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L’autoinganno – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.105

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: L’autoinganno – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.105
Martedì 13 febbraio 2024 – Festa del Volto Santo di Nostro Signore Gesù Cristo

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mc 8,14-21)

In quel tempo i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 13 febbraio 2024. Oggi è la festa del Santo Volto di Gesù. Oggi vi chiedo una preghiera specialissima per me, perché il mio cognome religioso è fra Giorgio Maria del Volto Santo, quindi è la mia festa — diciamo così — perché festeggio, appunto, il Volto Santo di Gesù. Oggi è la sua festa, cioè il martedì precedente al Mercoledì delle Ceneri, domani inizia la quaresima. Io ho già fatto, per diversi anni, molte omelie e meditazioni sulla devozione al Volto Santo di Gesù, che trovate raccolte nel sito www.veritatemincaritate.com; andate lì, cliccate, e trovate tanto, tanto materiale.

L’apostola — diciamo così — del Volto Santo di Gesù è la beata Madre Pierina De Micheli, anche se non possiamo ovviamente dimenticare, e non possiamo non citare, Santa Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo, dottore della Chiesa (santa Teresina), monaca carmelitana scalza, che era devotissima e infatti aveva nel suo cognome religioso, anche lei, il Volto Santo di Gesù. S. Teresina ha scritto una preghiera di consacrazione al Santo Volto di Gesù, che ha composto per il noviziato. È un testo veramente molto, molto bello, che io vi consiglio di recitare sicuramente quest’oggi in modo solenne, ma poi vi consiglio di recitarlo ogni martedì, perché voi dovreste ormai sapere — forse magari c’è anche qualcuno di nuovo che non lo sa — che il martedì è il giorno dedicato al Santo Volto di Gesù, così ha chiesto la Vergine Maria alla beata Madre Pierina De Micheli. Vi leggo, proprio velocemente, un pezzettino piccolo, breve, di quello che è scritto nel libro che raccoglie un po’ la biografia della Madre Pierina, ed è quello che la Vergine Maria disse a Madre Pierina.

«Ascoltami bene e riferisci tutto esattamente al Padre confessore: questo scapolare — fa riferimento allo scapolare del Volto Santo — è un’arma di difesa, uno scudo di fortezza, un pegno di amore e di misericordia che Gesù vuol dare al mondo, in questi tempi di sensualità e di odio contro Dio e contro la Chiesa. Si tendono reti diaboliche per strappare la fede dai cuori. Il male dilaga. I veri apostoli sono pochi, è necessario un rimedio divino, e questo rimedio è il Santo Volto di Gesù! Tutti quelli che indosseranno uno scapolare come questo, e faranno, potendo, ogni martedì una visita al SS. Sacramento, per riparare agli oltraggi che ricevette il Santo Volto del mio Figlio Gesù, durante la sua Passione e che riceve ogni giorno nel Sacramento Eucaristico, verranno fortificati nella fede, pronti a difenderla e a superare tutte le difficoltà interne ed esterne; di più faranno una morte serena sotto lo sguardo amabile del mio divin Figlio»

Poi, la Vergine Maria disse diverse altre cose a Madre Pierina, che adesso io non posso star qui a riassumervi, ma che trovate nelle meditazioni che ho tenute negli anni passati e, comunque, nel testo, dove c’è appunto questa bellissima biografia della Madre Pierina De Micheli, scritta da Paolo Risso, vi consiglio proprio di leggerlo.

Questo scapolare, poi, la Madre Pierina chiederà se è possibile anche sostituirlo con una medaglietta e la Vergine Maria acconsente. La cosa bellissima è che su una faccia della medaglia c’è il Volto Santo di Gesù, sull’altra c’è una bellissima ostia raggiante, perché i devoti del Volto Santo di Gesù, sono devotissimi del Santissimo Sacramento; infatti, vedete che in questa richiesta della Vergine Maria a Madre Pierina, c’è un continuo riferimento alla Santissima Eucaristia. E la Vergine Maria dice chiaramente: per riparare ogni martedì, facendo una visita al Santissimo Sacramento, gli oltraggi che ricevette il Santo Volto di mio figlio Gesù durante la sua Passione (ma questo Volto di Gesù viene offeso non solo durante la Passione) e le offese che riceve ogni giorno, nel sacramento eucaristico. 

