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Il Sacerdote non si appartiene, di Mons. Fulton Sheen: 1° parte

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di martedì 1 giugno 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Il Sacerdote non si appartiene, di Mons. Fulton Sheen: 1° parte

Eccoci giunti a martedì 01 giugno 2021. Oggi ricordiamo San Giustino Martire, una figura estremamente importante per la nostra fede, per il nostro essere cristiani. Visse all’inizio del II secolo, nacque a Flavia Neapolis, in Samaria, da una famiglia pagana, poi si convertì alla fede. Scrisse moltissimo in difesa della religione, anche se a noi restano soltanto due Apologie e il dialogo con Trifone. Subì il martirio al tempo di Marco Aurelio, nel 163 circa. Fu un grandissimo filosofo, un uomo che ha fatto della sua vita una grande difesa della religione cristiana. Venne condannato a morte perché si era dichiarato cristiano davanti al prefetto Rustico.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo XII, versetti 13-17 di San Marco. Il Signore Gesù non cede alla provocazione, non cede all’ipocrisia, anzi richiama l’attenzione dei farisei e degli erodiani che a motivo di Gesù si sono scoperti improvvisamente amici nell’odio, amici nel desiderio di morte verso Gesù. Capite che bella amicizia? 

Quindi Gesù dice:

«Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».

Ciò che voi farisei non state facendo, ciò che voi erodiani non  state facendo.

Oggi inizia il mese di giugno, è per questo che ho deciso di iniziare le meditazioni di questo mese con questa bellissima musica dell’Ave Maria Guaranì, suonata dalla London Philharmonic Orchestra. È un brano suggestivo, sicuramente molto suggestivo per tutti noi, è un’ Ave Maria bellissima, e nello stesso tempo è un’Ave Maria che ci ricorda un film che tutti abbiamo bene in mente: “The Mission”. Penso vi ricordi il momento solenne in cui il Vescovo va a fare la visita apostolica per decidere se lasciare o meno la missione dei Gesuiti presso gli Indios in Amazzonia, perché il tema era dimostrare che questi Indios avessero un’anima, che non fossero animali, che non fossero bestie che si potevano prendere e rendere schiavi come quando si voleva, la cui vita non aveva nessun valore, perché se erano bestie la loro vita a quel tempo non aveva nessun valore. Nel film si vede il Vescovo che sta andando in questa Chiesa bellissima che avevano costruiti i Gesuiti insieme agli Indios. Deve entrare in Chiesa e si apre questa sorta di fogliame, di foglie di palma, si aprono due ali di persone, di Indios, che cantano questa bellissima Ave Maria, mentre il Vescovo avanza stupefatto e meravigliato, nel sentire queste voci sublimi cantare alla Madonna questa bellissima musica, questo bellissimo canto. Non so se per assonanza, non me lo ricordo, io poi abbino a questa musica anche la scena del film in cui il Padre Gesuita rimane l’ultimo, l’unico che decide di non abbracciare le armi per difendere il popolo degli Indios perché poi verranno consegnati in mano ai Conquistadores che distruggeranno tutto. Lui va incontro alla morte insieme alle donne e ai bambini, va incontro ai Conquistadores tenendo in mano l’ostensorio e viene ucciso, ovviamente. Non mi ricordo se nel film ritorna ancora questo canto, può darsi, ma può darsi che sia un’associazione che ho fatto io con la mia testa. Però mi piace molto tenere insieme questi due momenti perché ricordano come la bellezza non conquista tutti i cuori e di fronte ad un cuore chiuso non c’è nulla da fare. Infatti il Vescovo decide di chiudere la missione e dice: “Chiunque dei Padri rimarrà lì, e disobbedirà all’ordine ricevuto verrà scomunicato.”

