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Il Salterio di Gesù e di Maria del Beato Alano della Rupe, parte 27

Il Salterio di Gesù e di Maria del Beato Alano della Rupe

Meditazione

Pubblichiamo l’audio del ciclo di meditazioni dal titolo: “Il Salterio di Gesù e di Maria del Beato Alano della Rupe” di giovedì 27 ottobre 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

VANGELO (Lc 13, 31-35)

In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: “Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere”.
Egli rispose loro: “Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”.
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!””.

Audio della meditazione:

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Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 27 ottobre 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo tredicesimo del Vangelo di san Luca, versetti 31-35.

Oggi è il 27 del mese perciò ricordiamoci la preghiera alla Madonna della Medaglia Miracolosa alle 17:30.

Proseguiamo la nostra meditazione sul testo del beato Alano:

La decima Bestia dell’Abisso è il Grifone della Presunzione.

Questa Bestia, al contrario della disperazione, cade nel peccato contro lo Spirito Santo, al di là della misericordia di Dio, la sola che non si può ottenere senza la penitenza. La Fonte della grazia contraria ad essa nella Salutazione si offre qui: “E Benedetto”. Infatti, dice Anselmo, il Figlio di Dio ha dato la benedizione al mondo, con la sua inspiegabile pena per il mondo, insegnando anche a noi, ugualmente, a fare penitenza. La gravità di quella malvagità è tanto grande, quanto non si può valutare, non ammette confronto…

Voi vedevate un grifone, che davanti sembrava un’Arpia, per il volo baldanzoso, e per la superbia: dietro era simile ad un leone, per la grandezza del corpo e la smisuratezza della ferocia: un tale mostro, che era comparabile solo a se stesso, e a nessun’altra Bestia. Perciò San Gregorio di Nissa dice: La presunzione più di tutti i peccati, viola la giustizia di Dio, respingendola, come una cosa odiosa… I discorsi dei presuntuosi screditano, e ritengono senza valore le minacce di Dio e della Scrittura, svigoriscono la rettitudine, non ascoltano la Chiesa che rimprovera i vizi, come attesta l’esperienza.

I presuntuosi non hanno bisogno della Misericordia di Dio perché, di fatto, non hanno bisogno della sua giustizia… andiamo avanti e capiremo meglio.

E questo accade per la vanissima grande fiducia di sé della presunzione. Vi lasciarono stupefatti le innumerevoli ali nel mostro, le grandi mischiate alle piccole, esse sono rivelatrici delle idee che possiedono quegli spavaldi volatili: idee incostanti ed incerte; perciò cercano di giustificarsi dei peccati, e si rassicurano, illudendo se stessi con la misericordia di Dio… 

Loro non hanno bisogno della giustizia di Dio perché negano il peccato; al contrario, la giustizia di Dio ci permette di vedere il peccato in quanto Dio è giusto. Nella misura in cui i miei atti non sono giusti, non corrispondono alla giustizia, alla santità e ai comandamenti di Dio ecco che io infrango questa giustizia, mi contrappongo, mi ribello, presumo di essere superiore, di non aver bisogno, di vedere meglio di Dio, quindi comincio a dire che il peccato non esiste, che questo, quello è quell’altro non è peccato. 

Ora, se non c’è più il peccato, non c’è neanche più la Misericordia: a che cosa serve la Misericordia di Dio se il peccato non esiste? È un attributo di Dio assolutamente inutile. Se grazie alle mie idee ‘incostanti e incerte’, grazie al fatto che mi auto giustifico, che mi rassicuro, che illudo me stesso non avverto più il peccato, la Misericordia di Dio non serve più a niente. Allora mi invento una falsa Misericordia che è quella con la quale mi auto giustifico, ma la Misericordia di Gesù si realizza nel Confessionale e nel Tabernacolo dove riconosco il mio peccato, dice Santa Faustina.

