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Giosuè e i Gabaoniti: dalla fede alla presunzione

Gedeone e i gabaoniti

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di martedì 9 novembre 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Giosuè e i Gabaoniti: dalla fede alla presunzione

Eccoci giunti a martedì 9 novembre 2021. Oggi è la festa della Dedicazione della Basilica Lateranense, Cattedrale della città di Roma.

Non ho letto, come avete sentito, il Vangelo della Santa Messa di quest’oggi, ho scelto di leggervi un passo della Scrittura dell’Antico Testamento, tratto dal Libro di Giosuè, cap. IX, versetti 1-27. Questo è un testo che è poco conosciuto e credo sia un testo assolutamente importante. Giosuè, il grande Giosuè, aveva da poco conquistato l’inespugnabile Gerico, vivendo quell’evento miracoloso, stupendo, bellissimo della caduta delle mura di Gerico, al suono delle sole trombe. Gerico, inespugnabile, cade al suono delle trombe, dentro, tra l’altro, ad un’azione liturgica, ricordate “i sette giri nei sette giorni, l’ultimo giorno sette volte, l’Arca dell’Alleanza, i sacerdoti, il silenzio per sette giorni, e al settimo giorno poi le trombe e l’urlo di guerra” e cade Gerico. Andate a leggere il capitolo 6, bellissimo, la presa di Gerico. Gerico poi viene votata allo sterminio, poi c’è la presa di Ai, altro evento assolutamente importante che vi invito leggere, non so se lo guarderemo, il capitolo 8, e poi abbiamo questo capitolo 9°. Dopo tutti questi eventi prodigiosi, incredibili e bellissimi, Giosuè compie un errore gravissimo che lo accompagnerà tutti i giorni della sua vita, che gli costerà tantissimo e al quale errore non potrà porre rimedio. Giosuè cade nell’inganno, nella trappola dei Gabaoniti perché non consulta il Signore, è un versetto piccolissimo, veloce che uno neanche se ne accorge, è il versetto 14:

“La gente allora prese le loro provviste senza consultare l’oracolo del Signore. Giosuè fece pace con loro, e stipulò l’alleanza di lasciarli vivere, e i capi della comunità si impegnarono verso di loro con giuramento.”

Non hanno consultato Dio. 

Consultare Dio prima di prendere delle decisioni ci preserva da ogni problema e Giosuè lo impara a sue spese. Aveva da poco conquistato Gerico che era la più grande città della Terra Promessa, erano tutti euforici per la vittoria, quindi non si sentono in dovere di consultare Dio per una cosa così da niente, a stipulare un patto con questi che chiedono aiuto. 

Cosa c’è di male, cosa faccio di male a fare un patto con questa gente poveretta che è disperata?

Non chiedono a Dio che cosa devono fare, anche in questa occasione, questo si chiama peccato di presunzione. I Gabaoniti erano una delle nazioni nemiche della Terra Promessa, e siccome si rendono conto di fatto di non poter vincere contro il popolo di Dio, cosa fanno? Mandano dei messaggeri per fare pace, e addirittura viene fatto un patto, un giuramento davanti a Dio, che non può essere più ritrattato. Funzionò, andò bene. Mentre i Gabaoniti erano bugiardi, stavano dicendo il falso, Giosuè crede che siano sinceri e quindi firma l’accordo. Da quel momento i Gabaoniti diventano una spina costante nel fianco per Israele, diventano un tormento enorme.

Cosa vuol dire “consultare il Signore”?

Vuol dire che noi, prima di prendere qualunque decisione, dovremmo pregarci sopra. Lo facciamo?

Quante decisioni prendiamo nella nostra vita senza metterci davanti al Tabernacolo? Soprattutto le decisioni che a noi sembrano le più belle, le più vere, le più giuste e le più doverose, le più oneste, le più caritatevoli, quante volte succede?

Tantissime volte noi decidiamo in una giornata tante cose, tante volte, ma mai una volta diciamo: “Non posso risponderti”.

“Stasera andiamo a mangiare una pizza?”

“Sì dai, bellissimo, andiamo a mangiare una pizza, ottima idea! Perché no! Andiamo a mangiare una pizza!”

