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Il timore della salute – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.30

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Il timore della salute – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.30
Giovedì 30 novembre  2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 4, 18-22)

In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 30 novembre 2023. Oggi festeggiamo Sant’Andrea, apostolo; quindi, tanti auguri a tutti coloro che portano il nome di Andrea. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal quarto capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 18-22.

Oggi concludiamo il mese di novembre, ed è più che doveroso ringraziare Dio, per questo mese, per tutte le grazie che ci ha fatto, per quanto ha cura di noi e per quanto pensa a noi. 

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al paragrafo sesto.

La volta scorsa, ricordate, abbiamo concluso proprio con questa espressione dove Santa Teresa dice: «Qui siete venute, non già ad accarezzarvi per Cristo, ma a morire per Cristo».

6 — Non temete che su questo punto si venga a mancare di discrezione. Sarebbe veramente da sbalordire. Gli stessi confessori temono subito che ci stiamo ammazzando a forza di penitenze. Noi poi abbiamo tanto in orrore una tal mancanza di prudenza, che sarebbe desiderabile aver le medesime disposizioni anche per tutto il resto. Le anime che seguono la via opposta sono sicura che innanzi a questo scritto non si turberanno, come io non mi turberei se mi dicessero che giudico le altre da me stessa, essendo vero. Ma io credo che appunto per questo certe monache sono sempre ammalate. Così permette il Signore, come fece con me nella sua infinita misericordia: giacché ad ogni costo mi volevo accarezzare, volle che lo facessi almeno con motivo. È molto curioso vedere il tormento che queste tali si procurano!… Alle volte vien loro voglia di darsi alla penitenza senza regola e misura; ma, come suol dirsi, non vi durano che due giorni, perché il demonio mette loro in testa che si sono rovinate nella salute, per cui ne concepiscono tanta paura che, dopo una simile esperienza, non osano metter mano nemmeno alle penitenze di regola. Non osserviamo la Regola neppure in certi punti così leggeri che, come il silenzio, non ci sarebbero di danno, ci dispensiamo subito dal coro appena avvertiamo un dolore di testa, cosa che ancora non uccide;1 e poi vogliamo inventare penitenze di nostro arbitrio!… Forse per non osservare né queste né quelle!… Alle volte non si tratta che di una leggera indisposizione, ma subito ci sentiamo obbligate a non fare più nulla, oppure immaginiamo di far tutto soltanto con ottenerne la dispensa.

La nota dice:

1 … e allora un giorno non andiamo in coro perché abbiamo male alla testa; il giorno dopo perché abbiamo avuto male, e altri tre giorni perché il male non ci venga più. (Manoscr. Ecor.).

Allora, mi sembra che questo paragrafo sesto sia molto importante e, anche qui, non solo per le monache di Santa Teresa, ma anche per il nostro “monastero”. Io mutuo questa espressione (mi permetto di mutuarla indegnamente) da San Pio da Pietrelcina, il quale ai suoi figli e alle sue figlie spirituali diceva che devono pensare di vivere in un monastero tutto spirituale: di aver fatto come un monastero ed essere inserite loro dentro questo. Beh, io penso che anche noi possiamo, ognuno secondo il suo stile di vita si intende — la mamma come mamma, il sacerdote come sacerdote, la suora come suora, il papà come papà, eccetera — ognuno di noi può pensare di entrare a far parte di questo monastero spirituale e Santa Teresa ci sta dando delle indicazioni preziose di come impostare questo monastero, di come si vive in questo monastero.

Ecco, lei sta affrontando il tema della salute. Dobbiamo fare attenzione che stare bene in salute — cosa assolutamente doverosa e importante — non deve diventare il fine della nostra vita, ma il mezzo; il mezzo per rendere gloria a Dio e per servire i fratelli. Perché, se stare bene in salute diventa il fine, allora io voglio stare bene in salute perché? Perché voglio star bene. Ma la vita cristiana non è una sorta di wellness dello spirito, la sequela Christi non è una beauty farm, capite? La sequela Christi, come abbiamo visto anche nel testo di Bonhoeffer, è sequela; con tutto quello che Bonhoeffer — ad esempio — ha scritto, e con tutto quello che Santa Teresa sta dicendo adesso. 

