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L’acqua – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.104

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: L’acqua – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.104
Lunedì 12 febbraio 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mc 8, 11-13)

In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova.
Ma egli sospirò profondamente e disse: “Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno”.
Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 12 febbraio 2024. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dall’ottavo capitolo del Vangelo di san Marco, versetti 11-13.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al paragrafo decimo del capitolo trentaduesimo.

10 — L’acqua è la contemplazione perfetta di cui mi avete pregata di parlarvi. Ora, come già vi ho detto, la contemplazione supera qualunque nostra attività, noi non vi possiamo concorrere in nulla, né a nulla giova ogni nostra possibile industria: anzi, non si farebbe che distrarci, impedendoci di dire: Fiat voluntas tua. La vostra volontà, Signore, si compia sempre in me, e come meglio a Voi piace! Se mi volete fra i travagli, datemi la forza di sopportarli, e vengano pure! Se fra le persecuzioni, le infermità, le indigenze e i disonori, non mi ritiro, o Padre mio, e non è giusto che mi ritiri. Dopo che vostro Figlio vi consacrò con la volontà di tutti anche la mia, non è giusto che io non ne mantenga la parola. Ma per poterla mantenere, degnatevi, Signore, di darmi il regno che vostro Figlio vi ha domandato per me, poi disponete di me come meglio vi piace, a guisa di una cosa che vi appartenga.

11 — O sorelle mie, com’è efficace questo dono! Se lo si facesse generosamente, si attrarrebbe l’Onnipotente a far una cosa sola con la nostra debolezza, trasformando noi in Lui, la creatura nel Creatore. Come ne sareste allora ripagate! Comprendereste la bontà del Maestro divino, il quale, conoscendo il modo di conquistare il cuore di suo Padre, non rifugge dall’insegnarcelo e dall’insegnarci come servirlo!

L’acqua di cui S. Teresa ha parlato precedentemente è la contemplazione perfetta. Però, questa contemplazione, questo dono, non dipende da noi; come ha già detto, è un dono puramente divino e non dobbiamo neanche stare troppo, diciamo così, “a impazzire” dietro a questa cosa, perché ciò che per noi è fondamentale, che cos’è? È: “Fiat voluntas tua”, cioè, fare la volontà di Dio: “sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra”, questo è il centro di tutto. 

Quindi, lei dice: «La vostra volontà, Signore, si compia sempre in me»; questa dovrebbe essere la nostra preghiera: “La volontà di Dio si compia sempre in me”. Per cui — prosegue — se mi volete fra i travagli, sia fra i travagli; tra le persecuzioni, va bene; le persecuzioni, le infermità, le indigenze, i disonori, va bene tutto, l’importante è fare sempre e solo la volontà di Dio, l’importante è che si compia sempre la volontà di Dio. 

E poi, lei aggiunge: vi chiedo di darmi il regno, di far parte del vostro regno. E lei dice: «come è efficace questo dono!» quello di dare a Dio la nostra volontà.

Quindi, queste righe del paragrafo undicesimo, ci dicono che, in questa maniera, noi attrarremmo lo sguardo dell’Onnipotente su di noi.

12 — Il Signore più vede che il dono della nostra volontà si manifesta non con parole di complimento ma con fervore di opere, — quindi vedete: questo dono della volontà non tanto fatto a parole, ma con il fervore delle opere — più a sé ci attira; e innalzando l’anima al di sopra di sé stessa e di tutte le cose terrene, la prepara a ricevere grandissimi favori. Stima tanto quel dono che non cessa di ricompensarlo fin da questa vita: l’anima non saprà più che domandargli, ed Egli continuerà a donare. E non contento di unirla a sé stesso facendosi un tutt’uno con lei, comincerà a compiacersene, a scoprirle i suoi segreti, a farle comprendere il molto che ha guadagnato e intravvedere la felicità che le tiene preparata. Poi, per levarle dattorno ogni ostacolo, le sospenderà a poco a poco anche i sensi esteriori, ed elle si troverà in quello stato che si chiama di rapimento. Allora Dio comincerà a trattarla con maggiore amicizia, le ritornerà la volontà che ella gli ha offerto, e le darà insieme la sua. E queste due volontà andranno molto d’accordo; perché Dio, vedendo che l’anima fa quello che Egli vuole, farà anch’Egli quello che ella vuole, per cui, come suol dirsi, ella comanderà ed Egli obbedirà. E ciò in un modo assai perfetto, perché Egli è onnipotente e può fare quel che vuole, né lascia mai di volere.