Mentre il Vescovo comunica la sua decisione al Sacerdote, si vede un bambino che corre incontro al Sacerdote. Lui lo prende in braccio perché il bambino è spaventato. Si parlano nella lingua degli Indios. Il Vescovo chiede al Sacerdote cosa gli stia dicendo il bambino e questi risponde che il bambino è scappato dalla foresta perché da lì viene il demonio, lì c’è il diavolo — che erano i Conquistadores — e il Vescovo chiede al Sacerdote: “E tu cosa gli hai risposto?”. E lui risponde: “Io ho risposto che rimarrò con loro”.

C’è ne fossero di uomini così, di preti così. Alle volte nella vita bisogna saper prendere decisioni molto forti. 

In seguito il Vescovo si pentirà amaramente di questa scelta e si sentirà un monologo in cui questo Vescovo ammette che quelli che non hanno capito niente sono loro, che gli scomunicati sono loro che hanno fatto chiudere la missione, non i Padri che sono rimasti là.

 

Questo mese è il mese dedicato al Sacratissimo Cuore di Gesù, noi sappiamo che questo mese è un po’ il mese dedicato al cuore Eucaristico di Gesù, nella sua sottolineatura specifica dell’Eucarestia, è il mese del Corpus Domini, del Sacratissimo Cuore, del Sacratissimo Capo, del Cuore Immacolato di Maria, è un mese densissimo e ogni giorno, adesso vedremo se per tutto il mese o per un po’, verremo accompagnati da Monsignor Fulton Sheen, leggendo questo bellissimo libro che si intitola: “Il Sacerdote non si appartiene – L’unione al Sacrificio di Cristo per la salvezza del mondo”, edito da Fede e Cultura, con prefazione del Cardinale Burke. Un testo bellissimo che consiglio di leggere anche a chi non è Sacerdote, perché è veramente molto, molto bello, aiuta tantissimo chi non è prete e chi è prete lo dovrebbe imparare a memoria, tanto è bello questo testo. Vi leggerò ogni giorno anche un piccolo fioretto con giaculatoria al Cuore Eucaristico di Gesù che, se non ricordo male, dovrebbe essere stato composto da don Tomaselli, ma non ne sono sicuro, se me lo sono segnato e scritto è perché viene da qualcuno di comunque molto autorevole e significativo, poi è talmente breve e talmente bello che ci possiamo fidare, verificherò domani, se anche non vi posso offrire la certezza, comunque vedrete che è veramente molto bello. 

In questo libro di Monsignore Fulton Sheen noi partiremo dal capitolo 14°. Voi direte: “Padre un libro si inizia a leggere dall’inizio”. “Sì è vero, ma questo no, io comincio a leggerlo dal cap. 14°.” Ho deciso di leggere con voi questo testo perché molti Sacerdoti, tra i quali io, ricordano in questo mese la loro consacrazione sacerdotale, la loro ordinazione, perché con una certa frequenza accade di essere ordinati nel mese di giugno e siccome il mio 20° anniversario si avvicina, ormai mancano pochi giorni, mi è sembrato molto bello meditare con voi questo testo e questo capitolo. 

Il titolo di questo capitolo è: “Perché fare l’Ora di Adorazione”

E qui vedremo i lunghi e ampi motivi dell’Ora di Adorazione. 

Scrive Monsignor Fulton Sheen:

Perché fare l’ora di adorazione?

“Quale è il vantaggio di un congresso medico se i partecipanti sono d’accordo sulla necessità di curare una perfetta salute, ma non fanno nulla per concretare le loro argomentazioni? Altrettanto si dica per un libro sul Sacerdozio. Quali raccomandazioni pratiche si possono suggerire al Sacerdote perché si renda degno della vocazione superna alla quale è chiamato?”

È inutile che stiamo a parlare della necessità di diventare Santi e di essere Santi Sacerdoti se poi non facciamo niente per mettere in pratica questa necessità. 

E quali pratiche si possono suggerire al Sacerdote perché si renda degno?

 “Uno dei suggerimenti immediati ed essenziali è l’Ora di Adorazione.”

