Meditazione
Pubblichiamo l’audio del ciclo di meditazioni sul libro: “Un cardiologo visita Gesù” di sabato 10 settembre 2022
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Lc 6, 43-49)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo.
L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?
Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.
Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande».
Testo della meditazione
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Un cardiologo visita Gesù di Franco Serafini, parte 4
Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a sabato 10 settembre 2022.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo sesto del Vangelo di san Luca, versetti 43 – 49.
Proseguiamo la nostra lettura di Franco Serafini, Un cardiologo visita Gesù. I miracoli eucaristici alla prova della scienza; siamo arrivati a pagina 65 e adesso affronteremo la parte relativa alle Indagini sul Miracolo Eucaristico di Tixtla.
Anche a Tixtla risulterà decisivo l’intervento del dott. Ricardo Castanón Gómez e del suo Grupo Internacional para la Paz, che abbiamo già visto all’opera a Buenos Aires, con autorizzazione del vescovo Bergoglio. Nel 2009 Castanón è a Chilpancingo per una conferenza. Gli raccontano quanto avvenuto nella vicina Tixtla tre anni prima e lo mettono in contatto con il vescovo, Mons. Zavala Castro. La reciproca conoscenza è fruttuosa: il dott. Castanón descrive il vescovo come molto equilibrato, per nulla ingenuo, consapevole della potenziale importanza dei fatti di Tixtla, ma prudentemente scettico anche se aperto all’imprevisto soprannaturale. Non ha nessuna fretta di riconoscere un miracolo nella propria diocesi: il suo desiderio è, innanzi tutto, quello di stabilire la verità dei fatti. Mons. Zavala Castro conferisce al dott. Castanón l’incarico di dirigere le indagini sull’ostia di Tixtla e lo autorizza ad eseguire dei piccoli prelievi di materiale. Il vescovo esprime una particolare richiesta agli studiosi: fare il possibile per determinare se il materiale che appare come sangue sia stato aggiunto alla particola dall’esterno o se viceversa proviene dall’interno. La preoccupazione del pastore è comprensibile: a prescindere dalla conoscenza del materiale “misterioso”, è cruciale poter escludere una frode. Come vedremo, mons. Zavala Castro verrà soddisfatto.
La macchina da guerra del Grupo Internacional para la Paz, dieci anni dopo Buenos Aires, si rimette in moto. Il 27 ottobre 2009 è il dott. Castanón stesso a prelevare tre millimetrici frammenti di ostia apparentemente macchiata di sangue. Comincia una serie di indagini che si potranno definire concluse solo il 25 febbraio 2013. L’associazione del dott. Castanón si rivolge a diversi laboratori specializzati in medicina forense, in immunoistochimica e in genetica: in Messico, Guatemala, Bolivia e Stati Uniti. Spesso lo stesso accertamento è verificato più volte, talora con metodiche complementari, da studiosi diversi, all’insaputa l’uno dell’altro e in condizioni di “cieco”, cioè senza conoscere l’origine del materiale. Come sempre, le spese sono a carico del Grupo Internacional para la Paz.
I risultati ottenuti sono molti e sono convergenti. Proverò a raggruppare “trasversalmente” i risultati dei diversi laboratori, per argomento, mantenendo in parte la sequenza espositiva del testo del dott. Castanón.
1) È presente sangue umano, infatti:
a) il laboratorio “Gene-Ex” di La Paz, in Bolivia, documenta la presenza di emoglobina.
Ecco, io adesso non sto a spiegarvi tutte le osservazioni mediche, altrimenti… chi non sa che cosa sia l’emoglobina, può andare a leggerlo in internet. Comunque, diciamo velocemente che
è la proteina che contiene uno ione ferro necessaria per il trasporto di ossigeno e anidride carbonica nell’organismo umano ed è contenuta nei globuli rossi del sangue. È importante segnalare che l’emoglobina è presente negli eritrociti, cioè nei globuli rossi, di tutti i vertebrati, ma che il test è specifico per l’emoglobina della specie umana.
