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Rimanere agnelli in mezzo ai lupi

Agnelli-lupi

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di martedì 26 gennaio 2016.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

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Approfondimenti

Testo della meditazione

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Rimanere agnelli in mezzo ai lupi

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

San Giovanni Crisostomo, Vescovo, scrisse un’omelia, la trentatreesima, nell’anno 389/390 circa, dopo Cristo ovviamente, proprio su questo Vangelo.

Lui, a dire il vero, la fece sul Vangelo di Matteo, perché lo stesso testo viene in modo sinottico riportato anche dall’evangelista Matteo, però i due Vangeli si completano, perché trattano la stessa questione, sono due Vangeli famosi, quindi li abbiamo nell’orecchio.

È bello ascoltare quello che scrive San Giovanni Crisostomo a commento di questo Vangelo, perché, ovviamente, non a caso era chiamato Crisostomo, che vuole dire bocca d’oro, perché aveva una eloquenza, una retorica, un parlare di Cristo che incantava, chiunque lo ascoltava.

Lui scrive: “Finché saremo agnelli, vinceremo e, anche se saremo circondati da numerosi lupi, riusciremo a superarli. Ma se diventeremo lupi, saremo sconfitti, perché saremo privi dell’aiuto del pastore. Gesù non pasce lupi, ma agnelli. Per questo se ne andrà e ti lascerà solo, perché gli impedisci di manifestare la sua potenza”.

Primo punto: il Signore ci manda come agnelli in mezzo ai lupi e come agnelli dobbiamo rimanere, dobbiamo mantenere la caratteristica degli agnelli, che è la mansuetudine, dopo lui dirà. Quindi non dobbiamo trasformarci, non dobbiamo diventare cattivi, non dobbiamo usare la violenza.

Prosegue San Giovanni Crisostomo: “È come se Cristo avesse detto: «Non turbatevi per il fatto che, mandandovi tra i lupi, io vi ordino di essere come agnelli e colombe (nel Vangelo di Matteo parla proprio di agnelli e di colombe). Avrei potuto dirvi il contrario e risparmiarvi ogni sofferenza, impedirvi di essere esposti come agnelli ai lupi e rendervi più forti dei leoni. Ma è necessario che avvenga così, poiché questo vi rende più gloriosi e manifesta la mia potenza»”.

Il Signore poteva, dice San Giovanni, mandarci come leoni, poteva farci più forti dei lupi, forti come orsi, ma in questa maniera non si sarebbe manifestata la sua potenza, ma la nostra.

Se noi usiamo i mezzi umani e non quelli divini, la potenza di Dio non si manifesta in noi, non si vede che è Lui che vince.

Inoltre, ci rende più gloriosi rimanere agnelli in mezzo ai lupi perché la vittoria è maggiore, è più incredibile vedere un agnello che vince un lupo, che non vedere un orso che vince un lupo.

Continua: “Per questo, quando dice: «Vi mando come agnelli», vuol far capire che non devono abbattersi, perché sa bene che con la loro mansuetudine saranno invincibili per tutti. E volendo poi che i suoi discepoli agiscano spontaneamente, per non sembrare che tutto derivi dalla grazia e non credere di esser premiati senza alcun motivo, aggiunge: «Siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe»”.

Perché c’è qualcosa che ti appartiene, la grazia di Dio ti aiuta, ma poi sei tu che, vivendo così, manifesti la tua volontà di agganciarti al Signore.

E scrive: “Ma cosa può fare la nostra prudenza (queste sono le domande che c’erano allora, nel 390, ma che ci sono anche adesso, nel 2016, le persone che dicono questo), ci potrebbero obiettare, in mezzo a tanti pericoli? Come potremo essere prudenti, quando siamo sbattuti da tante tempeste? Cosa potrà fare un agnello con la prudenza quando viene circondato da lupi feroci? (Tutte domande che noi facciamo spesso) Per quanto grande sia la semplicità di una colomba, a che le gioverà quando sarà aggredita dagli avvoltoi?

Quando si sente dire dagli adulti: «Fatti furbo, svegliati! Ti danno un pugno? Danne due e fatti valere…»

Scrive San Giovanni: “Certo, a quegli animali non serve, ma a voi gioverà moltissimo. E vediamo che genere di prudenza richieda Gesù: quella del serpente”.

Adesso lui la spiega e dice in cosa consiste la prudenza del serpente.

Come il serpente abbandona tutto, anche il corpo, e non si oppone pur di risparmiare il capo, così anche tu, pur di salvare la fede, abbandona tutto, i beni, il corpo e la stessa vita. La fede è come il capo e la radice. Conservando questa, anche se perderai tutto, riconquisterai ogni cosa con maggiore abbondanza”.

