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La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 63

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione sul testo “La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia” di S. Pietro Giuliano Eymard di mercoledì 3 agosto 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 15, 21-28)

In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, – disse la donna – eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 63

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a  mercoledì 3 agosto 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal   capitolo 15 del Vangelo di san Matteo, versetti 21-28.

Continuiamo la meditazione del nostro testo di san Pier Giuliano Eymard sulla Santissima Eucarestia. 

Siamo arrivati a questa meditazione sulla serietà della vita. Scrive san Pier Giuliano Eymard:

“Correggetevi della leggerezza che vi porterà via o almeno vi impedirà di godere di Nostro Signore nella adorazione, di comprenderlo e di scoprire le deliziose meraviglie del suo amore.”

Dobbiamo proprio liberarci dalla leggerezza.

“Lo spirito serio è quello che vive della Verità di Dio e delle cose; si tiene nella Verità, nella realtà e non nel sentimento.”

Quindi dobbiamo proprio togliere lo spirito della leggerezza da noi perché la leggerezza ci impedisce di godere di Gesù, di poterlo comprendere e di poter scoprire le delizie e le bellezze del suo Amore. Quindi quando non incontriamo il Signore, è molto probabile che la ragione sia da cercare in questa leggerezza, mentre lo spirito serio vive della Verità di Dio, della verità delle cose.

Lo spirito serio vive della Verità, che vuol dire “vivere di Gesù”; cerca la verità, è uomo di verità, che fa verità dentro di sé, innanzi tutto, e poi attorno a sé. Non sopporta la finzione, non sopporta la menzogna, non sopporta l’ipocrisia, non sopporta la doppiezza. Non le vuole, non le cerca, non le ammette. Lo spirito serio sta, abita nella Verità; vuole essere una persona vera e vuole circondarsi di Verità. Ecco perché vive in compagnia di Gesù. La persona seria è una  persona che vive di realtà e la realtà è quella che è, capite? Se io  voglio il sole e oggi c’è la grandine, non è che io posso andare fuori con le ciabatte perché, se no, mi bagno tutto. Non vive di sentimenti, non vive di illusioni, non vive di facili emozioni. No: vive di realtà e la realtà non di rado è abbastanza cruda, è abbastanza seria – appunto – e chiama la serietà. Quindi dobbiamo imparare a guardare noi stessi, la realtà che ci circonda, proprio a partire dal principio di realtà. Noi dobbiamo essere persone che abitano la realtà, non la fantasia.

Prosegue San Pier Giuliano Eymard:

L’uomo serio è l’uomo del dovere: egli non agisce perché quella tal cosa gli piace, ma perché il suo dovere gliela comanda. Egli cerca la ragione del suo dovere, di  tutte le sue azioni per farle secondo il loro spirito. Non già che prime dell’obbedire voglia sapere il perché del comando 

Cosa che invece noi facciamo sempre: “Perché? Perché? Per quale motivo devo fare questa cosa?” 

Egli obbedisce subito al primo cenno perché è il dovere, ma invece di farlo macchinalmente, fissa il pensiero sulla gloria che Dio ricaverà da questa azione, sul bene che ne varrà alla Congregazione, alla sua anima.

Quindi capite? È anche un principio educativo interessante, no? Anche in una famiglia – pensate – i figli che obbediscono senza sapere il perché di quella obbedienza, di quel comando, ma nello stesso tempo non lo fanno neanche come schiavi, come macchine, perché lo fanno senza sapere il motivo, ma per la gloria di Dio. Cioè: anche se non so il motivo particolare, io so il motivo generale, cioè faccio questo atto di obbedienza per la gloria di Dio, per il bene che ne verrà alla mia famiglia, per il bene che ne verrà alla mia anima.

Si applica così a quello che fa e lo fa meglio. Non indietreggia quando incontra una difficoltà: la considera attentamente, la supera ovvero la schiva, mentre l’uomo leggero va innanzi finché sente gusto alla cosa e si arresta incontrando un ostacolo o quando il suo entusiasmo è svanito.