Mons. Fulton Sheen è stato un Vescovo meraviglioso, ha sofferto tantissimo, è stato perseguitato tantissimo, ovviamente ha subito un’invidia pazzesca perché lui predicava in un modo incredibile, ci sono ancora degli audio che si possono sentire, lui predicava in un modo eccezionale, era un predicatore meraviglioso, predicava alla radio, anche alla televisione. Era un Vescovo americano, ovviamente aveva un consenso, un seguito incredibile, la gente era entusiasta, innamorata di questo Vescovo. Parlava con fervore e poi era un uomo di Dio, pregava tantissimo. Il giorno in cui è stato ordinato prete ha promesso che avrebbe fatto ogni giorno l’Ora di Adorazione. Bellissimo. E se non vado errato — nella mia testa ci sono tanti ricordi — se non ricordo male lui morirà proprio davanti al Santissimo, durante questo tempo di Adorazione.

E, ovviamente, questa santità cosa genera? Genera invidia. E quindi l’hanno perseguitato tantissimo, perché chi non è capace o chi non lo vuole fare perché dentro ha il vuoto totale, assoluto, cosa fa? Perseguita chi invece è capace, perché ha il carisma per farlo e perseguita chi lo fa perché dentro ha Dio. Sapete, si tira sempre verso il basso. Siccome sono un morto vivente, siccome sono un nulla, un fallito, un incapace allora devo perseguitare Mons. Fulton Sheen che invece è un uomo di Dio, è un Santo e predica in una maniera che ti mette il fuoco della Trinità nel cuore. È sempre così, anche per Padre Pio fu così, uguale, lui non predicava ma la sua vita fu una predicazione. 

Il Vescovo scrive:

“Ma perché fare l’Ora di Adorazione?

  1. Perché è un’ora trascorsa alla presenza di Nostro Signore. Se la fede è viva, non occorrono ulteriori motivi.”

Incredibile, uno dice: “Ma perché devo fare l’Ora di Adorazione, io prete?”. Perché è un’Ora trascorsa davanti a Gesù. E se tu hai fede non serve un’altra ragione, questa sola basterebbe. Che cos’altro devi fare? Davanti a chi devi stare, se non davanti a Gesù?

“2. Perché nella nostra vita affaccendata occorre non poco tempo per scrollarci di dosso i «demoni di mezzogiorno»”

È una citazione della Scrittura, il demonio meridiano che è uno dei peggiori.

“le occupazioni terrene che aderiscono alla nostra anima come polvere.”

Lui dice, che con tutto quello che abbiamo da fare dobbiamo innanzitutto avere un congruo tempo per scrollarci da dosso il diavolo del meridiano e poi perché le occupazioni del mondo si attaccano alla nostra anima.

“Trascorrere un’ora con Nostro Signore significa ripetere l’esperienza dei discepoli sulla strada di Emmaus (Lc 24, 13-35). Cominciamo con il camminare con Nostro Signore, ma i nostri occhi sono incapaci di riconoscerlo.”

Tutto comincia con il camminare, però non si riconosce il Signore, con lo stare non si riconosce.

 “Poi, mentre leggiamo le Scritture, Egli conversa con noi. Il terzo stadio è quello di una dolce intimità, come quando «Egli era adagiato a mensa con loro». Il quarto stadio si ha con la piena illuminazione del mistero dell’Eucaristia. I nostri occhi si aprono e Lo riconoscono. Infine, raggiungiamo il punto in cui non vogliamo più andarcene. L’ora ci è parsa così breve!”

È una parabola di vita, alla fine dell’Ora dici: “Noo, com’è possibile che sia già finita? È appena iniziata!”

