Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione sul SS. Nome di Maria e la battaglia di Vienna di lunedì 12 settembre 2022
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.
VANGELO (Lc 7, 1-10)
In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.
Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.
Testo della meditazione
Scarica il testo della meditazione
Il SS. Nome di Maria e la battaglia di Vienna
Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a lunedì 12 settembre 2022.
Oggi festeggiamo il Santissimo nome di Maria: una preghiera e un augurio a tutti coloro che portano nel loro nome di battesimo, e magari anche all’anagrafe, il nome della Vergine Maria. È una abitudine molto bella quella di alcuni genitori che danno ai loro figli, maschi e femmine, in secondo nome quello della Vergine Maria o, se femmina, il nome di Maria. Vuol dire mettere il figlio o la figlia sotto la protezione della Vergine Maria e tutti abbiamo bisogno di questo. Nel linguaggio biblico il nome è tutta la persona…
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo settimo del Vangelo di san Luca, versetti 1-10.
Vediamo di conoscere un po’ meglio la devozione e l’importanza della devozione al nome della Vergine Maria che risale alla metà del XII secolo e viene presto arricchita dai pontefici di particolari indulgenze. La Festa venne istituita nel 1513 da papa Giulio II che la concesse alla sola diocesi spagnola di Cuenca.
Inizialmente celebrata il 15 settembre, spostata da papa Sisto V al 17 dello stesso mese nel 1587, la celebrazione della festa venne estesa da papa Gregorio XV all’Arcidiocesi di Toledo 1622 e da papa Clemente X all’intera Spagna nel 1671.
La sua promozione a festività di tutta la Chiesa è dovuta a papa Innocenzo XI Odescalchi che con decreto del 5 febbraio del 1685 ne spostò anche la data alla domenica fra l’ottava della natività per commemorare la messa che a Vienna il 12 settembre 1683 – e ritorneremo tra poco su questo – aveva suggellato l’alleanza tra l’imperatore Leopoldo I d’Austria e il re di Polonia Giovanni III Sobieski: quel giorno i due sovrani cattolici avrebbero dato il via alla controffensiva che portò alla liberazione della capitale austriaca dall’assedio dei turchi il 12 settembre 1683. Come festività di tutta la Chiesa il Santissimo Nome di Maria ha quindi origini simili a quella della Trasfigurazione, istituita da papa Callisto III in ricordo della liberazione di Belgrado il 6 agosto 1455, e a quella della Madonna del Rosario voluta da papa Pio V per commemorare la vittoria di Lepanto il 7 ottobre 1571
E questa, credo, la conosciamo un po’ tutti.
Credo che non tutti conosciamo bene che cosa avvenne a Belgrado il 6 agosto 1455, collegato a questa grandissima e importantissima festa della Trasfigurazione; per motivi di tempo ora non posso spiegarlo, quindi vi consiglio di andare a cercare notizie sulla liberazione di Belgrado, un evento del passato molto importante da conoscere.
In tempi più recenti papa Pio X la riportò alla data originaria del 12 settembre, che è poi la data che noi abbiamo.
Vi dicevo che volevo approfondire quello che avvenne a Vienna e farò riferimento a uno scritto di Padre Arsenio d’Ascoli, già Direttore della Congregazione Universale, apparso nel volume I Papi e la Santa Casa di Loreto, 1969.
La battaglia di Vienna, guidata dal Beato Marco d’Aviano, e il ruolo determinante della protezione della Vergine Lauretana
cerchiamo di capire che cosa accadde…
Padre Marco d’Aviano – anche lui poco conosciuto, pur essendo una figura importantissima -, al secolo Carlo Domenico Cristofori, nacque ad Aviano, Pordenone, nel 1631. Da giovane studiò presso i Gesuiti, nel 1648 entrò nell’ordine dei Cappuccini e venne ordinato sacerdote; nel 1680 venne inviato in Germania dove divenne confidente e consigliere di molti principi tra i quali l’imperatore Leopoldo I d’Austria che lo chiamava il suo ‘angelo custode’. Fu al suo fianco nel 1683 come protagonista durante l’assedio di Vienna. Morì in quella città nel 1699 e fu sepolto nella chiesa dei Cappuccini.
