il sangue scorre di nuovo.

Meditate, anime care, quale fu la mia vergogna nel vedermi esposto così dinanzi alla folla! Quale strazio per il mio corpo e quale confusione per la mia anima! Prendete parte all’afflizione di mia madre che contempla quella terribile scena… E pensate con quale desiderio ella vorrebbe impossessarsi della tunica imbevuta e tinta del mio sangue!»

Le tre cadute di Gesù sono tre occasioni per noi: sono tre momenti di speranza. Tutto ciò che riguarda Gesù, siccome è fatto per amore da parte sua, è sempre un’occasione di speranza per gli altri. Quando si ama si è sempre abitati dalla speranza e anche una caduta diventa un’occasione di speranza. Abbiamo bisogno delle cadute di Gesù, fanno parte anche loro di questa opera salvifica che è stata la sua morte, la sua Crocifissione.

E poi c’è questo momento terribile in cui Gesù viene spogliato delle sue vesti. Ci sarebbe da considerare il dolore fisico del vedersi le vesti strappate su queste carni maciullate ma qui Gesù ci chiede di riflettere sul suo senso di pudore, Lui la chiama “la sua vergogna” nel vedersi così violato, così esposto agli occhi di tutti. Proviamo a immaginare dovesse capitare a noi… proviamo a pensare alla fatica che facciamo, quando magari il dottore ci dice: “Si spogli che devo visitarla” che siamo da soli col dottore, ma è una persona che non conosciamo, magari, quindi è un po’ sempre imbarazzante.

E pensiamo alla Vergine Maria, alla quale non fu data neanche la consolazione di avere la tunica di suo figlio imbevuta di sangue, perché poi se la giocano a sorte i Romani. Tutte cose che dobbiamo sempre tenere in mente quando meditiamo la passione di Gesù.

«L’ora è giunta: i carnefici mi stendono sulla croce, mi afferrano le braccia, tirandole per far giungere le mie mani ai fori già praticati nel legno. Ad ogni movimento il mio capo è scosso da un lato all’altro, e le spine della corona vi penetrano più profondamente! Udite il primo colpo di martello che m’inchioda la mano destra… risuona fino alla profondità della terra!… ascoltate ancora… già mi inchiodano la mano sinistra: dinanzi a tale spettacolo i cieli fremono e gli angeli si prostrano!

Io mantengo profondo silenzio, neppure un lamento sfugge alle mie labbra!… «Dopo aver inchiodato le mani, i carnefici stirano crudelmente i piedi: … le piaghe si aprono… i nervi si strappano… le ossa si slogano… il dolore è intenso… i miei piedi sono trapassati e il sangue bagna la terra!…

Contemplate un istante quelle mani e quei piedi lacerati e sanguinanti… quel corpo coperto di ferite… quel capo trafitto da spine acute, ricoperto di polvere, intriso di sudore e di sangue…

Ammirate il silenzio, la pazienza e la conformità al volere di Dio con cui accetto tali patimenti crudeli.

Chi è Colui che soffre così, vittima di tali ignominie?… È Gesù Cristo, il Figlio di Dio!… Colui che ha fatto il cielo e la terra e tutto ciò che esiste… Colui che fa crescere le piante e dà vita ad ogni essere… Colui che ha creato l’uomo e la cui potenza infinita sostiene l’universo… Egli è là, immobile, disprezzato e spogliato di tutto!… Ma presto molte anime correranno a Lui per imitarlo e seguirlo. Esse abbandoneranno tutto: fortuna, benessere, onore, famiglia, patria, per dargli gloria e provargli l’amore a cui ha diritto.

E mentre i colpi di martello risuonano da un estremo all’altro dello spazio, la terra trema, il cielo si chiude nel più rigoroso silenzio e tutti gli spiriti angelici si prostrano in adorazione… Un Dio è inchiodato alla croce!

Fermati, Josefa! Contempla il tuo divino sposo steso sulla croce. E senza movimento, senza onore, senza libertà, tutto gli è stato tolto!

Nessuno ha pietà di Lui, nessuno lo compatisce per la sua sofferenza! Ma senza tregua nuove derisioni, nuove contumelie, nuovi dolori si aggiungono ai tormenti che sopporta. 

Se tu veramente mi ami, che cosa non farai per rassomigliarmi? Che cosa tralascerai per consolarmi? Potrai forse ancora rifiutare qualcosa al mio amore?

Ora prostrati a terra, e lascia che Io ti dica una parola:

La mia volontà trionfi in te!

Il mio amore ti consumi!

La tua miseria mi glorifichi!»

