Meditazione
Pubblichiamo l’audio del ciclo di meditazioni sul libro: “Un cardiologo visita Gesù” di domenica 11 settembre 2022
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO Lc 15, 1-1 (Forma breve)
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”.
Ed egli disse loro questa parabola: “Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte”.
Testo della meditazione
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Un cardiologo visita Gesù di Franco Serafini, parte 5
Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a domenica 11 settembre 2022.
Quest’oggi ricordiamo in modo particolare la Beata Maria Pierina de’ Micheli, Apostola del Santo Volto che avete imparato a conoscere negli anni per la devozione al Volto Santo di Gesù e per la Medaglia del Volto Santo di Gesù che molto di noi portano al collo. Io rimando alle varie omelie e lezioni che ho proposto proprio sul messaggio dato a Madre Pierina de’ Micheli inerenti al Volto Santo.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo quindicesimo del Vangelo di san Luca, versetti 1-10.
Mi raccomando di prestare veramente tanta attenzione a questo Vangelo perché, come ho detto già diverse volte, esprime in modo chiaro un modo di essere e di ragionare assolutamente diverso dal nostro: nessuno di noi, se ha cento pecore e ne perde una, lascia le novantanove nel deserto per andare a cercare la pecora perduta… non lo fa nessuno! Nessun pastore e nessuno di noi lo farebbe mai! Nessuno… e nessuno di noi, se ha dieci monete e ne perde una, accende la lampada, spazza la casa e la cerca finché non la trova e, trovatala, chiama le amiche e le vicine… se ritrovi una moneta perduta e chiami amiche e vicine, per far festa con loro, queste ti ricoverano come pazzo.
Noi siamo così: hai perso una cosa? Pazienza! Hai fatto quella cosa? Pazienza! E invece Gesù no: per Lui conta quell’unicum, non conta la massa… non ha importanza la quantità. Per Gesù conta la singolarità: tu, esattamente tu e solamente tu sei prezioso agli occhi di Gesù ; ‘solamente’ nel senso del rapporto con il ‘tutti… certamente tutti sono preziosi davanti agli occhi di Gesù, ma, se noi mettiamo il ‘tutti’ – le novantanove pecore – ecco che rispetto al singolo sono meno importanti. Capisco che per noi questo è difficile da vivere da vivere e soprattutto da comprendere, ma la verginità del cuore prevede esattamente questo.
E allora proseguiamo la nostra meditazione sul libro di Franco Serafini, Un cardiologo visita Gesù, e oggi 11 settembre non so se lo sappiate, ricorre l’anniversario della prima Adorazione Eucaristica ufficiale della storia avvenuta ad Avignone l’11 settembre del 1226. Pensate voi… è una cosa che sicuramente ci fa riflettere sul fatto che da 796 anni ci sono le Adorazioni Eucaristiche, quelle ufficiali. Veramente Gesù non ci ha mai lasciati soli.
Iniziamo oggi il Miracolo Eucaristico di Buenos Aires.
Una doverosa premessa, per comprendere i fatti di Buenos Aires, Sokólka e Legnica
Come si deve comportare il sacerdote con una particola consacrata che accidentalmente o per profanazione viene a sporcarsi e a diventare difficilmente consumabile?
Questo si chiede l’autore Serafini questo si chiedono anche molti di noi: “Che cosa devo fare se trovo un’Ostia per terra? Se è stata profanata? Se l’ Ostia è sporca o si è sporcata?”
Esistono testi normativi, antichissimi, che giustamente prevedono anche le circostanze più incredibili che si possono verificare durante la celebrazione della Santa Messa, compresa la morte del celebrante! Nel 1962 Giovanni XXIII approva l’ultima revisione del Missale Romanum dove, nel capitolo De defectibus, al par. X, n. 7 si legge:
Se qualcosa di avvelenato toccasse l’Ostia consacrata, […] quella sia messa in un Calice pieno d’acqua, com’è detto sopra per il Sangue al n. 6.
Al n. 6 si era specificato: «perché si dissolvano le specie e tale acqua sia gettata nel sacrario».
Cioè si attende che l’acqua dissolva le specie visibili di pane azzimo dell’ostia; mancando quelle, viene meno anche la Sostanza del Corpo di nostro Signore e solo a quel punto è possibile gettare l’acqua, tuttavia non in una comune fognatura…
Dunque non nel lavandino, non nel water!
