Scroll Top

”Avevano un cuore solo e un anima sola” (At. 4, 32)

Anania muore ai piedi di S. Pietro

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: «”Avevano un cuore solo e un anima sola” (At. 4, 32)»
Martedì 18 aprile 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

PRIMA LETTURA (At 4, 32-37)

La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune.
Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore.
Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno. Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Bàrnaba, che significa “figlio dell’esortazione”, un levìta originario di Cipro, padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò il ricavato deponendolo ai piedi degli apostoli.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 18 aprile 2023. Abbiamo ascoltato la Prima Lettura della Santa Messa di oggi, tratta dal capitolo quarto degli Atti degli Apostoli, versetti 32-37.

È sicuramente anche questo un testo che ci aiuta molto a riflettere. Ieri abbiamo visto l’importanza della franchezza e oggi vediamo l’importanza della franchezza nella testimonianza, nella proclamazione della parola di Dio; contro la paura, contro il timore degli uomini, contro la persecuzione, contro la possibilità di perdere la vita, la libertà.

E oggi vediamo una seconda caratteristica di questa prima comunità cristiana, che è quella di avere un cuore solo e un’anima sola e della “non necessità della proprietà”. Perché? Non per un ideale pauperistico; la “non necessità della proprietà” si radica sulla reale appartenenza uno all’altro, ecco perché il testo dice “Nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune”, perché avevano un cuore solo, un’anima sola. Se non ci fosse questo avere un cuore solo un’anima sola, non si potrebbe vivere questa condizione fondamentale della condivisione.

Quando la condivisione è imposta, non dura molto. Se io “impongo” tutto ciò che impongo non produce mai niente di buono, anche perché risente di una profonda forzatura, invece se nasce dall’unità, da questo avere un cuore solo un’anima sola, allora voi capite che è tutto un altro discorso! Non è un’imposizione, non è un dovere, è una conseguenza, è una necessità.

La mia mano alla sera di ogni giornata non mette fuori il conto al mio piede; i miei occhi non mettono fuori il conto alla fine della giornata al mio naso o al mio stomaco. Ma essendo uno, tutte le membra del mio corpo collaborano alla salute, alla cura, all’integrità, alla conservazione della mia persona, ognuno secondo il suo compito. E se un membro sta male, tutto il corpo sta male. Se abbiamo un taglietto al dito, una ragade al dito, che è una cosa da niente, quanto male fa? Quanto dolore crea? Tutto il corpo sta male, anche il piede, che non ha niente, anche gli occhi, che stanno bene. Se viene la febbre, tutta la mia persona è ammalata e sta a letto, anche se gli occhi, le mani, i piedi, la lingua, il naso e le orecchie stanno bene. Ecco, noi abbiamo un po’ perso questa concezione unitaria della vita insieme, che poi di fatto è di una vita di fede vissuta nel modo corretto, che non può essere una vita da satelliti, dove ognuno gira intorno alla sua orbita. Per cui la proprietà non è necessaria, non “non è permessa”, ma non è necessaria, perché apparteniamo uno all’altro; quindi, io so che non cadrò mai in uno stato di indigenza, di bisogno, perché il mio bisogno, come quello di tutti gli altri, verrà immediatamente sanato.

E se voi andate al capitolo quinto degli Atti degli Apostoli — perché il capitolo quarto finisce con quello che abbiamo letto —  voi vedete che accade qualcosa di interessante, che non viene letto e non viene conosciuto con grande facilità, perché, come al solito, come vi dico, quelle parti della Scrittura che sono un po’ complesse, che scardinano i nostri sistemi, le nostre certezze, vengono un po’ messe da parte. Però bisogna leggerle! Magari possono essere difficili, magari scardinano le nostre “false paci”, come direbbe Santa Teresa, però sono lì e qualcosa vorranno pur dire. Sentiamo cosa succede al capitolo quinto.

Nel capitolo quarto abbiamo visto ieri la franchezza, oggi vediamo “Erano un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune…”, va bene, finisce così il capitolo quarto. Capitolo quinto:

Un uomo di nome Anania, con sua moglie Saffìra, 

e non dobbiamo mai dimenticare questi due, marito e moglie, Anania e Saffira

vendette un terreno e, tenuta per sé, d’accordo con la moglie, una parte del ricavato, consegnò l’altra parte deponendola ai piedi degli apostoli.

Che è praticamente quello che faremmo tutti: una parte la tengo io e qualcosa do per l’elemosina, anzi noi faremmo probabilmente ancora meno. Quindi si tengono una parte e una parte la danno. 