Allora devo inventare un vitello d’oro, un falso Dio che mi permetta di illudermi, di giustificarmi e rassicurarmi. È la falsa Misericordia per cui tutto va bene, tanto Dio non giudica nessuno… certo che Dio giudica e la Scrittura è piena dei giudizi di Dio! Un esempio su tutti Mt, 25: i capri a sinistra e le pecore a destra. Più giudizio di così… Non dimentichiamo l’Apocalisse, la Parabola del ricco epulone e via di seguito. Certo che Dio giudica, ma giudicare non significa essere ingiusti, cattivi, spietati, disumani: Dio è giusto, Lui è la Giustizia e il suo Giudizio non è parziale come i nostri, è perfetto, quindi non c’è nulla di più bello, vero, misericordioso del Giudizio di Dio perché da sempre la Chiesa ci insegna che Giustizia e Misericordia in Dio vanno di pari passo e una non può fare a meno dell’altra. Si tratta però delle Vera Giustizia e della vera Misericordia che non illudono il peccatore, ma gli permettono di riconoscersi tale, di vedere il suo peccato – ecco la Giustizia – e di chiedere il perdono che, grazie alla Misericordia, gli viene dato.

Chi esce da questa ‘struttura’ è un presuntuoso.

… si erano rassicurati a vicenda nell’impenitenza, e avevano impedito anche il miglioramento degli altri.

Certo, perché il presuntuoso, quello che si giustifica dei peccati, si rassicura, illude se stesso non fa penitenza, ovvio! Se il peccato non c’è più, bisogna fare penitenza per che cosa? La falsa Misericordia non mi fa fare penitenza, perché dovrei farla? Divento impenitente e, in più, non mi accontento di questo, impedendo il miglioramento degli altri perché banalizzo l’importanza del riconoscimento del mio peccato.

Al contrario, se io vedo il mio peccato, se non vedo che ho offeso il Signore, ho bisogno di fare penitenza perché ho bisogno di riparare nel mio piccolo, per quello che riesco, per come sono capace; questa è una cosa che facciamo tutti quando offendiamo una persona e poi chiediamo scusa con un gesto di carità, una carezza, un regalino, una cenetta, un fiore. Se ho fatto del male, ho voglia di riparare, ma se non riconosco il male fatto…

Il presuntuoso che non abbandona la sua presunzione non può migliorare

Qui vedevate, per la maggior parte, i Potenti e i Chierici, pure ricchi, robusti, giovani, vanamente assai fiduciosi nella nobiltà, nella potenza, nelle ricchezze, nella forza, nell’età.

Il presuntuoso confida in tutti e in tutto tranne che in Dio; questo è il dramma del presuntuoso! 

L’undicesima Bestia dell’Abisso è il Rinoceronte dell’Odio.

Questo impreca Dio, nella stessa Persona, nella Signoria, nella Provvidenza, nella Fede, nei Sacramenti e nelle altre opere divine. I nemici di Dio ritengono senza valore tutti questi doni divini e raramente li usano, amando con più ardore soltanto le cose che periscono, e se stessi.

È gente materiale che ama le cose che periscono e finiscono, amano se stessi ma in modo sbagliato.

Tanto il peccato è smisuratamente cattivo, quanto sommamente Buono è Dio, che lui odia per sé stesso e negli altri. La Fonte della Carità ad esso contraria è posta, nella parola della Salutazione Angelica, “Il Frutto”. Tra i frutti dello Spirito Santo, il primo infatti è la Carità, che sgorga continuamente da esso… La colpa mortale è così grave per questo motivo, non perché uccide la natura, ma perché punisce l’anima con la morte eterna, e in verità crede piuttosto di uccidere lo stesso Dio, per quanto è presente in lei, vale a dire nell’anima, che è l’immagine di Dio. 

Dobbiamo stare attenti al peccato mortale che esiste! Esiste! E si chiama così perché uccide l’anima, la Grazia Santificante in noi. L’anima non può morire, ma la Grazia sì, spegnendo in noi la vita divina e noi spiritualmente siamo morti, il peccato mortale ci ha uccisi; ecco perché dobbiamo andare a confessarci il prima possibile.