Padre Marco è sicuramente uno dei personaggi più importanti del suo tempo, soprattutto in riferimento al suo ruolo determinante in qualità di Cappellano Generale nella vittoriosa battaglia di Vienna dell’11 settembre 1683, definita da qualche storico come ‘la madre di tutte le battaglia’.
Perché ‘la madre di tutte le battaglie’?
Perché ha chiuso il discorso militare con i turchi che volevano occupare l’Europa, decretando il loro irreversibile declino militare ed economico.
Se però chiedete a qualche giovane studente che cosa avvenne a Vienna l’11 settembre 1683, vi guarda con occhio vitreo. Quando insegnavo, formulai questa domanda in una quinta liceo classico, dove si presume abbiano letto un po’ di storia, nessuno della classe mi seppe dare risposta. Interessante… un dato interessante su cui non voglio fare commenti, ma interessante…
Padre Marco ha legato il suo nome al Santuario di Loreto perché dopo la vittoriosa battaglia di Vienna, mentre il re polacco Sobieski entrava trionfante in Vienna, lui lo accompagnava mostrando un’immagine della Madonna di Loreto alla cui intercessione fu attribuita quella memorabile vittoria.
Se andate a Loreto, potete vedere una cappella laterale dentro la quale ci sono affreschi che ricordano la battaglia di Vienna. Vediamo un po’ che cosa accadde…
Dopo un secolo dalla disfatta di Lepanto del 1571…
Una disfatta clamorosa per i Turchi, attribuita all’intercessione della Madonna del Rosario… ed è per questo che si recita l’Angelus: il Papa ha voluto la recita dell’Angelus a mezzogiorno per ricordare questo dono e ringraziare la Vergine Maria per il miracolo incredibile che concesse a Lepanto.
i turchi tentavano per terra di sommergere in Europa la cristianità. Maometto IV al principio del 1683 consegna a Karà Mustafà l’insegna di Maometto, facendogli giurare di difenderla fino alla morte. Il Gran Visir, orgoglioso della sua armata di 300.000 soldati…
C’è un film bellissimo, 11 settembre 1683, proprio sulla battaglia di Vienna e sul Beato Marco d’Aviano – se non lo avete mai visto, ve lo consiglio – molto fedele ai fatti.
… promette di abbattere Belgrado, Buda, Vienna, straripare in Italia, giungere fino a Roma e collocare sull’altare di san Pietro il trogolo del suo cavallo.
Questo era il sogno…
Nell’agosto 1683 il cappuccino Padre Marco d’Aviano è nominato Cappellano Capo di tutte le armate cristiane. Egli rianima il popolo atterrito, convince Giovanni Sobieski ad accorrere con la sua armata di…
attenti bene…
… 40.000 uomini.
Abbiamo quindi 40.000 uomini da una parte e 300.000 dall’altra: una situazione decisamente sproporzionata.
L’immagine della Madonna è collocata su ogni bandiera; Vienna aveva fiducia solo nel soccorso della Vergine Maria. La città era assediata dal 14 luglio e la sua resa era questione di ore.
Vienna era circondata e un assedio così lungo voleva dire la disfatta: non potevano muoversi, erano completamente assediati…i turchi, che avevano scavato anche dei cunicoli, erano ormai alle porte di Vienna.
Sul Kalenberg, la montagna che protegge la città dalla parte del nord, in una cappella Padre Marco celebrò una Messa servita da Sobieski davanti a tutta l’armata cristiana disposta a semicerchio.
Fu questa l’intuizione geniale di Padre Marco! Fu lui che ebbe l’intuizione, insieme a Sobieski, di proporre la scalata del monte Kalenberg così da poter sorprendere alle spalle i turchi e colpirli dall’alto della montagna. Questa era l’unica soluzione che avevano. Nessuno, però, voleva assecondarlo perché sembra una impresa impossibile: scalare una montagna che è molto impervia e ripida, portando i cannoni e tutta l’armata! Sembrava una impresa tanto folle che i turchi non si aspettavano assolutamente un attacco dalla montagna, perché nessuno si sarebbe impegnato in una impresa così…
Padre Marco promise la più strepitosa delle vittorie: alla fine della Messa, come in estasi, invece di dire: “Ite missa est!”, gridò: “Johannes, vinces!”, cioè “Giovanni, vincerai”.
