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Morire per Gesù – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.29

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Morire per Gesù – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.29
Mercoledì 29 novembre  2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Lc 21, 12-19)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza.
Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 29 novembre 2023. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal ventunesimo capitolo di san Luca, versetti 12-19.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al paragrafo terzo.

3 — In questa lotta ci può essere di aiuto la vera umiltà. Secondo me, questa virtù e quella della propria abnegazione van sempre d’accordo. Sono due sorelle che non bisogna mai separare; parenti da cui non vi dirò mai di staccarvi, ma anzi d’abbracciare ed amare, cercandone continuamente la compagnia. Virtù sovrane, regine del creato, imperatrici del mondo, che ci liberate da tutti i lacci e da tutte le insidie del demonio, foste così care al nostro Maestro Gesù che non stette senza di voi neppure un istante! Chi vi possiede può camminare con sicurezza ed affrontare tutto l’inferno riunito, il mondo e le sue seduzioni. Non abbia paura di nessuno, perché il regno de’ cieli è suo. Che deve infatti temere chi non solo non si preoccupa di perdere tutto, ma neppure stima per tale detta perdita? La sua paura è solo di offendere Iddio: perciò lo supplica di mantenerlo sempre in queste due virtù e di non mai permettere che per sua colpa le perda.

Quindi, la vera umiltà e l’abnegazione, che abbiamo visto ieri, vanno sempre tenute insieme. Perciò S. Teresa dice che chi non si preoccupa di perdere tutto, anzi neppure la considera una perdita, teme una sola cosa. Chi ha la vera umiltà e chi ha l’abnegazione, ha una sola paura: quella di offendere Dio, e basta; l’unico timore è di offendere Dio.

4 — È vero che queste virtù hanno la proprietà di nascondersi a quegli stesso che le possiede, per cui egli non le vede né mai s’induce a credere di possederle, neppure se glielo dicono. — certo, perché si nascondono — E intanto, siccome egli le stima molto e fa di tutto per acquistarle, va continuamente progredendo. Per accertarsene basta trattare con lui, perché quelle virtù si fan vedere all’esterno, anche se l’interessato non vuole. Come sono presuntuosa a voler fare l’elogio dell’umiltà e della mortificazione, dopo che furono tanto elogiate dallo stesso Re della gloria e consacrate da tante sue sofferenze! Questo, dunque, figliuole, è il momento di lavorare per uscire dall’Egitto. Trovando queste due virtù, troverete la manna, e tutto allora vi parrà buono, anche quelle cose che ai mondani sono amare.

Chi possiede queste virtù non lo vede, non crede di averle, anche se glielo dicono. Le stima molto, stima molto queste virtù, fa di tutto per acquistarle e, quindi, progredisce. Però, lei dice: attenzione, perché anche se una persona crede di non averle, se voi trattate con lei, ve ne accorgete subito, perché si vedono all’esterno, si vede quando avete a che fare con una persona veramente umile, si vede quando avete a che fare con una persona distaccata. Quindi: umiltà e mortificazione. E Santa Teresa dice che quando si ha una vera umiltà e la mortificazione, allora diventerà buono ciò che per i mondani è amaro. Vedete: cambia proprio il gusto.

5 — Ciò che in primo luogo dobbiamo fare è di non amare il nostro corpo. Alcune sono così attaccate al loro benessere, che per correggersi avranno molto da fare. Si ama tanto la salute — parlo specialmente delle monache, ma non escludo le persone del secolo — che è veramente sbalorditivo veder la guerra che per questa ragione si deve sostenere. Alcune poi sembra che siano venute in monastero per procurare di non morire, e questo cercano con ogni mezzo. In questa casa, a dir vero, azioni di tal genere non sono possibili, e io vorrei che non le pensaste neppure. Qui siete venute, non già ad accarezzarvi per Cristo, ma a morire per Cristo. So che il demonio vi può alle volte suggerire che per meglio seguire e osservare la Regola, bisogna mantenersi in salute e intanto con la preoccupazione della salute, per meglio osservare la regola, si finisce col morire senza averla osservata interamente, non dico un mese, ma neppure un giorno. Non so proprio perché queste tali siano venute in monastero!

