Scroll Top

D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 30

Falò sulla spiaggia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 30
Martedì 5 settembre 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 4, 31-37)

In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità.
Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».
Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male.
Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 5 settembre 2023. Festeggiamo quest’oggi Santa Teresa di Calcutta, religiosa.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal quarto capitolo del Vangelo di san Luca, versetti 31-37.

Continuiamo la nostra lettura del libro di Bonhoeffer, Sequela. 

La teologia devia gravemente dal suo cammino se utilizza la mediazione di Gesù fra Dio e l’uomo per giustificare i rapporti immediati della vita. Se Cristo è il mediatore, si dice, ha sopportato il peccato di tutti i nostri rapporti immediati con il mondo, giustificandoci in questo. Gesù è il nostro mediatore con Dio, perché noi possiamo tornare a riferirci in modo immediato al mondo con buona coscienza, a quel mondo che ha crocefisso Cristo. In questo modo l’amore verso Dio e l’amore verso il mondo sono ricondotti ad un unico comun denominatore. La rottura con i dati di fatto del mondo appare di conseguenza un fraintendimento «legalistico» della grazia di Dio, la quale avrebbe avuto come fine proprio quello di risparmiarci questa rottura. Le parole di Gesù sull’odio contro i rapporti immediati diventano ora l’ovvio e lieto consenso alle «realtà donate da Dio» di questo mondo. La giustificazione del peccatore si trasforma ancora una volta nella giustificazione del peccato.

Adesso spieghiamo il pensiero di Bonhoeffer sotteso a queste bellissime e verissime riflessioni. Lui dice:

La teologia devia gravemente

C’è una deviazione grave dal suo cammino — e io aggiungo: dal suo compito e dalla sua identità — se fa che cosa?

se utilizza la mediazione di Gesù fra Dio e l’uomo per giustificare i rapporti immediati della vita.

Vi ricordate tutto quello che abbiamo detto ieri? E quindi vi ricordate che Bonhoeffer ci ha insegnato che l’immediatezza è un inganno. L’immediatezza va odiata nei confronti dei dati naturali della vita, perché questa immediatezza esprime un odio contro Cristo, che è l’unico mediatore. 

Adesso Bonhoeffer dice che se la teologia usa la mediazione di Gesù fra Dio e l’uomo per giustificare i rapporti immediati della vita, devia gravemente dal suo cammino. Perché? Perché di fatto insegna ad amare l’immediatezza, quindi insegna ad amare l’inganno, se l’immediatezza è un inganno. 

Allora da questa tesi lui procede — come se srotolasse una pergamena — a spiegare in che modo può avvenire questo uso improprio della mediazione di Gesù per giustificare l’immediatezza. Ci fa vedere quali sono, a grandi linee, le ragioni addotte erroneamente per sostenere questa tesi dell’utilizzo della mediazione di Gesù per giustificare i rapporti immediati.

Se Cristo è il mediatore, si dice, 

Vedete l’uso improprio? Che cosa dicono alcuni? “Se Cristo è il mediatore”, allora:

ha sopportato il peccato di tutti i nostri rapporti immediati con il mondo

Questi sostengono: se lui è il mediatore, ha già portato lui, ha già sopportato lui il peccato che è legato ai rapporti immediati con il mondo. E quindi ci giustifica, ci ha già giustificati. Già ve l’avevo detto nei giorni scorsi.

Va avanti:

Gesù è il nostro mediatore

Vedete che questa deviazione teologica riconosce la mediazione di Gesù, ma la utilizza in modo errato. “Se Gesù è il nostro Mediatore”, attenti a cosa dicono:

noi possiamo tornare a riferirci in modo immediato al mondo con buona coscienza

e Bonhoeffer aggiunge:

a quel mondo che ha crocefisso Cristo

Vedete come l’errore, attraverso la logica — semplicemente la logica — può essere riconosciuto e smontato. È incredibile! 

Bonhoeffer, lo ricordiamo ogni tanto, è un luterano, non è cattolico. Eppure, quello che lui sta dicendo, quello che lui sta stigmatizzando come grave deviazione teologica, si applica benissimo anche alla teologia cattolica. Non a tutta, ovviamente, grazie al cielo. Ma questo pericolo possibile, non solo nella teologia protestante, ma anche nella teologia cattolica, in alcuni momenti, in alcune situazioni, in alcune realtà, è diventato non solo possibile, ma reale. 