Quindi lì è presente l’emoglobina umana.
b) Nei vetrini istologici, colorati con la classica metodica dell’ematossilina-eosina, ottenuti sia dal dott. Chavez Hernandez per il “Corporativo Mèdico Legal” del Messico che dal dott. Pernillo per i laboratori “PatMed” del Guatemala, si riconoscono globuli rossi… Tra di loro si riconoscono anche alcuni globuli bianchi, cioè leucociti, appartenenti a popolazioni diverse: neutrofili, macrofagi, basofili. Molto impressionante un singolo macrofago colto nell’atto di fagocitare materiale lipidico.
Vedono anche questo, capite? Quindi non si può dubitare che sia umano. Infine:
c) Nel laboratorio “Corporativo Mèdico Legal”, il dott. Eduardo Sànchez Lazo ha sottoposto i vetrini a test di immunoistochimica; ha cioè testato la reattività dei tessuti ad alcuni anticorpi, per riconoscere più precisamente la presenza di sostanze specifiche.
Che cosa trova? Trova la conferma della presenza di cellule del sangue nei tessuti esaminati. Dunque, se è sangue umano, di che gruppo sanguigno è?
2) Il sangue è di gruppo sanguigno AB.
Due laboratori separatamente, il “Corporativo Mèdico Legal” in Messico e “Gene-Ex” in Bolivia, dimostrano, con tecniche di immunoistofluorescenza, la presenza di antigeni A e B nei tessuti esaminati. Nel referto boliviano, delle fotografie a colori documentano il risultato. Ma c’è dell’altro: il laboratorio “Gene-Ex”, per la prima volta al mondo in un’indagine su questo tipo di tessuti “misteriosi”, stabilisce anche il gruppo sanguigno Rh. Il gruppo Rh è negativo.
Il sangue umano che c’è in questo Miracolo Eucaristico è del gruppo AB con fattore Rh negativo.
3) Vi sono fibre cellulari di verosimile natura muscolare cardiaca… Sono presenti abbondanti fasci di fibre allungate e ben colorate dall’ematossilina-eosina… La morfologia complessiva di tali fibre, allungate, prevalentemente parallele, con numerose biforcazioni che subito si anastomizzano, cioè si uniscono, alle fibre vicine, non può che richiamare la morfologia del tessuto cardiaco.
4) Altri reperti istologici.
a) Sono presenti agglomerati di cellule adipose.
b) Nei vetrini studiati in California dal prof. Compagno, si identificano strutture proteiche degradate che sembrano appartenere a cellule mesenchimali. Si tratta di cellule ancora embrionali, cioè staminali multipotenti, da cui possono differenziarsi numerosi tessuti dell’adulto, come per esempio le cellule dell’osso, del muscolo, della cartilagine, il midollo osseo e i tessuti connettivi.
c) Sono presenti ovviamente anche cellule vegetali riconoscibili per la tipica spessa parete poco deformabile. Si tratta di cellule non colorabili con i comuni reagenti per i tessuti animali, ma che si riconoscono talora come “sottofondo”: sono parte della farina di frumento di cui è fatta l’ostia che circonda o sostiene i tessuti elencati fino ad ora.
5) È presente DNA umano, ma non è possibile ricavarne un profilo genetico.
Nel referto messicano si specifica che era presente materiale genetico ma che non se ne poterono né estrarre sequenze proteiche né amplificare i marcatori utili per stabilire un profilo genetico da poter impiegare in uno studio di parentela.
Analogamente, in Guatemala, il report datato 9 novembre 2012 dichiara di non aver potuto ottenere un profilo genetico completo provando ad amplificare le abituali 15 sequenze di STR e l’amelogenina. Se ne adduce la colpa alla qualità stessa del DNA, considerato degradato e frammentato.
È un risultato che non stupisce il dott. Castanón. Infatti a Tixtla si ripete quello che già ha verificato a Buenos Aires e in altri casi ancora in corso di studio: il materiale genetico sfugge alle analisi, non si fa riconoscere. Ormai al GIPI (Grupo Internacional para la Paz) considerano l’impossibilità di trovare un profilo genetico nei loro tessuti una specie di “variabile di controllo”, una specie di misteriosa conferma che stanno lavorando su di un vero tessuto “soprannaturale”.