Santa Teresa non ha in odio il corpo, non è un Dottore della Chiesa che vuole insegnarci a trascurare il nostro corpo, o a trattarlo male. Dobbiamo stare attenti ai termini “amare” e “attaccate”: “amare” solo Dio, “attaccate” solo a Dio; né al corpo, né al benessere, né a nient’altro. Quindi, curare la salute, curare il corpo è più che doveroso, perché? Perché è un dono di Dio; e se io non ho cura del mio corpo, in nessun modo il mio corpo mi sarà d’aiuto per servire il Signore. Ripeto, “cura”, non attaccamenti ed esagerazione. Cura: la cura doverosa del corpo. Questo corpo va curato; se io a dicembre vado in giro per la strada in pantaloni corti e in maniche di camicia, poi non mi devo lamentare se devo stare a letto un mese con la broncopolmonite. 

“Eh, ma io non devo curare il corpo!” — “Bene, allora stai a letto un mese con la broncopolmonite!” E questo a cosa serve? A niente; quando bastava mettersi un maglione e una giacca. 

“Io non devo amare il mio corpo e non devo essere attaccato alla salute: mangerò una volta al mese!” E così muori.

Capite? Bisogna comprendere bene cosa ci vogliono dire gli scritti dei santi. Il problema è sempre l’eccesso, l’attaccamento, questo amare il corpo in modo sbagliato, questo è il problema, non l’aver cura. 

Infatti, se voi vedete, Gesù, nel Vangelo, compie miracoli sul corpo. Se il corpo fosse stato da disprezzare Gesù avrebbe dovuto dire: “Ah, hai la lebbra? Fa niente, non devi avere amore per il tuo corpo, tieniti la lebbra. Sei storpio? Eh, vabbè, fa niente. Non devi essere attaccato alla salute, rimani storpio”. Invece Gesù guarisce gli storpi, guarisce i lebbrosi, ridona la vista ai ciechi, fa guarire dalla febbre, vedete? C’è una cura, un’attenzione. 

C’è questa espressione di S. Teresa che mi sembra molto bella, molto chiara: “qui siete venute per morire per Cristo”. Ecco, questo credo che sia molto importante, lei lo dice in riferimento all’essere entrato in monastero, possiamo anche estenderlo al nostro essere cristiani battezzati, cresimati. “Noi siamo cristiani non per accarezzarci, ma per morire per Cristo”; ecco, questo è veramente un punto interessante, perché è un cambio di prospettiva. Quante volte noi ci lamentiamo delle sofferenze che patiamo per amore di Gesù? È il Vangelo di oggi, l’abbiamo letto oggi, è stato chiaro Gesù nel Vangelo:

Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici […] sarete odiati da tutti a causa del mio nome.

Guardate che quando si vivono queste cose, veramente ci si sente morire.

Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome.

Stiamo parlando di omicidio, stiamo parlando di tradimento. Gesù parla di odio: «sarete odiati da “tutti” a causa del mio nome»; capite quando leggiamo in Santa Teresa:

Qui siete venute, non già ad accarezzarvi per Cristo, ma a morire per Cristo.

Questo è veramente il cuore di tutto. Sei un cristiano? Bene, sei chiamato a morire per Gesù. Noi non sappiamo, per ciascuno di noi, come quando, dove; sappiamo solo che siamo chiamati a morire per il Signore, lo dice Santa Teresa ma, ancora prima, lo dice Gesù nel Vangelo, il Vangelo della messa di quest’oggi. 

Quindi, capite, poi non ha molto senso lamentarci delle persecuzioni, degli odi, dei tradimenti; non ha senso, perché noi siamo qui per morire per Gesù. Tutto questo male che viene addosso agli amici di Gesù, viene a causa di Gesù, lo dice Gesù nel Vangelo. E quindi basta! Uno dovrebbe dire: certo, soffro, mi dispiace, tutto quello che volete; però io perché son qui? Sono qui per morire per il Signore. Questa è la più grande testimonianza della nostra vita cristiana: morire per il Signore.

