Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: “Comunione spirituale e comunione psichica” tratta dal testo “Vita comune” di Dietrich Bonhoeffer.
Sabato 25 febbraio 2023
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Lc 5, 27-32)
In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a sabato 25 febbraio 2023. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo quinto del Vangelo di San Luca, versetti 27-32.
Dopo aver letto il brevissimo Vangelo della Messa di oggi, mi viene da dirvi che, se fossi stato davanti a Gesù, gli avrei detto: “Ma tu, quanta pazienza hai?”
“Come mai mangiate e bevete insieme a pubblicani e peccatori?”
Ma a te, che cosa interessa? Non so se notate il comportamento di scribi e farisei. Gesù non va mai a chiedere loro: “Perché fai così, perché fai cosà; perché vai di qui; perché pensi così; perché dici questo; perché dici quell’altro.” Gesù va per la sua strada; fa quello che deve fare; non disturba nessuno; non va a creare dissidi, questioni. Lui segue la sua strada, dice quello che deve dire. Ma questi sono peggio delle zecche! Peggio delle sanguisughe: uno li guarda e chiede: “Ma che cosa vuoi dalla mia vita? Che cosa ti interessa?”.
E poi, non è che vadano da Gesù (è sempre così!), ma vanno dai suoi discepoli: “Come mai mangiate insieme ai pubblicani e ai peccatori?”.
Uno chiede: “Quello che sto facendo è sbagliato?”
“Sì, è sbagliato!”
“Bene, grazie e arrivederci!”
Va bene, andrò all’inferno, andrò non so dove, ma che cosa vuoi dalla mia vita?
Invece no, è un continuo!
“Perché mangiate le spighe? Perché non vi lavate le mani? Perché state con quelli? Perché…?”
E Gesù è veramente incredibile: risponde, è paziente, sta lì.
Ci sono dei momenti in cui capisco san Pietro quando a un certo punto dice “Adesso basta!”. Come dicono da queste parti: “Mo’ te meno!” Perché a tutto c’è un limite! Santa pazienza! Neanche può andare a mangiare! Sarò pure libero di andare a mangiare. No! Tu no!
Gli altri possono andare con le prostitute… perché, sapete, quando erano là con i sassi in mano per ammazzare la prostituta, non c’erano i pubblicani e i peccatori, non dimentichiamolo. Gli amici del pubblicano Levi non erano là con i sassi in mano per ammazzare la prostituta, diciamolo! Mettiamo i puntini sulle “i”. Non erano gli amici di Levi a essere lì pronti ad ammazzare una donna con la quale, peraltro, probabilmente qualcosa avevano anche fatto. Se non tutti, almeno alcuni di loro non era la prima volta che la vedevano, diciamo così! Ovviamente di sera, al buio; adesso, di giorno, hanno il sasso in mano! E quello non era contro la legge di Mosè? Nooo! Non è contro le Tavole dell’Alleanza, no? È esattamente l’attuazione perfetta del sesto Comandamento! Quello va bene; quello non è un problema di purezza rituale, no, no! Non c’è il problema che c’è con Gesù sulla Croce: è sabato “era un gran sabato quel giorno” bisogna toglierlo, non bisogna lasciarlo lì perché c’è tutto un problema di purezza! Invece là, con la prostituta, no, ci mancherebbe! Quello va benissimo! Quello è coerente con la tua legge!
Io che sto a mangiare con questa gente (a mangiare e non a fare altro!)… Levi mi ha invitato al banchetto nella sua casa e c’era tanta gente, pubblicani e altra gente. È chiaro che un pubblicano frequentava altri pubblicani, con chi doveva stare?
E questi, come mosconi, sono sempre lì! Ma come facevano? Erano meglio dei detective! Non avevano niente di meglio da fare nella vita: c’è gente che nella vita non ha altro di meglio da fare che spiare gli altri, infamare le persone e rovinare la vita della gente. C’è gente che è talmente frustrata nella vita; che ha una vita talmente morta; che non ha nient’altro da fare nella vita che rovinare la vita degli altri. Questi sono gli scribi e i farisei: sepolcri imbiancati! Ha ragione Gesù: sono pieni di putridume, hanno dentro le ossa marce e allora vanno e cercano di rovinare la vita degli altri, ma c’è Gesù che, con i suoi discepoli, è un vero Pastore, che si mette sempre tra i suoi discepoli e queste iene fameliche.