Quindi, invece di perderci — non so neanche che termine usare — mi vien da dire in chiacchiere inutili, sul male che dilaga — l’espressione che usa la Vergine Maria — invece che fare i lamentosi, preghiamo… preghiamo, ripariamo e difendiamo la nostra fede, «pronti a difenderla», come dice la Vergine Maria. Preghiamo, facendo nostra la preghiera di Santa Teresina e diventando degli apostoli dell’Eucarestia.

Domani inizia la Quaresima, domani è Mercoledì delle Ceneri, oggi — trovate tutto nel libro o comunque nelle meditazioni mie passate — non dovrebbe essere il giorno di frittelle, frittelline, chiacchiere, dolci e quant’altro, perché poi domani basta, domani inizia il grande digiuno; no, oggi dovrebbe essere un giorno di preghiera, di preparazione alla Quaresima, in cui ci fissiamo bene le cose che dobbiamo dire al Signore all’inizio di questa Quaresima, come propositi; magari un proposito sul quale concentrarci.

E vorrei anche dire una parola sul Vangelo di oggi, perché mi sembra che sia proprio un Vangelo assai adatto per questo giorno così importante. Il Vangelo della Santa Messa di oggi è tratto dall’ottavo capitolo del Vangelo di san Marco, versetti 14-21.

… i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!».

Quello che dice Gesù è di un’importanza capitale: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!», che è l’ipocrisia. Ma non è “solo” l’ipocrisia, è “anche” l’ipocrisia, è la durezza di cuore e di mente, è la malizia, è l’ottusità, l’incapacità di vedere Dio. Capite che Erode si è trovato davanti Gesù e l’ha preso per un pazzo, si è trovato davanti Gesù e l’ha schernito, vi rendete conto? Aveva Gesù in persona davanti a sé. Terribile!

I farisei? I farisei lo hanno crocifisso! Hanno ascoltato Gesù che predicava, hanno visto i miracoli… L’hanno crocifisso! Non limitiamoci solo a pensare ai farisei, al lievito dei farisei, come un’ipocrisia e basta; anche, ma non solo. C’è una forma di stupidità, di stoltezza, di chiusura di mente e di cuore, che adesso vi dimostrerò, che rende incapaci di vedere Gesù, di riconoscere Gesù. Anche senza arrivare all’odio omicida dei farisei e di Erode, anche senza arrivare all’odio che porta allo scherno, alla presa in giro, al dileggiare, anche senza arrivare lì, c’è comunque questa chiusura di mente e di cuore, questo diventare stupidi, questo essere stupidi, questo essere… come se uno diventasse tonto, per cui tu non vedi la realtà, tu non vedi quello che hai davanti, tu non vedi Gesù qual è veramente, cioè Figlio di Dio.

E i discepoli cosa fanno? Sentono Gesù che dà questo avviso gravissimo, importantissimo (e ha il suo perché, infatti loro subito confermano che ciò che ha detto Gesù è assolutamente reale, gli fa proprio una radiografia, una diagnosi spietata, perché è reale…) e loro:

Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane.

Ma non è vero che non avevano il pane! Sulla barca — dice poco prima — c’era un solo pane; quindi, non è vero che non avevano pane, notate? E Gesù dice:

Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite?…

Avete visto? Notate: in queste domande potreste togliere il punto di domanda, sono delle domande retoriche. La risposta a queste domande è: sì, sì, sì. 

E Gesù continua:

… E non vi ricordate, quando ho spezzato…

Chi è come gli scribi e i farisei, come Erode, perde addirittura la memoria degli eventi salvifici di Gesù, delle grazie ricevute; terribile!

Il lievito dei farisei, e il lievito di Erode, è peggio della peste! È il lievito dell’ipocrisia, il lievito della burla, il lievito della presa in giro, il lievito della dimenticanza dei doni ricevuti da Dio, è il lievito della stupidità, è il lievito della durezza, è tutta questa cosa qui… terribile! Loro non hanno capito niente, non hanno compreso niente, hanno il cuore indurito, hanno occhi e non vedono, hanno orecchie e non odono, e non hanno più memoria.