6) Sotto la superficie di sangue coagulato, a contatto con l’ostia, è ancora presente sangue fresco.
Dopo tre anni… dopo tre anni c’è ancora il sangue fresco, cosa impossibile. Quando vi pungete un dito, fate cadere una goccia di sangue su un vetrino e vedrete che in brevissimo tempo si coagula e si secca.
Nel febbraio 2010, l’ing. Perez… nella cappella in cui è custodita l’ostia che conosciamo, a pochi metri dall’altare può dispiegare i suoi strumenti, tra cui un microscopio digitale ad alta potenza e ad emissione di luce bianca ultra-brillante e luce ultravioletta. Il suo studio rivela che nella parte macchiata della particola, al di sotto di uno strato superiore costituito da evidente sangue coagulato, alla scansione microscopica è presente sangue ancora fresco. È un dato impressionante, tenendo conto che sono passati più di tre anni dall’effusione miracolosa!
7) Il sangue è scaturito dall’interno dell’ostia.
Sono due le indagini che, con metodiche diverse, giungono alla stessa conclusione.
E in questa maniera c’è una risposta alla domanda che inquietava il Vescovo:
Pare così possibile dare una risposta alla domanda che inquietava il vescovo diocesano alla vigilia delle indagini: la macchia rossa non è stata aggiunta da qualche malintenzionato perché sgorga, inspiegabilmente, dall’interno stesso dell’ostia, aggiungendo un aspetto ulteriormente elegante al miracolo.
Qualche ulteriore considerazione
I globuli rossi, le fibre muscolari, adipose e mesenchimali fissati nei vetrini presentano aspetti di autolisi, cioè di degradazione e di perdita di alcuni caratteri dei tessuti vivi. Tuttavia va rimarcata la notevole eccezione della presenza di globuli bianchi ancora integri e attivi al momento del prelievo. Valgono a Tixtla le stesse considerazioni fatte dai prof. Lawrence e Zugibe sui leucociti che infarcivano i tessuti di Buenos Aires: come fanno a essere lì? I globuli bianchi sono labilissimi; fuori dal proprio organismo, o alla morte di questo, muoiono e semplicemente si dissolvono entro poche decine di minuti.
Qui invece siamo di fronte a qualcosa di incredibile e semplice- mente inspiegabile: intanto il tessuto biologico comparso il 22 ottobre 2006 tra le mani di Suor Arely non è mai stato nutrito, coltivato, meno che mai immerso in un brodo di coltura, non è stato trattato con nessun conservante, anzi è stato mantenuto a temperatura ambiente e conservato, con devozione, ma non certo in condizioni di sterilità! Ebbene, in questo tessuto, a distanza di tre anni, troviamo dei globuli bianchi vivi e uno di questi, un macrofago, colto addirittura nel momento in cui sta lavorando, cioè nell’atto di fagocitare del materiale lipidico! La presenza di leucociti, è bene sottolinearlo, esprime più in generale la vitalità dell’organismo a cui appartiene il tessuto in cui li ritroviamo: cioè i globuli bianchi non vengono prodotti in loco, nel tessuto infiammato, ma arrivano da altrove, utilizzando una circolazione sanguigna funzionante, attratti dalla risposta infiammatoria. I globuli bianchi testimoniano che l’organismo è vivo e sta provvedendo a riparare un proprio tessuto infiammato e lesionato.
Un cardiologo colombiano, il dott. Marco Blanquicett Anaya, a cui il dott. Castanón nel giugno 2014 presentò questi dati, riconobbe nella presenza di eritrociti associati a cellule dell’infiammazione come neutrofili, eosinofili e una cellula vacuolata con caratteristiche macrofagiche, insieme a strutture fibrillari nucleate soggette ad autolisi, uno scenario suggestivo per tessuto cardiaco infartuato o che ha subito un intenso stress e sul quale è in corso una risposta infiammatoria tipica.