Che bello che era quando facevamo le Adorazioni Eucaristiche in chiesa [nella chiesa del convento dove ero prima di venire a Roma], vedere tutte queste persone, soprattuto questi giovani, questi ragazzi, vederli davanti all’Eucarestia con la loro Bibbia, con i loro testi di meditazione, con i loro quadernini dove si segnavano le loro riflessioni, i loro propositi, e vederli lì, davanti al Signore innamorati, fermi, in pace. Fulton Sheen chiede un’ora di adorazione perché anche Gesù chiede un’ora, poi vedremo meglio nel punto successivo, ma un’ora davanti a Gesù è proprio una miseria, non fai in tempo a sederti, a calmarti un attimo, a guardarti in giro, a dire: “Gesù sei qui, io sono qui”, che è già passata un’ora. Un’ora è l’antipasto. Poi Fulton Sheen abbasserà il tiro, prima dirà un’ora al giorno, e poi rendendosi conto dirà un’ora alla settimana. Ma non funziona così. L’ora ci pare breve nella misura in cui siamo innamorati, in intimità con il Signore, e non vogliamo più andarcene. Forse in questo i laici ci battono tanto, ci sono tanti ragazzi, ragazze, papà, mamme, uomini e donne che amano follemente il Signore e sono capaci di fare ogni giorno la loro ora di Adorazione.

 “Mentre ci alziamo, chiediamo a noi stessi:

«Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?» (Lc 24, 32)”

Certo che ci ardeva il petto, stare davanti a Gesù arde.

“3. Perché Nostro Signore lo ha chiesto:

Non sei riuscito a vegliare un’ora sola? (Mc 14, 37)

Le parole erano indirizzate a Pietro, ma a Pietro come Simone. E la nostra natura di Simone che ha bisogno dell’Ora di Adorazione. Se quell’Ora ci sembra faticosa, è perché: «Lo spirito sì, è pronto, ma la carne è debole» (Mc 14, 38).”

Quindi il terzo motivo è che Gesù chiede, di vegliare un’ora con Lui, e questa parola è rivolta alla nostra natura che ha bisogno dell’ora di Adorazione, ne abbiamo proprio bisogno e se ci pesa è perché la carne è debole.

“4. Perché, come dice sant’Agostino, il potere del Sacerdote sul corpus mysticum deriva dal suo potere sul corpus physicum del Cristo. E perché consacra il Corpo e il Sangue del Cristo che il Sacerdote può istruire, governare e santificare i membri della Chiesa. In pratica, ciò vuol dire passare dai piedi dell’altare al confessionale; salire sul pulpito dopo avere vissuto il mistero della Redenzione.”

Il potere del Sacerdote sul corpo mistico deriva dal suo potere sul corpo fisico di Gesù. In quanto consacra, allora istruisce. Che teologia completamente diversa da oggi! Quindi vuol dire passare dai piedi dell’altare al confessionale, salire sul pulpito dopo aver vissuto il mistero della redenzione, che è quella della confessione.

 “Dall’altare fluisce ogni visita fatta a un malato..”

L’amore per il prossimo, il servizio per il prossimo da dove nasce? Dall’Eucarestia.

“… ogni parola di consiglio pronunciata nel parlatorio, ogni lezione catechistica impartita ai bambini, ogni atto svolto nell’ufficio parrocchiale. Là risiede tutto il potere (nell’Eucarestia) e più scorciatoie prendiamo per andare dal tabernacolo agli altri nostri doveri sacerdotali, meno forza spirituale avremo per compierli.”

Mi fanno un po’ compassione quelli che dicono: “Oh come sono stanco! Come sono preso! Quante cose che ho da fare!”

Io poi penso: “Ma San Carlo cosa avrebbe dovuto dire? Ma San Giovanni Maria Vianney cosa avrebbe dovuto dire? Ma San Pio da Pietrelcina cosa avrebbe dovuto dire? Loro non si lamentavano mai! Mai una volta che dicessero che erano stanchi, dormivano due ore a notte.”

Noi siamo stanchi, siamo sempre stanchi. 

“Io ho lo stressss (con 4 s) , io ho i problemi”

“Perché San Carlo non aveva i problemi?”

“Ma quelli erano altri tempi”

“No quelli erano Santi! E io non lo sono. Questa è la verità.”

Vai a leggere quanti problemi aveva San Carlo nella sua vita e cosa ha dovuto affrontare nella sua vita. E  questo è solo quello che noi conosciamo perché tanto altro non lo conosciamo. 

