Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione di domenica 21 marzo 2021
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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LA VERITÀ E L’ODIO…
Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.
Eccoci giunti alla quinta Domenica di Quaresima, 21 marzo 2021. Abbiamo ascoltato il Vangelo tratto dal cap. XII, vv 20-33 di San Giovanni.
“Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo…”
“Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore.”
“Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».”
Queste sono alcune espressioni del Vangelo di questa Domenica, ormai siamo prossimi alla Domenica delle Palme, alla Settimana Santa, alla Pasqua, alla Domenica della Divina Misericordia.
Quelle che vi ho letto mi sembrano alcune espressioni tra le più forti, tra le più belle che ci danno tanto conforto e tanta speranza, che ci fanno capire che la nostra vita ha senso solo se si decide di morire per Gesù, di perdersi come il chicco di grano, come colui che odia la sua vita in questo mondo, mondo del principe di questo mondo, il demonio. Gesù l’ha gettato fuori, l’ha spodestato con la sua morte in Croce. Ricordate quello che disse Sant’Antonio da Padova? Lo disse in particolare modo per i Sacerdoti, ma in verità è per tutti noi. I miracoli che ha compiuto Sant’Antonio credo che siano quasi ineguagliabili nella storia della Chiesa rispetto ad altri Santi, una figura veramente bellissima.
Alla domanda: Cosa devo fare per fare come il chicco di grano che muore? Cosa devo fare per perdere la mia vita, per seguire Gesù? Sant’Antonio nei suoi Sermoni risponde:
“La verità genera odio; per questo alcuni, per non incorrere nell’odio degli ascoltatori velano la bocca con il manto del silenzio.”
E uno qua direbbe: “Quale odio?” Guardate, è sufficiente prendere alcuni commenti che io leggo sotto le omelie che vengono postate. Io leggo odio. Non è il commento di uno che dice: “Padre, su questa cosa è stato impreciso, su quell’altra la fonte non è chiara, non è stato rigoroso nell’esposizione teologica, logica, esegetica, nell’argomentazione filosofica, è stato contorto nel parlare, non si è capito nulla, il Magistero della Chiesa smentisce quello che ha detto, i Santi e Dottori della Chiesa non sostengono quello che ha detto…”
Questa sarebbe una critica costruttiva, lecita e doverosa, perché bisogna correggere. La predicazione deve essere sempre molto rigorosa, sempre molto fondata. Alcune volte leggo – ma non solamente con me, anche verso altri Sacerdoti – dei commenti di una cattiveria, di una stupidità, di una visceralità veramente disarmante, come se qualcuno ti obbligasse ad ascoltare queste cose. Nessuno è obbligato a farlo. Siamo al livello del “mi piace e non mi piace”, del “o dici quello che penso io, oppure devi morire”. Questo non è un livello di confronto professionale, scientifico, questo è un livello di confronto da bar, dove viaggio secondo le pulsioni delle mie voglie. La Verità non sta con tutto questo. E se noi sentiamo qualcosa che ci punge, usciamo con questi commenti brutti, alle volte offensivi e non vanno bene.
Non si difende la Verità con l’insulto, non si difende la Verità con la denigrazione, con l’animosità, con la polemica, la Verità non si difende così.
“La verità genera odio…”
È vero. Pensate a Mons. Oscar Romero, a questi Santi Sacerdoti, Santi Vescovi ammazzati semplicemente perché dicevano la Verità.
“La verità genera odio; per questo alcuni, per non incorrere nell’odio degli ascoltatori, velano la bocca con il manto del silenzio.”
Non parlano più perché non vogliono incontrare questo odio. Si ha paura dell’odio della gente, perché l’odio poi fa fare qualunque cosa, arriva anche all’omicidio, e infatti più di una volta cercarono di uccidere Sant’Antonio da Padova, per esempio il famoso miracolo della minestra a Venezia, quando lui diede un solenne colpo mortale all’usura e agli usurai di Venezia. Sant’Antonio era estremamente odiato anche dagli eretici, ricordate il miracolo della mula, ci sono stati anche dipinti del miracolo della mula (poi ve lo racconto).