Seguire Gesù vuol dire seguire Gesù in croce, vuol dire seguire Gesù sul calvario, vuol dire seguire Gesù povero, casto e obbediente, vuol dire seguire Gesù che non ha un posto dove dormire; non vuol dire “star bene”. Sì, poi anche, (se possibile) mi serve star bene, per poterlo servire bene. Ma provate a pensare: che utilizzo ne faccio io della mia salute buona? Quando io sto bene, che utilizzo ne faccio? Ho le ginocchia buone, e allora perché non mi metto in ginocchio? Ho la schiena buona, e allora perché non so fare un bell’inchino? Ho la lingua che sa parlar bene, allora perché non la utilizzo per lodare Dio, per cantare le glorie di Dio? Ho un buon udito, perché lo devo usare per ascoltare il male? E via di seguito.

È molto forte questa espressione di Teresa:

… giacché ad ogni costo mi volevo accarezzare, volle che lo facessi almeno con motivo.

Ecco perché — lei dice — ci sono monache che sono sempre ammalate. Vedete? I santi sono logici, lei dice: siccome queste sono lì, tanto premurose, angosciate e spaventate, di accarezzarsi in ogni modo, e allora il Signore dice: “Vabbè, se proprio lo devi fare, fallo perché ci sia una ragione”. Se te ne stai tutto attento e ritirato e non so quant’altro, perché hai paura che… e allora facciamola accadere, questa cosa, così almeno, se lo devi fare, lo fai per una ragione, non lo fai perché potrebbe accadere ma perché è accaduto; è forte questa espressione di Santa Teresa.

Mi ricordo una persona che un giorno mi disse: “Sa, padre, un giorno dovevo fare una genuflessione davanti al tabernacolo e non l’ho fatta; non l’ho fatta per paura di avere un problema, che mi facesse male alle ginocchia. Poi, appena sono andato via, mi è venuto un pensiero e mi son detto: beh, allora, che cosa ti serve avere le ginocchia che non ti fanno male? Se tu ti comporti come se ti facessero male, allora è meglio che ti facciano male, perché devi averle sane? E allora va bene che siano malate, tanto tu ti comporti come se lo fossero; e da quella volta non l’ho più fatto, da quella volta ho sempre fatto la genuflessione, perché non ho il problema, ho avuto paura, ho agito in senso preventivo, ma non ha senso, non ha senso”. Questa è una motivazione.

Ci possono anche essere altre ragioni della malattia. Pensate a Padre Pio, che è stato una vita intera malato ma non perché lui si voleva accarezzare, assolutamente, ma perché il Signore l’ha partecipato delle sue sofferenze. Quindi non è che siccome accade così, siccome uno è sempre malato, allora c’è una ragione sola; nella vita spirituale ci sono tante ragioni. Questa che ci presenta Santa Teresa è interessante, ci fa ragionare, perché forse anche noi viviamo con questa ansia, con questa paura. 

E lei dice:

È molto curioso vedere il tormento che queste tali si procurano!…

Perché, veramente, guardate che si sta male! Cioè, a preoccuparsi fuori luogo, a vivere nell’apocalisse quando l’apocalisse non c’è, è veramente un tormento. I nostri genitori cosa ci dicevano: “Non fasciarti la testa prima di cadere; comincia a vivere, fai le tue cosine e poi vedrai”. 

Hai un confessore che ti saprà illuminare, ti dirà: «No, guarda, questa cosa è troppo, non farla», ma certo che, se neanche gliela proponi e tu hai già deciso, cosa può dirti? E poi io mi dico: ma perché qualche volta non cerchiamo di essere un po’ ardimentosi? Ma — ripeto — come dice lei, senza fare cose strane, ma facendo quelle che ci vengono proposte dalla nostra esistenza, e che sembrano essere degli atti — come dirvi — di eroismo, ma in realtà son cose piccole.