San Giovanni Maria Vianney cosa ha dovuto affrontare nella sua vita? E San Pio da Pietrelcina? E poi “io ho i problemi”. Tu hai i problemi del brodo grasso! Che, in milanese, sono i problemi di chi non ha i problemi, i problemi dei ricchi. 

“No, perché io devo riposare, sono troppo preso, perché io ho troppe cose da fare”. Ma che cos’hai da fare? Che cos’hai da fare? Ma parliamo di che cosa hai da fare! Mettiamo sul tavolo che cosa fai, guardiamolo insieme, cominciando a tirare le prime righe su: quanto tempo passi davanti al Tabernacolo, quanto tempo passi davanti al computer ma non a lavorare, a fare altro, quanto tempo passi alla televisione, quanto tempo passi su YouTube, su Facebook, sui video, a guardare i film, a giocare ai solitari a carte, quanto tempo passi a leggerti i quotidiani, perché “se non sono informato e non ho letto almeno 25 quotidiani al giorno e visto 5 telegiornali, non è possibile, non sono aggiornato”. 

Ma il popolo di Dio ad un Sacerdote, chiede che sia aggiornato sull’ultimo battito di ciglia della farfalla del Nicaragua?

A me sembra che il popolo di Dio chieda ad un sacerdote che sia Santo e che quindi sia aggiornato sulle vie dello Spirito, sulla vita intima con Gesù, che sia aggiornato su come amare il Signore, su come essere Santi, io credo che questo chieda il popolo di Dio a un prete. Non interessa niente se quello non sa che cosa ha fatto l’Inter domenica, non lo si chiede al prete, andiamo al bar sport a chiederlo ma non a un Sacerdote. Quindi non prendiamo scorciatoie: “Stasera non prego perché sono stanco”

E la mia mamma direbbe: “Bene, allora vai a letto. Se alle sette di sera sei stanco, guarda non cenare neanche, vai a letto.”

Me lo diceva, quando facevo il frignone da ragazzo, perché non volevo studiare, perché non ne avevo voglia e dicevo: “No mamma, sono stanco, oggi ho studiato tantissimo”

“Ah si? Allora siamo a posto, non faccio neanche la cena, prendi, mettiti il pigiama e vai a letto”

Cari miei! Vedevate come mi passava la stanchezza! Mi passava immediatamente.

“Stanco? No mamma, figurati, ho bisogno di tanta energia!”

“Bene, allora mangi e poi studi, e poi vai a letto”

Io ero stanco perché non volevo studiare, però non ero stanco per mangiare e per guardare la televisione e per fare altro, per quello non ero stanco. 

“Mamma oggi ho la febbre, ho mal di testa, non posso andare a scuola”

“Ah si? Va bene, però guarda che stasera non vai all’oratorio, e oggi pomeriggio non esci”

“Facciamo che vado a scuola”

“Ecco bravo, vedrai che il mal di testa ti passa”

“No ma è già passato”

Hai visto il potere miracoloso della mia mamma? Funziona. 

“Più scorciatoie prendiamo per andare dal tabernacolo agli altri nostri doveri”

E quindi poi si salta il breviario, e poi: “Va be, se anche non dico Messa tutti i giorni”.

Cosa? Cosa? No! Solo il pensare queste cose sembra impossibile, impossibile. Un Sacerdote che non dice Messa tutti i giorni! Che cos’altro deve fare? Che cosa c’è di più importante di questo? C’è una cosa più importante nella sua vita?

Che non capiti mai il giorno che qualcuno guardandoci debba dirci: “Ma cosa ti sei fatto prete a fare? Non potevi andare a fare altro?”

Noi preti che possiamo fare anche a meno di dire la Messa tutti i giorni, vallo a dire a Padre Pio, che si svegliava alle 3.00 di notte per fare la preparazione della Messa che era alle 5.00. No, non ci siamo. Se così fosse, non ci siamo. Infatti citando un testo dell’8 maggio del 1907 dice il Vescovo:

“L’Eucaristia è fons et caput di tutti i beni spirituali della Chiesa. (Urbi et Orbi, 8 maggio 1907)

È dall’Eucaristia che tutti gli altri Sacramenti ricevono la loro efficacia. (Catechismo Romano, Parte II, Cap. 4, N. 47) 

Se tutti i Sacramenti, tutte le preghiere, tutte le confessioni, tutti i servizi che celebriamo, tutte le opere di salvezza alle quali ci dedichiamo hanno origine dalla fiamma dell’amore (che è l’Eucarestia), come possiamo rifiutare di esserne illuminati e accesi ogni giorno?”