Quindi: il dono della nostra volontà — vedete S. Teresa continua; questo è veramente un tema centrale, è un continuo ritornare su questa cosa — fatto con fervore di opere, non tanto con le parole. Allora, a quel punto, il Signore innalzerà l’anima sopra sé stessa e sopra tutte le cose terrene, e la preparerà a ricevere grandissimi favori. E inizierà a ricompensare quest’anima, perché quest’anima non fa altro che vivere secondo la sua volontà. Le scoprirà i suoi segreti e le farà anche intravedere la felicità che tiene per lei. Poi la condurrà progressivamente verso quello stato che si chiama stato di rapimento, cioè dove vengono sospesi i sensi esteriori. Quindi verrà trattata con maggiore amicizia e le ridarà la volontà che lei gli aveva dato, però gliela ridà unita alla sua. Queste due volontà andranno molto d’accordo, «vedendo che l’anima fa quello che Egli vuole», e anche Lui farà quello che vuole l’anima, cioè: sarà tutto un tutt’uno, vedete? Una cosa molto bella!

13 — Viceversa, non sempre la povera anima può fare quel che vuole: anzi, non può far nulla se non con l’aiuto di Dio. Ma la sua ricchezza maggiore è appunto nel rimanergli sempre debitrice, nonostante si sforzi di ripagarlo. Spesso nel suo desiderio di volerlo alquanto ripagare, si lascia prendere dall’afflizione per vedersi impotente, impacciata da tanti impegni, ostacoli ed imbarazzi che le derivano dal corpo in cui vive prigioniera. Ma è ben semplice ad angustiarsene! Facesse pure quanto dipende da lei, che soddisfazione gli potrebbe offrire, se quello che ha, lo ebbe tutto da Lui? Non c’è da far altro che da riconoscere la nostra indigenza e consacrargli tutta la nostra volontà. Il resto, per un’anima giunta a questo stato, non solo non serve, ma può anche essere di danno. Solo l’umiltà può fare qualche cosa, ma non l’umiltà che si acquista a forza di ragionamenti, bensì quella che deriva dalla contemplazione della stessa Verità nella quale in un attimo si comprende assai di più che non in molto tempo di faticose riflessioni sopra la miseria del nostro nulla e la grandezza di Dio.

14 — Vi voglio dare un avviso. Non pensate mai di poter arrivare a questo stato con i vostri sforzi e la vostra industria. No, non vi arriverete mai: anzi, perderete la devozione che forse prima vi animava, e diverrete insensibili. Dite invece con semplicità ed umiltà di cuore, poiché la umiltà ottiene tutto: Fiat voluntas tua!

Ecco, vedete? Non ci mettiamo in testa di arrivare fin qui col nostro ingegno. Quindi: sentiamoci sempre debitori, non facciamoci prendere da inutili afflizioni, riconosciamo la nostra indigenza, consacriamogli tutta la nostra volontà. E poi, l’umiltà non è uno stato interiore che si acquista a forza di ragionamenti, no, non è così. L’umiltà deriva dalla contemplazione di Gesù, e non tanto dalla considerazione della miseria di quello che io sono, del fatto che sono un povero peccatore, che non conto niente, la grandezza di Dio; no, no, no: dalla contemplazione di Gesù.

Ecco, abbiamo finito questo capitolo trentaduesimo, inizieremo il trentatreesimo domani, a Dio piacendo. Ricordiamoci: non dipende da noi, ma solo da Dio; quindi: “Fiat voluntas tua”.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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