Che cos’è il ‘sacrario’? Se non avete mai visto un sacrario, per favore, andate dal vostro parroco e ve lo fate mostrare, così anche ve ne rendete conto. Comunque ve lo spiego. Ho in mente un convento con una chiesa molto antica dove sono stato e dove c’è un buco abbastanza ampio nel muro vicino al giardino interno della chiesa, collegato direttamente nella terra del giardino: questo è il sacrario. E lì si buttava, ad esempio, l’acqua delle acquasantiere divenuta sporca: la si versava nel buco presente nel muro che accoglie tutto il materiale benedetto o sacro che non si può buttare via e che deve essere messo nella terra. Dunque si chiama ‘Sacrario’ perché scarica nella terra del perimetro consacrato su cui sorge la chiesa.
E interessante notare che si tratta di una novità introdotta nel 1962; il Messale precedente suggeriva invece: «[…] e quella sia conservata nel Tabernacolo…
Quindi, se l’Ostia dovesse toccare qualcosa di avvelenato e non… se cade per terra, se ci va un po’ di polvere, no… se dovesse toccare qualcosa di avvelenato – e non so come sia possibile, evidentemente sarà successo …
… in luogo separato, finché le specie siano corrotte, e corrotte infine si mettano nel sacrario».
Quindi l’Ostia Consacrata in questione va messa in un calice con acqua dentro nel Tabernacolo finché non si dissolva; l’Ostia è consacrata e lì c’è la presenza di Gesù e non posso metterla altrove, come in Sacrestia o fuori all’aria o non so dove… Una volta dissolta l’Ostia, l’acqua va versata nel Sacrario.
Questo è quello che prevede la norma. Adesso penso di poter dire quello che penso io che, come dico sempre, è semplicemente il mio pensiero che potete eliminare perché è solo un ‘Giorgio-pensiero’: io non lo farei mai, non l’ho mai fatto in più di vent’anni dalla mia ordinazione sacerdotale e non lo farei mai. Se penso a Gesù che è venuto a prendermi e viene sempre dallo schifo più immondo dei miei peccati e mi accoglie e mi lava con il suo Sangue, mi ama e mi abbraccia; se penso alla sua morte in croce, a tutto il veleno che gli è stato buttato addosso nei nostri peccati; se penso a tutto quello che ha dovuto patire e al suo Cuore Eucaristico, io non farei mai sciogliere il suo Cuore nell’acqua, come neppure il cuor di mia madre… mai! Come non farei mai sciogliere un atto d’amore della mia mamma, del mio papà, delle persone a me care dentro nell’acqua, perché un atto d’amore non può essere sporcato da nulla, non può mai diventare sporco. E allora che cosa ho fatto finora? Ho preso quelle particole e le ho mangiate e… sono ancora vivo, vivissimo; sto benissimo e sono vivissimo! Probabilmente non mi capiterà mai un miracolo eucaristico come quello di cui ora parleremo, perché non lascerei mai dissolvere le Sacre Specie nell’acqua.
Mi ricordo l’esperienza di questo tipo più terribile – ce ne sono state diverse -, quella che più mi ha sconvolto… Era una mattina presto, in inverno, e il Tabernacolo era in chiesa, ma la Messa si celebrava in una cappella laterale riscaldata. Era presto, la chiesa era semi buia, mentre la cappella era illuminata. Sono uscito tranquillo per celebrare la Santa Messa e, al momento di distribuire la Comunione, sono tornato in chiesa per prendere la pisside. Al termine della distribuzione ho chiuso la pisside, sono tornato al Tabernacolo per riporla e, non so come e perché, mi è caduto l’occhio per terra e ho visto sui gradini del presbiterio un’Ostia caduta e abbandonata lì. L’ho raccolta e l’ho consumata: questo fatto fu l’antecedente del fatto che mi ha segnato profondamente… stanno insieme perché l’uno preparò l’altro. Poco tempo dopo – immaginatevi come io sia stato abbastanza scosso da questo fatto – stessa situazione: terminata la distribuzione della Comunione durante la Messa, accanto al Tabernacolo c’era un vasetto di vetro dove il sacerdote si deterge le dita per la purificazione e i frammenti: apro il vasetto, sto per immergere le dita per purificarle e vedo che c’è qualcosa, quindi guardo con più attenzione e vedo dentro un’Ostia che un po’ galleggiava e un po’ stava sul fondo. Vi era stata messa la sera prima, perché era caduta. Mi sono fermato, ho visto questa particola ancora intera che però iniziava a disfarsi e allora ho preso il bicchiere della purificazione delle dita e mi sono bevuto tutto, l’acqua della purificazione e l’Ostia. Non sono morto, sono ancora qui sano e vegeto. Qualcuno mi ha detto: “Ma no, che esagerazione… che atto eroico, ma non era necessario farlo…”. Francamente non ci vedo nessun eroismo, assolutamente. Un sacerdote può lasciare il Cuore del suo Sposo, del suo Signore, del suo Dio, del suo migliore amico a marcire nell’acqua? Ho bevuto tutto perché non volevo che, prendendola in mano, l’Ostia si disfacesse. “Che schifo… chissà in quanti confratelli si erano già puliti le dita!”. E allora? È Gesù o non è Gesù? È il Cuore di Gesù o non è il Cuore di Gesù? Questa fu un’esperienza sicuramente terribile e l’evento precedente, quello della particola per terra, fu sicuramente di preparazione a questo momento. Io non giudico e non critico chi fa ciò che la Chiesa prescrive, ma io no, assolutamente non me la sento, non posso far disciogliere il Cuore Eucaristico di Gesù nell’acqua solo perché è caduto per terra.