Guardate: è una radiografia perfetta…

Quindi adesso andiamo con ordine: l’uomo serio è l’uomo del dovere, quindi non è che l’uomo serio fa quella cosa perché gli piace farla o la fa tanto quanto avrà il gusto di farla. La fa perché il suo dovere glielo chiede. Quindi, se devo studiare, devo studiare. Capite? È così… “No, sì, ma dai… sì, ma anche no; no, ma anche sì…Va beh, poi vediamo” questo è il nostro modo di ragionare. Ma se il mio dovere mi chiede questa cosa, io la devo fare perché il mio stato, il mio lavoro, la mia vocazione mi chiedono di fare questa cosa, e di farla adesso. 

Quindi, se devo studiare, studio adesso, non dopo; e studio bene, senza fare mille pause, senza distrarmi. Come quelli che, quando la mamma dice: “Dai, aiutami a sparecchiare” rispondono “No, devo studiare”. “Va bene, vai a studiare”. Poi, quando tutti hanno finito di sparecchiare e sistemare, arriva – il furbone di turno – e dice: “Beh, io adesso andrei fuori a fare un giro…” Eh, no caro, eh no! Adesso stai in casa a studiare, perché non è che hai da studiare quando c’è da sparecchiare e lavare i piatti e poi, quando tutto è finito, il tuo studio improvvisamente finisce perché tu devi andare fuori a fare un giro… Vedete, lo spirito leggero? Questo è uno spirito leggero… Se il mio dovere mi chiede di fare questa cosa, la faccio; la faccio subito e la faccio bene. 

Pensate se ciascuno di noi facesse bene il suo dovere… come sarebbe bello il mondo! Il dottore che fa il dottore, il prete che fa il prete, la suora che fa la suora, il papà che fa il papà, la mamma che fa la mamma, il meccanico che fa bene il meccanico… Capite che tutto andrebbe perfettamente? Tutto sarebbe una meraviglia, cioè tu sai che quando quell’idraulico verrà ad aggiustarti il tubo, tu non devi star lì con l’angoscia che ci abbia messo su un cerotto di cellophane, ma sai che quel tubo lo ha fatto bene perché quell’idraulico fa bene il suo lavoro. E invece noi dobbiamo sempre controllare che chi fa il suo lavoro lo faccia bene, perché, magari, non lo fa bene, lo fa solo per i soldi e non ne ha voglia, capite? Ecco perché ci sono le  interrogazioni, i compiti in classe e gli esami… per questa ragione, non ce ne è un’altra. Dato che non mi posso fidare, perché ci sono i furbi, dato che non mi posso fidare che tu faccia il tuo dovere, allora lo verifichiamo e il tuo quattro, il tuo cinque, il tuo diciotto, il tuo essere bocciato dicono che non hai fatto il tuo dovere. 

Se io studente seguo bene – sto parlando dell’Università – durante l’anno tutte le mie lezioni dei corsi che devo frequentare, poi, quando arriva giugno, per esempio – giugno porta in sé le due grandi sessioni di esame che rappresentano poi la fine di tutto l’anno e partono all’inizio del mese, in genere, e terminano verso i primi di luglio – se ho fatto il mio dovere durante tutto l’anno, se ho studiato ogni santo giorno bene tutte le materie che avevo da studiare, mi sono fatto gli schemi, li ho preparati, ho fatto i riassunti, li ho ristudiati, li ho ripassati, li ho portati avanti passo dopo passo, posso dare gli esami tutti nella prima sessione. Qual è il problema? Tanto sono pronto! Praticamente da metà giugno io sono in vacanza; sono in vacanza da metà giugno fino a ottobre quando ricomincia l’Università. Vi rendete conto? Se ho fatto bene il mio dovere, finisco prestissimo gli esami e ho davanti praticamente tutto luglio, tutto agosto, tutto settembre, poi tre quarti di giugno e metà di ottobre… io ho davanti praticamente quattro mesi di vacanza… quattro mesi di riposo pulito. Ho fatto il mio dovere! E quando adesso mi arriva il giusto merito di poter riposare, potermi dedicare a quello che mi piace, fare una bella vacanza, poter riposare bene, poter pregare di più, poter leggere qualche bel libro, poter vedere qualche bel film, poter fare delle belle passeggiate, potermi davvero rilassare e recuperare tutta la fatica dell’anno, perché voi considerate: si inizia a metà ottobre, più o meno, novembre, dicembre, gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio… sono otto mesi scarsi, di fatto sono sette perché poi ci sono le vacanze di Natale e di Pasqua durante le quali, però uno studia perché ci sono gli esami della sessione invernale, però – diciamo – sono otto  mesi di Università lordi, otto mesi. Sì, ma poi te ne fai quattro di vacanza, capite? Se tu quegli otto mesi li fai bene, poi dopo tu hai quattro mesi di vacanza, e di vacanza gloriosa perché, capite, andare a casa con un libretto con ottimi voti, ti fa riposare bene. 

