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“Comunione spirituale e comunione psichica” da “Vita comune” di D. Bonhoeffer. Parte 43

Comunione spirituale e comunione psichica

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: “Comunione spirituale e comunione psichica” tratta dal testo “Vita comune” di Dietrich Bonhoeffer.
Domenica 26 febbraio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 4, 1-11)

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 26 febbraio 2023, prima domenica di Quaresima. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo quarto del Vangelo di San Matteo, versetti 1-11.

Continuiamo la nostra lettura del libro di Bonhoeffer, Vita Comune.

Spesso il modo più energico per combattere i nostri pensieri malvagi è il vietar loro in assoluto di prender la parola. Se è vero che lo spirito dell’auto giustificazione può esser vinto solo dallo spirito della grazia, per quanto riguarda i singoli giudizi che vorremmo pronunciare, il sistema migliore per frenarli e reprimerli è quello di non consentir mai loro di prendere la parola, tranne che nella confessione dei peccati, di cui parleremo dopo. Chi frena la lingua, domina l’anima e il corpo (Gc 3,3 e segg.). Quindi sarà una regola essenziale nella vita di ogni comunità cristiana il vietare ad ognuno di parlare di nascosto del fratello. 

È chiaro e risulterà anche più avanti che con ciò non s’intende la parola di ammonimento indirizzata personalmente all’altro.

Ascoltiamo bene quello che ci sta dicendo perché è esattamente quello che abbiamo detto nei giorni scorsi, né più, né meno! Ricordate quando ieri o ieri l’altro vi ho fatto il discorso sul consiglio di classe, vi ho parlato dei giudizi dei professori sugli alunni e vi ho fatto tutto il discorso sulla mormorazione e sul parlar male, sul “farlo per il bene dell’altro”? Qui Bonhoeffer sta dicendo esattamente la stessa cosa, anzi, ovviamente la sta dicendo cento volte meglio di me.

Resta proibita però la parola detta di nascosto su un altro anche se ha l’apparenza di voler aiutare e far del bene; infatti con questa copertura si insinua sempre uno spirito di odio per il fratello, con intenti distruttivi. Non è qui il luogo per specificare i diversi limiti nell’applicazione di questa regola; essi vanno decisi volta per volta. La questione è comunque chiara, e trova una formulazione biblica: «Ti siedi e parli male del tuo fratello e sul figlio di tua madre getti disonore – ti riprenderò e tutto metterò sotto i tuoi occhi» (Sai 50,20 e segg.) «Non dite male gli uni degli altri, o fratelli: chi dice male del fratello o chi giudica il fratello, parla male della Legge e giudica la Legge. E quindi se giudichi la Legge, non sei osservante della Legge, ma giudice. Uno solo è il legislatore e il giudice: colui che può salvare e perdere: ma tu chi sei che giudichi il tuo prossimo?» (Gc 4,11 e segg.. «Non esca dalla vostra bocca nessun cattivo discorso, ma parole buone per edificazione, se ce n’è bisogno, affinché ne ricevano del bene coloro che ascoltano» (Ef 4,29).

Adesso affrontiamo passo passo quello che Bonhoeffer ha scritto.

Innanzi tutto i pensieri malvagi. Parliamoci chiaro: tutti noi sperimentiamo, chi più e chi meno i pensieri malvagi. Che cosa sono? Quando parliamo di pensieri malvagi, non dobbiamo pensare necessariamente ai pensieri contro la purezza, ma a tutti quei pensieri che vanno a colpire direttamente la carità, tutti quei pensieri di cattiveria, di risentimento, di rivalsa, a volte di odio, di vendetta, di ribellione, pensieri che sono il contrario della vita di Gesù. Questi sono i pensieri malvagi, quelli che vanno contro il Vangelo, i Dieci Comandamenti. 

Possono essere di qualunque genere e specie, perché si declinano in tantissimi modi e sono malvagi, cattivi e lo capiamo da soli: non c’è bisogno di fare chissà quale analisi, quale discernimento. Noi sappiamo quali sono i nostri pensieri malvagi: pensieri di gelosia, di invidia. Ce ne sono talmente tanti! 

E allora Bonhoeffer dice che il modo migliore per combatterli è vietare in assoluto che “prendano la parola”, cioè Genesi 3: se noi cominciamo a dialogare con il serpente antico, abbiamo già perso; se noi iniziamo a dialogare con i pensieri malvagi, abbiamo già perso.

 “No, ma io…”. No! No! Quello che scrive Bonhoeffer è esattamente quello che diceva san Pio da Pietrelcina, uguale! Padre Pio scriveva che i pensieri malvagi si possono combattere in un modo solo: disprezzandoli! Non si può dialogare con loro perché altrimenti noi ci perdiamo. Alla base dei pensieri malvagi ci stanno o la nostra psicologia un po’ involuta, immatura e fragile — quindi su questa il demonio agisce, preme e fa leva — oppure il demonio stesso che viene a suggestionarci.