Santa Teresa dice (riguardo al discorso del mal di testa): oggi non vado in coro perché ho mal di testa, domani non ci vado perché l’ho avuto ieri e tra tre giorni non ci vado ancora, perché potrebbe ritornarmi! Eh, funziona così! Funziona così: quando la salute diventa il fine e non il mezzo, poi funziona così. Poi, per l’amor del cielo, nessuno dice che tu devi scendere con quaranta di febbre e andare a… È ovvio, se uno sta male e non riesce a muoversi, va bene, però ci sono delle paure che si muovono dentro di noi, che sono ingiustificate, che in realtà nascondono una pigrizia; “delle leggere indisposizioni” — dice lei — per cui basta, non faccio più niente.

Ci sono delle persone che sono delle “piaghe”: sono stanche? Basta: non ci sono più! “No, no, io stasera non posso, io domani non posso, no, no, sono stanco, arrivederci”. Uno dice: “Ma quanti anni ha? Ottanta?” — “No, ne ha quaranta!” — “Oh, mamma mia!”. — “No, no, ma sono stanco” — “No, no, ma preferisco restare lì” … Cioè, noi, per vivere attendiamo di essere perfetti, che tutto sia perfetto.

E poi ci sono persone che fanno una volta un sacrificio e poi basta, poi: “Per me è troppo!”. Quando tu chiedi un piacere a una persona… ci sono quelle persone che — credo che le conosciate anche voi, io ne conosco — che sono spaccate dalla fatica, veramente, spaccate dalla fatica, ma non ti dicono mai di no, mai, non un brontolamento, non un farti pesare le cose, niente; tu te ne accorgi — se non sei un rinoceronte — perché ti fermi e dici: “Dunque, ha fatto da qui a qui questo, poi da qui a qui ha fatto questo, poi da qui a qui ha fatto questo, da qui ha fatto questo. Ma quand’è che ha mangiato? Quand’è che ha riposato?”. E poi hanno una celerità… Tu gli dici: “Guarda, io avrei bisogno, se fosse possibile, che facessi questa cosa, non c’è fretta, insomma…”; e, alla sera, arriva: ma non fatta approssimativamente, fatta bene! A me queste cose — guardate, credetemi — mi imbarazzano tantissimo, perché, quando le vedo, dico: “Misericordia! Questa persona veramente vive una vita di penitenza, questa è la penitenza, è la penitenza più nascosta che ci sia”.

Ci sono delle mamme, ci sono dei papà, ci sono dei figli che vivono la loro vita familiare come un martirio, perché vivono in mezzo ad altre persone assolutamente grossolane, che non si rendono minimamente conto che quella persona ti sta morendo davanti; sapete come dice la Bibbia — adesso non mi ricordo la citazione a memoria, ma già ve l’ho detto: vivono secondo la logica della sanguisuga; la logica della sanguisuga è: “dammi dammi, fammi fammi”. Così dice la Bibbia: “dammi dammi, fammi fammi”. Ma questa cosa non va bene!

E infatti vedete, Santa Teresa scrive: «come il silenzio»… questi che non fanno niente di penitenza e che idolatrano la salute (che non è sinonimo di “aver cura della salute”, perché bisogna avere cura della salute, non è che non mi devo più lavare i denti perché non devo curarmi la salute, così ti marciscono; non è che io non devo curare quello che mangio, così poi mi viene il colesterolo a tremila e muoio di infarto, non è questo, ripeto, è: non confondere il mezzo col fine) lei dice che queste persone del resto non osservano neanche il silenzio — che, voglio dire, stare zitto… se non fa bene a te, fa sicuramente bene agli altri, che almeno un po’ riposano, ecco; ci sono persone che dovrebbero imparare a tacere, ma tanto, perché parlano troppo e male — e lei continua: ma osservare il silenzio che danno ti crea alla salute? Nessuno, eppure non lo fai!

Il cellulare… l’utilizzo del cellulare prima di andare a letto che fa disastri in tante persone, fa vedere cose impure, fa perdere una marea di tempo (se non fa vedere cose impure); ti fa perdere una marea di tempo per niente, tempo che potevi usare per pregare lo usi per guardare queste stupidaggini; beh, il fatto di dirti: “No, io non lo uso, arrivato a una certa ora, lo spengo, poi vado a letto e riposo”, ma che male ti fa? Che danno ti fa? Nessuno, è una piccola penitenza, piccolissima, che nessuno vede, perché non la fai? Quindi, non fai quelle magari un po’ più importanti, perché hai paura per la salute, e va bene; quindi: se non dormo le mie nove ore, se non riposo secondo un certo criterio, se non sono con il full… — sapete, la benzina… deve esserci il pieno, sennò altrimenti “non mi muovo”, “Io non lo faccio”, “No, io non me la sento”, “No, non ce la faccio”, “Io ho lo stress”; un’altra frase: “No, io sono in burn-out, io sono al limite, mi sto esaurendo…”.

