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Per amare Dio non occorre essere perfetti ma innamorati

Unzione di Davide

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di martedì 19 gennaio 2016.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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La visione di nostro Signore e la continua conversazione che avevo con Lui aumentarono di molto il mio amore e la mia fiducia. Comprendevo che se è Dio, è anche uomo, e che, come tale, non solo non si meraviglia della debolezza umana, ma sa pure che questa nostra misera natura va soggetta a molte cadute, causa il primo pecca-to che Egli è venuto a riparare. Benché sia Dio, posso trattare con Lui come con un amico.

(S. Teresa di Gesù, Vita, cap. 37, n. 5)

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

Per amare Dio non occorre essere perfetti ma innamorati

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Queste prime letture di questi giorni, tratte dall’Antico Testamento, dal Libro di Samuele, ci rivelano la storia del Re Davide e la storia di Saul, queste vite così diverse.

Quest’oggi il Signore ormai ha rigettato Saul, perché Saul ha rigettato il Signore, non ha obbedito al Suo comando per due volte, e quindi il Signore manda ad ungere Davide.

Persino Samuele non ha ancora assimilato il modo di giudicare di Dio, persino Samuele fa fatica ad avere gli occhi di Dio nella valutazione. Infatti, il primo che lui vede, è convinto (perché era alto, perché era grande, perché era forte, perché qui e perché là…) che fosse lui il prescelto da parte di Dio, ma il Signore dice: «Io l’ho scartato», perché non conta quello che vede l’uomo, in quanto il Signore vede il cuore.

Quante volte noi facciamo scelte, fondandoci sull’apparenza!

Purtroppo, facciamo scelte, alle volte, che sono rimediabili, e altre volte no.

Se io sposo una persona fondandomi sull’apparenza, come oggi è molto di moda fare, poi, col passare del tempo, mi si rivela una grandissima delusione, perché io non mi sono sforzato di conoscere il cuore di quella persona; certamente, solo Dio può vedere nel profondo, ma almeno conoscerla un po’, le sue intenzioni, il suo cuore, il suo taglio interiore, la sua anima, lo stile profondo spirituale, intellettuale, psicologico, interiore, di quella persona… io mi sono fondato sull’apparenza.

Oggi c’è il culto dell’apparenza, dell’evanescenza, di quello che appare, appunto, ma senza contenuto, non si va a guardare quello che sta dentro.

Basta vedere una persona in ginocchio, che prega: «Oh… che devozione!»

Quale devozione? È sufficiente vedere una persona in ginocchio che prega, per dire che c’è devozione? È sufficiente vedere uno che dice tante preghiere, per dire che c’è devozione? La devozione è un’altra cosa!

Il Signore guarda il cuore, ed è esattamente quello che ci diceva ieri, quando parlavamo del Re Saul.

Non è il fare tante cose che dice che io veramente ci metto l’anima e il cuore nel fare queste cose, perché, se poi dopo non ho una purezza di intenzione, se poi dopo non ho un cuore semplice, un cuore obbediente, un cuore disponibile, un cuore umile, ma se sono superbo, presuntuoso, se credo di sapere solo io, tutto io, unicamente io, capite che è molto difficile pensare che con il Signore si possa instaurare una relazione.

Allora, questa mattina volevo usare una espressione di Santa Teresa di Gesù, una sua bellissima espressione presente nella sua “Vita”, al capitolo 37, che è di grande conforto per tutti coloro che sono esattamente come il Re Davide (da giovane, da piccolino, perché dopo ha fatto anche lui le sue pasticciate, ma finché è stato giovane si è comportato bene).

È di conforto perché, vedete, il Re Davide era diverso: fulvo, e in quelle terre di fulvi non c’era nessuno, perché di rossi laggiù non ce n’erano assolutamente, quindi una diversità incredibile un rosso in mezzo a gente tutta scura; poi bello e gentile di aspetto, quindi era diverso, non era un rozzo troglodita, un bozzo di uno che si muove a pascolare le bestie… no, no, anche se faceva quel mestiere, lui però, dentro e fuori, aveva questa gentilezza, che veniva dalla bellezza del suo animo.