Torniamo indietro:

…avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane.

Adesso avete capito tutti: «non avevano con sé sulla barca che un solo pane»; certo, avevano Gesù! Gesù era il loro pane! Quell’unico pane che avevano lì, sulla barca, era un simbolo di Gesù: Gesù è il loro pane. Quell’unico pane rimandava all’unico vero pane, che è l’Eucarestia. Ecco che: “sulla barca non avevano che un solo pane”; che non avevano portato loro! Ma vedete, guardate, è geniale la parola di Dio: non l’avevano portato loro, perché l’evangelista dice:

i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani… 

Non si erano ricordati di prendere il pane, quindi quel pane chi è che l’aveva messo? Non si sa. Perché? Perché quel pane lì era venuto da solo: era Gesù. Nessuno ha messo Gesù sulla barca, Gesù è salito sulla barca, come quel pane. Quel pane era un simbolo, per dire: non preoccupatevi del cibo che perisce, del pane che perisce, preoccupatevi dell’unico e “uno” — non ce ne sono mille, il pane Eucaristico è uno — preoccupatevi di quell’unico vero pane, che è l’Eucarestia. 

Preoccupatevi della festa di oggi, la festa del Volto Santo, le offese che Gesù riceve nell’Eucaristia. Perché noi non ci preoccupiamo veramente di questo pane; anche noi rischiamo di venir contaminati dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode, questa dovrebbe essere la preoccupazione di questa Quaresima che inizierà domani.

Oggi dovremmo prepararci e cercare che nome ha, o che nomi hanno, quali sono i nomi, del lievito dei Farisei, del lievito di Erode, che abbiamo dentro di noi. Come si chiama il nostro lievito malefico che guasta, marcisce, imputridisce le nostre persone, la nostra vita cristiana? Come si chiama? Che nome ha? Dobbiamo andare a prendere e tirar via quel lievito! Non: “Io in Quaresima ho fatto il fioretto di non mangiare il dolce”. Ma che cosa ti cambia? Ditemi che cosa ti cambia perdere quattro chili nel tempo della Quaresima? Secondo voi, che cosa ti cambia? Faccio il fioretto di non mangiare il dolce durante la Quaresima e poi mangio fino a morire la pastasciutta, per esempio; mangio fino a morire il pane, mangio fino a morire non so che cos’altro. Siccome non posso mangiare i dolci, ecco allora mi fumo un pacchetto di sigarette in più. Perché noi queste cose le facciamo! Siccome non mangio i dolci, e allora bevo un bicchiere in più di vino a tavola. Non ho mangiato i dolci durante la Quaresima? Benissimo, ho già preparato in dispensa dodici colombe al cioccolato, crema, con su le uvette, e le mandorle, e le noci, e i canditi, e poi, ci metto sopra lo zucchero a velo. A cosa serve? Ditemi a che cosa serve! A niente! A metterci a posto la coscienza, dicendo: “Ah, io ho fatto il digiuno della Quaresima!”.

Noi dobbiamo digiunare dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode — questo è il nostro digiuno — e vivere dell’unico vero pane: «non avevano con sé sulla barca che un solo pane»; perché foss’anche che noi arriviamo a dimenticarci del cibo da mangiare, Gesù non manca mai, Gesù c’è sempre, Gesù è un pane fedele, è sempre lì, pronto a sfamarci. Perché noi abbiamo veramente fame solo del pane Eucaristico, tutto il resto si può superare, ma quella fame lì, no!

E loro discutono del perché non avevano pane; incredibile! “Ah, dovevo prenderlo io”, “No, dovevi prenderlo tu”, “Ecco, ti avevo detto di prendere il pane”, “Ecco, me lo sono dimenticato, ma è per colpa tua”. Ma c’è Gesù!

«Avevano dimenticato di prendere dei pani — e, mi verrebbe da dire: Deo gratias! — e non avevano con sé sulla barca che un solo pane», Gesù. 