Tra 1992 e 1996 avvengono cinque eventi eucaristici prodigiosi, tutti nella stessa parrocchia di Buenos Aires. Nessuna risposta umana può spiegare questa abbondanza di doni: non si potevano distribuire più “democraticamente” i miracoli in questo mondo affamato di segni? Riecheggiano le parole del Cristo glorificato nell’Apocalisse: «Ecco, io sto alla porta e busso»; qui a Buenos Aires il bussare, alla stessa porta, è stato insistente.
Tuttora poco conosciuti questi eventi, perfino in Argentina; in Italia si è cominciato a sentirne parlare solo dopo l’elezione di papa Francesco, quando l’attenzione dei media, e in particolare dei blogger cattolici, si è spostata sulla diocesi “dalla fine del mondo” da cui proveniva Bergoglio. Nel 2014 il giornalista Maurizio Blondet, una delle migliori penne del giornalismo cattolico italiano, ha passato due settimane a Buenos Aires per un’inchiesta esclusiva da cui originerà il libro Un cuore per la vita eterna, al quale rimando per qualunque approfondimento su quanto accaduto.
Anche io ve ne consiglio la lettura
Meglio stendere un velo pietoso sul vergognoso reportage, affrettato e impreciso, nel corso di una trasmissione di La strada dei miracoli di Rete 4 dell’aprile 2015, nonostante i mezzi e addirittura un’inviata speciale in collegamento via satellite.
Chiedendo al tassista (parlo per esperienza personale: ero a Buenos Aires nell’aprile 2015, per motivi familiari) di accompagnarvi alla chiesa di Santa Maria in Avenida La Piata 286, il tassista vi interrompe con un gesto di intesa: “Sì, la chiesa del…”. No, non state pensando alla stessa cosa: dicevo che anche in Argentina pochi conoscono i fatti che qui raccontiamo. “La chiesa dell’orologio!”, annuncia trionfante: lui controlla sempre l’orario quando ci passa davanti… Siamo nel centro geografico di Buenos Aires, in un normalissimo e anonimo quartiere, non degradato, ma lontano dalle zone più pittoresche ed eleganti frequentate dai turisti. La chiesa di Santa Maria, tutta di mattoni rossi, in stile neo-romanico, avrà sì e no cento anni, ed un aspetto comune e dignitoso, come il quartiere circostante. Nel 2006 è stata aggiunta, sulla navata di sinistra, una cappella dedicata all’adorazione eucaristica. Tutti i terzi venerdì del mese alle ore 20 e tutti i quarti sabati del mese alle ore 11 sono previsti incontri nei quali si raccontano i fatti avvenuti.
Quanto a me e alla mia famiglia, dopo una lunga attesa (non era uno dei giorni previsti nel mese), il parroco ci ha indirizzati ad un laico, una persona squisita, che ci ha raccontato in modo pacato ed esauriente, in uno spagnolo lento e comprensibile, gli avvenimenti degli anni ’90 e infine, nella cappella dell’adorazione, ha aperto il tabernacolo dietro l’ostensorio (è un moderno ostensorio di pasta di vetro e di metallo il cui disegno ricorda il fiore nahui ollin, un semplice fiore a quattro petali che per gli aztechi significava la presenza e la forza di Dio e che si ritrova sul vestito della Vergine di Guadalupe, proprio sul ventre, a ribadire la gravidanza di Maria). Per qualche minuto ci ha mostrato, in commovente e religioso silenzio, la crosticina di Sangue del 1992, racchiusa tra due vetri e illuminata con una piccola torcia.
E ci fermiamo qui; domani vedremo che cosa accadde a Buenos Aires nel 1992.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen.
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.