Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione di sabato 10 aprile 2021 – Sabato fra l’ottava di Pasqua
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
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CONVERSARE…
Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.
Eccoci giunti a sabato 10 aprile 2021, Sabato fra l’Ottava di Pasqua, domani sarà un giorno importantissimo, grandissimo, bellissimo perché è la festa della Divina Misericordia. Una settimana fa eravamo al Sabato Santo, vigilia di Pasqua e una settimana dopo saremo in quella che si chiama Domenica in Albis e celebreremo la festa della Divina Misericordia. Il Vangelo che abbiamo ascoltato quest’oggi è tratto dal cap. XVI, vv. 9-15 di San Marco.
“Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato”
Cioè Domenica, e doveva essere anche un mattino molto presto.
“Gesù apparve prima a Maria di Màgdala”
Proprio a lei, che veglia ed esce presto per andare a cercare Gesù. Maria di Màgdala, dalla quale Gesù aveva cacciato 7 demoni.
“Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto.”
L’altro giorno ci domandavamo dove fossero questi Discepoli mentre questa donna vegliava, una donna con un passato veramente difficile, molto pesante, molto denso di sofferenza e di peccato. Dove sono mentre lei è lì da sola a cercare Gesù al sepolcro? Loro sono in lutto e in pianto. Lei, che ha sentito molto meno di loro e ha partecipato molto meno di loro alla vita di Gesù, lei è là in pianto, perché veglia, aspetta, geme, cerca, supplica la presenza di Gesù, ma è la dove lei pensa di trovare il Suo Corpo, nell’ultimo luogo dove Gesù è stato posto. Loro no, loro sono a piangersi addosso, loro sono a fare il lutto. Loro sono soli fra loro, a piangersi addosso e a fare il lutto. Dobbiamo stare attenti a piangerci addosso, i frignoni e i piagnoni hanno un problema, che non sanno vedere e udire, perché vedono e odono solo se stessi.
“Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero.”
Perché il mio dolore è molto più grande di te, delle tue parole e della tua esperienza. Io non lo vedo, non c’ero, io piango, rimango chiuso nel mio dolore. Non avere orecchi, non avere cuore, spazio dentro di noi, in nome del nostro dolore, per la novità che ci viene dall’alto, vuol dire rimanere congelati in questo dolore, che è un’assurdità.
“Perché piangete? Sono morto, ma sono Risorto.” C’è un piangere, lo dice anche San Paolo, c’è un soffrire che è assolutamente inutile. Non tutte le nostre lacrime hanno valore e senso, perché quando sono frutto di ripiegamento su sé stessi, di chiusura, non sono lacrime “salvifiche”, sono lacrime assolutamente inutili. Bisogna vedere perché soffri, cerchiamo di capire la ragione di questo tuo soffrire, in questo caso è il non credere, non credono a Maria Maddalena.
“Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro.”
Quando io sono ripiegato su me stesso, quando io vedo solo me stesso, quando io sperimento solo me stesso, non so vedere altro. Ci sono quelle persone che quando parlano di sé, fanno una litania del loro dolore: “Ma io ho sofferto, ma nessuno mi capisce, ma nessuno mi comprende, ma nessuno mi pensa, ma nessuno mi aiuta…”. E se tu cerchi di dire una parola di speranza, di salvezza, non credono, perché non sono capaci a motivo del fatto che non c’è spazio.
“Alla fine, apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola…”
Non mentre pregano, non mentre piangono, non mentre fanno silenzio, non mentre dormono, ma Gesù appare loro “mentre erano a tavola”. C’è sempre questo ritorno al mangiare insieme, che noi abbiamo così tanto depauperato, così tanto spogliato, defraudato di tutta la sua valenza.
C’è un proposito, che proprio adesso mi si apre davanti agli occhi, che è un proposito affascinante, un proposito che è anche una penitenza: da adesso quando vado a tavola non porto più il telefono con me, il telefono rimanga altrove, ma non lo metto vicino a me spento, no, non sarà più con me, dovrà essere dimenticato.
La tavola è un luogo troppo importante, umanamente ma anche spiritualmente. Abbiamo il vino che ci ricorda l’Eucarestia; abbiamo il pane che ci ricorda l’Eucarestia, la manna; abbiamo l’acqua, l’acqua che esce dalla roccia, l’acqua che esce dal costato di Cristo quando viene trafitto; abbiamo l’olio, l’olio della letizia, l’olio che scende dalla barba di Aronne, dice il Salmo, l’olio con cui vengono unti i battezzati, i cresimati, i Sacerdoti, i malati; abbiamo il sale, noi siamo chiamati ad essere il sale della terra. Quante cose abbiamo sulla tavola che ci ricordano il Vangelo e noi invece mangiamo guardando la televisione.