Vedete come sia la verità, sia l’errore, passano trasversalmente sia nella confessione protestante che in quella cattolica. Era un discorso che abbiamo già fatto quando vi ho citato San Tommaso nel primo ciclo di meditazioni su Bonhoeffer. Di fatto troviamo della verità in tutto quello che abbiamo letto fino adesso; abbiamo trovato non qualche frammento, abbiamo trovato tantissima verità nella riflessione teologica di Bonhoeffer fin qui, quindi tutto quello che abbiamo detto. E questa verità che arriva da lui, che non è cattolico, illumina anche il nostro essere cattolici, affinché sia un modo corretto, affinché la teologia resti in pista, non devii verso una utilizzazione impropria della mediazione di Gesù tra Dio e l’uomo.

Quindi: «Gesù è il nostro mediatore con Dio, perché noi possiamo tornare a riferirci in modo immediato al mondo con buona coscienza», sì, peccato che questo è il mondo che ha crocifisso Gesù, peraltro! Bonhoeffer sta dicendo proprio le derive. 

Attenti:

In questo modo l’amore verso Dio e l’amore verso il mondo sono ricondotti ad un unico comun denominatore.

Ma non è possibile! Non è corretto usare la mediazione di Gesù per ricondurre l’amore verso Dio e l’amore verso il mondo in un unico denominatore comune. Non è possibile utilizzare questa mediazione di Gesù per unire ciò che non è possibile unire! L’amore verso il mondo non potrà mai stare insieme con l’amore verso Dio, non è possibile! Lo dice Gesù nel Vangelo. Andate a prendere la preghiera sacerdotale di Gesù nel capitolo diciassettesimo di San Giovanni. Non è possibile! Anche perché il principe di questo mondo non è Gesù, è il demonio. Quindi come può esserci un incontro, un’unità, tra Gesù e Lucifero? Che cosa presenta Lucifero a Gesù nella terza tentazione del deserto? Sono inconciliabili questi due amori, perché appartengono a due regni completamente opposti, radicalmente diversi. 

Allora Bonhoeffer scrive:

La rottura con i dati di fatto del mondo

Quindi, stante tutto il discorso errato che si fa e che lui ha perfettamente sintetizzato in quello che vi ho fin qui commentato, che cosa succede? 

Capite, ci sono delle conseguenze. Ecco perché vi ho detto: “La logica! Impariamo ad usare la logica”. 

Vi riassumo un po’ quanto ho detto nei giorni scorsi perché poi la conseguenza è potente: siamo partiti dalla rottura di cui Bonhoeffer ci ha parlato fin qui a commento di Lc 14,26: «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie e i figli, i fratelli e le sorelle, e anche la sua propria vita, non può essere mio discepolo». Questo versetto del Vangelo di Luca ci presenta tutto il tema della rottura dei rapporti immediati con il mondo, che è l’atto supremo di riconoscimento di Cristo come figlio di Dio.

Che cosa succede se si segue la deriva teologica che utilizza la mediazione di Gesù per giustificare i rapporti immediati della vita e che riconduce a comun denominatore l’amore di Dio e l’amore per il mondo, che permette un rapporto immediato con il mondo e che ci giustifica — perché Gesù ha sopportato tutti i peccati dei nostri rapporti immediati con il mondo? Qual è la conseguenza? 

Cosa diventa la rottura fondamentale con i dati di fatto del mondo, quindi con l’immediatezza del mondo o quant’altro?

Bonhoeffer dice che per conseguenza di questa deviazione:

La rottura con i dati di fatto del mondo appare di conseguenza un fraintendimento «legalistico» della grazia di Dio

Ecco dove porta! Porta a intendere quel versetto del Vangelo di Luca, interpretato correttamente da Bonhoeffer, come un fraintendimento legalistico della grazia di Dio:

la quale avrebbe avuto come fine — secondo questa teologia deviata — proprio quello di risparmiarci questa rottura

Tutto il contrario! Eh, certo, c’è una deviazione, va tutto al contrario. 

Quindi, per questa teologia deviata, chi porta avanti questa corretta visione della rottura dell’immediatezza dei rapporti con il mondo, è un legalista, è un fondamentalista, è un rigido, e non so quale altro termine si possa usare, comunque mi avete capito. È uno che non ha capito niente, è uno che ha frainteso in modo legalista la grazia di Dio. La quale, invece, avrebbe proprio come scopo quello di risparmiarci questa rottura e di permettere tutto quello che poc’anzi vi ho riassunto e letto; che invece vuole questa unione tra l’amore verso Dio e l’amore verso il mondo.