E allora Gesù gli fa fare memoria: ricordate i cinque pani per i cinquemila? Ricordate i sette pani per i quattromila? «Non comprendete ancora?» — che può essere letto sia: “Beh, ci sono io, da un pane ne posso far venire dodici, per voi, dodici pani riusciamo a farli uscire, per voi”; può essere letto anche così, ma può essere letto anche in un altro modo: chi compie il miracolo sono io, e allora voi di che cosa vi preoccupate? Voi dovete abituarvi a vivere di miracoli, non di certezze, di sicurezze. Voi dovete abituarvi a vivere nella Provvidenza, non di calcoli strategici. Voi dovete tenere in mano la croce, non il goniometro e la squadra. Capite? Questo è fare la Quaresima.

Tenete questo Vangelo sotto gli occhi, in questi quaranta giorni: Marco 8, 14-21: «Non avevano con sé sulla barca che un solo pane»; che bello! Avevano tutto, avevano tutto quello che serviva, perché avevano Gesù, avevano il pane Eucaristico. 

Ricordate Giovanni, capitolo sei? Tutto il discorso che fa Gesù sul pane, disceso dal cielo? Anche lì: la moltiplicazione dei pani, poi lo vengono a cercare per farlo re — eh, certo, perché chi mi riempie la pancia, deve essere il mio re, capite? Non perché è figlio di Dio, non perché è santo, non perché è Gesù, no; ma perché mi dà la tessera, senza pagare, del panettiere! — e Gesù va via. Gesù non vuole essere il re della pancia; Gesù non è il re della sazietà; Gesù vuole essere re, ma non di quel genere di cose. Gesù è l’unico pane; ed ecco tutto il discorso di Giovanni, capitolo sei. E infatti, quando Gesù fa quel discorso, cosa fanno? Tutti se ne vanno: “Troppo duro questo discorso, andiamocene via, via tutti!”. “Ma non è quello che ha moltiplicato…”, “Eh, sì, ma no, no, no, no, no. Il pane che poi fa i vermi, quello è importante e mi interessa; il pane Eucaristico: eh, no, no, questo no. Questo no, questo non va bene”.

Siccome il pane Eucaristico non ci interessa, allora, poi, smettiamo di fare le genuflessioni davanti ai tabernacoli; smettiamo, dopo che abbiamo ricevuto l’Eucarestia, di metterci in ginocchio. Quindi (speriamo che qui non mi taglino ancora i pezzi della meditazione, perché sapete, con questa mania del “taglia e cuci”, poi ti fanno dire quello che vogliono loro) arrivo in chiesa e non mi metto in ginocchio, in preparazione e per salutare Gesù nel tabernacolo; finisce la messa e non mi metto in ginocchio per ringraziare, e via di seguito, e via di seguito. Perché? Perché noi non viviamo dell’unico pane, noi viviamo “dei pani”.

Ma noi siamo i discepoli dei pani? Noi siamo gli adoratori dei pani? Noi non siamo adoratori del pane, noi siamo adoratori del Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, questo adoriamo, non i pani!

Mi fermo, perché potrei andare avanti un giorno intero a parlarvi di questo Vangelo, perché è veramente bellissimo. Quindi, non discutiamo di stupidaggini, non discutiamo che non abbiamo il pane; certo che abbiamo il pane, noi abbiamo Gesù Eucaristia; di quale altro pane dobbiamo parlare? Noi dobbiamo parlare solo di questo.

Va bene, andiamo avanti con il nostro testo di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Diciamo almeno qualcosina, almeno un paragrafo. Siamo arrivati al capitolo trentatreesimo.

CAPITOLO 33

Necessità che Dio ci ascolti quando lo preghiamo con queste parole del “Pater noster”: “Panem nostrum quotidianum da nobis hodie”.

Guardate, sembra che l’abbiamo fatto apposta! Ma non è così, perché dovrei essere veramente un mago per riuscire a fare queste cose, ma vi assicuro, non mi sono messo in testa le cose per arrivare oggi a parlarvi proprio del capitolo trentatreesimo con questo Vangelo: è venuta così da sola, come tante altre volte.