Oggi è martedì, non c’è neanche il problema del digiuno, poi è anche la festa della Dedicazione della Basilica Lateranense, andiamo tutti a mangiare una pizza, o magari i più ricercati dicono: “No, la pizza mi gonfia, mi fa venire il mal di pancia”

“Allora andiamo al Sushi, a mangiare un bel pesce fresco, qualcosa di buono di quelle cose che fanno loro, così non ci appesantiamo”

“Ma sì, andiamo, andiamo”

Ma quando mai è capitato che noi dicessimo: “Guarda non lo so, vorrei pregarci sopra”

Sicuramente voi mi direte: “Ma Padre! Che esagerazione! Ma cosa sta dicendo? Adesso devo consultare il Signore per andare a mangiare una pizza?”

No. Ma sapete quante tabelline ho dovuto ripetere io per imparare a fare le equazioni di secondo grado? Sapete quanti esercizi di “+ – * :” e quanti problemi di aritmetica e algebra ho dovuto fare nella mia vita per imparare poi a risolvere i logaritmi, per imparare a fare i radicali… Quante volte ho dovuto mettermi sui fogli a risolvere i problemi di trigonometria, di algebra…?

“Che esagerazione!”

C’era bisogno di farsi 8 anni di matematica tra elementari, medie e una parte delle superiori per poi arrivare a fare le equazioni di secondo grado? O la tangente e cotangente e quant’altro?

“Che esagerazione!”

Vedete, non è che io imparo a sollevare 180 chili con il bilanciere di colpo, comincerò con 10 chili alla volta. Funziona così nella vita, ce lo hanno insegnato da quando siamo venuti al mondo. È proprio stupido dire: “Che esagerazione! Adesso devo mettermi a chiedere a Dio se posso andare a mangiare una pizza”

No, non è questo il fulcro, il centro, ma mi alleno per quando incontrerò i miei Gabaoniti, per quando incontrerò la mia Gerico, per quando incontrerò la mia Ai, mi alleno qui adesso, col sushi, con la pizza, con la partita a calcio, con non so cos’altro, con le cose più banali, le più sciocche, perché devo imparare un sistema, altrimenti succederà che sarò pronto a fare le grandi cose, come Gerico, come Ai, come non so cos’altro, e poi verrò buttato per terra da un gruppo di finti straccioni, poi verrò ingannato da un gruppo di bugiardi, di mentitori che fanno finta di avere bisogno e bisogno non hanno.

Capite perché è importante allenarsi con la pizza e con il sushi? Per questa ragione. E allora perché non imparare a dire: “Un momento, prima di rispondere ci prego sopra un attimo”

“Ma io non sento il Signore”

Ma l’importante è che ti senta Lui, tu comincia a pregarci sopra, comincia almeno a dire: “Signore, donami un po’ di luce. Signore questa cosa la rimetto a Te, prima di dire di sì, vorrei lasciare passare un’oretta, e dirtela, chiedertela, magari hai qualcosa da dirmi che capirò, che mi sfugge in questo momento. Magari no, magari va bene così, va bene solamente che mi alleno a non essere presuntuoso e a non decidere sempre tutto io su ogni cosa, perché arriverà il momento nella mia vita, quello difficile, e se non sono allenato a dire: “Non lo so, prima devo chiedere”, rischio di dire la risposta sbagliata, alla persona sbagliata, nel tempo sbagliato e nel modo sbagliato, esattamente come ha fatto il grandissimo e meraviglioso Giosuè.

Mi fermo qui. Domani magari riprenderemo questo argomento, però volevo dirvelo, perché vi auguro nella vita, non ritenete nessuna scelta banale, perché la scelta più piccola e la più banale che voi pensate essere tale, alle volte potrebbe essere quella che condiziona la vostra vita per sempre e dalla quale non si può più tornare indietro.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

Lettura dal libro di Giosuè (Gs, 9)