Le parole di Gesù sull’odio contro i rapporti immediati diventano ora l’ovvio e lieto consenso alle «realtà donate da Dio» di questo mondo.

Capite? Si ha un tradimento radicale fondato su un fraintendimento gravissimo delle parole di Gesù nel Vangelo. C’è proprio un fraintendimento veramente molto grave. E quindi quelle parole, che sono chiarissime, dove addirittura Gesù usa il termine “odio” e abbiamo visto in che senso aveva inteso questo odio — Gesù non ci insegna a diventare matricidi, parricidi — queste parole sull’odio dei rapporti immediati che misconoscono la mediazione di Gesù diventano adesso “l’ovvio e lieto consenso alle realtà donate da Dio”. Queste realtà ci sono donate da Dio, quindi: avanti! Togliamo la mediazione! 

E allora… e allora abbiamo la conseguenza più grave e più nefasta di tutte, sintetizzata perfettamente da Bonhoeffer nella frase che leggeremo tra poco. 

Siccome la morte in croce di Gesù, la salvezza operata da Gesù, l’offerta di grazia proposta dal Sangue di Gesù mediata attraverso i sacramenti, attraverso la Chiesa e tutti i discorsi che sappiamo offre la giustificazione, ci salva, allora, stante tutta questa deviazione, stante tutto questo fraintendimento: 

La giustificazione del peccatore si trasforma ancora una volta nella giustificazione del peccato.

Ecco cosa succede! Ecco da dove arriva tutta quella deviazione teologica che giustifica il peccato. 

Ma, paradossalmente, quando e chi giustifica il peccato non salva più il peccatore. Questa è la disgrazia. Mentre nella visione corretta la giustificazione del peccatore è condanna senza se e senza ma del peccato, viceversa la giustificazione del peccato, di fatto, condanna il peccatore. Voi direte: “Perché? In che senso?” Semplice: perché, se io giustifico il peccato, condanno il peccatore, nel senso che non serve più che lui riceva il perdono di Cristo. Se ho giustificato il peccato, che senso ha che mi vada a confessare? Nessuno! E infatti è quello che succede oggi, esattamente quello che succede oggi. Tutti, da tutte le parti, dicono: “Il sacramento della confessione è in crisi”. No, il sacramento della confessione non è in crisi, non è mai andato in crisi il sacramento della confessione. Sono le coscienze ad essere andate in crisi, non il sacramento della confessione. Il sacramento della confessione non conosce crisi. Viene direttamente da Cristo, come fa a conoscere crisi?

Non so se mi sono spiegato, io spero di sì. Ma guardate che qui siamo al cuore pulsante di tutta la nostra vita cristiana. 

Perché si giustifica il peccatore? Ma semplice! Perché al peccatore è sempre data la possibilità di diventare giusto, di essere salvato; come? Attraverso il sacramento della confessione. Prima ancora attraverso il sacramento del Battesimo, che ci salva dal peccato originale, poi attraverso il sacramento della confessione, al battezzato viene offerta continuamente la possibilità di essere salvato, di essere liberato dal peccato. Ma la giustificazione del peccatore è sempre una condanna feroce nel peccato. Il peccato va chiamato peccato, il peccato va sempre, unicamente, totalmente, condannato. 

Ma se io invece misconosco il peccato, se io invece di giustificare il peccatore giustifico il peccato, il peccatore è condannato. 

Vedete, stiamo attenti a queste “false offerte di grazia”, a questo facile parlare che ci sembra essere: “Oh, ma che bello, ma che bello”. Ma che bello cosa? La logica! Non c’è nessuna bellezza nel peccato e non c’è nessuna bellezza nella giustificazione del peccato, punto. Bello che cosa? E poi apri gli occhi, fa andare la testolina: se questo non è più peccato, questo non è più peccato, questo non è più un peccato, questo non è più peccato… uno si guarda e dice: «Vabbè, se il peccato non esiste più o se Gesù tanto ha già giustificato tutto e tutti, ha già salvato tutto e tutti, quindi, ma si vabbè, cosa mi vado a confessare a fare?».

Capite che anche il sacramento del Battesimo a un certo punto uno dice: “Vabbè ma… non è che sia proprio più così tanto importante”. Stante tutto questo, uno dice: “Vabbè…”. 

Ma andiamo oltre, io andrei oltre: “Ma i sette sacramenti a cosa servono più? Perché? Perché viverli? Tanto…”

Vi rendete conto che… Veramente questo… lo so che è un po’ complesso. Per chi non è dentro in questi discorsi può essere un po’complesso seguire tutto il ragionamento, però lo potete riascoltare, lo potete rileggere. Usatelo proprio come testo di meditazione perché, credetemi, è bellissimo.

