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“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11,28)

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Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di mercoledì 9 dicembre 2015.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11,28)

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

In questo primo giorno dall’apertura dell’anno della Misericordia, troviamo, nel Vangelo di San Matteo al capitolo XI, questa bella espressione, questo invito grande e profondo di Gesù ad andare da Lui; Gesù ci chiama a sceglierLo, a voler stare con Lui. Gesù non si impone, Gesù non costringe nessuno, non obbliga nessuno, Gesù propone: “Si vis”, se vuoi: se vuoi, questa è la strada, se non vuoi, sei libero.

È scandaloso vedere come il Signore lascia libero l’uomo!

Per noi è molto strana questa cosa, noi tendiamo ad obbligare, noi tendiamo all’uniformità, tendiamo a fare degli altri delle nostre fotocopie, tendiamo a formare le persone secondo le idee che abbiamo nella testa noi, secondo quello che per noi è giusto in questo momento, quello che è giusto essere.

Noi vorremmo formare gli altri ad essere dei tanti piccoli Giorgio, Enrico, Luisa… tanti “Io” in miniatura, dei piccoli cloni che camminano.

Il Signore invece è completamente diverso, il Signore propone, il Signore invita, il Signore fa la diagnosi della nostra situazione, Lui si propone come la cura, come la medicina, poi ciascuno di noi è libero di dire di sì o di dire di no, è libero anche di tradire questo invito, cioè di prenderlo in parte e di stravolgerlo a proprio uso e consumo… siamo liberi anche di fare questo.

Chi invece Lo accoglie e chi Lo coglie, nella Sua identità più profonda, avverte che queste Parole del Signore sono vita!

Il Signore innanzitutto chiama quelli che sono stanchi e quelli che sono oppressi.

Cosa vuol dire questo “stanchi” e questo “oppressi”?

Sono quelle persone che non ce la fanno più, che non riescono più ad andare avanti; quando uno è stanco, quando uno è oppresso, vede tutto buio, non vede più niente, più nulla ha senso, non ha più senso niente.

Quanta tristezza io personalmente avverto, quando sento, anche noi credenti, fare certi commenti sulle persone che nella vita hanno fatto delle scelte molto sbagliate!

Pensiamo ai commenti che facciamo nei confronti di coloro che si suicidano, o che tentano il suicidio e poi finiscono in psichiatria… Ma noi ci siamo stati in psichiatria un giorno? Siamo mai andati una volta a servire i malati psichiatrici? Siamo mai entrati una volta in quel reparto? Ci siamo mai stati, non dico una giornata, perché figuriamoci…, ma dico due ore?

Come possiamo noi permetterci di lanciare sentenze sulla scelta che una persona ha fatto in quel momento di togliersi o di tentare di togliersi la vita?

Questi sono gli stanchi e gli oppressi.

Un gesto estremo di questa entità è un gesto che, comunque, ti segna per tutta la vita e che quasi nessuno capisce, perché poi, dopo, diventi o un topo da laboratorio su cui si fanno gli esperimenti e che imbottiscono di farmaci, oppure diventi un poverino e ti guardano tutti come se tu fossi un niente. Enon parlo del mondo, sto parlando di noi, noi, gente di Chiesa.

Ci sono persone che non arrivano a questi gesti estremi ma portano comunque dentro questo senso di morte, questo sentirsi inutili, vuoti, che oramai non hanno più senso.

Quante persone anziane — purtroppo non solo anziane — avvertono dentro questo senso di inutilità, questo senso di oppressione! Quante volte si sente invocare la morte: «Come vorrei morire per sentirmi liberato!»

Questa è una stanchezza, è una oppressione profonda dell’anima e della mente, e purtroppo oggi sono pochissime le persone che hanno tempo da dedicare all’umanità, ad ascoltare, ad assistere, a farsi carico, ad empatizzare, come diceva Edith Stein, Santa Teresa Benedetta della Croce, ad empatizzare con le persone, cioè a sentire e patire nello stesso modo, all’unisono, che è molto di più dell’aver pietà e ovviamente impegna di più del dare il soldino, del riempire la pancia. A riempire la pancia faccio in fretta: prendo tre chili di pasta e due pomodori pelati e glieli do.

Empatizzare vuol dire che tutta la mia giornata rimane investita dalla vita dell’altro e questo è molto più complesso!

Tante volte i carcerati mi dicevano: «Sì, sì, voi siete tanto bravi, tanto belli, a venire qui a fare assistenza, però voi stasera tornate alle vostre case, tornate nel vostro convento, tornate nella vostra realtà e siete lì belli belli, liberi liberi a fare le vostre cose… »

È vero! È vero, questa è la realtà!

Mi ricordo una volta un ragazzo giovane, non avrà avuto neanche trent’anni, era un transessuale e, dopo che era venuto a parlare di Gesù, con le lacrime agli occhi mi disse: «Mi porti via, mi dia un lavoro qualsiasi nel suo convento! Io mi taglio i capelli, mi vesto tutto largo per non farmi riconoscere, ma mi porti via, perché se no io, appena uscirò, dovrò tornare in una strada».

Gli stanchi e gli oppressi…

Gesù dice: «Prendete il Mio giogo sopra di voi e imparate da Me… »

Cos’è questo giogo?