1 — Il buon Gesù, come ho detto, conosce la difficoltà che abbiamo di osservare ciò che ha promesso al Padre in nome nostro; conosce pure quella nostra grande miseria che spesso ci fa fingere di non sapere quale sia la volontà di Dio; ma vedendo insieme che l’osservanza di ciò che ha promesso ci conviene sommamente per essere di tutto nostro vantaggio, decide nella sua bontà di venire in aiuto alla nostra debolezza. Osservare ciò che Egli ha promesso in nome nostro non è certo facile. Se voi dite a un ricco gaudente che la volontà di Dio gli impone di moderare alquanto la sua mensa per dare almeno pane a chi muore di fame, egli tirerà fuori un’infinità di pretesti per non ascoltarvi, volendo fare come vuol lui.

Allacciamo le cinture di sicurezza, perché qui inizia una Quaresima stile montagne russe, ma di quelle proprio che non sono ancora state inventate!

E se ricordate a un mormoratore che la volontà di Dio ci comanda di amare gli altri come noi stessi, egli non potrà sopportarvi, e nessuna ragione sarà capace di convincerlo. Ecco poi un religioso che ama i suoi comodi e la sua libertà; ditegli che è obbligato a dare buon esempio e che non solo a parole deve compiere la volontà di Dio che ha giurato e promesso di compiere; che questa divina volontà gli impone di osservare i suoi voti, e che dando scandalo va apertamente contro di essi, anche se non li viola interamente; che deve osservare con esattezza la povertà che ha promesso, perché così vuole il Signore; ditegli pure tutto questo, ma non vi ascolterà.

A me, a sentire queste parole, viene in mente la parabola del povero Lazzaro e del ricco Epulone; non so a voi, ma a me subito, viene in mente.

E se ciò avviene oggi, nonostante l’aiuto che Dio ci ha dato, che sarebbe se ce ne avesse dato alcuno? Molto pochi di sicuro adempirebbero la parola che Egli rivolse per noi al Padre suo: Fiat voluntas tua.

Ecco che cosa vuol dire fare la volontà di Dio!

Per ciò il buon Gesù, vedendo che il suo aiuto ci era assai necessario, mostrò il grande amore che ci portava con inventare un ammirabile espediente, dicendo in nome suo e in nome dei suoi fratelli: Dacci oggi, o Signore, il nostro pane quotidiano. Intendiamo bene, sorelle, per amore di Dio, quello che il nostro buon Maestro domanda. Guardiamoci dal pigliare alla leggera queste sue parole, perché la nostra vita spirituale ne scapiterebbe non poco. E non fate gran conto di ciò che finora avete dato al Signore, per il molto che ora state per ricevere.

Ci fermiamo qua. Commentiamo questo primo paragrafo; importantissimo, questo capitolo!

Spesso noi fingiamo di non sapere quale sia la volontà di Dio, perché ci fa comodo fingere, ma lo sappiamo benissimo. 

O ci inventiamo: “Ah, io faccio questo, perché mi è stato detto devi fare questo, io faccio quest’altro, perché mi è stato detto di fare…”; che poi non è vero, che poi magari è una cosa che mi hanno detto vent’anni fa, ma siccome a me fa comodo così, mi piace così, me la tengo lì, non vado a verificare ancora se vale, no, figuriamoci… 

Come quando ero postulante — mi sembra — che chiamò una signora in convento e disse: “Oh, buongiorno, caro padre, senta, io avrei tanto bisogno di parlare con il mio padre spirituale” — “Ah bene, signora, mi dica il nome, che glielo passo” — “Il mio padre spirituale si chiama XY”. E io rimango lì e mi è venuta ‘sta battuta, e dico: “Signora, ma da quanto non lo sente?” — E lei fa: “Mah, da un pochino, da un po’ di tempo” — “Signora, guardi, il suo padre spirituale è morto dieci anni fa!” — “Davvero?” — “Eh, sì!”. E tra me e me, ho pensato: “Beh, doveva essere veramente un carissimo padre spirituale… questa manco si è accorta che era morto… dieci anni fa!”. “Ma è il mio padre spirituale!”

Stiamo attenti all’autoinganno: “Ah, io sono il figlio spirituale di Padre Pio”, e magari Padre Pio non lo sa neanche. E magari Padre Pio, dal cielo, lo guarda e dice: “Chi? No, no, no, no, no!”. Perché, magari, mi sono confessato due volte, perché dieci anni fa, più di dieci anni fa, era il mio padre spirituale… Capite che rimando incredibile, di questa persona, al suo padre spirituale? Questo è morto e sepolto e questa neanche sapeva, chiamava al telefono per avere l’appuntamento col suo padre spirituale, bisognava mandarla al cimitero per avere l’appuntamento!