Era un ragazzo completamente diverso, tanto che il padre, non solo perché era il più piccolo, ma proprio perché così diverso, neanche lo chiama davanti al Profeta, non lo reputa neanche minimamente sospettabile di una scelta da parte di Dio.

Ecco, ce ne sono di queste persone, ce ne sono di persone così belle…

È bene leggere queste quattro righe di Santa Teresa, la quale scrive: “La visione di nostro Signore Gesù Cristo e la continua conversazione che io avevo con Lui, aumentarono di molto il mio amore e la mia fiducia”.

Che bello… più noi preghiamo, più noi stiamo col Signore, più aumenta la fiducia, l’amore, e sparisce la paura; il timore (falso), la paura di chissà che cosa, vanno via. Più noi stiamo con una persona, quindi con Dio a maggior ragione, più impariamo ad amarLo e ad avere fiducia in Lui… molto bella questa cosa!

Comprendevo che se è Dio (Gesù), è anche uomo, e che, come tale, non solo non si meraviglia della debolezza umana, ma sa pure che questa nostra misera natura va soggetta a molte cadute, causa il primo peccato che Egli è venuto a riparare. Benché sia Dio, posso trattare con Lui come con un amico”.

Perché è importante questo testo? Perché, vedete, per una errata formazione umana e spirituale, noi crediamo che, essere amici di Gesù, voglia dire essere già perfetti.

Noi crediamo che, per amare Dio, dobbiamo essere perfetti, così non Lo ameremo mai, e a causa delle nostre debolezze, delle fatiche e delle fragilità che abbiamo (non sto parlando dei peccati, sto parlando proprio delle debolezze strutturali, interiori), noi crediamo che il Signore non ci apprezzi.

Quante volte si sentono le persone dire: «Ho peccato perché mi sono venute nella testa delle bestemmie; ero a Messa e mi sono passate le bestemmie nella testa, stavo pregando e mi sono venute le bestemmie in testa, stavo dicendo il Rosario e mi sono venuti dei pensieri impuri, ero a Messa e durante l’adorazione mi sono venuti dei pensieri strani nella testa: ho peccato».

Ma no! Ma no! Questi non sono peccati, perché manca la volontà, l’adesione.

Sono delle tentazioni del demonio, che Padre Pio dice: «Vanno disprezzate e punto, non bisogna neanche stare lì a ragionarci sopra, bisogna disprezzarle, perché servono per turbare la coscienza, per turbare l’anima».

Quindi, noi abbiamo delle debolezze strutturali, dovute al peccato originale, del quale purtroppo non si parla più, anzi lo si misconosce, invece, quel peccato originale lì, quella disobbedienza primaria lì, purtroppo, ha condizionato tutti e ci ha reso più fragili, più deboli.

Santa Teresa dice che il Signore non si meraviglia di questa debolezza, perché Lui la conosce, è venuto apposta per questo, quindi, non turbarti d’animo, non permettere che la tua debolezza ti confonda, ti faccia pensare che il Signore è arrabbiato, che il Signore è offeso, che il Signore è risentito, perché tu avverti dentro questa fatica, questa debolezza. Tu pensa invece che il Signore la conosce, che il Signore sa che tu sei fragile, sa che tu sei debole.

Magari facciamo un proposito e non riusciamo a mantenerlo, o non riusciamo a mantenerlo completamente, magari facciamo un proponimento, un progetto e cadiamo, non ce la facciamo a farlo bene sempre, ma il Signore ci vede, sa che quella cosa qui fa parte del nostro cammino di maturazione, che serve questa cosa per crescere nell’amore di Dio.