Non una sola volta Dio ha rivelato questo, che egli preferirebbe, se potesse, farsi uccidere con una morte temporale, piuttosto che farsi favorire con un piccolissimo peccato mortale.

Il rinoceronte perciò, rappresentava il peccato dell’odio, perché esso possiede l’odio comune a tutti i bruti e alle belve, e odia assai smisuratamente tutte le cose, che non riconosce neppure chi ha riguardo per la sua specie…

Ci sono persone che trasudano odio dagli occhi, dal volto arcigno come quello di un rinoceronte. Quanto è diverso il volto di un bambino con quegli occhi grandi, spalancati che ti guardano fino al cuore! Invece chi odia ha l’occhio spento, torvo, piccolo, meschino.

Parimenti l’odio, dice San Gregorio Nazianzeno, sia possiede, sia è posseduto dall’odio, e con il solo pensiero uccide. Ma per l’abilità della Vergine Madre di Dio, la piena di Carità, con l’Angelica Salutazione, esso può essere vinto e legato…

 La forza dell’odio è simile a quella dello Spirito. Perché se infatti è conforme massimamente alla natura amare Dio e l’uomo simile a lui, è inevitabile alla stessa natura, per opporsi, massimamente odiare Dio e il prossimo. Così l’odio trafigge la stessa natura e assale Dio stesso…

L’odio, dice Orosio, è la porta di tutti i mali… gli odi sono soliti rinnovarsi ogni giorno e crescere lentamente. 

È per questo che dobbiamo stare lontano da questa bestia; abbandoniamo l’odio anche nel nome della religione. Quando si sentono parole d’odio, di insulto anche tra cristiani… che brutto! Stiamo lontani da chi trasuda odio!

La dodicesima Bestia dell’Abisso è il Corvo dell’Abitudine.

Questa Bestia, secondo i Teologi, non si identifica con qualche peccato preciso, per genere, specie e numero, ma è la condizione dei peccatori, che si ripete in modo ricorrente come il corvo con il suo ‘cras’ senza sosta: essa infatti è la perseveranza nei peccati o impenitenza.

Cras, cras, cras in latino significa ‘domani, domani, domani’. Sant’Espedito è rappresentato con ai piedi un corvo con in bocca un cartiglio con scritto ‘cras, cras, cras’: il Santo gli schiaccia la testa e tiene in mano la croce con scritto ‘Hodie’, Oggi! 

L’abitudine spinge a fare domani quello che potresti fare oggi, è la condizione dei peccatori che si ripete in modo ricorrente e senza sosta.

La Fonte ad essa contraria nella Salutazione Angelica è contenuta nella parola: “Del Seno”. Infatti ognuno comunemente nasce creato e plasmato dalla natura coi propri caratteri, sia perché i caratteri sono, nella maggior parte, come gli umori dei corpi, e alle loro indoli sono soliti corrispondere disposizioni degli animi pressoché uguali… 

L’abitudine a peccare è il male più grande di tutti i peccati già detti, così che per quanto grandi siano i peccati, essa attira nella sua immensità, un’aggiunta. Ohimè, il male anche se è minore nella colpa, tuttavia è massimo nella perseveranza. Essa riempie l’Inferno, perché alimenta e diffonde i mali.

Vedete, l’abitudine a peccare è il male più grande perché gli altri peccati sono gravi per la loro gravità di contenuto, questo, invece, è gravissimo perché è costante. 

Nel ventre del corvo, corvi simili a lui gridavano: ‘ aiuto, aiuto’, ma questo corvo, ai corvi rispondeva, ‘domani, domani’, e questo in eterno. 

La tredicesima Bestia dell’Abisso è la. Erettrice dell’Apostasia.