Qui non sta pensando alla Messa. Neanche si poteva pensare che tu non dicevi Messa tutti i giorni. Qui sta pensando che tu tutti i giorni non faccia l’Adorazione Eucaristica, che è un’altra cosa. Se tu andavi a dire a Mons. Fulton Sheen che non dicevi Messa tutti i giorni, moriva, gli veniva un infarto! Perché non era concepibile una cosa del genere. Cosa fai di altro, di più importante? Perché non la dici tutti i giorni? Ci sono papà, mamme e ragazzi che fanno sacrifici incredibili per andare a Messa tutti i giorni, e io che ce l’ho sotto casa perché non devo farlo? Perché sono pigro e perché non me ne importa niente, questa è la ragione, parliamoci chiaro. Suvvia, diciamo le cose chiare. Come diceva la mia professoressa: “Suvvia Giorgio, diciamo le cose chiare”. Chiamiamo le cose col loro nome: non te ne importa niente! Questa è la ragione. Non hai nessun amore!”Questa è la ragione. Lo fai per dovere. Questa è la ragione. Noi siamo bravi, con la logica della dieta, a trovarci il giorni dello sfascio “Vorrai mica che faccio la dieta sette giorni su sette!” Psicologicamente ho bisogno di un giorno di svago, di diversità, di scrollarmi dalla schiena il giogo e quindi in quel giorno profiterol, nutella, tre etti di pasta, pane e salame: è il mio giorno di libertà!

E quindi questa mentalità poi me la porto anche con Dio. Adesso penseranno che Padre Giorgio fa la pubblicità dell’obesità, tutti 280 kg. No. Non è proprio la mia posizione. Io sono d’accordissimo ad avere una grande educazione alimentare, un grande ordine, come in ogni cosa, però non secondo la logica di una dieta, la farei in un’altra logica, come cristiano. 

Un cristiano qual’è il modo in cui mette ordine a livello alimentare? E mi sono detto, perché invece di chiamarla e di farla come dieta — ovviamente non è un problema nominale, ma è un problema contenutistico — quindi lo stare lì con la bilancina, con i dieci grammi, il biscotto spezzato in quattro e mangiato in otto giorni, la foglia di lattuga divisa a metà tra me e la tartaruga, non posso mica riempire il frigo di avanzi, perché anziché stare in questa logica della dieta non stiamo nella logica della penitenza? 

“Ah no! Le penitenze no!”

Quindi la dieta sì, con i dieci grammi ma le penitenze no. 

“Non siamo più nel Medioevo, abbiamo superato il tempo, le penitenze sono pericolose!”

Se queste cose le fai in nome della ciccia, perché il problema è la ciccia, il pantalone, la gonna, la camicetta bella da mostrare, perché poi mi guardo — eccome se mi guardo! — allora va bene.

“Che bello che sono con questa pancettina tutta tartarugata, aderente, con tutto questo mio bel corpo che appare, tutto bello, muscoloso, non ho più grasso. Guarda come mi piaccio!”

Perché poi nel segreto dei nostri bagni, delle nostre camere, dei nostri specchi, poi noi ci guardiamo di profilo, e ci piacciamo, e diciamo: “Come sono bello! Guarda questa mia pancia bella tirata”

Ma se parliamo di penitenze, no. Scene da apocalisse! Sapete perché? Perché le penitenze non hanno bisogno di bilance, perché le penitenze riguardano il cuore, non la ciccia, e soprattutto le penitenze non hanno il giorno del “liberi tutti, apriamo le gabbie”, la penitenza è sempre, è uno stile. 