Quando si andava a fare gli esami universitari… Magari l’esame iniziava alle otto e mezza del mattino, nove, e si arrivava quando aprivano i battenti per andare a vedere sui tabelloni se qualcuno si fosse ritirato all’ultimo, dove fosse la classe; per andare a prendere una sedia e non stare in piedi tutto il tempo; per capire chi fosse prima di te, sapere chi si fosse ritirato durante la notte in preda al terrore, vedere i volti e poi c’erano quelli che – non so, mettiamo – quell’appello cominciava dalla lettera A (quello dopo per equità dalla Z) e avevano il cognome che iniziava con la B o con la D e quindi erano tra i primi…
Insomma: a causa di quelli che si erano ritirati il giorno prima — di cui si veniva a sapere solo lì perché allora non c’era ancora  internet —  e poi di quello che si è ritirato di notte perché in preda al terrore, di quello che non arriva al mattino perché per il terrore è scappato, di quello che… tu che dovevi essere il sesto o settimo, diventi il secondo o il primo… e allora si comincia “No, no io il primo no… io ho paura,  chi vuole venire al mio posto perché io devo ripassare?”
Ma stai scherzando? Il giorno dell’esame? Ripassi il giorno dell’esame? Ma dai… o hai studiato o non hai studiato. Il giorno dell’esame dovrebbe valere la legge del “prima lo faccio, meglio è”perché quello che è fatto è fatto. Va bene, uno dice “Do un’ultima  ripassata all’argomento a scelta” va bene, ma non è che ti ripassi un corso di un anno in venti minuti fuori dall’esame con l’angoscia di tutti che vanno avanti e indietro che son lì che non san più neanche dove sono. Ma no, è chiaro che non funziona così… E invece: “No, no, chi è che passa prima? Lascio il mio posto, lascio il mio posto…” e così va a finire che quello diventa ultimo e sta lì tutto il giorno nella angoscia ad aspettare che? 

Facciamo il nostro dovere, facciamolo fino in fondo, facciamolo onestamente. Dobbiamo studiare? E studiamo bene; facciamolo per la gloria di Dio, facciamolo per il bene della nostra anima, facciamolo per il bene della nostra famiglia, facciamolo per il bene della società, per il bene di coloro ai quali un giorno saremo mandati o siamo già mandati e chiedono che cosa? Competenza! Perché, capite, capita non di rado che diciamo “Sì, Tizio mi ha dato un consiglio, Caio me ne ha dato un altro, però io mi fido solo di quello lì, perché io so che quello è preciso, perché so che quello è preparato, perché so che quello mi dice le cose giuste, è onesto”. Quindi  vado da lui.

“Guardi, io ho sentito Tizio, Caio e Sempronio, però io voglio il suo parere perché mi fido solo di lei. Lei che cosa ne pensa?” Ma è una soddisfazione, no? Vuol dire che qualcuno ti riconosce che tu hai fatto il tuo dovere, a tal punto che si fida di te e questo è molto bello. Non è una vita sprecata, capite? Bene, e così lo fa al meglio perché lo fa per la gloria di Dio.