Proseguiamo la nostra lettura del libro di Bonhoeffer, Vita Comune, sullo sfondo di questo Vangelo interessante.
Bonhoeffer sta commentando Lc 9, 46.
«Sorse poi fra di loro una questione: chi di loro fosse il maggiore»: basta questo per distruggere una comunione. Quindi è una necessità vitale che ogni comunità cristiana fin dall’inizio tenga presente e cerchi di estirpare questo pericoloso nemico. Non c’è tempo da perdere; infatti fin dal primo momento dell’incontro con l’altro ciascuno cerca di occupare una posizione strategica da poter mantenere e difendere contro di lui.
Sono gli scribi e I farisei! Questo problema non ce l’ha la Maddalena! Questo problema non ce l’ha Zaccheo! Questo problema non ce l’ha Levi! Questo problema non ce l’ha il buon ladrone! Loro non hanno questo problema. Sapete chi ha questo problema? I “perfettini” che non sono perfetti e non sono neanche incamminati sulla via della perfezione!
I perfettini, sapete chi sono? I perfettini sono coloro che hanno una vita morta e pretendono la perfezione negli altri: sono coloro che ti appaiono perfetti, ma sono morti e pretendono la perfezione negli altri. Quindi che cosa fanno? Cercano queste posizioni strategiche; non cercano la comunione con gli altri, ma cercano un “rialzino”, un punto con cui rialzarsi sopra gli altri. Per fare che cosa? Niente! Di fatto non fanno niente perché dentro sono morti: per loro è importante la percezione di essere sopra gli altri.
Non so se abbiate visto l’Attimo fuggente: spero di sì perché è un film bellissimo, con Robin Williams. Se non lo avete mai visto, dovete vederlo perché è bellissimo.
Il professore (Williams) è geniale: uno vede questo film e dice: “Anche io voglio un professore così!” Tu lo vedi e dici: “Questo da dove salta fuori?” È meraviglioso avere un professore che non trasmette nozioni, innanzi tutto, ma insegna vita, che dà il gusto della vita!
Voi immaginate avere un prete così, un sacerdote, una mamma o un papà così, una suora così, che non ti danno nozioni innanzi tutto, ma ti danno la voglia di vivere, il gusto di vivere, cosicchè ti svegli al mattino e dici: “Mamma mia! Io questa mattina ho dentro il fuoco! Ho proprio voglia di alzarmi dal letto; ho tutte queste belle cose da fare perché vedo la vita di quella persona così piena, così bella, che mi ha trasmesso tante cose belle! Ho voglia anche io, sento anche io di voler essere migliore!”.
Quando aprono una bottiglia di Dom Perignon, questo champagne fantastico, appena te lo mettono nel calice dici: “Eh, beh…” Se ti chiedono: “Vuoi la gassosa?” — “No! La gassosa la bevi tu!” — “Se vuoi ho la Coca Cola” — “No: la Coca Cola dalla al gatto!”
Uno vede questo professore e dice: “Questa è vita!”. Libera i suoi ragazzi da tutte le sovrastrutture (dovete vedere il film che è bellissimo), da tutte le strutture umane mortifere, fatti di leggi umane che portano da nessuna parte e servono solo a dare una posizione ai falliti, che sono gli altri professori, e a dare una sicurezza a tutto ciò che da solo non potrebbe mai stare in piedi perché è il nulla, è vuoto. Questo professore insegna a non cercare una posizione strategica contro gli altri, ma a cercare la propria posizione nel mondo: ciascuno ha la sua e non si deve essere “contro” nessuno perché, per affermare te stesso, non hai bisogno di distruggere gli altri. Non c’è necessità, non serve.