Capite quando continuavo a parlarvi del Cuore Eucaristico di Gesù, del miocardio e vi dicevo che, quando andiamo a ricevere la Santa Comunione, il Signore non ci ha dato semplicemente il suo Corpo? Il Signore ci ha dato il suo Cuore, e neanche semplicemente il suo Cuore, ma la parte più interna del suo Cuore. Adesso abbiamo le prove scientifiche … e noi lo facciamo cadere per terra! Non so… E noi non ci curiamo dei frammenti! Altro che essere attenti ai frammenti: stiamo parlando dei frammenti del Cuore del Figlio di Dio! E noi…così, senza colpo ferire, prendiamo il Cuore Eucaristico di Gesù in mano? Sono domande che pongo a me stesso e a voi… Il Cuore del Figlio di Dio! Tra l’altro non stiamo parlando di un cuore ‘normale’, ma di un tessuto
cardiaco infartuato o che ha subito un intenso stress e sul quale è in corso una risposta infiammatoria tipica.
È il Cuore di Gesù che muore in croce!
Oltretutto, il tessuto miocardico è sede, fisiologicamente, dell’azione dei macrofagi deputati ad eliminare l’eccesso di lipidi e prevenire così, per quanto possibile, la formazione di placche di aterosclerosi nei vasi sanguigni.
Più chiaro di così…
Un ulteriore dato inspiegabile lo confida il dott. Parellada che, nel corso del 2011, ha proceduto personalmente, insieme e in accordo al dott. Castanón, al prelievo di un nuovo millimetrico frammento di ostia insanguinata, nel tentativo di cercare nuove immagini istopatologiche e soprattutto per meglio precisare l’immunoistochimica dei tessuti. Ebbene: a quattro anni di distanza, la particola si presenta alla lama del bisturi perfettamente tenera con la stessa consistenza di un’ostia di pane azzimo appena prodotta, senza il minimo fenomeno di degradazione o di indurimento.
Dopo quattro anni!
La mente va ad un’altra tipologia di miracolo eucaristico, dove il prodigio consiste non nella effusione di sangue o di altro tessuto biologico vivo, ma nella conservazione spontanea, per decenni e per secoli, delle ostie consacrate. Il prodigio più noto e clamoroso è quello di Siena, dove, nella chiesa di San Francesco, si conservano dal 1730 le ostie che erano state trafugate e poi ritrovate. Ancora oggi sono esposte all’adorazione dei fedeli 223 particole bianche, inspiegabilmente fresche e intatte dopo quasi tre secoli.
E ovviamente non possiamo dimenticare – questo non è scritto, ma ve lo aggiungo io, perché ne abbiamo già parlato – l’importante miracolo di Albigliano d’Adda. Sono andato a vederlo con i miei occhi: si vede proprio un’Ostia assolutamente freschissima e nuovissima, eppure… da quanto è lì! Di prove ne abbiamo talmente tante, talmente indiscutibili a livello scientifico che nessuno potrà dire: “Io non lo sapevo… Ma io credevo… Ma io pensavo… Ma mi è stato detto che… Ma io l’ho fatto perché…”. Nessuno lo potrà dire; nessuno potrà trovare una scusante: stiamo parlando del Cuore Eucaristico di Gesù! Ecco perché ho voluto leggervi qualche parte di questo libro che dimostra che c’è un supporto scientifico a tutto quello che i Santi ci hanno detto e tramandato e a tutto quello che Gesù ci ha detto.
Qualcuno potrebbe pensare: “Padre, perché continua a buttare via il tempo, suo e nostro? Ormai, dopo tutto questo tempo, chi vuol capire avrà sicuramente capito e chi non vuol capire non capirà! Quindi continuare a riflettere sul tema della Eucarestia è inutile. A che cosa serve continuare a stare lì ad analizzare questa questione da ogni punto di vista possibile e immaginabile?”