Ecco, Madre Tersa di Calcutta — mi stavo dimenticando questa cosa — che oggi festeggiamo, ha sempre vissuto all’insegna della giustificazione del peccatore. Per questo lei è stata mandata. Se voi andate nelle chiesette, nelle cappelline delle suore di Madre Teresa, vedete che da qualche parte lo trovate, magari sotto un crocifisso, in cappella, oppure non lo so, prima di entrare in chiesa, comunque da qualche parte voi troverete vicino alla croce questa parola: “Sitio” — “Ho sete”, perché è da lì che è nata tutta la missione di Madre Teresa. “Sete di anime”. “Sii la mia luce — le dice Gesù — nei buchi di Calcutta”. Quindi Madre Teresa ha sempre giustificato il peccatore perché l’ha sempre preso e portato a Dio. Ecco la vera giustificazione! Ma mai, mai, Madre Teresa ha sostenuto il peccato. Andate a riascoltare il bellissimo intervento di Madre Teresa di Calcutta nel giorno in cui, se non ricordo male, ha ricevuto il Premio Nobel. Andate ad ascoltare che cosa dice Madre Teresa, contro che cosa si scaglia. Non aggiungo altro perché non serve. È sufficiente che ciascuno vada su YouTube e se lo vada ad ascoltare da solo. E lì vedrete che Madre Teresa condanna apertamente e ferocemente — ferocemente nel senso di “senza sconti” — il peccato. Quello è peccato, era peccato, è peccato, sarà peccato sempre. Perché i comandamenti sono lì.

Ci fermiamo qui perché è stata una lettura e una meditazione abbastanza densa. Prima di concludere, quest’oggi volevo dirvi una cosina un po’— diciamo così — triste. Mi è stato fatto presente — io non lo sapevo, perché non ho molte possibilità di fare tutti questi viaggi nel mondo di internet a causa del tempo, che è un po’ scarsino, ma poi, soprattutto, perché non mi interessa molto — mi è stato fatto presente che qualcuno ha creato dei profili, degli account falsi/abusivi utilizzando il mio nome. Niente, cosa vi devo dire… Non mi arrabbio perché non serve arrabbiarsi. Qualcuno mi dice: “Ma padre, deve fare qualcosa, intervenga”… guardate… sapete che io ho in antipatia la polemica, il mettermi a fare queste guerre inutili che, secondo me, non portano da nessuna parte. Quando me li hanno fatti vedere mi è dispiaciuto. Il primo sentimento che ho avuto è stato un po’ l’amarezza e il dispiacere. Primo perché si vede chi li ha fatti; che dico, vabbè, comunque… ma che bisogno c’era … Io non so che cosa c’è nel cuore dell’uomo, quindi non mi permetto di esprimere un giudizio sulle intenzioni. Oggettivamente non è un bel comportamento, poi magari soggettivamente uno può averlo fatto, spero, con le più belle intenzioni del mondo, però oggettivamente non è un bel comportamento. Non si può abusare del nome di qualcun altro, soprattutto, mi permetto di dire, se questo qualcun altro è un sacerdote e soprattutto se è un sacerdote un po’ conosciuto. Già il sacerdote è una figura pubblica, se poi è molto pubblico perché è un pochino conosciuto, diventa ancora più grave, secondo me. 

Quindi mi è nata un po’ di amarezza, di dispiacere, ma non perché è stato usato il mio nome senza neanche dirmi niente, che guardate, io non ho mai proibito niente a nessuno. Mi scrivono: “Possiamo usare le sue omelie su questo canale, su questa cosa su…”, io dico sempre: “Sì, fate quello che volete”. Una volta che un’omelia è pubblica, una meditazione è pubblica, una conferenza è pubblica, una volta che l’ho fatta, dico solo: “Per favore non tagliatela, non rendetela un puzzle o un sacchetto di coriandoli; non tagliate testa, coda, mezzo, in centro…”. Perché qualcun altro ha fatto anche questo negli anni passati: hanno preso le mie meditazioni, hanno tagliato i pezzi e hanno costruito i puzzle; e non si fa, neanche questo. Si chiede, come giustamente molti fanno, se si può utilizzare un testo, una meditazione, ma la usi integralmente, dalla A alla Z, non tagliando i pezzi che interessano a te. Anche questa è una cosa molto brutta, perché poi fai dire al sacerdote quello che non ha detto.