 Non indietreggia quando incontra una difficoltà

anzi a me verrebbe da aggiungere “trova un motivo in più per fare bene quella cosa” proprio perché è più difficile, proprio perché vede una difficoltà e dice “No, ci vuole più impegno, è una occasione anche per mortificarmi, lo faccio per Gesù, lo faccio per il bene di tutti e allora lo faccio bene”. 

Voi non vedrete mai una persona seria in ozio: impossibile! Una persona seria ha sempre da fare, è sempre impegnata, anche sotto un ombrellone, anche su cocuzzolo di una montagna è sempre impegnata. Cambiano i suoi impegni, ma una persona seria è sempre impegnata: considera attentamente la difficoltà, la supera o magari la schiva, dipende… invece l’uomo leggero va avanti finché sente gusto nella cosa.

Immaginatevi l’uomo leggero all’interno di una relazione affettiva con qualcuno, con una ragazza o con un ragazzo. Ci sono anche ragazze che non sono serie perché sono leggere esattamente come i ragazzi. La leggerezza e la serietà non conoscono maschio o femmina, quindi va avanti finché sente gusto. Poi, appena trova un ostacolo, si ferma. Classico, no? Classico nel mondo dello studio: “Quel professore ce l’ha con me, non mi capisce, mi perseguita, non mi vuole bene, non mi sopporta.” E allora? Che cosa facciamo? Può anche essere, tranquillamente: il professore è un uomo, quindi il fatto della simpatia magari dipende anche da te, magari dipende dal fatto che ti sei reso antipatico, non hai fatto bene il tuo dovere, ti ha trovato una volta in difetto – chi lo sa? – Oppure, semplicemente, lui sta sbagliando. E che cosa facciamo? Bisogna andare avanti, bisogna superare l’ostacolo. “No, ma forse è meglio cambiare classe” Eh, no! Gli ostacoli si affrontano, solo così si cresce, non si fuggono! Certo, poi ci sono casi in cui si deve fuggire quando l’ostacolo è un po’ particolare, però nella stragrande maggioranza dei casi dobbiamo imparare a affrontarli.

“L’entusiasmo viene meno” Eh… non per questo disfo una famiglia, rompo una relazione. Perché esiste anche un senso del dovere: “senso del dovere” che cosa significa? Significa “senso di responsabilità”, “avere la responsabilità delle persone a me affidate”. “No, ma io  devo  rifarmi una vita”. Ma una vita non si può rifare, la vita è quella che è. Vedete? Questo modo di parlare non è reale, non esiste “Mi rifaccio una vita”. Non puoi rifare la vita, la vita va avanti e tu puoi solo decidere di minuto in  minuto chi vuoi essere, ma non puoi tornare indietro, non si può tornare indietro.

L’uomo serio analizza le virtù. Propostosi, per esempio, di essere umile, si domanda ‘Per quali motivi?’ perché io peccatore debbo espiare il mio orgoglio, perché Gesù fu umile, perché questa virtù apre il Cielo e è la misura della Gloria;  scruta le ragioni e i motivi e ne persuade lo spirito, finisce per appassionarsi alla umiltà.

Vedete che bello? Anche il modo di procedere… Devo studiare, devo studiare bene, e allora si domanda: “Perché devo studiare bene? Per quale motivo devo lavorare, devo pregare. Perché?” 

Innanzi tutto perché tutto questo comporterà fatica e mi aiuterà a purificarmi da tutto ciò che in me non va bene. 

Secondo: perché Gesù fu una persona estremamente seria e responsabile. 

Terzo: perché il fare  bene quel mio dovere, sicuramente  mi apre il Cielo ed è anche la misura della gloria, dice san Pier Giuliano Eymard. 

Quindi, scrutiamo le ragioni, scopriamo i motivi, ci persuadiamo ulteriormente e ci appassioniamo. ‘Questa cosa la voglio proprio fare bene, mi voglio proprio impegnare. Questo è proprio bello!

Ecco, allora quest’oggi cerchiamo di vedere di fare in tutto quello che dovremo fare, cerchiamo di farlo bene, di farlo nella realtà, nella verità di stare lontano dal sentimento.

E domani, vi ricordo, è il Primo Giovedì  del mese, mi raccomando.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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