Non appena ebbero udito questi fatti, tutti i re che si trovavano oltre il Giordano, nella zona montuosa, nel bassopiano collinoso e lungo tutto il litorale del Mar Mediterraneo verso il Libano, gli Hittiti, gli Amorrei, i Cananei, i Perizziti, gli Evei, i Gebusei, si allearono per far guerra di comune accordo contro Giosuè e Israele.
Invece gli abitanti di Gàbaon, quando ebbero sentito ciò che Giosuè aveva fatto a Gèrico e ad Ai, ricorsero da parte loro ad un’astuzia: andarono a rifornirsi di vettovaglie, presero sacchi sdrusciti per i loro asini, otri di vino consunti, rotti e rappezzati, si misero ai piedi sandali strappati e ricuciti, addosso vestiti logori. Tutto il pane della loro provvigione era secco e sbriciolato. Andarono poi da Giosuè all’accampamento di Gàlgala e dissero a lui e agli Israeliti: “Veniamo da un paese lontano; stringete con noi un’alleanza”. La gente di Israele rispose loro: “Forse abitate in mezzo a noi e come possiamo stringere alleanza con voi?”. Risposero a Giosuè: “Noi siamo tuoi servi!” e Giosuè chiese loro: “Chi siete e da dove venite?”. Gli risposero: “I tuoi servi vengono da un paese molto lontano, a causa del nome del Signore Dio tuo, poiché abbiamo udito della sua fama, di quanto ha fatto in Egitto, di quanto ha fatto ai due re degli Amorrei, che erano oltre il Giordano, a Sicon, re di Chesbon, e ad Og, re di Basan, che era ad Astarot. Ci dissero allora i nostri vecchi e tutti gli abitanti del nostro paese: Rifornitevi di provviste per la strada, andate loro incontro e dite loro: Noi siamo servi vostri, stringete dunque un’alleanza con noi. Questo è il nostro pane: caldo noi lo prendemmo come provvista nelle nostre case quando uscimmo per venire da voi e ora eccolo secco e ridotto in briciole; questi otri di vino, che noi riempimmo nuovi, eccoli rotti e questi nostri vestiti e i nostri sandali sono consunti per il cammino molto lungo”. La gente allora prese le loro provviste senza consultare l’oracolo del Signore. Giosuè fece pace con loro e stipulò l’alleanza di lasciarli vivere; i capi della comunità s’impegnarono verso di loro con giuramento.
Tre giorni dopo avere stipulato con essi il patto, gli Israeliti vennero a sapere che quelli erano loro vicini e abitavano in mezzo a loro. Allora gli Israeliti partirono e il terzo giorno entrarono nelle loro città: le loro città erano Gàbaon, Chefira, Beerot e Kiriat-Iarim. Ma gli Israeliti non li uccisero, perché i capi della comunità avevano loro giurato per il Signore, Dio di Israele, e tutta la comunità si lamentò dei capi.
Dissero allora tutti i capi dell’intera comunità: “Noi abbiamo loro giurato per il Signore, Dio di Israele, e ora non possiamo colpirli. Faremo loro questo: li lasceremo vivere e così non ci sarà su di noi lo sdegno, a causa del giuramento che abbiamo loro prestato”. Ma aggiunsero i capi: “Vivano pure, siano però tagliatori di legna e portatori d’acqua per tutta la comunità”. Come i capi ebbero loro parlato, Giosuè chiamò i Gabaoniti e disse loro: “Perché ci avete ingannati, dicendo: Noi abitiamo molto lontano da voi, mentre abitate in mezzo a noi? Orbene voi siete maledetti e nessuno di voi cesserà di essere schiavo e di tagliar legna e di portare acqua per la casa del mio Dio”. Risposero a Giosuè e dissero: “Era stato riferito ai tuoi servi quanto il Signore Dio tuo aveva ordinato a Mosè suo servo, di dare cioè a voi tutto il paese e di sterminare dinanzi a voi tutti gli abitanti del paese; allora abbiamo avuto molto timore per le nostre vite a causa vostra e perciò facemmo tal cosa. Ora eccoci nelle tue mani, trattaci pure secondo quanto è buono e giusto ai tuoi occhi”. Li trattò allora in questo modo: li salvò dalla mano degli Israeliti, che non li uccisero; e in quel giorno, Giosuè li costituì tagliatori di legna e portatori di acqua per la comunità e per l’altare del Signore, nel luogo che Egli avrebbe scelto, fino ad oggi.

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