Guardate, quando uno si esaurisce, state tranquilli che non ve lo dirà mai, mai! L’esaurito, quello che si è esaurito — io penso a San Carlo Borromeo, che è morto a quarant’anni perché era esaurito, ha esaurito proprio tutto il suo corpo, l’ha consumato come si consuma una candela, si è esaurito; il cardinal Schuster la prima volta che si è riposato è morto, in seminario, la prima volta che è andato in seminario a riposare, è morto — allora, chi si esaurisce, state tranquilli che non ve lo dice, perché non se ne accorge. Chi vive nel burn-out, come si dice oggi, non ve lo dice, perché non lo vede, lo vedono gli altri — ma non tutti, alcuni — che dicono: “No, questa non è la vita di una persona, è la vita di cinque persone, tu stai facendo la vita di cinque persone, quindi ti diciamo noi, ti dico io, che tu sei oltre il limite”. Quelli che invece fanno i frignoni, i piagnoni, state tranquilli che non andranno mai in burn-out, non si esauriscono come la candela, son lì, belli satolli, che fanno le frigne per ogni cosa, e vedono i problemi dove non ci sono: “No, questo no, perché è caldo”, “No, questo no, perché è freddo, “No, questo no, perché è tiepido”, “No, questo no perché è troppo, “No, questo no, perché è poco”, “No, questo no, perché è giusto”,  “Ma io non ci ho voglia…”, e avanti tutto così!

Penso di avervi detto abbastanza. Guardate, questa cosa è molto importante, veramente molto importante, perché può essere che certi problemi ce li tiriamo addosso, perché il Signore dice: “Vabbè, ti vuoi accarezzare? E allora fallo per un motivo”. Noi invece dovremmo dire al Signore: “Guarda, Signore, io sono qua, non voglio risparmiarmi su niente, pensaci tu, aiutami tu, facciamolo insieme, aiutami tu a farlo bene; e appena ho un po’ di riposo, vado a riposare, non perdo il tempo a guardare la televisione, ascoltare la radio, guardarmi i social, no, mi concedo il riposo. Mi concedi la salute, non ho la febbre, non ho la malattia, non ho il cancro, non ho il tumore, non devo andare avanti e indietro dall’istituto dei tumori, non devo fare le chemioterapie, non ho da fare la dialisi, non ho problemi di cuore: Signore, io ti ringrazio. I miei genitori stanno bene, non devo andare avanti e indietro dagli ospedali, andare al pronto soccorso, andare nelle case di cura: Signore, io ti ringrazio. Bene, e come ti ringrazio? Usando il tempo santamente: questo è! Usando il tempo santamente: non voglio perdere neanche un minuto, non voglio sprecare neanche un secondo, perché tu mi dai questo tempo che ad altri non dai, perché mentre io sono qua che predico, c’è gente fuori che fa le code davanti ai pronto soccorso, davanti agli ambulatori, code di ore e io sono qui.

Sono andato una volta in un ambulatorio, mi si avvicina una signora e mi dice: “Scusi, padre, lei a che ora ha l’appuntamento?”, ed erano le undici; ho detto: “Guardi, adesso, alle undici” — Mi fa: “Ma, io ce l’avevo alle otto e un quarto…”; dico: “Signora, alle otto e un quarto di stamattina?” — “Eh, sì” — “Oh, cielo” — ho detto — “Siamo a posto, io entro stasera alle dieci, allora”; e dico: “Ma come alle otto e un quarto?” — “Eh, guardi, c’è scritto otto e un quarto, ma son le undici…” — dico: “Ma signora, non è possibile” e questa a un certo punto si gira, vede un’infermiera uscire, dice: “Scusi, ma io ho l’appuntamento alle otto e un quarto…”. È successo quello che io credevo che succedesse solo nei film: l’infermiera la guarda e le dice: “Signora, ha sbagliato ambulatorio!” — “Ma c’è scritto ambulatorio B2…” — “Si, certo, ma non del primo piano, del secondo!”. Ho detto: “Non è possibile…”; mi sono sentito male io… Uno dice: è finita qui! No, le dice: “Signora, ormai l’avranno chiamata, quindi lei ha perso l’appuntamento”. Non è possibile! Dico: “Ma nessuno è uscito? Ma non potevi chiedere prima?” … Ma… cioè, capite?