Ma Pietro disse: «Anania, perché Satana ti ha riempito il cuore, cosicché hai mentito allo Spirito Santo e hai trattenuto una parte del ricavato del campo. Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e l’importo della vendita non era forse a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest’azione? Non hai mentito agli uomini, ma a Dio». All’udire queste parole, Anania cadde a terra e spirò. Un grande timore si diffuse in tutti quelli che ascoltavano. Si alzarono allora i giovani, lo avvolsero, lo portarono fuori e lo seppellirono. Avvenne poi che, circa tre ore più tardi, entrò sua moglie, ignara dell’accaduto. Pietro le chiese: «Dimmi: è a questo prezzo che avete venduto il campo?». Ed ella rispose: «Sì, a questo prezzo». Allora Pietro le disse: «Perché vi siete accordati per mettere alla prova lo Spirito del Signore? Ecco qui alla porta quelli che hanno seppellito tuo marito: porteranno via anche te». Ella all’istante cadde ai piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono, la trovarono morta, la portarono fuori e la seppellirono accanto a suo marito. Un grande timore si diffuse in tutta la Chiesa e in tutti quelli che venivano a sapere queste cose.

Ci credo! Nel giro di tre ore muoiono un marito e una moglie; penso anch’io che si sviluppi un po’ di timore. Capiscono che Pietro non scherzava. Vedete che gli apostoli le cose le facevano serie: o ci credi o non ci credi. Se ci credi, o vai fino in fondo o lasci stare. 

Teniamo in mente che si tratta dello stesso Pietro che ha fatto l’esperienza del rinnegamento di Gesù; quindi, non dobbiamo vedere in questi atteggiamenti di Pietro una spietatezza.

Ecco perché vi dico quanto è sbagliato mettere in contrapposizione l’Antico Testamento con il Nuovo Testamento, dicendo: “Ah, nell’Antico Testamento c’è il Dio vendicativo, il Dio degli eserciti, il Dio… e nel Nuovo Testamento, invece, c’è il Dio della Misericordia, il Dio della bontà, il Dio della pietà”. Ecco, avete visto, Atti degli Apostoli fa parte del Nuovo Testamento, e in dieci versetti sono morte due persone: un marito e una moglie. 

Perché? Cos’hanno fatto? Hanno ammazzato qualcuno? Hanno fatto una strage? Che hanno fatto? Avevano un terreno, l’hanno venduto, hanno tenuto per sé una parte del ricavato e l’altra l’hanno data agli apostoli. Questa è la cosa, la res. Nel giro di tre ore muoiono tutti e due.

Qual è il peccato che sta alla base di una soluzione così drammatica, la morte del marito e della moglie? L’aver mentito a Dio! Questo è il punto! L’aver messo alla prova lo Spirito Santo! 

“Non hai mentito agli uomini, ma a Dio”.

Gli apostoli non sono i compagni di merende, con i quali poi vado a giocare a carte o a biglie: sono uomini, sì, ma non come tutti gli altri, rivestono un compito che è tutto divino. 

“Hai mentito allo Spirito Santo e hai trattenuto una parte del ricavato”. 

Quasi a dirci che non potevano far parte della comunità persone che non erano, e non portavano avanti, l’essere un cuore solo e un’anima sola. Quindi chi riteneva più importanti le proprie cose, la propria vita, le proprie idee, il proprio stile, dell’essere un cuore solo e un’anima sola, chi metteva dei diaframmi in mezzo a questa unità, muore! Davanti a San Pietro, muore! Perché noi crediamo che mentire agli apostoli sia mentire a degli uomini, no! In realtà è mentire a Dio.

Capisco chi sia complesso da comprendere forse perché non siamo abituati, non più, non siamo più abituati a questa profonda, profondissima visione della vita di ciascuno di noi e della storia della comunità, della Chiesa, di tutto, perché siamo ormai totalmente infarciti di individualismo, di perbenismo, di “ognuno che si deve arrangiare per sé stesso”. E infatti non si fa comunità, chi ci vede non vede una comunità che vive di un cuore solo e di un’anima sola.

Ecco, allora chiediamo al Signore la grazia di non permettere mai che Satana ci riempia il cuore. 

“Anania, perché Satana ti ha riempito il cuore?”

Ecco, il nostro cuore sia ripieno dello Spirito Santo e in nessun modo dobbiamo avere il pensiero di mentire a Dio.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Post Correlati