“Se predicassero la verità, come verità stessa esige e la divina Scrittura apertamente impone, essi incorrerebbero nell’odio delle persone mondane, che finirebbero per estrometterli dai loro ambienti.”
Come abbiamo visto in questi giorni, il mondo me lo posso portare dentro anche io che sono prete, chiunque di noi può essere mondano. E questi quando sentono la verità ti odiano, non ne vogliono sapere, ma la Verità stessa e la divina Scrittura impongono di predicare la Verità. Noi preti non dobbiamo fare come Don Abbondio: “Ho paura di…” altrimenti, siamo cani muti, e un cane pastore non può essere muto, se no che cane è? A cosa serve se non può abbaiare quando arrivano i lupi?
La gente ti odia? Pazienza. Arrivano le persecuzioni? Avanti.
Si perde la vita? La vita si perde in tanti modi… si perde morendo ma anche con un lento martirio di persecuzione.
Alcuni santi l’hanno persa in modo violento pensate a Mons. Oscar Romero, pensate a Jerzy Popiełuszko, quel sacerdote polacco che è stato barbaramente trucidato, preso, pestato a sangue, legato, imbavagliato e buttato nel fiume, una morte terribile. Pensate ancora a San Tommaso Moro, a San Tommaso da Kempis, a San Tommaso Becket e molti altri.
Pensate a San Giovanni Bosco, che non è morto martire, nel senso che non è morto ucciso dal coltello, non ha versato il sangue come un martire, ma andate a leggere la vita di San Giovanni Bosco se non è stata una vita di un martire, così come Santa Teresa D’Avila, Santa Chiara, Santa Gemma Galgani. Se non è martirio quello. Dolore dall’inizio alla fine. Santa Gemma Galgani ha vissuto la persecuzione in casa, non dai genitori, la mamma le voleva bene, ma era morta giovane come il papà, e lei rimane sola. Andavano a prenderla in giro quando aveva le esperienze mistiche nella sua cameretta. La chiamavano “pollino freddo”. Si è persino ammalata fino quasi a morire, per come ha seguito il papà e la mamma quando stavano morendo. Ma i parenti non l’hanno capita, viveva come una reclusa, e poi i confessori che spesso non la capivano. Anche questo è martirio.
Tutti questi santi hanno sempre detto la Verità, hanno sempre chiamato le cose col loro nome. La Verità e la Divina Scrittura impongono di predicare la Verità. Noi non possiamo fare come Don Abbondio, far finta di non capire mai niente di quello che uno dice, perché non vogliamo prendere posizione, perché abbiamo paura di essere perseguitati, di essere umiliati.
Sant’Ignazio non subì anche lui tutta questa sofferenza?
Sant’Atanasio dovette subire 5 esili, noi neanche li possiamo immaginare.
“Finirebbero per estrometterli dai loro ambienti.”
Incontreremmo la solitudine: “Oh, beata solitudo, sola beatitudo” dicevano gli antichi.
“Chi perderà la sua vita per causa mia e del Vangelo, la ritroverà”
“Perdere la vita” cosa vuol dire? Vuol dire perdere gli onori, le poltrone, il potere, i riconoscimenti, l’autorità, essere messi ai margini, essere esiliati.
Ma quanti anni dovremo vivere ancora? Una manciata. E dopo? Cosa ce ne siamo fatti se nella vita siamo diventati chissà cosa e abbiamo perso l’anima?
Magari in Cielo ci passerà avanti persino la mula, lei che davanti a Gesù si è inchinata ad adorarlo.
“Ma siccome camminano secondo la mentalità dei mondani (i predicatori che tacciono), temono di scandalizzarli, mentre non si deve mai venir meno alla verità, neppure a costo di scandalo»”
Neppure se tu sai che creerai uno scandalo, non devi mai venire meno alla Verità. La Verità non va mai tradita, non va mai rinnegata, non va mai nascosta. Oggi più che mai c’è bisogno di chiamare le cose con il loro nome, quindi in questa Domenica che ormai ci avvia alla conclusione della Quaresima, preghiamo tanto il Signore la Vergine Maria di riuscire ad essere fedeli alla Verità.