Come si forma il pensiero malvagio? Con una visione distorta della realtà che a noi, però, sembra corretta: è questo l’inganno! È tutto qui! Di solito non è tutto falso, ma non è tutto vero e quei frammenti di verità che ci sono servono al nemico per dire: “Guarda che quello che ti sto dicendo è vero! Vedi che questo e quest’altro sono veri?” E noi diciamo che, sì, una cosa è vera e allora accettiamo tutto il pacchetto, tutto il pensiero malvagio.

Ripeto, se noi permettiamo al pensiero malvagio di parlare e lo ascoltiamo, abbiamo già perso come Adamo ed Eva, uguale! Se entriamo nel dialogo con il serpente antico, è sicuro che perdiamo la battaglia! L’unico modo per vincere è dire: “Taci!”. 

Che cosa fa Gesù con il serpente antico, con il diavolo? Dice: “Taci, esci da quest’uomo!”. Non c’è dialogo, non ci può essere dialogo tra Dio, tra Gesù e Satana. Non c’è dialogo! Il demonio tenta un dialogo, e Gesù come risponde? Con la Scrittura. Praticamente non risponde, non è Lui che risponde. Gesù cita la Scrittura e alla fine, quando Lucifero si smaschera per quello che è (“Se mi adorerai”, il suo sogno, il suo sogno antico) Gesù gli risponde: “Vattene, Satana!”. E torna a citare la Scrittura.

Prima due citazioni della Scrittura, poi alla terza tentazione — quella proprio più grossolana — la prima parola di Gesù è “Vattene” e poi ancora la Scrittura. Non c’è dialogo: Gesù non inizia a dire: “No, ma guarda, aspetta, vieni Lucifero che ti spiego; ti spiego come stanno le cose; aspetta che cerco di convertirti perché magari un po’ di bene c’è anche dentro di te; vediamo che magari ci ripensi e ritorni in Cielo; aspetta, parliamone”. No, no: tre versetti brevissimi della Scrittura. Quello che parla di più è Lucifero, ma Gesù è assolutamente fermo.

Bonhoeffer dice la stessa cosa: non permettete in modo assoluto che i pensieri malvagi prendano la parola. “Appena arrivano, voi disprezzateli”, dice Padre Pio. Usiamo dunque questa bella indicazione di Gesù, una parola: “Vattene!” Non mi interessa niente di quello che hai da dirmi. Stai dicendo la verità? Va bene. Ammesso e non concesso che per speciale permissione divina tu possa dire tutta la verità possibile, siccome viene da te ed è una verità che mette in cattiva luce la persona, il fratello, non mi interessa. Se anche viene a svelare i segreti, non mi interessa: da te non mi interessa di imparare o di saper nulla! 

E state tranquilli che il Signore non manderà mai il demonio per informarci sulla vita degli altri.

Proseguiamo.

“per quanto riguarda i singoli giudizi che vorremmo pronunciare, il sistema migliore per frenarli e reprimerli è quello di non consentir mai loro di prendere la parola “

Sta parlando dei giudizi. Non farlo parlare: questa è la tattica. “Vattene, taci!”, esattamente quella che usava Gesù.

“tranne che nella confessione dei peccati, di cui parleremo dopo”

E qui, aggiungo io, per esempio, una cosa importante e interessante sarebbe quella di parlarne in Confessione, questo sì. Dire: “Guardi, Padre, io ho questi pensieri che mi disturbano: io ho pensato male di mio marito, di mio figlio. Ho questi pensieri brutti che mi girano nella testa. Glieli dico, così lei mi dirà”. 

Ce lo ha detto Santa Faustina Kowalska: il modo migliore per distruggere le tentazioni è dirle in confessionale. Le tentazioni non sono un peccato, però l’atto di umiltà di dirle in confessionale è molto gradito al Signore; vuol dire l’esporre le tattiche del nemico alla Luce di Cristo. E vedrete che questi pensieri, poi, se ne vanno. Mai dare loro retta, e mai farci condizionare, mai prendere decisioni sulla base di questi pensieri, mai!

“Io ho il pensiero fisso che mio marito/mia moglie mi tradisca”. 

“Ah sì?”

“Sì, sono sicurissima!”. 

“Le prove?”

“In che senso, Padre? No, è il mio istinto!” 

“No! Il tuo istinto non è una prova. Tu affermi che tuo marito o tua moglie ti tradisca. Benissimo: quali sono le prove su cui fondi questa idea?”

“No, è che quando torna a casa alla sera non è più come una volta!”. 

“E questa è una prova?” 

