Omelia
Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di lunedì 7 marzo 2016.
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
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Testo della meditazione
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Il misterioso legame tra la salute dell’anima e quella del corpo
Sia lodato Gesù Cristo!
Sempre sia lodato!
Vediamo, in questo Vangelo, Gesù che incontra questo padre, che va a supplicarLo perché il suo ragazzo, suo figlio, sta morendo. Esiste una morte del corpo, che è grave ed importante, ma che non è il tema centrale di questi capitoli di Giovanni, ed esiste invece una morte dell’anima; essendo l’anima eterna, questo sì che è grave ed importante.
Allora, ci è lecito chiederci: «Ma quanti papà e quante mamme, quanti educatori vanno da Cafarnao a Cana, per supplicare Gesù di guarire i loro figli dai peccati, da una vita non in grazia di Dio, da una vita disordinata, immorale?»
Cafarnao è la città della giocondità, questo vuol dire il termine.
Lui da Cafarnao, dalla città della giocondità, del divertimento, del piacere, va a Cana, che è la città del lamento, è la città dello zelo, dell’emulazione.
Deve fare un viaggio, quest’uomo, deve passare dal sorriso al rigore, alla sofferenza, all’ascesi, al pianto.
Non si convertono le anime col desiderio: «Mi piacerebbe che… Vorrei tanto che mio figlio facesse…, dicesse…, fosse…»; le anime si convertono con la penitenza, con la preghiera, con i sacrifici, con l’ascesi.
Questo vuol dire convertire, questo vuol dire supplicare il Signore perché guarisca l’anima delle persone, l’anima, ad esempio, dei nostri figli.
Ma noi, abbiamo questa preoccupazione per la vita spirituale dei nostri figli, dei giovani?
Siamo preoccupati se hanno il raffreddore, siamo preoccupati se hanno il mal di denti o il mal di testa, se viene loro il mal di stomaco, controlliamo se mangiano e se bevono, ma noi controlliamo se sono in grazia di Dio, se vivono in grazia di Dio?
Noi custodiamo, aiutiamo a custodire i loro occhi, la loro mente, la purezza dei loro pensieri?
Custodiamo le loro orecchie, per evitare che ascoltino cose oscene o insensate o volgari o immorali?
Custodiamo i loro passi quando camminano, perché non percorrano le vie del male? Insegniamo loro la Legge di Dio?
Ci sono genitori, genitori sventurati, che gioiscono quando vedono i loro figli crescere e iniziare a condurre una vita immorale, genitori che vengono poi a fare la Comunione.
Sapete perché?
Perché dicono: «Oh…finalmente sta diventando grande!»
No, finalmente sta mordendo, e anche tu ne sei l’artefice, perché non c’è nessuna gioia nel vedere una persona che compie il male!
Non c’è nessuna gioia nel vedere un uomo che introduce nella sua vita la malizia e la cattiveria!
Non c’è nessuna gioia nel vedere un uomo che porta nella sua vita l’immortalità e l’impudicizia!
Quante volte noi banalizziamo il male…
Anche nel processo di Norimberga i nazisti banalizzarono il male…Hannah Arendt, una grande filosofa, scrisse un libro, bellissimo, intitolato “La banalità del male”.
Era normale, per loro era normale ammazzare le persone, dicevano: «Cosa c’è? Me lo chiedevano, me lo comandavano…», era normale.
Come per noi: è nomale fare il male, è normale guardare le schifezze, è normale fare discorsi impuri, è normale essere nell’impurità e nella violenza, è normale, è tutto normale… dopo le vite si distruggono, dopo le persone si dannano.
La nostra gioventù dovrebbe essere coperta dai fiori della virtù e non dal vizio, dal fango e dal disordine.
Ma se i genitori per primi non vegliano su questo, chi può vegliare?
Nel Vangelo di domani, che è esattamente il coronamento del Vangelo di oggi (al capitolo 5, quello di oggi è il capitolo 4), nella guarigione del paralitico nella piscina di Betzaeta (quella della porta delle pecore), innanzitutto voi vedrete che ci sono cinque porte che conducono a questa piscina, come cinque sono le Piaghe di Cristo che conducono al Suo Cuore…da lì bisogna passare se si vuole essere sanati.
Io ho solo 43 anni, nel sacerdozio sono ancora un infante, ma mi è piaciuto molto il commento che fa Don Dolindo Ruotolo a questo testo.
Questo santissimo e bravissimo Sacerdote, morto, quale dice: «Perché nessuno ci dice, ci spiega questa frase di Gesù? Perché ci sono così tanti sventurati, che non dicono la verità?»
Quante volte nella vostra vita avete sentito commentare questa frase di Gesù?
Gesù dice: «Ecco, sei guarito. Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio!»
Questa frase non la commenta mai nessuno!
Io non so, non l’ho mai sentita commentare, mai.
Sette anni di teologia, settantadue esami di teologia, e non ho mai sentito commentare questa frase, mai! Mai in nessuna chiesa e da nessun Prete!
Ma c’è un legame, un legane misterioso che noi non possiamo conoscere in tutti i suoi dettagli, però questo legame c’è, noi non possiamo oscurarlo.
È il legame che esiste tra il peccato e il male fisico, tra il peccato e la morte, tra il peccato e il dolore, tra il peccato e la malattia.
Non vuol dire che tutte le persone che sono ammalate, lo sono a causa del peccato (ecco perché è un legame misterioso), perché abbiamo dei Santi che hanno vissuto una vita tutta sommersa dalla malattia.