Santa Teresa ci insegna che, allora, il demonio in tutti i modi ti dirà: “Nooo, morire per il Signore? Non esagerare, dai, non esagerare sempre! Morire per il Signore… adesso?… Morire? Se muori come fai a predicare, a testimoniare, a convertire, a confessare? Mantieniti in salute!” Che non vuol dire “controlla il colesterolo” piuttosto che tutto il resto ma soprattutto vuol dire “mantieniti salvo, salva te stesso”. In questo modo, con la preoccupazione di salvarti (per poter predicare per fare tutte le cose belle) dice Santa Teresa che finisci col morire senza essere mai stato veramente cristiano, neanche per un giorno. Perché? Perché il demonio ti ha suggerito la vigliaccheria, la codardia. Te l’ha mascherata, te l’ha nascosta con la scusa che, in questo modo, tu potevi essere di grande aiuto, potendo fare tante cose belle che, se invece muori, non puoi fare; che, se vieni perseguitato, imprigionato e quant’altro, non puoi fare; e allora, appunto, il demonio ti suggerisce questi pensieri, che sono delle tentazioni terribili. 

Noi, invece, dovremmo dire: “No, io non sono qua né per predicare, né per fare questo, né per… no, io sono chiamato a morire per il Signore; poi il Signore deciderà lui come questo si realizzerà. Per qualcuno si realizzerà faticando per lui, per qualcun altro, come il cardinale Văn Thuận, si realizzerà ad esempio passando anni e anni in prigione. Il cardinale Văn Thuận, e tanti altri sacerdoti e vescovi, che cosa hanno fatto? Sono morti ogni giorno per il Signore, senza badare a salvarsi — per meglio servire, per meglio… — no, “la mia testimonianza si realizza morendo per il Signore”.

Voi capite che è molto difficile! Molto difficile! Tenere fisso questo… sì, effettivamente è un esame di coscienza costante: “Io perché sono qua? In questa mia vita, in questa mia posizione, in quello che faccio, perché sono qui?” — “Per morire per il Signore”. E allora va bene. Se il Signore vuole che questa morte, per me, si realizzi in questo modo, va bene. E questo dovremmo farlo con molta serenità, perché non è che Gesù ce lo ha nascosto, ma, nel Vangelo, ce l’ha detto chiaro: “A causa del mio nome sarete perseguitati, sarete odiati, sarete traditi”.

Quindi, dobbiamo proprio cambiare prospettiva, dovremmo proprio scrivercelo da qualche parte: “Perché sei qui?” Questo “qui”, per queste suore, è il monastero, ma per noi è ovunque: può essere il posto di lavoro, può essere in famiglia, può essere a scuola. “Perché sei qui?” — “Io sono qui per morire per Gesù” e, allora, va bene. Morire come, cioè in che senso? Morire vuol dire “dando la mia testimonianza”; che è il Vangelo di oggi, è il Vangelo di oggi. Infatti, Gesù lo dice:

Avrete allora occasione di dare testimonianza.

…non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.

Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

Perché? Perché deve essere chiaro che sono qui a morire per il Signore; allora non devo tornare indietro, non devo rinnegare tutto, non devo salvarmi, vedete? Ecco l’amore sbagliato per la salute, l’amore sbagliato per il corpo: siccome ci rimetto la salute, siccome ci rimetto per il mio corpo, rischio di essere ucciso, allora, per amore della salute e del corpo, rinnego il morire per il Signore; ecco, è questo che è sbagliato. Invece devo dire: “Fa niente, sono qui a morire” e poi morirò, ma un conto è morire in un incidente, e un conto è morire per amore del Signore! È morto: è morto per il Signore; “una vita spesa a morire ogni giorno per il Signore”. Quindi, ecco, capite che è veramente un cambio radicale di prospettiva.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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