Cosa vuol dire la parola prudenza? Prudenza è: la scelta del giusto mezzo per il raggiungimento del fine. Questa è la definizione di prudenza. Perdi tutto ma non perdere quella, non perdere la fede!

Vi anticipo: ecco perché il 9 di febbraio, che sarà il martedì chiamato “martedì grasso”, che anticipa il Mercoledì delle Ceneri, seguendo quanto Gesù e la Madonna hanno chiesto alla Beata Madre Pierina De Micheli (una Beata milanese, vissuta sotto il glorioso episcopato del Beato Cardinal Schuster e sotto il pontificato di Pio XII), onoreremo il Volto Santo di Gesù.

Lei ricevette da Gesù e dalla Madonna la richiesta di fare un onore speciale al Santo Volto di Gesù e noi il 9 febbraio, alle 7.30, celebreremo questa Messa votiva in onore del Santo Volto di Gesù. Anche lì la Madonna diede alla Beata Madre Pierina De Micheli questa Medaglia del Volto Santo, bellissima, che da una parte porta il Volto di Gesù e dall’altra porta l’Eucarestia, con una bellissima Ostia tutta raggiata.

Lei fece coniare questa Medaglia e il demonio glene fece di tutti i colori, la buttò per terra…. poi vi spiegherò, nel Triduo di preparazione a questa Memoria, anche la vita della Beata Pierina, riconosciuta dalla Chiesa, ovviamente.

La Madonna le diede questa Medaglia dicendole di portarla al collo, come la Medaglia Miracolosa, però la Medaglia del Volto Santo è conosciuta poco.

Voi sapete che Santa Teresa di Gesù Bambino del Santo Volto fu la prima carmelitana scalza a portare il nome del Santo Volto, di cui lei era devotissima, tanto che scrisse l’Atto di Consacrazione al Volto Santo di Gesù per lei e per le novizie.

La fede, vedete… si può perdere tutto ma non quello!

Ecco perché la Madonna dà questi doni, ecco perché celebreremo la memoria del Volto Santo e faremo questa Messa votiva, come chiese Gesù nel giorno del martedì grasso, perché Lui dice che il giorno di Carnevale è il giorno nel quale il Suo Volto viene maggiormente offeso. Non a caso in quel giorno ci si maschera il volto, mentre il Volto di Gesù si manifesta in tutta la Sua bellezza, e Gesù vuole questo onore, questo renderGli culto, questo “usare” il Suo Volto Santo.

La Madonna dice alla Beata Madre Pierina che questa Medaglia sarà la difesa contro questo tempo di sensualità, di impurità, di attacco e di minaccia alla fede.

Ecco perché ci viene data questa Medaglia, che distribuiremo il 9 di febbraio alle 7.30 del mattino.

Quindi, perdere tutto ma non la fede, perdere qualunque cosa ma non la fede!

“Conservando questa”, prosegue San Giovanni, “anche se perderai tutto, riconquisterai ogni cosa con maggiore abbondanza. Ecco perché non ordina di essere solamente semplici o solamente prudenti, ma unisce queste due qualità, in modo che diventino virtù. Esige la prudenza del serpente, perché tu non riceva delle ferite mortali…

Perché, se tu perdi la testa, muori, se tu perdi la fede, muori!

“… e la semplicità della colomba, perché non ti vendichi di chi ti ingiuria e non allontani con la vendetta coloro che ti tendono insidie. A nulla giova la prudenza senza la semplicità”.

La semplicità della colomba è la semplicità di colui che non si vendica, che non cova nel cuore odio, rancore, cattiveria, vendetta, ma affida tutto a Dio.

Prosegue San Giovanni Crisostomo: “Nessuno pensi che questi comandamenti non si possano praticare. Cristo conosce meglio di ogni altro la natura delle cose. Sa bene che la violenza non si arrende alla violenza, ma alla mansuetudine”.

Quindi non diciamo: «No, queste cose sono troppo difficili».

Queste cose sono troppo difficili per i pigri, per gli oziosi e per coloro che non hanno fede in Dio. Quelli che hanno fede in Dio sanno benissimo che Dio non ordina niente che sia impossibile all’uomo.

Dio conosce perfettamente la natura dell’uomo e non chiede altro che il suo perfezionamento; infatti, Papa Benedetto XVI commentò anche lui questo bellissimo testo e scrive, cito: “Se noi vogliamo essere Cristiani, dobbiamo essere pronti alla passione e al martirio, a perdere la nostra vita per Gesù, perché nel mondo trionfino il bene l’amore e la pace. È questa la condizione per poter dire, entrando in ogni realtà (non solo nella casa, il Papa scrive “in ogni realtà”): «Pace a questa casa»”.