Da questa Bestia è profanata la Fede della Chiesa, della promessa e della concordia, cosicché ognuno separandosi da ciascuna di queste tre cose, ricerca invece quelle cose, che le sono proprie. La Fonte contraria ad essa nella Salutazione Angelica, zampilla nella parola: “Tuo”. Tu infatti sei tuo, soprattutto allora, dice San Girolamo, quando sei di Dio, restituendo a Dio ed alla Chiesa, le cose che sono di Dio, a Cesare e a ciascuno il suo; e così la Vergine Maria, la tutta di Dio, fu certamente sua. Chi poi, dice Pier Damiani, è del tutto suo, tutte le altre cose sono pure sue, ed egli è da annoverare tra quelli che non hanno niente e che posseggono tutto. L’enormità dell’apostasia sopra detta, supera quasi ogni cosa, non solo da parte di chi apostata, ma anche da parte di coloro che favoriscono gli apostati. Voi tutti siete quelli, che avete favorito l’empietà. E alcuni di voi, ostinati, non desistono ancora…

L’apostasia è proprio il rinnegamento radicale della propria fede, della propria appartenenza a Gesù e alla Chiesa; invece, quando abbiamo Dio, abbiamo tutto perché ci ritroviamo in Dio.

L’apostasia infatti separatasi da Dio, fece i demoni e l’Inferno… L’apostasia della fede allontana dalla Fede, dalla Speranza e dalla Carità: i tre voti della professione. 

Poi abbiamo:

La quattordicesima Bestia dell’Abisso che è il Mostro della Guerra.

La guerra, dice San Massimo, è ogni male: da essa nessun peccato è lontano; chi desidera la guerra, mette facilmente a rischio la vita: nella guerra non c’è nessuna salvezza.

La Fonte ad essa contraria nella Salutazione Angelica è “Gesù”, che è un Re pacifico, che a Pietro che stava per lanciarsi all’attacco disse: Rimetti la tua spada nel fodero. Infatti chiunque avrà ucciso con la spada, perirà di spada.

La cui spiegazione è: con la spada temporale o della dannazione, oppure con entrambe. 

Noi dobbiamo stare attenti a questa bestia e a tutti coloro che sostengono ogni genere e forme di guerra, anche perché la guerra espone a tutti i peccati possibili. Dobbiamo stare attenti ai bellicosi, a quelli che amano fare guerra, creare disordini; ecco perché abbiamo tanto bisogno di pace e la pace si ha solo quando si è con Dio, si ha solo quando si afferma la regalità di Gesù nella nostra vita innanzi tutto!

La quindicesima Bestia dell’Abisso è il Drago del Sacrilegio.

Questa Bestia è, in generale, tutto ciò, che designa l’irriverenza alla Sacra Fede, tuttavia sotto una triplice differenza di forme, in conformità alla triplice proprietà della santità, vale a dire delle Persone, dei Luoghi, e delle Cose Sacre; come per esempio lo sono i Sacramenti, i Sacramentali, le cose consacrate e quelle dedicate al loro ministero. Qui si osservano le Simonie palesi, e rivestite di pallio, che sono le profanazioni della condizione ecclesiastica. La Fonte contraria ad esso, nella Salutazione Angelica è la parola Cristo, cioè Unto, dal quale si espande tutta la forza e la santità dei Sacramenti, ma attraverso la Madre di Dio, a somiglianza di un canale. Ella, dice Sant’Anselmo, è la Tesoriera di così grandi Misteri. Guai, a coloro che si dilettano di stare in questa situazione… questa indicibile nefandezza grida in modo atroce verso il Cielo…

Quindi dobbiamo stare proprio attenti…

E il Dragone faceva uscire, dietro alla Madre e al Figlio, un fiume sulfureo; esso rappresenta le puzzolenti orazioni, le indegne celebrazioni di Chierici e di Religiosi, o di laici: come se con esse stessero per sommergere la Giustizia vendicatrice di Dio…

Se siamo indegni, stiamo lontani e prima andiamo a confessarci. 

 Guai, a quelli che guastano così le Cose Divine, che le volgono in terrene ed in sacrileghe. Fanno guerra contro Michele e i suoi Angeli, perché agiscono male contro i buoni ed i giusti… così il sacrilegio opera con lo scandalo…

Allora chiediamo al Signore di stare lontano in tutti i modi da questa bestia terribile!

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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