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Perdono delle offese – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.118

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Perdono delle offese – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.118
Lunedì 26 febbraio 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Lc 6, 36-38)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.
Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 26 febbraio 2024. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal sesto capitolo del Vangelo di san Luca, versetti 36-38.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati capitolo trentaseiesimo, paragrafo nono.

9 — Queste tali, comprendendo il nulla delle creature, non fanno caso di ciò che passa. E se in un primo istante sentono anch’esse una grave ingiuria ricevuta, non si sono ancora persuase di ciò che è stato, che subito sopravviene la ragione, la quale innalza la sua bandiera e distrugge quasi del tutto la pena che già cominciavano a sentire, sostituendola con la gioia di considerare che il Signore ha permesso quell’affronto per dar loro di guadagnare più grazie e ricompense eterne in un sol giorno che non in dieci anni di continui travagli di loro scelta. Questo è un fatto ordinario, e lo so per averne parlato con molti contemplativi. A quel modo che altri apprezzano l’oro e le pietre preziose, così quelle anime cercano e desiderano i travagli, e li desiderano come fonte di ogni loro ricchezza.

10 — Non si tengono in alcuna stima. Hanno piacere che i loro peccati siano conosciuti e godono di pubblicarli quando si vedono stimate. Quanto ai natali, non ne fanno alcun caso, sapendo che nel regno de’ cieli non saranno di alcun vantaggio. Se godono di discendere da illustre prosapia, è solo allora che possono servirsene per la maggior gloria di Dio. Fuori di questo caso, non solo si rattristano nel vedersi stimate più di quello che si credono, ma provano una vera gioia nel disingannare chi le giudica favorevolmente. Insomma, le anime a cui il Signore concede questa grande umiltà e vivo amore di Dio, non solo dimenticano sé stesse quando si tratta della sua gloria, ma non sanno neppure credere che altri riguardino certe cose per affronti e ne siano sensibili.

11 — Questi ultimi effetti si riscontrano in coloro che han già raggiunto un buon grado di perfezione, e che il Signore unisce a sé in via molto ordinaria con la contemplazione perfetta. Ma quelli di cui ho parlato in principio e che consistono nel sopportare pazientemente le ingiurie, nonostante la pena che se ne provi, si possono ottenere assai presto, purché si abbia ottenuto la grazia sino a giungere all’unione. Quando un’anima non possiede questi effetti e non esce dall’orazione fermamente decisa a sopportare ogni cosa, tema che la sua orazione non venga da Dio, ma che sia opera del demonio, il quale le produca quelle dolcezze per indurla a credersi più perfetta delle altre.

12 — Ammetto che in principio, quando Dio comincia a fare queste grazie, l’anima non sia così forte. Però se il Signore continua a favorirla, non tarderà molto a diventarlo. Anzi, può darsi che non lo divenga quanto alla pratica delle altre virtù, ma di sicuro quanto al perdono delle offese. Quando un’anima si unisce così intimamente alla stessa Misericordia, alla cui luce riconosce il suo nulla e vede quanto ne sia stata perdonata, non posso credere che non sappia anch’essa perdonare a chi l’ha offesa. Siccome le grazie ed i favori di cui si vede inondata le appariscono come pegni dell’amore di Dio per lei, è felicissima di avere almeno qualche cosa per testimoniare l’amore che anch’ella nutre per lui.

13 — Molte, ripeto, sono le persone di mia conoscenza che il Signore ha favorito di grazie soprannaturali ed ha elevato all’orazione e contemplazione di cui ho parlato. Benché in esse abbia scoperto molti difetti e imperfezioni, pure non ne ho mai trovata una che lasciasse a desiderare su questo punto. Anzi, credo che non sia neppur possibile trovarne, purché come dico, i favori che riceve vengano da Dio. Chi è favorito di grazie più grandi, deve esaminare se più profondi sono pure questi effetti. Se non ne ha alcuno, tema molto di sé, e si persuada, come ho detto, che le grazie di cui gode non sono da Dio, perché dove è Dio, ivi c’è sempre d’arricchirsi. Questo è fuor di dubbio, perché se le grazie e i favori dell’orazione passano presto, i vantaggi che l’anima ne ricava durano a lungo. E siccome il buon Gesù conosce quanto questi effetti ci sono di profitto, non dubita di farci dire al Padre suo, in termini assai chiari, che perdoniamo ai nostri debitori. 

