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Il lato oscuro della luna…

Luna

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 9 aprile 2021 – Venerdì fra l’ottava di Pasqua

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

IL LATO OSCURO DELLA LUNA

Eccoci giunti a venerdì 09 aprile 2021, venerdì fra l’Ottava di Pasqua, abbiamo appena ascoltato il Vangelo di oggi, tratto dal cap. XXI, vv. 1-14 di San Giovanni Apostolo.

È bello vedere questo gruppo di Discepoli che stanno insieme, che fanno una vera vita comune, che condividono la loro vita, perché innanzitutto condividono una passione, condividono un’esperienza. Non si può fare vita comune, che sia in un convento, in una famiglia, in un posto di lavoro, in un’amicizia, in una classe, se non c’è la condivisione della medesima esperienza, ognuno secondo i suoi modi, ma l’esperienza deve essere la medesima. Perché se no che cosa è in comune? Noi? Noi cosa mettiamo in comune? Ci deve essere una base forte, capace di reggere l’io, il tu, e il noi. Se stiamo insieme in nome di un’esperienza comune ma questa esperienza non c’è, siamo semplicemente una S.p.a.. Condividere fisicamente la tavola, lo spazio, la casa, le camere, la sala, questo non vuol dire fare una vita in comune, perché non c’è niente in comune, se non lo spazio. Noi possiamo stare insieme ad una persona 50 anni e non condividere mai nulla, perché non abbiamo una medesima esperienza da condividere. Questo è il dramma che forse bisognerebbe spiegare un po’ di più a coloro che vogliono cimentarsi nell’avventura grande dell’umanità cristiana, dell’umanità che trova sé stessa, alimenta sé stessa, pensa sé stessa a partire da Gesù.

Proprio oggi parlavo con un giovane, ho avuto una bella e lunga telefonata dove parlavamo proprio di queste cose, parlavamo e io dicevo: “Pensa quanti ragazzi che ci sono a questo mondo che hanno delle potenzialità bellissime, avrebbero potuto fare cose stupende, offrire anche alla società i loro talenti meravigliosi, secondo la loro natura, secondo le loro doti e genialità, che però hanno buttato via tutto dentro all’esperienze brutte devastanti, inutili, hanno sciupato la vita. Quanti ragazzi che hanno abbandonato l’università, neanche iniziata, che non hanno intrapreso un apprendistato serio nel mondo del lavoro per imparare un mestiere, che non sono stati capaci di dedicarsi a niente. È un peccato terribile”

E lui mi rispondeva dicendo: “Padre Giorgio io di fatto sono uno di questi ragazzi e so che cosa vuol dire. Quando dentro hai un vuoto profondo, una voragine, tu cerchi di riempirla in tutti i modi, solo che se non hai Gesù la riempi nei modi peggiori possibili.”

E poi mi ha detto:

“Solo incontrando Gesù, due cose hanno cambiato radicalmente la mia vita, l’ordine del tempo, e la cura della mia persona.”

Nel momento in cui arriva Gesù tutto ciò che ti fa male se ne va, devi lasciarlo, perché o lasci Gesù, o lasci tutto ciò che fa male alla tua persona. Nel momento in cui arriva Gesù tu non puoi più perdere tempo e ti viene voglia di usare il tempo e usarlo bene.

E poi mi ha detto questa frase:

“Quando incontri veramente Gesù, l’incontro con Gesù ti fa scoprire il lato buio della luna, cioè quel lato che non vede nessuno e che si sporge unicamente sull’Eterno. È il lato verginale della luna, quel lato che è totalmente riservato sull’Eterno, sull’Infinito. Se parli di queste cose ai ragazzi gli spuntano le ali dietro la schiena, incominciano a volare e non li fermi più.”