Se io non sono pronto alla passione e al martirio, che vuol dire a perdere la mia vita (ecco la prudenza del serpente), a perdere tutto pur di conservare la fede, che vuol dire la fiducia in Dio, il totale affidamento in Dio, il credere che la Parola di Gesù è l’unica parola vera, reale, credibile, l’unica parola fruibile, l’unica parola sulla quale fondare la vita, se io non sono disposto a questo, io non posso dire “pace” nella realtà in cui vado, perché non ce l’ho dentro.

La pace ce l’ho dentro, nella misura in cui io appartengo a Gesù Cristo.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

Santi Timoteo e Tito

Prima lettura

Tit 1,1-5 – A Tito, mio vero figlio nella medesima fede

Paolo, servo di Dio e apostolo di Gesù Cristo per portare alla fede quelli che Dio ha scelto e per far conoscere la verità, che è conforme a un’autentica religiosità, nella speranza della vita eterna – promessa fin dai secoli eterni da Dio, il quale non mente, e manifestata al tempo stabilito nella sua parola mediante la predicazione, a me affidata per ordine di Dio, nostro salvatore –, a Tito, mio vero figlio nella medesima fede: grazia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù, nostro salvatore.
Per questo ti ho lasciato a Creta: perché tu metta ordine in quello che rimane da fare e stabilisca alcuni presbìteri in ogni città, secondo le istruzioni che ti ho dato.

Salmo responsoriale

Sal 95

Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome. 

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie. 

Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.

Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine.

Canto al Vangelo

Lc 4,18

Alleluia, alleluia.
Lo Spirito del Signore è sopra di me:
mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio.
Alleluia.

Vangelo

Lc 10,1-9 La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Omelia di S. Giovanni Crisostomo

“Finché saremo agnelli, vinceremo e, anche se saremo circondati da numerosi lupi, riusciremo a superarli. Ma se diventeremo lupi, saremo sconfitti, perché saremo privi dell’aiuto del pastore. Egli non pasce lupi, ma agnelli. Per questo se ne andrà e ti lascerà solo, perché gli impedisci di manifestare la sua potenza. È come se Cristo avesse detto: Non turbatevi per il fatto che, mandandovi tra i lupi, io vi ordino di essere come agnelli e colombe. Avrei potuto dirvi il contrario e risparmiarvi ogni sofferenza, impedirvi di essere esposti come agnelli ai lupi e rendervi più forti dei leoni. Ma è necessario che avvenga così, poiché questo vi rende più gloriosi e manifesta la mia potenza. La stessa cosa diceva a Paolo: “Ti basta la mia grazia, perché la mia potenza si manifesti pienamente nella debolezza” (2Cor 12,9). Sono io dunque che vi ho voluto così miti. Per questo quando dice: “Vi mando come agnelli” (Lc 10,3), vuol far capire che non devono abbattersi, perché sa bene che con la loro mansuetudine saranno invincibili per tutti. E volendo poi che i suoi discepoli agiscano spontaneamente, per non sembrare che tutto derivi dalla grazia e non credere di esser premiati senza alcun motivo, aggiunge: “Siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe” (Mt 10,16). Ma cosa può fare la nostra prudenza, ci potrebbero obiettare, in mezzo a tanti pericoli? Come potremo essere prudenti, quando siamo sbattuti da tante tempeste? Cosa potrà fare un agnello con la prudenza quando viene circondato da lupi feroci? Per quanto grande sia la semplicità di una colomba, a che le gioverà quando sarà aggredita dagli avvoltoi? Certo, a quegli animali non serve, ma a voi gioverà moltissimo. E vediamo che genere di prudenza richieda: quella “del serpente”. Come il serpente abbandona tutto, anche il corpo, e non si oppone pur di risparmiare il capo, così anche tu, pur di salvare la fede, abbandona tutto, i beni, il corpo e la stessa vita. La fede è come il capo e la radice. Conservando questa, anche se perderai tutto, riconquisterai ogni cosa con maggiore abbondanza. Ecco perché non ordina di essere solamente semplici o solamente prudenti, ma unisce queste due qualità, in modo che diventino virtù. Esige la prudenza del serpente, perché tu non riceva delle ferite mortali, e la semplicità della colomba, perché non ti vendichi di chi ti ingiuria e non allontani con la vendetta coloro che ti tendono insidie. A nulla giova la prudenza senza la semplicità. Nessuno pensi che questi comandamenti non si possano praticare. Cristo conosce meglio di ogni altro la natura delle cose. Sa bene che la violenza non si arrende alla violenza, ma alla mansuetudine.”
(S. Giovanni Crisostomo – Om. 33,1.2; PG 57,389-390)

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