Noi siamo bravissimi a fingere di non sapere qual è la volontà di Dio o a dipingerci la volontà di Dio per quello che non è. Siamo bravissimi ad autoingannarci, bravissimi! Senza peraltro andare a chiedere conferma. 

“Scusi, ma lei mi conferma che è il mio padre spirituale?”; perché ogni tanto bisogna anche chiedercelo. Magari quello risponde, e dice: “Io? Io no”. Non è una brutta idea, sapete, ogni tanto, fare questa domanda. Magari uno dice: “Forse lo ero, ma non lo sono più. Lei magari ha perso un pezzettino, si è dimenticato, non lo so”.

E magari vale la pena andare anche a chiedere le indicazioni: “Il mio padre spirituale mi ha dato delle indicazioni importanti” — magari la persona ha cinquant’anni, sessant’anni — “Ah, ecco, bene, e quando gliele ha date, queste indicazioni importanti?” — “Ah, vent’anni fa” — “Ho capito, ma in vent’anni sarà cambiato qualcosa, no?” — “Dieci anni fa!” — “Ma in dieci anni saranno cambiate le cose! Hai chiesto conferma? Hai verificato? Ti sei confrontato?” — “No, ma io e il mio padre spirituale, sa, ci intendiamo telepaticamente”. No, guardate, questi sono tutti inganni, tutti inganni.

E allora Santa Teresa dice che non è facile fare la volontà di Dio, lei scrive: “se tu vai da un ricco e gli dici che la volontà di Dio è di dare qualcosa a chi muore di fame, a chi ha bisogno, lui tira fuori una marea di pretesti per non ascoltarti”. 

Ma guardate, questo è all’ordine del giorno, all’ordine del giorno, mille pretesti che ti buttano addosso le persone per non fare la volontà di Dio. Tu dici: “Guarda, è meglio fare così e così!” — “Eh, no, eh, no, eh, ma no, così no, quell’altro no, no, no, no, no, no”. Noi, alla fine, non abbiamo un padre spirituale, non seguiamo, non abbiamo un punto di riferimento spirituale, no! Noi abbiamo costruito un pupazzo, un bambolotto, gli facciamo dire e fare quello che vogliamo noi, ma non esiste, esiste solo nella nostra testa. 

Poi vai dal mormoratore… perché ci sono quelli che criticano tutti, hanno sempre da dire qualcosa contro qualcuno. Per loro sono tutti cattivi, malvagi, perfidi; tutti, tutti! E chi ha dato loro il compito di diventare i giudici degli altri? Se lo sono presi loro, perché: “Dio m’ha detto, la Madonna mi ha fatto, io sento nel cuore, lo Spirito Santo mi parla…”. Ma, se anche fosse vero, e proprio nella misura in cui è vero, proprio per questo non dovresti dire proprio niente, niente. Aut bene aut nihil, o parli bene o stai zitto, dicevano gli antichi. E invece no, giù critiche, giù mormorazioni, giù giudizi, giù parole brutte, giù parole volgari… Poi andiamo a fare la comunione, poi andiamo in chiesa.

E, infatti, cosa dice?

… egli non potrà sopportarvi, e nessuna ragione sarà capace di convincerlo.

Se voi andate da un mormoratore e gli dite: “Stai sbagliando”, vi salta in faccia, vi sbrana.

Poi ci sono quelli che amano i loro comodi, la loro libertà. Qui lei parla di religiosi e delle religiose e dell’osservanza dei voti religiosi, ma ci sono anche i cristiani che devono osservare i voti del loro battesimo, non ci sono solamente i religiosi! E noi le osserviamo le nostre promesse battesimali? Andiamo a rileggerle. Dice Santa Teresa: «non vi ascolterà»; non ti ascoltano, anzi, ti trattano male, ti rispondono male. Come è difficile dire: Fiat voluntas tua! 

Quindi, lei dice:

Guardiamoci dal pigliare alla leggera queste sue parole Panem nostrum quotidianum da nobis hodieperché la nostra vita spirituale ne scapiterebbe non poco.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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