Vi ho già detto tante volte: stiamo attenti ad accusare le persone, anche perché rischiamo di commetter peccati mortali contro la carità. Non è un dettaglio: i peccati mortali non sono solo quelli di lussuria! I vizi capitali sono sette, non è uno! Quindi stiamo attenti a non fare peccati mortali contro la carità. Le prove: o ci sono le prove chiare e incontrovertibili e allora cominciamo a parlare, oppure non è tema di discussione. Non si discute sulle sensazioni, sulle opinioni, sul “sentito dire”, sulle chiacchiere, sulle voci da bar, su “quello che io sento”, sul mio istinto, sulle simpatie o antipatie No! Le prove! Tu stai dicendo qualcosa di negativo su una persona: le prove? O ci sono le fonti autorevoli, che sono le prove, oppure stiamo zitti! Diffamare qualcuno è un peccato gravissimo! Stiamo molto attenti!

Chi frena la lingua, domina l’anima e il corpo”. Ecco, appunto! Forse noi chiacchieriamo un po’ troppo, parliamo un po’ troppo, soprattutto degli altri!

Quindi sarà una regola essenziale nella vita di ogni comunità cristiana il vietare ad ognuno di parlare di nascosto del fratello”. Questo è esattamente quello che vi ho detto nei giorni scorsi. Vietare di parlare di nascosto del fratello!

con ciò non s’intende la parola di ammonimento indirizzata personalmente all’altro”. Quello che vi dicevo quando vi facevo l’esempio dell’alunno, ma potete prendere un altro esempio. Vi dicevo: “C’è un problema con il tal alunno. Parliamone con lui. Queste stesse cattiverie terrificanti che state dicendo ora le direste davanti all’alunno? Questi giudizi spietati li esprimereste davanti all’alunno?” No? Allora non va bene! 

La parola di ammonimento detta davanti, direttamente a una persona è importantissima: è un atto di carità richiamare uno alla verità! Va fatto con carità, dolcezza, rispetto, somma delicatezza, ma è importante! Se una persona secondo noi sta sbagliano, bisogna dirlo; nei tempi, nei luoghi e nei modi opportuni è giusto dirlo, e questo va bene. E Bonhoeffer dice (vedete che ritorna il medesimo concetto):

Resta proibita però la parola detta di nascosto su un altro anche se ha l’apparenza di voler aiutare e far del bene; infatti con questa copertura (schifosa, ipocrita, vigliacca: questo lo aggiungo io, non lo ha scritto Bonhoeffer) si insinua sempre uno spirito di odio per il fratello, con intenti distruttivi“. È così, funziona esattamente così! Queste tre righe sono una perfetta analisi psicologica e spirituale di quello che accade nell’animo di una persona. 

“La parola detta di nascosto” vuol dire “con l’altro che è assente”, non vuol dire “detta nell’orecchio”: l’altro non c’è. Questo è fare di nascosto: in assenza dell’altro io parlo male di lui, “anche se questo ha l’apparenza di voler aiutare e fare del bene“. Certo, noi ammantiamo di sacralità tutte le cose brutte che facciamo. Anche se questo ha l’apparenza (è apparenza, non è realtà) di voler aiutare e fare del bene, di fatto, dicendo di nascosto, abbiamo la garanzia che non faremo niente di bene, anzi “con questa copertura si insinua sempre uno spirito di odio per il fratello, con intenti distruttivi“. 

 Tu dici che lo fai per fare del bene, ma non è vero, perché tu, in realtà, stai insinuando uno spirito di odio con intenti distruttivi.

Oggi che è domenica vi invito a tornare a ritornare – poi Bonhoeffer cita tre passi della Scrittura – su questo passo. Oggi mi fermo qui perché è veramente un testo troppo importante: non voglio andare avanti perché ho la sensazione di rischiare di “sciacquarlo via” Questo testo è veramente troppo importante e in questa prima domenica di Quaresima dobbiamo fermarci e fare un esame di coscienza veramente serrato: 

  • primo punto — i pensieri malvagi e il rapporto che noi abbiamo con i pensieri malvagi;
  • secondo punto — il parlare di nascosto. 

Ve l’ho già detto in modo molto forte nei giorni scorsi e ora ve lo ripeto: non c’è mai una ragione santa e vera per parlare di nascosto di qualcuno. Non c’è e non esiste! A meno che non lo vogliamo distruggere! Bonhoeffer lo dice: “si insinua sempre uno spirito di odio per il fratello, con intenti distruttivi” sotto l’apparenza di voler aiutare e fare del bene.

È terribile! E il problema non è solamente in colui che parla, ma anche in colui che ascolta. “Ma io non ho detto niente: Tizio è venuto e mi ha parlato dicendo di tutto e di più su quella persona, ma mio non ho detto niente di male, ho solo ascoltato”. Bravo! Torniamo da capo sui pensieri malvagi. Tu credi di essere indenne dopo tutte quelle cattiverie, tutto quell’odio che ti ha inoculato nel sangue? Anche quando il mamba nero ti morsica, due passi li fai! Sicuramente! 