Ho voluto leggere tutta questa parte finale del capitolo, così, dalla prossima volta inizieremo il capitolo trentasettesimo.

Per “comprendere il nulla delle creature”, esattamente come dice Santa Teresa, ci vuole una vera, profonda, intima orazione. Se non c’è un rapporto con Dio molto profondo, non riusciamo a comprendere il nulla delle creature; non riusciremo a “non fare caso a ciò che passa”.

È difficile, perché, capite, le creature le vediamo con gli occhi del nostro corpo, dalla mattina alla sera e, quindi, vediamo le persone potenti, le persone arroganti, le persone che fanno il male… Noi vediamo e sentiamo tutto questo, la nostra sensibilità è molto attiva. Quindi, se quella persona è molto potente, se per esempio ha molti mezzi, se insomma può farti molto male, comprendere il nulla di quella creatura non è così facile.

“Non fare caso a ciò che passa”; certo, tutto ciò che noi vediamo passa, però, capite, è difficile che, se siamo in strada con la nostra macchinina, non ci giriamo se vediamo passare una Ferrari. “Non fare caso a ciò che passa” … se hai un triciclo e a fianco c’è una Ferrari, non è facile trovare chi dice: “No, vabbè, ma a me non interessa, io vado sul triciclo, perché tanto la Ferrari, cosa volete… passa, come il triciclo”.

Tutto questo però è possibile, ci sono anime che vivono esattamente così, che sono esattamente così. Tutto questo è possibile grazie a un profondo, vero, intenso, spirito di preghiera. Quindi Santa Teresa dice: se io comprendo il nulla delle creature, se io comprendo che tutto passa, nel momento in cui ricevo una grave ingiuria — quindi stiamo parlando di una cosa importante, una grave ingiuria, non così, una presa in giro — allora, in un primo istante, si percepisce che quella è una grave ingiuria, ma subito interviene la ragione; ed è la ragione — illuminata, ovviamente, dalla fede — che distrugge quasi del tutto, non del tutto, la pena che cominciavamo a sentire, sostituendo la pena con la gioia. La gioia di che cosa? La gioia di sapere che il Signore ha permesso quell’affronto per dare il guadagno di più grazie, per avere più grazie e più ricompense eterne. Quindi, quell’ingiuria non l’hai scelta, ti è arrivata; al momento senti la pena di questa ingiuria ma, notate, non dice “interviene la fede”, no no, “interviene la ragione”. Quindi, tu sei chiamato a riflettere, tu sei chiamato a pensare, tu sei chiamato a ricordare.

Quindi lei dice: interviene la ragione e distrugge quasi del tutto — non riesce totalmente però — quella pena che tu stavi iniziando a sentire, e sostituisce quella pena con la gioia di sapere che il Signore permette quell’affronto per farti guadagnare più grazie per i compensi eterni, e tu ne potrai guadagnare, in un sol giorno, di più che non in dieci anni di continui travagli che hai scelto tu. 

Perché, capite, se io decido: “oggi faccio il digiuno a pane e acqua”; oppure: “oggi faccio il digiuno, non mangio niente, che bravo che sono!”; oppure “oggi decido che, come penitenza, non guardo la televisione”, chi sta decidendo? Chi sta scegliendo la penitenza? Io. Io ho scelto. 

Dieci anni di digiuno a pane e acqua non valgono — in riferimento alle grazie che si possono ottenere e alle ricompense che possiamo avere in Paradiso — quanto un solo giorno, uno solo, nel quale io ricevo una grave ingiuria che non ho scelto, che mi è arrivata addosso così, come quando uno cammina e gli cade in testa una tegola, uguale! 

Tu non l’hai scelta, è Dio che l’ha permessa, è Dio che ha permesso quell’affronto, e quindi tu, se la vivi bene come avevamo fin qui detto — che poi, concretamente, vuol dire perdonare — se tu ti disponi subito a un atteggiamento di perdono, tu stai realizzando il Padre nostro, e la tua ragione ti aiuta a comprendere che il Signore ha permesso quell’ingiuria per farti più doni, più grazie. Perché? Perché tu, grazie alla ragione illuminata dalla fede, puoi comprendere che quella è una grave ingiuria, quella fa male, però comprendi il “nulla di tutto questo”. Perché cosa ti possono fare? Al massimo ti uccidono; vabbè, basta, ma la tua anima no, non la può uccidere nessuna pistola, nessun coltello, nessuna lingua malvagia. Fa male, eh! Santa Teresa non dice che non faccia male; si sente il dolore, si sente la pena, si sente. Però la ragione interviene subito e dice: no, attenzione, guarda che il Signore ha permesso questa cosa per farti avere più grazie.