Perché “Giovanni, vincerai”? Tutti gli altri dove erano? Beh, di fatto l’imperatore d’Austria scappa, la Francia si ritira e l’Italia è l’unica che rimane mettendo in campo 20.000 uomini. Quindi ci sono gli italiani, uno sparuto gruppo di austriaci e i polacchi che sono in numero maggiore, ma assolutamente inferiore rispetto ai turchi. Ecco perché dice così: di fatto sarà Sobieski che condurrà l’armata e diverrà famoso perché si attribuirà a lui, insieme a padre Marco, la vittoria.
La battaglia iniziò all’alba dell’11 settembre. Un sole splendido illuminava le due armate che stavano per decidere le sorti dell’Europa. Le campane della città, fin dal mattino, suonavano a stormo; le donne e i bambini erano in chiesa a supplicare la Vergine Maria. Prima di sera l’armata turca era in rotta: lo stendardo di Maometto nelle mani di Sobieski, la tenda del Gran Visir occupata.
Fu una vittoria incredibile. Il Gran Visir non si aspettava questo attacco alle spalle e invece avvenne proprio questo: dall’altro del monte Kalenberg venne sferrato un attacco incredibile e i turchi non poterono fare niente contro le palle di cannone che piovevano sulla loro testa.
Il popolo era impaziente di contemplare il volto dell’eroe. Sobieski, preceduto dal grande stendardo di Maometto, vestito di azzurro e di oro, montato sul cavallo del Gran Visir il giorno seguente fece il suo ingresso in città tra il delirio del popolo. Per ordine di Sobieski, il corteo si diresse verso la chiesa della Madonna di Loreto in cui si venerava una celebre immagine della Beata Vergine: a Lei era dovuta la vittoria e ai suoi piedi tutto il popolo si prostrò riconoscente. Fu celebrata una Messa e Sobieski rimase sempre in ginocchio come assorto. Il predicatore salì sul pulpito e fece un grande discorso di circostanza, applicando a Sobieski il testo evangelico: “ci fu un uomo mandato da Dio il cui nome era Giovanni”. La cerimonia proseguì grandiosa e solenne nella sua semplicità, con particolari gustosi che mettono in rilievo la fede e la bonomia di Sobieski. L’assedio aveva disorganizzato molte cose; la Chiesa di Loreto non aveva più cantori “Non importa!” disse Sobieski, e con la sua voce potente il buon polacco intonò ai piedi dell’altare il Te Deum che il popolo proseguì a una sola voce.
Immaginatevi sentire il Te Deum cantato da tutto il popolo di Dio…viene la pelle d’oca al pensarci! Da far cadere le colonne!
L’organo e la musica non erano necessari: il coro della folla vi supplì con commozione. Il clero sconcertato non sapeva come concludere e sfogliava il Messale Rituale per cercare un versetto: Sobieski lo trasse dall’imbarazzo e, senza troppo badare alle Rubriche ne improvvisò una e la sua voce sonora si alzò ancora potente sulla Terra …
E questa è bellissima… tra l’altro voi sapete che, di quello che adesso vi leggerò, c’è anche il canto bellissimo
“Non nobis, Domine, non nobis”…
Non a noi, o Signore, non a noi…
… e i sacerdoti risposero piangendo: “sed nomini tuo da gloriam!”
… ma al tuo nome dà gloria!
Sobieski inviò subito un messaggio al beato papa Innocenzo XI per annunciargli la vittoria. I termini della sua missiva mostrano l’umiltà e la fede di questo eroe: “Venimus, vidimus, et Deus vicit” “Siamo venuti, abbiamo veduto e Dio ha vinto”.
Noi avremmo scritto almeno cinquanta pagine di lettera: parole e parole… per dire un concetto, parole infinite… Sobieski doveva narrare al papa una vittoria che ha cambiato le sorti dell’Europa salvandola dalla invasione dei Turchi, salvando la cristianità in Europa! In cinque parole racconta tutto: Venimus, vidimus, et Deus vicit. Non una parola di più, non una parola di meno. Questo dovrebbe farci riflettere molto.
Apro una parentesi…
Questo modo logorroico che abbiamo di parlare e scrivere nasconde una forma di narcisismo, un gusto di se stessi e dell’affermazione di sé che indicano mancanza di umiltà. E c’è anche la pretesa, perché, se io scrivo venti pagine e, anziché usare cinque parole, ne uso cinquemila, io obbligo chi mi ascolta o legge a dovermi ascoltare o leggere e a dedicare tempo. Se io riassumo tutto in cinque parole, quanto tempo ‘porto via’? Vedete l’umiltà della persona? Poi, ovviamente, una persona così fa miracoli. La Madonna gli concede grazie.