Non ricordo se sia il mamba nero o qualche altro serpente ad avere questo tipo di potere, ma so che esiste almeno una specie di serpente che con un solo suo morso uccide un elefante, rendiamoci conto! Non stiamo parlando dell’anaconda che è solo grossa e, tra l’altro, non ha il veleno e uccide soffocando (i serpenti più sono grandi e meno veleno hanno): no, stiamo parlando di serpentelli che, rispetto a un elefante, sono piccolissimi e all’elefante basterebbe alzare una zampa per schiacciarli come niente. Se voi prendete un cobra, un mamba, un serpente a sonagli sono serpenti normali, no? Di lunghezza normale. Ebbene, uno di questi con il suo morso abbatte un elefante. Quanto grosso sarà questo serpente? Non avrà certo nel corpo cinquanta litri di veleno, no? E un elefante adulto è bello grosso! È come dire che una zanzara ci uccide: è lo stesso rapporto di grandezza, la stessa proporzione. È come dire: “Stai attento a quella zanzara: se ti punge, muori”. Deve averne di roba brutta dentro ecco: uguale! E appena lo vede, L’elefante scappa via subito; non è che dialoga con lui! Lo sa benissimo che, se sbaglia un poco le proporzioni, quello si avvicina troppo, gli dà un morso e lui è morto! Noi dobbiamo stare attenti ad avere a che fare con i serpenti.

Un giorno Padre Pio fu invitato ad andare a benedire una casa. Padre Pio non usciva praticamente mai dal convento, ma quella volta andò, perché mi sembra fosse di ritorno dall’ospedale. Lui entrò, fece il giro della casa, arrivò in sala e disse: 

“Io qui non entro!”

“Padre, perché qui non entra?”

“Perché qui è un covo di serpenti. Qui si riuniscono persone a parlar male degli altri. Io qui non entro!” e se ne è andato.

Stiamo attenti a parlare male di qualcuno, non solo in modo attivo, ma anche in modo passivo. Stiamo attenti a non ascoltare questi serpenti velenosi che hanno un veleno che uccide gli elefanti; questi serpenti infernali, queste lingue biforcute d’inferno che con il loro veleno mortifero, mi uccidono, ci uccidono, uccidono la bellezza, la speranza, la carità in noi verso l’altro. Ci coinvolgono nella spirale di odio verso quella persona, perché, credetelo, dopo che avremo ascoltato certe cose, certe cattiverie, certe parole bruttissime contro una persona, noi non la guarderemo più con lo sguardo buono con cui l’abbiamo sempre guardata e certe parole ci torneranno in mente. Sono delle bombe a orologeria che presto ci scoppieranno dentro la testa: aver ascoltato certe cattiverie è mortifero e noi a quelle persone dovremmo dire in modo chiaro: “Taci!” e, io aggiungo, dovremmo andarcene via a gambe levate.

Mi pare di avervi già letto un testo molto bello in cui don Tomaselli diceva che non merita rispetto colui che parla male perché è come se ci stesse contagiando con il suo veleno. Volevo leggervi direttamente questo testo, ma non lo trovo, lo cito a memoria, Don Tomaselli diceva: “Non pensate di dover stare zitti per rispetto: chi si comporta così non merita rispetto perché offende la vostra dignità”. Ascoltare certe cose è veramente offensivo anche per chi ascolta, non solamente verso la persona che viene diffamata, calunniata (anche se dicono la verità, la stanno diffamando, lo stanno scarnificando ai nostri occhi e questa cosa non va bene).

Io dico sempre: “Scusa un attimo: queste cose gliele hai dette?”

“Eh, no, no non gliele puoi dire perché sennò…”

“Sennò che cosa? Allora non dirle neanche a me! Vai a dirgliele; andiamo insieme! Perché parlare alle spalle? Perché non ti assumi la responsabilità di quello che dici?”.

Già il fatto che uno parli alle spalle, ai miei occhi lo squalifica; già non credo a quello che mi dice, perché, comunque, ha veramente questo istinto di odio con intenti distruttivi di cui parla Bonhoeffer. 

Perché mi devo far contagiare dallo spirito di odio che non è lo Spirito Santo? Non è uno dei sette doni dello Spirito Santo, assolutamente! Lo spirito di odio a me ricorda il demonio, non ricorda Gesù: Gesù non aveva uno spirito di odio con intenti distruttivi. Per amor del Cielo, stiamo lontani!

Domani andremo avanti su questa questione perché è veramente importante: ne ricaveremo una grandissima ricchezza già oggi!

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

 

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