La Madonna non dice “Fate penitenza sei giorni alla settimana”. La Madonna come abbiamo ascoltato alle Tre Fontane, ma in qualunque altra apparizione, Lourdes, Fatima, Caravaggio, la Madonna chiede la penitenza sempre, chiede uno stile penitenziale. 

Si raggiungono gli stessi effetti, vi verrà la tartaruga lo stesso, tranquilli, però è più faticoso. Faccio un esempio: se io ho davanti il mio pesce, il nasello, la dieta mi permette di metterci su cinquemila erbe, di salarlo, di metterci su un po’ di olio, mettere sull’insalata un po’ di aceto, di olio, sul caprino ci posso mettere un po’ di pepe, perché il pepe non ingrassa, e così io dò gusto e sapore a quello che mangio. 

Ok che faccio la dieta e mi mangio 32,4 periodico, grammi di pasta, però almeno quella che mi mangio, me la mangio buona, metto su l’olio buono, un po’ di noce moscata, un pochino di Grana Parmigiano Reggiano, invecchiato 40 mesi. Me lo faccio poco ma me lo faccio buono.

La penitenza no, la penitenza questo non te lo consente, perché tu hai scolato le coste bollite, che sono uno sfido da paura, e la penitenza ti dice: “No il sale no, offrilo come penitenza, per riparare a tutte le volte che ha usato male il tuo gusto, fisico e spirituale, tu e gli altri. Olio? Mettine mezzo cucchiaino, l’altro mezzo offrilo in penitenza.”

Oppure hai davanti le tue coste bollite, o le zucchine, che sono un’altra sfida da paura e la penitenza ti dice: “Non metterci niente”

Devi fare i tuoi 34, 4 grammi di pasta settimanali? Non metterci il sale nell’acqua. “Ma il sale è permesso dalla dieta, non mi fa ingrassare”. Si appunto, ma la penitenza è un’altra cosa. 

La dieta mi permette di poter mangiare due fette biscottate? Sono dolci le fette biscottate. Prenditi il pane, mettile sul pane. E via di seguito. Si fa molto in fretta a trasformare una dieta in penitenza, solo che se a questo ci aggiungi: “Forever and ever” Ogni santo giorno, come cambiano le cose!

“Mi è venuta una grande fame, devo fare la merenda”. Perché, sapete, chi fa la dieta ha gli spuntini, perché se no arriva la sera che si attacca sui muri, con le unghie, stile gatto siamese davanti al cane. Se uno non fa merenda, a metà mattina e a metà pomeriggio, poi arriva alla sera che devono chiamare i pompieri per tenerlo fermo. 

“Mi è permesso il frutto, una mela”. Mangiane metà. “Ma io ne posso mangiare una intera”. La dieta sì, ma la penitenza è un’altra cosa. “E l’altra metà?” L’altra metà la offri in penitenza. Posso mettere un dolcificante nello yogurt magro alle erbe che non ingrassa. Non metterlo, la penitenza è un’altra cosa. 

Se uno dura una settimana così, è già tanto, torna subito a fare la dieta, ve lo garantisco. Perché? Perché questo ci fa capire quanto noi siamo lontani da questa fiamma dell’amore. Se una cosa è fatta in funzione del corpo, per il corpo, per il mio gusto personale, allora va bene, ma se una cosa è fatta per l’anima e non per la mia ciccia, e non per la mia pancia tartarugata, ma per la salvezza dei peccatori, per la conversione, allora no, allora non ce la faccio, non ci riesco. 

Poi vedete che vanno a correre, e quando li guardo mi sembra di vedere i cotechini, si arrotolano dentro al domopack per sudare di più. Ci sono fuori 40 gradi, che uno dice: “Da morire!” E questi sono coperti fino alla testa con le cose di plastica perché così sudano, come se noi fossimo dei cotechini che devono essere messi sulle graticole per curare il grasso. Ma robe da matti! Incredibile! Se noi facessimo la metà di quello che facciamo per il corpo, lo facessimo per l’anima, saremmo tutti a livelli di santità incredibile.