Allora, queste anime, illuminate dalla fede e sostenute, condotte, dalla ragione, cosa fanno? Capiscono che i travagli vanno desiderati e cercati. Vedete? Mentre naturalmente noi fuggiremmo dai travagli, ecco che la fede e la ragione ci fanno comprendere che i travagli in realtà vanno cercati e desiderati come fonte di ricchezza. Quale ricchezza? La ricchezza della grazia e la ricchezza delle ricompense eterne.

Lei adesso, descrive un po’ le caratteristiche di queste persone. Primo: «non si tengono in alcuna stima», cioè, non gli interessa. Non vuol dire che non hanno stima di sé stessi, no no. Hanno la stima giusta di sé stessi, né più né meno. Poi dice: hanno piacere che i loro peccati siano conosciuti pubblicamente; anzi, li pubblicano loro, quando si vedono stimati. Non stanno lì a nascondersi, a voler apparire bravi, intelligenti, santi, umili, devoti, non gli interessa! E, quindi, queste persone non si difendono, tanto… tutto passa, tutto passa, solo Dio resta.

Quanto ai natali — cioè, vuol dire all’età — nel regno dei cieli non sono di alcun vantaggio. “Oh, io ho ottant’anni, quindi …”; quindi che cosa? Il profeta Daniele cosa ne aveva, dodici, ed era più saggio di tutti gli anziani, ed è stato lui a salvare la casta Susanna, quindi… Quindi, quello che conta è la santità, quello che conta è lo Spirito Santo che ci abita e che noi dovremmo lasciar parlare. 

Poi prosegue: “si rattristano nel vedersi stimate più di quello che loro credono che sia, e «provano una vera gioia nel disingannare chi li giudica», cioè nel dire: “Eh no, stai tranquillo che non è tutto oro quello che luccica”. Anche perché, sapete, quando qualcuno non ci conosce, e ci vede un po’devoti, facilmente dice: “Ah, che santo” o: “Che santa!”. Noi dovremmo rispondere: “Oh, se tu mi conoscessi, vedresti che non lo sono”.

Ecco, queste anime hanno una grande umiltà e un vivo amore di Dio e, quando si tratta della gloria di Dio, si dimenticano di sé stesse, e rimangono stupite che gli altri restino offesi per degli affronti. 

Quando si tratta della gloria di Dio, noi dobbiamo essere “oltre”, molto oltre, perché il centro è la gloria di Dio. Certamente bisogna aver raggiunto un buon grado di perfezione, perché sennò, altrimenti, non si hanno questi effetti. Si è uniti a Gesù attraverso la contemplazione perfetta, di cui abbiamo già parlato. Ecco, è importante aver ricevuto la grazia dell’orazione, sino a giungere all’unione, perché si cominci almeno a pazientare, nel sopportare pazientemente l’ingiuria. 

Stiamo attenti, perché lei dice: «Quando un’anima non possiede questi effetti (che abbiamo trattato in questi giorni) e non esce dall’orazione fermamente decisa a sopportare ogni cosa», quell’orazione lì è opera del demonio; è lui che produce certe dolcezze, perché ti vuol far credere che tu sia più santo degli altri. Se viene da Dio, quella preghiera ti porta a saper sopportare, ti porta a vedere che tutto è nulla, e tutto quello che abbiamo detto.

Certo — lei dice — da principio l’anima non è così forte, però, se il Signore la favorirà, non tarderà a diventarlo. Quindi, lei dice che non sarà così forte circa la pratica di tutte le virtù ma, sul perdono delle offese, questo sì. Perché? Perché, se un’anima si unisce intimamente alla stessa Misericordia, «alla cui luce riconosce il suo nulla e vede quanto ne sia stata perdonata», allora come può non perdonare anche lei? Anzi, è felicissima di avere almeno qualcosa per testimoniare l’amore che anche lei nutre per Gesù. Quindi: ci possono essere molti difetti, ci possono essere anche le imperfezioni, però, lei dice, su questo punto no! Sul perdono delle offese no! Deve andare bene.

Ecco, mentre le grazie e i favori dell’orazione passano presto, i vantaggi no, questi rimangono, e questo di cui abbiamo parlato è certamente un vantaggio, un dono enorme: “il perdono delle offese”. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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