Noi non possiamo sondare esternamente guardando gli altri, non possiamo noi fare da giudici, però sappiamo che Gesù in questo Vangelo dice che c’è un legame, c’è un rapporto, perché il peccato, che produce la morte dell’anima, si riverbera anche sul corpo.
Noi invece il peccato l’abbiamo banalizzato, infatti non ci confessiamo mai, se non rarissimamente, e non possiamo certo dire di passare dalle cinque porte, per andare alla piscina.
Se la piscina è il Cuore di Cristo, se il Sacerdote è l’Angelo che muove l’acqua, ci vuole però la mia volontà, la volontà di colui che dice al Signore: «Nessuno mi immerge nella piscina!»
«Vuoi essere guarito?», chiede Gesù.
«Sì, voglio essere guarito».
Da che cosa? Qual è la paralisi grave dell’uomo?
È il peccato.
Allora è per questo che noi dobbiamo sentire la gravità del peccato, per questo dobbiamo andare da Gesù a supplicarlo per la guarigione dei nostri figli, per la guarigione nostra, per la guarigione delle persone che ci stanno a cuore e care.
Dobbiamo chiedere al Signore la grazia di una presa di consapevolezza maggiore nei confronti del peccato.
Gli altri no, ma noi lo sappiamo quando una nostra malattia in qualche modo è legata al peccato, noi dentro lo sentiamo nella coscienza, noi sentiamo, percepiamo che c’è un legame tra quello che stiamo patendo e il male che abbiamo fatto, e questo lo dice Gesù, questo Gesù lo riconosce.
«Non farlo più, perché non ti accada qualcosa di peggio», dice Gesù, e stava parlando della sua malattia di paralisi, era da trentotto anni paralizzato su un lettuccio.
Questo vuol dire che il Signore non è venuto per mangiare pizza e fichi, non è venuto per parlarci dell’amore e della pace, no, il Signore è venuto per parlare del dramma del peccato, il Signore è venuto per dirci che la disobbedienza e la ribellione a Dio è un fatto gravissimo, e che noi in tutti i modi dobbiamo tenercene lontani.
Dobbiamo spiegarlo anche ai ragazzi, perché poi le persone crescono, e dopo, molti anni, dicono: «Non l’avessi mai fatto! Nessuno me lo ha mai detto, nessuno me lo ha mai spiegato, adesso non posso più tornare indietro, non posso più recuperare l’innocenza battesimale. Adesso non posso più avere quello che ho buttato via, quello che ho permesso che fosse defraudato, rubato, violato, sfregiato. Perché nessuno me lo ha mai detto? Perché nessuno mi ha mai parlato della gravità di certi atti? Perché nessuno non si è mai messo lì, vincendo falsi pudori, a spiegarmi come stanno le cose e a dirmi: “Stai attento, quella è una strada senza uscita! Quella strada ti porta giù nel burrone, poi, per risalire, sono anni e anni di dolore, di sangue e di sudore, e non potrai più essere come prima”».
Ma di queste cose non si parla…
Si guarda di tutto, si parla di tutto, tranne che delle cose più doverose per la salvezza dell’anima!
Dobbiamo chiedere al Signore la grazia di cogliere la realtà del mondo esattamente come l’ha colta Lui, come Lui vuole che noi la cogliamo, secondo la Sua prospettiva.
La prospettiva di Gesù è la croce, Gesù per il peccato è morto in croce; non è morto in croce per motivi politici, Gesù è morto in croce per il peccato, per salvarci dal peccato.
Non banalizziamo il male!
Non banalizziamo mai il peccato!
San Pio da Pietralcina diceva: «Per ogni peccato, noi dovremo pagare e di ogni peccato noi dovremo rispondere».
Uno dice: «Ma allora dov’è la Misericordia di Dio?»
Qui! Esattamente qui si colloca, nel confessionale!
Questa è la piscina di Betzaeta!
Lì si colloca la Misericordia di Dio, nel confessionale; si colloca nell’Eucarestia, nell’adorazione dell’Eucarestia, nell’andare a confessarci spesso.
Lì c’è la Misericordia di Dio!
Non banalizzando il male, ma sottolineandone la gravità per cogliere meglio la grandezza delle cinque Piaghe di Cristo, le cinque porte che conducono alla piscina di Betzaeta, che è il Suo Sacratissimo Cuore.
Sia lodato Gesù Cristo!
Sempre sia Lodato!
Letture del giorno
Lunedì della IV settimana di Quaresima
Prima lettura
Is 65,17-21
Non si udranno più voci di pianto e grida di angoscia.
Così dice il Signore:
«Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra;
non si ricorderà più il passato,
non verrà più in mente,
poiché si godrà e si gioirà sempre
di quello che sto per creare,
poiché creo Gerusalemme per la gioia,
e il suo popolo per il gaudio.
Io esulterò di Gerusalemme,
godrò del mio popolo.
Non si udranno più in essa
voci di pianto, grida di angoscia.
Non ci sarà più
un bimbo che viva solo pochi giorni,
né un vecchio che dei suoi giorni
non giunga alla pienezza,
poiché il più giovane morirà a cento anni
e chi non raggiunge i cento anni
sarà considerato maledetto.
Fabbricheranno case e le abiteranno,
pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto».
Salmo responsoriale
Sal 29
Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.
Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato
e non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.
Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera è ospite il pianto
e al mattino la gioia.
Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.
Canto al Vangelo (Am 5,14)
Gloria e lode a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Cercate il bene e non il male, se volete vivere,
e il Signore sarà con voi.
Gloria e lode a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Vangelo
Gv 4,43-54
Va’, tuo figlio vive.
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.