Quando al mattino ti svegli, non devi andare in guerra: devi semplicemente “sbocciare”; ti svegli come un bocciolo di rosa che si apre; non sei una iena in cerca di sangue, sei un fiore! Ti devi aprire alla vita, al Sole Eucaristico, alla volontà di Dio: non devo andare a cercare qualcuno da sbranare!
Quando iniziano le questioni all’interno della comunità, è la fine, dice Bonhoeffer.
Ci sono persone forti e persone deboli; se non si è del primo tipo, si reagisce adducendo contro i forti il diritto dei deboli. Ci sono persone più o meno dotate, persone semplici e persone complicate, temperamenti più o meno inclini alla devozionalità, individui socievoli e introversi appartati. Forse colui che è meno dotato non dovrebbe cercare di occupare una posizione ben precisa come chi è più dotato? Lo stesso c’è da chiedersi per chi ha una personalità complicata rispetto a chi è più semplice. Se non ho doti speciali, forse sono particolarmente devoto, e se non ho questa inclinazione, mi compiaccio di non averla. Chi è socievole non potrebbe diventare un punto di riferimento esclusivo, mettendo in cattiva luce chi è riservato, e quest’ultimo a sua volta non potrebbe diventargli nemico irriducibile e alla fine aver la meglio su di lui? Ognuno trova con istintiva sicurezza un punto fermo per difendersi, e non lascerebbe mai ad un altro questa posizione, per cui è disposto a lottare con tutte le sue energie, spinto dall’istinto di autoaffermazione.
Invece noi non dovremmo difenderci da niente e da nessuno: non c’è niente da difendere. Sapete come avviene la nostra affermazione? In un modo solo: essendo noi stessi. Basta! Più noi siamo noi stessi e più ci affermiamo. Di conseguenza, naturalmente, gli altri ci riconoscono per quello che siamo. Più facciamo gli scribi e i farisei ipocriti e più abbiamo bisogno di maschere, di punti fermi, di regole umane per difenderci perché coloro che impongono e rispettano regole umane, sono gli stessi che distruggono e sviliscono agli occhi degli altri la Legge di Dio.
Può darsi che questo si verifichi sotto forme quanto mai corrette, o addirittura piene di devozione…
Avete presente quelli che arrivano e dicono: “Guardi che io queste cose gliele dico in nome della carità!”. Come il serpente di Genesi 3, la stessa cosa! Manca solo che alla fine faccia il sibilo e poi siamo a posto! Collo un po’ storto, camicia chiusa fino alla gola, colletto tutto stirato, sistemato, a posto, tutto bello e carino, piega nei capelli (se li ha), bocca leggermente socchiusa (già vedete l’immagine?) e sottovoce — perché queste cose “della carità” si dicono sottovoce — : “No, guardi, io vengo a dire questa cosa ma veramente non lo vorrei mai fare”. Nooo, figurati: sei lì che stai sbavando come un lumacone rosso per strada, ma tu lo fai con dentro una sofferenza… “No, ma io lo faccio nel nome della carità, per il bene del fratello.” Sì, esattamente come ha fatto Caino, uguale! Vuoi che usciamo in campagna così almeno la consumi fino in fondo, no?
… ma l’importante è che una comunità cristiana si renda conto che si porrà inevitabilmente la questione «chi di loro sia il maggiore». È il combattimento ingaggiato dall’uomo naturale per l’autogiustificazione. Egli si trova giustificato solo nel confronto con l’altro, nel giudicarlo e nel condannarlo (capite perché noi facciamo queste cose?). La ricerca dell’autogiustificazione e il giudicare sono strettamente connessi, così come d’altra parte la giustificazione per grazia e il servire.
Questa è una cosa importante che voglio dirvi prima di concludere.
“giustificato solo nel confronto con l’altro, nel giudicarlo e nel condannarlo“, che cosa significa? Più io condanno, più io parlo male, più io diffamo, più io giudico l’altro e più io ho la sensazione, falsa perché in realtà è tutto falso, di essere giusto.