Dobbiamo riconoscere che siamo tutti molto lontani da ciò … “No, ma io devo farmi capire, devo essere ascoltato…”
Venimus, vidimus, et Deus vicit. Punto. Non c’è altro da aggiungere; pensate se qualcuno si proponesse di riassumere in dieci parole quello che vuole dire… a dire la verità, se questo grandissimo condottiero ha riassunto per il papa la battaglia di Vienna in cinque parole, noi dovremmo riassumere in tre le nostre cose!
Difficile…certo! Tante parole per concludere niente, invece lui poche parole e ha salvato la cristianità in Europa.
Una solenne ambasciata portava al papa lo stendardo di Maometto IV, la tenda del Gran Visir e una bandiera cristiana riconquistata ai turchi. Il beato Innocenzo XI, riconoscente alla Madonna di Loreto per la vittoria, inviò al Santuario la bandiera ritolta ai turchi e la tenda del Gran Visir. La bandiera si conserva ancora nella sala del tesoro…
infatti, se voi andate a Loreto ed entrate nella sala del tesoro dove ci sono tantissimi oggetti, se osservate bene, potete vedere anche questa bandiera.
… la tenda fu portata personalmente da Clementina, figlia di Sobieski e sposa a Giacomo II, re d’Inghilterra. Con la tenda fu confezionato un prezioso baldacchino che si usa solo nelle grandi solennità; una parte servì per un apparato in-quarto per i pontificali.
(che è un apparato che riguarda la Messa in Rito Antico del papa)
Anche il papa, come Sobieski, attribuiva la vittoria alla Vergine ; il suo ex voto fu la costituzione di una Festa in onore al Santo Nome di Maria. Il 25 novembre 1683 un Atto della Congregazione di Riti la estendeva a tutta la Chiesa e la fissava nella domenica successiva alla Natività di Maria.
San Pio X l’ha fissata per il 12 settembre, giorno anniversario della vittoria.
Ecco perché noi la festeggiamo il 12 settembre, capite? Sapete la storia che sta dietro a questa data.
Dopo la grande battaglia di Vienna sotto le macerie fu trovata una bella immagine della Madonna di Loreto nei cui lati era scritto ‘In questa immagine di Maria sarai vincitore, o Giovanni. In questa immagine di Maria vincerai, o Giovanni’.
Pensate…
Era certo l’immagine portata lì da san Giovanni da Capistrano, più di due secoli prima, nelle lotte contro i turchi in Ungheria e a Belgrado.
Vedete in santi… che cose incredibili… era già scritto! Che bella questa intimità dei santi con il mistero di Dio e che bello il nostro Dio che lascia questi segni che sono già una anticipazione della sua azione provvidente!
Sobieski volle che padre Marco la portasse nell’ingresso trionfale a Vienna il giorno dopo la vittoria. La portò con sé inseguendo il nemico e con essa riportò splendide vittorie contro i turchi. La fece collocare poi nella sua cappella dove faceva celebrare dinnanzi a Lei la Santa Messa e cantare le Litanie Lauretane.
Nella Cappella Polacca a Loreto il prof. Gatti ha voluto ricordare questo episodio collocando nella parete destra il quadro con il padre Marco e il quadro della Madonna di Loreto in mano. Il beato papa Innocenzo XI mise l’impronta della Santa Casa con l’iscrizione ‘Santa Maria di Loreto, pregate per noi’ negli Agnus Dei del primo e settimo anno del suo pontificato.
Ecco, ora sapete perché oggi è una grande Festa; sapete per che cosa oggi dobbiamo ringraziare anche noi la Vergine Maria, soprattutto venerata a Loreto. Se c’è qualcuno che abita vicino a Loreto, oggi vada per tutti noi nella Santa Casa a innalzare una preghiera alla Vergine Maria… sapete che Padre Pio era devotissimo alla Vergine di Loreto e andava in bilocazione alla Santa Casa e quando gli chiesero che cosa pensasse della Santa Casa facendo un riferimento a Lourdes, egli rispose:” A Lourdes la Madonna è apparsa, a Loreto, nella Santa Casa passeggia continuamente”.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen.
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.