A me quello che è dispiaciuto di più, ve lo dico con molta franchezza, non è tanto l’account falso, il profilo falso o abusivo — perché per il fatto che non mi è stato chiesto, è già abusivo — ma il fatto che ho visto che qualcuno ci è caduto dentro. Ma probabilmente ci sarei caduto dentro anch’io, perché sono stati abili. Che cosa hanno fatto? Hanno preso le parti del mio nome, padre Giorgio Maria Faré e cosa hanno fatto? Le hanno mischiate. Io adesso non vi dico in che modo perché non voglio far pubblicità a questa cosa, e non voglio che andiate a cercare dove, come, quando, chi, assolutamente, perché non serve. Hanno mischiato i nomi mettendo prima, dopo, sopra, sotto, insomma… e, in questa maniera hanno creato questi account falsi, questi account abusivi, mi verrebbe più da dire. Però il mio nome c’è tutto, anche se io cambio l’ordine; che ci vuole una fantasia un po’ malata per fare questa roba, perché voglio dire: se il mio nome è Giorgio è Giorgio; se sono un uomo, non sono una donna! Vabbè, potete già aver capito. Quindi, ecco, il dispiacere è che qualcuno ci è caduto dentro e ha scritto come se stesse scrivendo a me. Ma io non lo sapevo; ha scritto come se io fossi il gestore di questa pagina Facebook e come se io, insomma, fossi chiamato a rispondere… Ma io non ho mai risposto perché non sapevo neanche che queste cose fossero presenti, ma mai mi sarei sognato una roba del genere. 

Vabbè, allora, ho pensato di dirlo in questa meditazione, perché? Perché così tutti lo sapete e chi normalmente ascolta le meditazioni e le legge, adesso è avvisato. 

Allora volevo dirvi che ci sono solo due account Facebook veri, che corrispondono alla mia persona.

Il primo è la mia pagina personale, porta il nome “P Giorgio Maria Faré” e voi lo riconoscete perché c’è dietro la foto della Madonnina di Fatima e poi c’è su una frase di San Giuseppe Moscati sulla verità. Ecco, quella è la mia pagina personale. Lì è inutile che mi chiedete amicizie e quant’altro, perché io non la uso mai. È stata la pagina che ho creato quando tanti anni fa, per la prima volta ho fatto questa pagina Facebook ma l’ho usata pochissimo. Non sono mai stato tanto appassionato di Facebook, quindi l’ho fatta, ogni tanto pubblicavo qualche articolo che trovavo e che mi sembrava bello, interessante, per condividerlo con le persone che conoscevo. Però non mi sono mai messo lì a scrivere e pubblicare le mie foto. Può darsi che abbia pubblicato qualche fotografia di qualche celebrazione, ma veramente poca roba. Poi ad un cero punto non l’ho chiusa, anche perché mi piaceva l’immagine, mi piaceva la frase di Moscati, ma non l’ho più usata; è lì, ma io non la uso; quindi, è inutile che mi chiediate l’amicizia, perché tanto non la utilizzo. E questa è la mia pagina personale.

Poi c’è la pagina pubblica, che è molto usata quotidianamente. Questa si chiama “P. Giorgio Maria Faré”. Mentre nella pagina privata la P di padre è senza punto, nella pagina pubblica c’è “P.” (P punto), è l’unica variazione: “P. Giorgio Maria Faré”. E voi vedete — ma la conoscete tutti benissimo — che ci sono io con una mia foto di tanti anni fa con dietro una Madonnina di Lourdes nel giardino del nostro convento e poi c’è l’immagine più grande, che è invece tratta da The Passion — mi piace tantissimo questo film, ma soprattutto questa immagine — dove Gesù abbraccia la Vergine Maria e la bacia. Gesù falegname che abbraccia la Vergine Maria e la bacia. Ecco: questa è la pagina pubblica, basta, non ce ne sono altre.

Poi c’è il canale Telegram — qui per adesso pare che non mi abbiano fatto queste cose strane — che si chiama: “Veritatem in Caritate”. Poi c’è il sito internet: veritatemincaritate.com. Poi c’è il canale YouTube Veritatem facientes in caritate. Però di pagine Facebook ci sono queste due; l’unica a cui far riferimento è quella pubblica che vi ho appena detto: “P. Giorgio Maria Faré”, fine. E la conoscete tutti perché lì vengono pubblicate le meditazioni, le novene e quant’altro.