Altro proposito: quando mangio non guardo la televisione, non ascolto la radio, non mi guardo un film. Quando mangio, mangio. Al massimo si potrebbe fare come i monaci, quando mangio ascolto qualcosa di utile, di importante, così mentre nutro il corpo nutro anche la mente e l’anima. Mangiare e nutrire l’anima, mentre nutro il corpo. Si può ascoltare una conferenza, una catechesi, un audiolibro, come fanno i monaci, e come fanno i frati in alcuni tempi dell’anno, oppure il silenzio, tacere.
“Li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto.”
Dobbiamo imparare a fidarci gli uni degli altri, dobbiamo imparare ad uscire da noi stessi, dobbiamo imparare a fidarci dell’esperienza che gli altri hanno fatto di Gesù, perché questo ci aiuta tanto, ci libera tantissimo. Essere increduli è brutto. Non vuol dire che devo diventare “credulone”, ma non vuol dire neanche che devo sospettare di tutti e di tutto, tranne che di me stesso. Non dobbiamo diventare San Tommaso, quando ancora non era ancora Santo, che vuole mettere il dito nelle piaghe per vedere il segno dei chiodi. Se una persona degna di fede, che ama il Signore, ti dice che ha sperimentato determinato cose, perché non ci devi credere? Solamente perché tu sei lì a piangere? Prova ad ascoltarlo, prova a fidarti, prova a lasciare entrare la speranza dentro di te, la virtù teologale della speranza che possa entrare dentro di noi e farsi spazio e abitare.
“Li rimproverò…”
Quindi oltre ad essere in lutto, in pianto, adesso vengono anche rimproverati, perché hanno buttato via tempo ed energie.
E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».
Questa è la salvezza. Chissà Maria di Magdala com’era felice di vedere che lei non ha mai abbandonato questa speranza, di incontrare e rivedere Gesù. Sicuramente questo allarga il cuore, perché ti fa capire che non sei il centro del mondo, che il Signore è altrove rispetto a quello che pensi e credi tu.
Il tema che abbiamo affrontato in questi giorni, frontalmente e trasversalmente, è il tema del discutere, del parlare, del conversare. A me non piace molto usare il termine “discutere”, ma conversare sì. C’è un professore che ha fatto questo acrostico con la parola conversare. Se voi mettete la parola conversare in verticale, ogni lettera diventa una parola, io adesso vi leggo che cosa lui ha pensato con la parola conversare. Attraverso queste parole vi rendete che cosa vuol dire il conversare:
“Conversare è: Calandosi Onestamente Nella Vera E Ricca Sensibilità Altrui, Reciprocamente Edificarsi, o Edificandosi.
O c’è questo o non c’è conversazione.
Come vi ho promesso vi parlerò della parola “dialogo” che è tutto il contrario di questo, “dia-logo”, chi è un po’ esperto di etimologia già capisce, chi sa un po’ di greco già capisce. Vi lancio questo assaggio: “dia-logo” – “dia-volo”, è quel “dia” che è un problema. Ve lo spiegherò.
Conversare è “calarsi” con una mente onesta, senza pregiudizi, senza falsità, senza ambiguità, nella vera e ricca sensibilità altrui, solo così conversi con una persona, se ti cali, libero da te stesso, nella sensibilità ricca e vera dell’altro, edificandosi reciprocamente. Facciamo questa esperienza, mi raccomando, chiediamo al Signore questa grazia importantissima.
C’è un fatto accaduto nel 1892 che adesso vi leggo, che ci farà capire quanto il conversare sia difficile:
“Un uomo di 75 anni viaggiava in treno leggendo un libro durante il tragitto, al suo fianco viaggiava un giovane universitario che leggeva anche lui un voluminoso libro di scienze… Improvvisamente, il giovane si rende conto che il libro che sta leggendo il vecchio è una Bibbia e senza troppe cerimonie gli chiede:
“Credi ancora in quel libro pieno di favole e storie?”
“Sì, certo, rispose il vecchio, ma questo non è un libro di fiabe, né delle favole, è la Parola di Dio…Voi pensate che mi stia sbagliando nel farlo?”