Vi ho parlato del “miracolo della mula”. Ora ve lo racconto:
“Un certo Bonovillo, un eretico, sfidò sant’Antonio a dimostrare con un prodigio la vera presenza del Corpo di Cristo e la Comunione.”
Le esatte parole pronunciate da Bonovillo nella ‘sfida’ furono:
“«Frate! Te lo dico davanti a tutti: crederò nell’Eucaristia se la mia mula, che terrò digiuna per tre giorni, mangerà l’Ostia che gli offrirai tu piuttosto che la biada che gli darò io».
Se la bestia avesse, dunque, trascurato il cibo e si fosse affrettata ad adorare il Dio predicato da Sant’Antonio, l’eretico si sarebbe convertito.
L’appuntamento fu fissato in Piazza Grande (l’attuale piazza Tre Martiri), richiamando una immensa folla di curiosi. Nel giorno convenuto, quindi, Bonovillo si presentò con la mula scalpitante e con la cesta della biada.”
Mi sembra di vederlo Bonovillo. Povera mula!
“Sopraggiunse Sant’Antonio che, dopo aver celebrato la Messa, recò in processione l’Ostia consacrata chiusa nell’ostensorio fino alla piazza. Giunto davanti alla mula, il Santo avrebbe detto: «In virtù e in nome del Creatore, che io, per quanto ne sia indegno, tengo veramente tra le mani, ti dico, o animale, e ti ordino di avvicinarti prontamente con umiltà e di prestargli la dovuta venerazione». L’animale, nonostante fosse stremato dalla fame, lasciò da parte il fieno, si avvicinò per adorare l’ostia consacrata tanto che piegò ginocchia e capo, suscitando lo stupore e la commozione dei presenti. Antonio non si era ingannato nel giudicare la lealtà del suo avversario che, visto il prodigio, si gettò ai suoi piedi e abiurò pubblicamente i suoi errori, divenendo da quel giorno uno dei più zelanti cooperatori del Santo taumaturgo.
A ricordo di questo episodio fu costruito, a piazza Tre Martiri, una chiesetta dedicata a sant’Antonio con un tempietto antistante, opera del Bramante (1518). La cappella, tuttavia, andò distrutta durante la seconda guerra mondiale. Oggi, quindi, è possibile visitare, accanto al santuario di San Francesco da Paola, il “Tempietto” – come viene chiamato dagli abitanti di Rimini – in sostituzione della chiesa originaria, che fu consacrato il 13 aprile 1963. Dotata di un tabernacolo in argento dorato che riproduce il piccolo tempio esterno, e di un paliotto in bronzo raffigurante il miracolo della mula, la chiesetta è diventata sede di Adorazione Eucaristica perpetua dal 28 novembre 1965, per volontà del vescovo.”
Una mula affamata si prostra davanti all’Eucarestia, e noi? E noi, passando davanti al Tabernacolo, facciamo un inchino storto. Quel giorno davanti al giudizio di Dio avremo tante ragioni da sostenere per le nostre fantastiche prassi e teorie…
Ce ne sono tanti di Bonovillo. Gli eretici sono sempre un po’ tronfi, gradassi.
Chiediamo al Signore questa grazia: di non aver paura di dire la Verità, che io sia prete, mamma, papà, figlio, ovunque noi siamo. Non dobbiamo stare dietro al mondo, non dobbiamo seguire le mode del mondo e quello che il mondo pensa, vuole e fa’. Noi andiamo avanti per la nostra strada con umiltà, con carità, ma nella Verità. Dobbiamo chiamare le cose con il loro nome. Forza e coraggio e non stanchiamoci mai di essere dei testimoni ferventi, coraggiosi e audaci di Dio.
E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.
Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.
V DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO B)
VANGELO (Gv 12,20-33)
Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto.
In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.