L’importante cos’è? È la retta intenzione, cioè l’importante è che tu, nell’anima, abbia una seria e volitiva ricerca di Dio, quindi una confessione frequente, quindi una preghiera costante, prolungata, solida, bella, fatta bene, la Messa quotidiana.

Se io ho questi grandi pilastri nella mia vita, che mi dicono che io mi sto impegnando veramente, che la mia intenzione è retta, che voglio veramente seguire il Signore, allora, quando ci sono queste fragilità, che magari sono anche evidenti, noi sappiamo che il Signore guarda il cuore, come nel Re Davide e andiamo avanti e non ci lasciamo turbare.

Non dobbiamo avere nell’anima una ricerca di perfezionismo, ma di perfezione.

Il perfezionismo è la ricerca della perfezione fine a sé stessa, che non è altro che mossa dall’amor proprio e dall’orgoglio, mentre la perfezione è la ricerca, di questa, per amore di Dio; quindi, ciò che mi muove è il fine, è Dio, non è che io mi senta perfetto.

I Santi ci dicono che noi non dobbiamo mai neanche giudicarci, non spetta a noi il giudizio, non dobbiamo stare lì a fare giudizi, noi siamo chiamati a guardare il crocefisso.

Quando io vi faccio l’omelia alla Messa, ho davanti a me questo bellissimo e grande crocefisso, che guardo, e misuro ogni parola per vedere se è una parola che sta presso la croce, che esce dalla croce, che sta con la morte in croce di Cristo.

I Santi, con queste parole, ci dicono che sì, ci sta, e noi dobbiamo starci con tanta serenità, con tanta pace, e, se cadiamo, non solo nelle imperfezioni, ma nel peccato, andiamo a chiedere perdono, velocemente, non teniamolo sulla coscienza.

Andiamo velocemente a chiedere perdono, perché ogni volta che noi ricorriamo al Sacramento della Penitenza, il Sangue di Cristo non solo ci purifica, ma ci rinnova la grazia per seguirLo.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

 

Letture del giorno

Martedì della II settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Prima lettura

1Sam 16,1-13 – Samuèle unse Davide in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su di lui.

In quei giorni, il Signore disse a Samuèle: «Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l’ho ripudiato perché non regni su Israele? Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuèle rispose: «Come posso andare? Saul lo verrà a sapere e mi ucciderà». Il Signore soggiunse: «Prenderai con te una giovenca e dirai: “Sono venuto per sacrificare al Signore”. Inviterai quindi Iesse al sacrificio. Allora io ti farò conoscere quello che dovrai fare e ungerai per me colui che io ti dirò».
Samuèle fece quello che il Signore gli aveva comandato e venne a Betlemme; gli anziani della città gli vennero incontro trepidanti e gli chiesero: «È pacifica la tua venuta?». Rispose: «È pacifica. Sono venuto per sacrificare al Signore. Santificatevi, poi venite con me al sacrificio». Fece santificare anche Iesse e i suoi figli e li invitò al sacrificio.
Quando furono entrati, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuèle: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore». Iesse chiamò Abinadàb e lo presentò a Samuèle, ma questi disse: «Nemmeno costui il Signore ha scelto». Iesse fece passare Sammà e quegli disse: «Nemmeno costui il Signore ha scelto». Iesse fece passare davanti a Samuèle i suoi sette figli e Samuèle ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuèle chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuèle disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!».
Samuèle prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.

Salmo responsoriale

Sal 88

Ho trovato Davide, mio servo.

Un tempo parlasti in visione ai tuoi fedeli, dicendo:
«Ho portato aiuto a un prode,
ho esaltato un eletto tra il mio popolo.

Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l’ho consacrato;
la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza.

Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”.
Io farò di lui il mio primogenito,
il più alto fra i re della terra».

Canto al Vangelo

Cf Ef 1,17-18

Alleluia, alleluia.
Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo
illumini gli occhi del nostro cuore
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati.
Alleluia.

Vangelo

Mc 2,23-28 – Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!

In quel tempo, di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe.
I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!».
E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».

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