Il giovane rispose:
“Certo che ha torto. Penso che lei, signore, dovrebbe dedicarsi allo studio della scienza e della storia del mondo. Dovreste vedere come la rivoluzione francese, avvenuta più di 100 anni fa, ha mostrato la miopia, la stupidità e le bugie della religione. Solo persone senza cultura o fanatici, credono ancora in queste sciocchezze. Dovreste sapere un po’ di più cosa dicono gli scienziati di queste cose.
Il signore anziano con molta calma gli disse:
“E dimmi, giovane, è questo che dicono i nostri scienziati della Bibbia?”
Il giovane gli rispose:
“Guarda, dovrei scendere alla prossima stazione, non ho tempo di spiegarti, ma lasciami il tuo nome con il tuo indirizzo, così posso inviarti del materiale scientifico per posta, in modo da illuminarti un po’ sulle questioni che contano davvero per il mondo.”
Il vecchio allora, con molta pazienza, aprì con cura la tasca del cappotto e diede al giovane universitario il suo biglietto da visita. Il giovane prese il biglietto, e nel leggere chi era la persona con cui aveva interloquito, uscì con la testa bassa e gli occhi persi, sentendosi peggio di un’ebete.
Sulla carta c’era scritto: “Professor Dottor Louis Pasteur, Direttore generale dell’Istituto nazionale di ricerca scientifica dell’Università nazionale francese.”
Questo giovane ha dato dell’ignorante a Pasteur. Andate a leggere su Wikipedia chi è stato Pasteur, perché se no noi non sappiamo esattamente chi è stato. Andrei, se fossi in voi, a dare un’occhiata, a vedere che tipo di vita ha fatto quest’uomo. Lui è rimasto per tutta la vita assolutamente, fervorosamente cattolico. Lui aveva una frase un po’ tipica sua: “Ho la fede di un contadino bretone, e per il momento in cui morrò, spero di avere la fede della moglie del contadino bretone”. Dice “bretone”, perché la Bretagna era nota per la religiosità, era rinomata per la religiosità dei cittadini che l’abitavano.
Penso che noi, forse, prima di parlare con le persone dovremmo conversare, e dovremmo per certi versi essere molto più umili. Questo ragazzo ha fatto sicuramente una pessima figura, forse lui pensava di illuminarlo con la sua scienza, in realtà è andato via con la coda tra le gambe, perché noi non sappiamo conversare, questo è il problema, noi non sappiamo parlare a questo livello, a livello profondo. Anche i Discepoli nel Vangelo, i due di Emmaus, discutevano ma non conversavano, parlavano con Gesù da saccenti, ed era Gesù, e questo giovane che dà a Pasteur dell’ignorante.
Chiediamo al Signore la grazia importantissima di saperci fidare, di saper abitare la speranza dentro di noi, e di saper veramente conversare con le persone. Se i Discepoli lo avessero fatto con Maria Maddalena appena tornata, non sarebbero caduti nel pianto, nel lutto, nella durezza di cuore e nell’incredulità.
Mi raccomando, prepariamoci bene alla festa di domani, facciamo tutto quello che è possibile fare per viverla al meglio, non lasciamo indietro niente. Cerchiamo stasera, stanotte, di fare qualcosa. Oggi finisce la Novena della Divina Misericordia. Ricordiamoci che si concede l’Indulgenza Plenaria alle solite condizioni: confessione, Comunione, preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. Si faccia qualche pratica di pietà in una Chiesa, nell’ora della Divina Misericordia o almeno si reciti alla presenza del Santissimo Sacramento pubblicamente esposto, o custodito nel Tabernacolo. Potremmo fare la Coroncina, le Litanie della Divina Misericordia; quindi il Padre Nostro, il Credo, almeno una pia invocazione “Gesù Misericordioso, confido in Te”, e possiamo recitare la Coroncina alle 15.00, e gustiamoci questa festa della Divina Misericordia, gustiamola fino in fondo, perché noi siamo veramente custoditi dalla Divina Misericordia, tutte le volte che vogliamo, possiamo andarci a confessare, possiamo andare a chiedere al Signore la grazia, il perdono dei nostri peccati.
Il Tribunale della Divina Misericordia è il Confessionale e il Tabernacolo, dice Gesù a Santa Faustina. Magari domani possiamo leggere qualche pagina di Santa Faustina, lasciarci un po’ catturare da lei.
E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.
Da domani mattina presto, alzatevi, mi raccomando, in onore e riconoscenza della Divina Misericordia di Gesù. Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.
Sabato fra l’ottava di Pasqua
VANGELO (Mc 16,9-15)
Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo.
Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero.
Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro.
Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».