Non lo dico apertamente ma è come se dicessi: io, che non sono come loro, te lo mostro, facendoti vedere quanto loro sono brutti, quanto loro sono diversi da me, perché io non parlerei mai male di me o del simile a me. Quindi, nel momento in cui io parlo male di qualcuno ti sto dicendo indirettamente che io sono migliore di quello lì, non sono come lui. Siccome non ti posso dire che io sono bravo, bello, intelligente, caritatevole, devoto, che amo il prossimo, che mi sacrifico (e non lo posso dire perché non sono così coerente e così vero da riconoscere quanto sono superbo), allora che cosa faccio? Siccome non ho il coraggio di dire che sono superbo, allora faccio il finto umile: ti dico quanto io sono bravo, non parlando bene di me, ma distruggendo la vita degli altri.
Non so se mi sono spiegato, non è una cosa semplice, comunque il concetto è questo: io mi differenzio dall’altro, parlando male di lui e in questa maniera ti dico chi sono. In realtà ti dico chi penso di essere, non chi sono; ti dico chi vorrei essere, ma non chi sono. Sapete da dove si deduce chi sono? Da questo giudizio, da questa condanna!
Provare a fare questo gesto: chiudete la mano e puntate l’indice verso il muro davanti a voi. Nel momento stesso in cui puntate l’indice verso il muro, voi avete un dito puntato verso l’altro e tre dita puntate verso di voi: questo è il giudicare. Quando tu giudichi qualcuno, punti un dito verso l’altro e tre dita verso di te. Quindi, quando noi diffamiamo, parliamo male, mormoriamo contro qualcuno, stiamo dicendo a tutti esattamente che persone siamo, ci stiamo raccontando e stiamo mostrando quanto la nostra vita sia vuota, quanto sia falsa.
Per questo Gesù non ha mai giudicato nessuno; Gesù ha sempre manifestato ciò che c’era nel cuore delle persone; Gesù porta a evidenza ma non si mette mai a buttare sentenze sulle persone e quando gli altri giudicano qualcuno, Gesù scrive per terra. Interessante… e poi riprende questa donna – già ve l’ho detto e non torno a ripeterlo – questa bellissima donna nella quale vede la bellezza del Padre che crea, vede la bellezza di questa creatura: questa è l’opera meravigliosa di Gesù!
Al di là di tutti i nostri peccati di tutte le nostre storpiature, Gesù vede in ciascuno di noi la bellezza, Gesù vede sempre la bellezza e questa donna si lascia “raccogliere”, si lascia prendere da Gesù e Gesù la ricrea, la ri-forma, la ri-plasma, le ridà il soffio vitale, la riavvolge in un abbraccio bellissimo.
Non è scritto nel Vangelo, ma (chissà perché), quando medito questo passo del Vangelo (sono mie fantasie) mi immagino questa donna spaventata, che sta per essere ammazzata, presa a sassate viva (la morte per lapidazione è terribile) terrorizzata, spaventata a morte… Immaginate il terrore che stava dentro a questa povera donna! Neanche si può immaginare! E tutto che si consuma in pochi istanti! E poi… quest’uomo che arriva all’improvviso, si mette lì, in silenzio e calma l’onda barbarica di iene fameliche con il silenzio, con la pacatezza, con l’ordine, con il rigore e con una frase, con la potenza di Dio che viene riassunta tutta in una frase, come se si fossero messe a schiera spiegata milioni e miliardi di legioni di Cherubini e Serafini, Troni e Dominazioni e quant’altro, l’Esercito Celeste spiegato davanti a queste nullità di uomini!
Gesù con una frase che, secondo me, riassume tutta la potenza del Signore Dio degli Eserciti e delle schiere di Israele, li azzera, chiude il mar Rosso su di loro come il Mar Rosso sul Faraone.
E poi rimangono Gesù e questa donna.
Il Vangelo ci riporta solo la frase, lo scambio verbale, ma io non posso credere che ci sia stato solo uno scambio verbale. Gesù le avrebbe detto solo delle frasi? Nooo, secondo me questo non è Gesù; Gesù non è “solo” questo: io sono convintissimo che Gesù ha preso questa donna, l’ha prese per mano, l’ha rialzata, l’ha messa in piedi. Magari lei non riusciva neanche ad alzarsi e così Gesù si è seduto accanto a lei.