È quando condividiamo questo che allora c’è comunità. È un po’ quello che viveva Santa Teresa D’Avila, quando insieme a quelle 4-5 persone che erano anche laici, preti, frati, persone varie — non le sue suore — e si ritrovano insieme, in sintesi dice: “Avevamo qualcosa in comune da condividere e volevamo condividerlo insieme, volevamo stare insieme.” Erano insieme perché c’era questo fondamento che era Gesù. Gesù è bello esteticamente, moralmente, è bello tutto, è proprio bello averlo nella propria vita, perché ti porta dentro tutto questo ordine, questa onestà, verità, amore, carità, pietà, compassione, Misericordia, attenzione.

Riprendendo il Vangelo, i Discepoli sono tutti insieme e ad un certo punto Simon Pietro dice che va a pescare.

Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te».

Immaginiamo la scena. Non possiamo stare separati, dobbiamo stare insieme, anche a pescare. Non ho voglia, ma vengo anch’io. A me interessa che stiamo insieme, non dove andiamo. Come quelli che il sabato sera passano la serata a decidere dove andare e poi quando hanno deciso è arrivata l’ora di andare a casa. Il tema non è cosa facciamo, ma stiamo insieme. Poi che stiamo sotto una grondaia, in casa, sul balcone, in macchina, questo non importa, stiamo dove stiamo. Ciò che importa è che stiamo insieme.

“Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.”

Poi arriva Gesù, all’improvviso. Gesù è così, non si fa annunciare, a lui piacciono le improvvisate, del resto chi ama è fatto così. Cosa c’è di più bello di essere in casa, senti bussare e non sai chi è, tu apri e rimani sbalordito: “Cosa fai qui?”.  “Sono venuto a trovarti!”

Sarebbe bello aprire alla porta e trovare Gesù: “Io sto alla porta e busso”.

Immaginiamoci queste cose, a me piace perdermi in questi pensieri.

“Non si erano accorti che era Gesù.”

E Gesù cosa fa?

«Figlioli, non avete a da mangiare?».

Ma Gesù viene a parlare di mangiare? Certo, perché quando si è amici, quando si è comunità, la prima cosa che si fa dopo che si è stati insieme è mangiare insieme.  Questi faticano insieme, lavorano insieme e mangiano insieme. Gesù li incontra mangiando. Anche l’Eucarestia viene istituita in una cena.

Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete».

Loro si fidano anche se non sanno che è Gesù, capiscono che è Gesù dopo. Dobbiamo imparare a fidarci delle persone che abbiamo intorno perché hanno delle intuizioni geniali alle volte.

“La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci.”

Giovanni subito lo riconosce, perché colui che ama di più lo riconosce prima. E Pietro subito si getta nell’acqua e lo raggiunge a nuoto, perché Pietro è così, è fuoco, è tempesta, è uragano.

“Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane.”

Loro devono ancora portarlo ma lui ha già preparato tutto. È grandioso, previene in tutto, ha una delicatezza incredibile. Ti fa scoppiare il cuore.

«Portate un po’ del pesce che avete preso ora»

Un po’ li ha portati Lui, un po’ l’hanno portato loro.

“E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore”

Non gli chiedono “Chi sei? perché è talmente evidente, però le sembianze sono diverse, perché se no lo avrebbero riconosciuto subito.

“Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce.”

Ricevono da mangiare, vengono nutriti da Gesù. Immaginatevi se fa così con pesce e pane in riva al mare, immaginatevi con l’Eucarestia. Quel “prendete” non è “afferrate”, ricordate quella catechesi che vi feci sul verbo greco, è “accogliete, ricevete”.

Oggi vi auguro due cose: una, di essere voi quella persona che è fuori dalla porta a bussare a qualcuno di speciale per voi, a fargli una bella sorpresa e dirgli che gli volete bene, e due, vi auguro di ricevere questa visita, che oggi qualcuno vi stupisca, voi stupite qualcuno e qualcuno stupisca voi, ve lo auguro con tutto il cuore, di avere nella vostra vita qualcuno con cui condividere questa meravigliosa faccia oscura della luna perché insieme possiate contemplare l’Eterno.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato. Non smettete mai di sognare.

Venerdì fra l’ottava di Pasqua

VANGELO (Gv 21,1-14)
Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce.

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.

Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete a da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.

Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

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