Prima di rispondere a questo dubbio apro una parentesi. Oggi abbiamo a disposizione tanti strumenti tecnologici che io consiglio vivamente di usare, ma qualcuno commette l’errore ‘ascetico’ di censurarli completamente perché, magari, in passato li ha usati male. È come dire: “Siccome ho fatto un incidente in auto, non guido più” oppure: “Siccome ho fatto indigestione, non mangio più”…
Capite l’assurdità? Non si affrontano e non si risolvono questi problemi fuggendo: non è questa la strada! Noi certamente dobbiamo fuggire le occasioni di male, ma dobbiamo imparare a gestire la nostra libertà, a educarla, perché non possiamo passare la nostra vita a fuggire da tutto. Non possiamo vivere come degli scappati di casa; non siamo errabondi. Dobbiamo imparare ad affrontare i problemi, gli equivoci. Esempio? Hai usato male i social? Va bene: prenditi una pausa di tempo per riordinare le idee e poi impara a usarli bene! Potresti avere delle grandissime occasioni: io ho trovato tantissimi articoli interessantissimi pubblicati, ad esempio, su Facebook; argomenti che poi ho approfondito e ho trasmesso nelle omelie.
Non consiglierei mai a nessuno di estromettersi dagli strumenti che vengono offerti: al contrario, consiglierei a tutti di usarli bene, con criterio. Non credo che ci sia un’altra strada… Pensate se un padre o una madre dovessero insegnare ai loro figli ad affrontare la vita fuggendo! Si deve fuggire il male, questo sì, ma se c’è una realtà, qualunque essa sia, che può essere usate bene o male, educhiamo a usarla bene.
Ho una bella torta, ma non è che, siccome il tal giorno ho mangiato cinquanta fette di torta e sono stato male, adesso non ne mangio neppure una fetta e non mangerò più torte in eterno: no… Una torta in sé non fa del male: avete mai visto una torta aggredire qualcuno? Al massimo è il contrario… Allora che farò? Ne mangerò una fetta, due se proprio ho fame. È questa la strada… Impariamo a usare con sapienza questi strumenti …
Grazie a questi strumenti, ad esempio, anche distanza di tanti anni si possono ascoltare l’Angelus di Padre Pio, la sua benedizione, oppure la bellissima conferenza del professor Enrico Medi di cui vi ho parlato… Bene, se qualcuno oggi o domani, per non si sa quale gioco della Divina Provvidenza – sbagliando a cliccare, aprendo un link inviato da un amico – ascoltasse anche una sola delle non so quante meditazioni che ho proposto e questa servisse ad accendere un briciolo di curiosità, voglia di approfondimento, di devozione, di delicatezza, di amore, di rispetto verso Gesù Eucarestia, varrebbe certo la pena tutta la fatica fatta fino a quel momento. È per questo che si lavora…probabilmente non vedrò mai quella persona, non la conoscerò mai, ma non è questo l’importante: quello che conta è che un’anima possa ritrovare o incontrare per la prima volta una vera vita Eucaristica. Questo è quello che conta, qui di io ritengo la mia fatica non semplicemente giusta, ma necessaria e doverosa, fin che Dio vorrà.
Conclusione
Il 25 maggio 2013, a Chilpancingo nell’Auditorium “Sentimientos de la Nación”, si tenne un simposio ufficiale per la presentazione dei dati scientifici. Un’ampia selezione dell’evento è disponibile su YouTube, come segnalato in bibliografia, e non posso che raccomandarne la visione a chi mastica un po’ di lingua spagnola. Al termine, tra gli applausi commossi del pubblico, il dott. Castanón consegna al vescovo Zavala Castro due copie delle conclusioni dei lavori, corredate con i documenti firmati da ciascun ricercatore coinvolto. Una copia è per la diocesi e una verrà inviata in Vaticano, alla Congregazione per la dottrina della fede.
Il 12 ottobre 2013 il vescovo promulga una dichiarazione for- male e solenne in cui riconosce il carattere soprannaturale del- l’evento di Tixtla, dichiarandolo un miracolo.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen.
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.