Questo giogo è questa sofferenza, è questo dolore, questo buio totale che abbiamo davanti agli occhi e il Signore ti dice: «Prendilo totalmente sulle tue spalle, nella coscienza che non sei solo. Tu abbi la consapevolezza che non sei solo, Io sono con te!»

È vero, la presenza di Gesù è meno epidermica della presenza fisica di un’altra persona, ovvio, però se abbiamo il coraggio di fare questo primo passo, di andare verso il Signore, di stare un po’ davanti al tabernacolo, davanti al crocefisso e di pregare un pochino, dentro avvertiamo una presenza molto più duratura, molto più forte e confortante.

Noi è a questa presenza che dobbiamo fare riferimento!

È da Lui che dobbiamo imparare!

E Lui ci dice che lì troveremo il ristoro della nostra anima e della nostra vita.

Quante volte, scegliere il Signore vuol dire fare scelte di sofferenza grave, vuol dire rinunciare agli affetti, vuol dire rimanere soli, vuol dire perdere il lavoro, vuol dire perdere una promozione, vuol dire perdere la carriera; scegliere Gesù vuol dire perdere tante cose, …

Questo sicuramente provoca oppressione, provoca paura, provoca incertezza… ecco, il Signore ci dice: «Fai quel passo! Affidati a Me! Io veramente sono il ristoro della tua vita!»

Noi, spesse volte, non avvertiamo Gesù come il ristoro della nostra vita, perché andiamo da tutto e da tutti, tranne che da Lui.

Non andiamo da Gesù cercando il ristoro, andiamo da Gesù come se fosse un “di più”, ma non perché è l’unico ristoro della nostra esistenza.

Allora, questa mattina, vorrei concludere questa omelia con una preghiera antica di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, grande Santo devoto della Vergine Maria.

Lui ha scritto due preghiere, cioè ne ha scritte tante, ma una per quando si va a fare la visita al Santissimo Sacramento, che cercherete poi voi, che è bellissima, e poi ha scritto una preghiera a Maria Santissima, da recitare ogni giorno alla fine della visita al Santissimo Sacramento.

Siccome è dedicata alla Madonna, Madre della Misericordia, vorrei leggere questa preghiera per mettere tutti noi, in questo anno, sotto il manto della Madonna, Madre della Misericordia, perché Gesù è Misericordia e Sua Madre è Misericordia, e a loro dobbiamo ricorrere.

Trovate anche questa preghiera bellissima su internet, bellissima da ascoltare e da fare nostra e la dico per tutti coloro che in questo momento sono dentro a questo buio, dentro a questa stanchezza, dentro a questa oppressione:

“Santissima Vergine Immacolata e madre mia Maria, a Voi, che siete la Madre del mio Signore, la Regina del mondo, l’Avvocata, la Speranza, il Rifugio dei peccatori, ricorro oggi io, che sono il più miserabile di tutti. Vi adoro gran Regina e Vi ringrazio di quante grazie mi avete fatto finora, specialmente per avermi liberato dall’inferno, tante volte da me meritato. Io vi amo Signora amabilissima e, per l’amore che Vi porto, Vi prometto di volerVi servire e di fare quanto posso, affinché siate amata anche dagli altri. Io ripongo in Voi tutte le mie speranze e tutta la mia salute; accettatemi per Vostro servo e accoglietemi sotto il Vostro Manto, Voi, Madre di Misericordia. E giacché siete così potente con Dio, Voi liberatemi da tutte le tentazioni, oppure ottenetemi forza di vincerle sino alla morte. A Voi domando il vero amore a Gesù Cristo, da Voi spero di fare una buona morte. Madre mia, per l’amore che portate a Dio, Vi prego di aiutarmi sempre, ma soprattutto nell’ultimo punto della vita mia. Non mi lasciate fintanto che non mi vedrete già salvo in Cielo a benedirVi e a cantare le Vostre misericordie per tutta l’eternità. Amen. Così spero, così sia”.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

Mercoledì della II settimana di Avvento

Prima lettura

Is 40,25-31 – Il Signore dà forza a chi è stanco.

«A chi potreste paragonarmi,
quasi che io gli sia pari?» dice il Santo.
Levate in alto i vostri occhi e guardate:
chi ha creato tali cose?
Egli fa uscire in numero preciso il loro esercito
e le chiama tutte per nome;
per la sua onnipotenza e il vigore della sua forza
non ne manca alcuna.
Perché dici, Giacobbe,
e tu, Israele, ripeti:
«La mia via è nascosta al Signore
e il mio diritto è trascurato dal mio Dio»?
Non lo sai forse?
Non l’hai udito?
Dio eterno è il Signore,
che ha creato i confini della terra.
Egli non si affatica né si stanca,
la sua intelligenza è inscrutabile.
Egli dà forza allo stanco
e moltiplica il vigore allo spossato.
Anche i giovani faticano e si stancano,
gli adulti inciampano e cadono;
ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza,
mettono ali come aquile,
corrono senza affannarsi,
camminano senza stancarsi.

Salmo responsoriale

Sal 102

Benedici il Signore, anima mia.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.

Canto al Vangelo

Alleluia, alleluia.
Ecco, viene il Signore a salvare il suo popolo:
beati coloro che sono preparati all’incontro.
Alleluia.

Vangelo

Mt 11,28-30 – Venite a me, voi tutti che siete stanchi.

In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

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