Se avete bisogno di contattarmi cercatemi su questi canali ufficiali. A parte che lo sapete benissimo come contattarmi, perché mi contattano persone che non ho mai visto, mai sentito; quindi, tutti sanno come contattarmi; ma del resto io non mi sono mai sottratto a questo e non mi sono mai nascosto e non ho mai fatto segreto dei miei contatti, della mia e-mail, anche perché uno basta che vada sul sito veritatemincaritate.com e lì c’è proprio il modulo di contatto per scrivermi. Uno basta che vada su Telegram — a cui consiglio tutti di iscriversi — e lì c’è la possibilità di scrivere sul gruppo, nel canale, e io ogni tanto poi rispondo, leggo sempre quello che scrivete, non rispondo sempre e poi ogni tanto anch’io scrivo, magari do un avviso, queste cose qua.

Tutto il resto non è mio. Io spero che chi ha fatto questa cosa ascolti questo mio intervento e chiuda quelle pagine abusive. E va bene, ora che lo sapete, state attenti. State attenti più che altro perché pensate di scrivere a una persona, invece scrivete a un’altra. E non va bene. I nomi e le identità delle persone vanno rispettati. E se voglio fare qualcosa, anche di bello, nei confronti di qualcuno — perché magari uno può avere avuto anche una buona intenzione, io voglio sperarlo — lo chiedo, lo domando. E non inverto i nomi, non inverto le parole creando semplicemente inganno e confusione. No! Se mi dà l’autorizzazione userò il suo nome, se non me la dà, niente. Nessuno ha diritti sulla vita degli altri, capite? Non possiamo vantare diritti, non possiamo vantare pretese; “Io voglio fare”, no! Non è che: voglio fare questa cosa. Se l’altra persona se la sente, la si fa, se non se la sente, non la si fa, ma senza bisogno che si debba neanche giustificare, no? Se non se la sente non la fa, fine della discussione.

Quindi, se avete bisogno, usate questi canali ufficiali, lasciate perdere tutto il resto. Leggete bene… ma poi lo capite, perché poi si capisce che non corrisponde a me, anche perché poi se guardate i follower che ci sono, si capisce che non sono io. Per cui non perdete tempo e controllate bene il nome. Vi ho detto quale foto ci sta dietro all’account giusto, vi ho detto qual è il nome esatto e basta. 

Certo, non possono creare — cioè, possono, ma sarebbe penso anche un reato, presumo — creare account proprio col mio nome, rubando la mia identità, falsi. Credo che sia una cosa anche penalmente perseguibile, presumo. Perché non si può fare con nessuno! Non posso rubare l’identità della vicina di casa, capite? Non si può, non si può. E quindi allora si cambiano i nomi, come dicevamo. Magari poi esiste una persona che casualmente si chiama: Signore Tizio Caio Sempronio e cosa faccio? Lo chiamo Caio Sempronio Tizio. Eh, ho capito… Sì, bene, può esistere questo signore, però è molto strano, no? Un po’strano che ci sia l’ingegnere Tizio Caio Sempronio, e ci sia anche l’ingegnere Caio Tizio Sempronio. Insomma, mi capite no? Infatti, chi ha scritto cadendo in questa sorta di trappola, faceva riferimento a me. Tutti i commenti che ho letto facevano riferimento a me; quindi, era chiaro che era una cosa abusiva, no, perché sennò avrebbero detto: “Ah sì, ma chi è questa persona?”. Invece no, è chiaro che facevano riferimento a me.

Quindi va bene, non è che siano tragedie, ci sono cose ben più gravi a questo mondo, lo capisco. Però, ecco, state attenti, veramente state attenti, siate molto prudenti, perché il mondo di internet è un mondo bellissimo, utilissimo, ma anche un po’ pericoloso, un po’ ambiguo. Perché riflette tutti i nostri pasticci interiori, i nostri peccati, le nostre fragilità, le nostre immaturità, i nostri fraintendimenti, tante altre cose non carine. Ecco niente, volevo dirvelo, e ripeto, senza fare polemiche inutili, crociate: “Adesso vado a vedere! Ma chi è stato?”; non ha importanza, credetemi, non perdete un secondo su questa cosa, neanche un secondo, fatelo proprio per farmi contento. Non perdete neanche un secondo, non serve, veramente, non serve, serve solo essere avvisati e stare attenti, perché può succedere. E quindi niente, andiamo nei luoghi ufficiali e riferiamoci sempre e solo unicamente lì.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Post Correlati