Provate a immaginare voi stessi che venite salvati in extremis: non so se vi sia mai capitato di essere salvati all’ultimo momento; di aver visto la morte davanti agli occhi e qualcuno che vi salva: pensate che questa donna sia rimasta ferma e immobile? No, io non credo! Penso che, se fosse capitato a me, la prima cosa che avrei fatto, di fronte a un gesto del genere, sarebbe stato abbracciare la persona. Qualunque sua parola forse non l’avrei neanche sentita: mi immagino che questa donna abbia abbracciato fortemente Gesù e che anche Gesù abbia abbracciato fortemente questa donna. Me la immagino proprio così questa scena di salvezza. Finalmente questa donna viene amata come non è mai stata amata, toccata come mai è stata toccata. E poi chissà come sarà stata tutta sporca di sabbia, di terra, di sudore, di spavento: chissà com’era tutto conciato quel volto e io immagino che il Signore le abbia pulito un po’ il volto con le sue mani ridandole dignità: anche solo per calmarla, anche solo per pulirla dalle lacrime, per toglierle la sabbia dagli occhi perché, immaginatevi, l’avranno rincorsa, sarà caduta…
Ecco, io immagino così questo momento di salvezza, di ri-creazione: credo che questa donna abbia impiegato una vita per capire quello che le era successo. Di tutto quello che era accaduto in quel momento non penso fosse neanche cosciente: momenti in cui ti chiedi: “Ma che cosa è successo? Non mi sono reso conto di niente!”. In questi momenti drammatici, quando uno vive un trauma di questo genere, non è che si renda conto di quello che gli stia accadendo. Dopo ti rendi conto di quello che hai ricevuto e di quanto è successo
Gesù è andato, però quei gesti, quella vicinanza, quell’abbraccio, quel pianto liberatorio che la donna ha fatto con Gesù, quel senso di gratitudine che non ti esce neanche dalla bocca, ma puoi esprimere solo con un abbraccio abbandonato, con un sentirti protetto, custodito, difeso: quanto sarà stato importante per questa ragazza?
Gesù ha fatto tutto questo. Voi direte: “Come fa a dirlo, Padre, lei non c’era!”. Eh, sì, avete ragione, è una mia immaginazione, ma il Vangelo ci lascia questa frase, questa è certa, e con questa frase Gesù l’ha salvata, l’ha rimessa in piedi! Queste sono le persone che seguono Gesù e non hanno bisogno di condannare gli altri per giustificarsi, per auto-affermarsi, perché sono vere, in pace con se stesse e non hanno bisogno di godere del male dell’altro.
Un altro cortometraggio molto bello che vi consiglio di vedere è Il Circo delle Farfalle: bellissimo e lo trovate su Internet.
L’autore è Nick Vujicic che, anche lui protestante o battista, senza gambe e senza braccia, molto famoso in tutto il mondo, è un predicatore, è sposato, ha figli.
Tiene delle conferenze per i ragazzi nelle scuole. Ascoltate qualche sua conferenza in video, sono molto belle! Meraviglioso… se avessimo sacerdoti così, beh, veramente parla in un modo che…
C’è uno di questi video, un po’ vecchio, di una conferenza in una scuola. Mi piace molto e mi è rimasto impresso. In questo video lui parla di Gesù, parla della sua fede parla del Signore, di una vita vera, di una vita santa, dell’essere giovani.
Immaginatevi, lui è senza gambe e senza braccia e alla fine lo mettono su un tavolo (è un tronco di uomo) e i ragazzi escono e lo salutano. C’è una ragazza — è proprio da vedere — lo abbraccia in un modo! Mamma mia! Non potete non piangere. A vederlo, non potete non piangere! Lui non può abbracciarla, non è possibile, ma se vedete quell’abbraccio, capite che la sta abbracciando con il cuore. E lei lo percepisce, lo vedete da come piange, da come lo abbraccia, da come corrisponde.
Questo è essere comunità: questo cambia la vita delle persone, questo è essere migliori!
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.