Allora, io dico: il tempo che abbiamo usiamolo bene. Questa è una grande penitenza. Invece di stare lì a contare se mangio o non mangio il pane, se mangio o non mangio la mela, quanta penitenza dello stomaco faccio… guardiamo bene questa cosa, facciamo la penitenza del tempo: non voglio più sprecare neanche un minuto, lo voglio usare nel migliore dei modi.

Facciamo la penitenza della lingua: parlo se vengo interrogato, altrimenti sto zitto. Oh, mamma, se fosse vero! Ci sono persone che hanno da dire tutto su tutto, i tuttologi: ogni volta che si affronta una questione, devono intervenire; ma stai zitto! “Sei stato interrogato?” — “No” — “Taci” — “Eh, ma io sapevo…” — “Fa niente, offri al Signore il tuo silenzio”. Imparare a vivere nel silenzio, che vuol dire imparare a vivere di Cristo, dicevano i monaci del deserto: il silenzio è Cristo, “Christus est”, il silenzio è Cristo!

Finiamo, che sono due paragrafetti: 

7 — Ma voi direte: Perché la Priora ce la concede? Se vi conoscesse intimamente, forse non la concederebbe. Ma voi le parlate di necessità; il medico insiste perché vi abbia a contentare; una parente o amica è lì di fianco che singhiozza. Che volete che faccia la Priora? Teme di mancare alla carità, e piuttosto di commettere lei una colpa, preferisce che la commettiate voi2.

2 Lo vede anche lei che siete esagerate… e che piangete per cose da nulla… ma vedendo che siete lì per render l’anima… non vuole pensar male! — siccome ha male a un’unghia e sembra che stia morendo… — Oh, questi pianti di monache! Che Dio mi perdoni! Ma temo che siano già passati in costume!… Una volta ho visto una religiosa che si lamentava continuamente di aver male alla testa, e me lo ripeteva più volte. Sottoposta a una visita, si vide che non ne soffriva affatto. Soffriva soltanto un poco in altra parte. (Manoscr. Escor.).

8 — Sono cose che possono alle volte succedere, e io le ho messe qui affinché ve ne guardiate. Se il demonio comincia a impaurirci con il timore della salute, non faremo mai nulla. — Il Signore ci dia la sua luce per far bene ogni cosa! Amen.

 Ecco, questa della paura che il demonio ci mette è molto reale: la paura della salute. Ripeto, la dobbiamo curare dobbiamo avere a cuore che tutto vada bene, dobbiamo gestirla bene, ma come mezzo, non come fine e via la paura, la paura non serve, perché siamo nelle mani di Dio. Dobbiamo essere in salute per meglio servire Dio e i fratelli, questa è la ragione, questo è il fine, il mezzo è la salute. Il Signore non ce la dà? “Vi serviremo con la sofferenza e col dolore”, ma via la paura per la salute, se lavoriamo per il Signore, state tranquilli che il Signore non si farà battere in generosità.

Andate a leggere — lo leggeremo… adesso non mi ricordo più in che punto — la storia di San Pietro d’Alcantara, grande amico di Santa Teresa. Santa Teresa diceva che il Signore non nega nulla a chi lo prega per intercessione di San Pietro d’Alcantara. Lei lo descrive — mi sembra che dicesse — come un “albero nerboso”, cioè, era talmente secco, talmente asciutto, che si vedevano i nervi, e dice: sembra di vedere un albero, un tronco di un albero… Un uomo di una penitenza incredibile… Va bene, a lui è stato chiesto questo, e l’ha fatto.

Forse noi non diventeremo come San Pietro d’Alcantara — figura bellissima — però, potrebbe insegnarci ad essere un po’ più essenziali e, poi, ad avere meno paura.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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