Viene spontaneo un grande silenzio davanti a tutta questa scena, un grande senso fatto di rispetto e di preghiera, fatto di stupore, di stupore addolorato. Gesù ha veramente bisogno di queste anime consolatrici. Continuiamo la nostra opera bella, della preghiera notturna, nella “Mistica della Luna”, come l’abbiamo chiamata, di questi momenti brevi, anche brevissimi, di qualche minuto — durante la notte — per tenere compagnia a Gesù, per dirgli: “Tu sei primo fra tutto e tutti”. Abbiamo bisogno che questa volontà, la Sua, trionfi su di noi e in noi, che il Suo amore ci consumi.

Dopodomani cominceremo a leggere meditare “L’Atto di Offerta all’Amore Misericordioso” di Santa Teresina e vedremo appunto, questo amore che ci consuma, se noi lo vogliamo. E poi la nostra miseria, il nostro essere niente, che può glorificare il Signore. 

Josefa resta a lungo con la faccia a terra… Quando ella si rialza, Gesù è scomparso.

Alle dieci Josefa si reca nella cappella delle Opere per seguirlo nella «Via Crucis». Là Gesù l’attende:

«Io ti accompagnerò — le ha detto quella mattina stessa — nello stato in cui mi trovavo quando, carico della croce, traversai le vie di Gerusalemme».

«Portava — ella scrive — sulla tunica bianca un manto rosso chiazzato di sangue e strappato in varie parti. La corona gli stava molto calcata sulla fronte… Il suo volto aveva un’espressione di tristezza, portava le tracce dei colpi e del sangue quasi coagulato.

«Avvicinandomi mi ha detto: “Josefa, vieni a contemplarmi sulla dolorosa via del Calvario… Adora il mio sangue sparso ed offrilo al Padre celeste per la salvezza delle anime”».

Ella si alza e lo segue. Egli cammina davanti a lei e si ferma ad ogni stazione. Ella si prostra e bacia la terra per adorare il suo sangue, poi ascolta le effusioni di quel Cuore adorabile… Egli le ricorda, con poche parole, il senso dei suoi dolori, e fa udire un grido d’amore alle anime che chiama a seguirlo.

Tutta quella giornata trascorre nell’atmosfera di dolore e di amore di cui l’anima di Josefa è tutta compenetrata.

Così dovrebbe trascorrere questa giornata anche per noi. 

Tuttavia, come abbiamo già visto, e come vedremo fino alla fine, ella si applica al suo dovere quotidiano senza che niente la distolga…

Vedete! La vera preghiera non distoglie mai dai nostri doveri: la vera preghiera non è mai alternativa al nostro dovere, qualunque esso sia. Dai doveri di una mamma, dai doveri di un papà, dai doveri di un figlio, dai doveri di un sacerdote, la preghiera non è mai una via parallela, non è mai un tralasciare i nostri doveri, anzi…

La sera del mercoledì santo, mentre tutto sta addormentandosi nella grande casa, Josefa si rifugia nel coretto ove ha il permesso di fare l’ora santa. Appena si è inginocchiata, Gesù le appare nello splendore della sua bellezza. Ogni traccia di dolore è scomparsa e il Cuore infiammato sembra immerso in un incendio:

«Josefa — le dice con veemenza — domani è il giorno dell’amore! Contempla il mio Cuore: non può contenere l’ardore che lo consuma di darsi, di immolarsi, di restare per sempre con le anime! Ah! Come aspetto che esse mi aprano il loro cuore, che mi chiudano in esso, e che il fuoco che consuma il mio le fortifichi e le infiammi!»

Domani è il giorno dell’Eucarestia, quindi capite… Gesù lo chiama “il giorno dell’amore”: il giorno in cui il suo cuore decide di restare per sempre con noi.

«Il suo Cuore si dilatava tra le fiamme, ed era così bello che non so descrivere — scrive Josefa. — Gli chiesi di consumare anche me con questo vero amore, che non gli resiste mai, ed Egli ha continuato:

“Lasciami entrare in te, lavorarti, consumarti e distruggerti, affinché non sia più la tua volontà che agisca, ma la mia.

Guarda come trasalisce il mio amore nel vedere tutte quelle anime che domani mi riceveranno e si lasceranno possedere dall’azione divina e saranno la consolazione del mio Cuore.

Sì, domani l’amore trabocca, si dona! Ah, come questo pensiero mi consola e questo desiderio mi divora!… Darmi alle anime e che le anime si diano a me!… Tu, Josefa, abbandonami tutto il tuo cuore senza timore della tua piccolezza. Lascia che l’amore lo possegga e lo trasformi!”»

Così dicendo Gesù scompare. 

Quindi lasciamoci anche noi catturare da questo amore e perdiamoci in esso.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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