“5. Perché l’Ora di Adorazione fa da elemento equilibratore tra spiritualità e praticità. Le filosofie occidentali tendono a un attivismo nel quale Dio non fa niente e l’uomo fa tutto”

Noi. “Ho lo stress. Sono stanco. Ho avuto una giornata piena. Ho tante cose da fare”. Ma Dio in tutto questo c’era? L’hai chiamato? Ti ha aiutato? Non si sa.

 “Le filosofie orientali tendono a un quietismo nel quale Dio fa tutto e l’uomo non fa niente. L’aureo punto di mezzo è Surgite postquam sederitis: l’azione dopo il riposo; Marta che cammina a fianco di Maria; contemplata aliis tradere, come dice san Tommaso. Nella vita del Sacerdote, l’Ora di Adorazione fa da anello di congiunzione tra contemplazione e azione.”

Bellissimo. Tu fai la tua ora di Adorazione e vedrai che il tuo stress ti va via.

“In virtù dell’Ora trascorsa con Nostro Signore, le nostre meditazioni e le nostre risoluzioni passano dal cosciente al subcosciente per poi diventare moventi d’azione.”

Pensate un po’. Entrano all’interno della nostra anima, del nostro inconscio, lo strutturano. Stare davanti a Gesù ti ristruttura l’inconscio. Incredibile. Verissimo.

 “Le chiamate al capezzale dei malati, le prediche, le confessioni cominciano a essere pervase da uno spirito nuovo.”

Si vede e si sente che tu sei una persona nuova, è una legge, tutti si accorgono, che sia un malato, che sia la gente che ascolta le prediche perché tu stai predicando a Messa, che tu sia in confessionale, l’incontro con le persone immediatamente risente di questo nuovo spirito che viene dall’Eucarestia. E la gente te lo dice.

 “Il mutamento è opera del Signore, che riempie il nostro cuore e agisce con le nostre mani. Il Sacerdote può dare solo ciò che possiede. Per dare il Cristo bisogna possederLo.”

Parole bellissime. Queste sono parole di uno che vive così, perché se uno non vive così non può scriverle. Davanti all’Eucarestia avviene un mutamento, io prete, io laico, cambio, muto, Gesù Eucarestia mi cambia il cuore, l’anima, la vita, mi cambia il pensiero. C’è un mutamento radicale che avviene davanti all’Eucarestia, senza che io me ne accorga, se ne accorgono gli altri, uno spirito nuovo entra in me, e gli altri, malati, in confessione, gente che ascolta le prediche, sente che è successo qualcosa, che non è più quello di prima, che ha preso il treno, è andato, si è incamminato su una strada e lo Spirito di Dio lo sta possedendo. Oggi è qui e domani chissà dove sarà, perché anche se uno non lo sa, ma di fatto lo spirito lo porta, lo trascina. 

 “Il mutamento è opera del Signore“

È Dio che cambia, non sono io che con la mia volontà mi devo impegnare, lo fa il Signore. 

“Il Sacerdote può dare solo ciò che possiede.”

È vero, io non posso dare ciò che non possiedo, ma questo chiunque di noi, “la bocca parla dall’abbondanza del cuore” dice il Signore. E se io voglio dare Gesù devo possedere Gesù e la gente se ne accorge, prima di tutto perché noi siamo capaci di fare omelie di mezz’ora senza nominare mai il nome di Gesù, parliamo di mille cose tranne che parlare del Signore, ma parlare del Signore è l’ultima cosa che facciamo, parliamo dei poveri, di politica, delle votazioni, di tante stupidaggini che non servono a niente e non c’entrano niente ma non paliamo di Gesù.

Ma perché uno non parla di Gesù? Perché non lo possiede, non ce l’ha dentro, non lo incontra, non c’è intimità con Lui e quindi non sa parlare di Gesù. Ci sono delle volte che si sente parlare di Gesù che uno dice: “Ma sa di cosa sta parlando?” Si parla di Gesù un po’ come se io vi dovessi parlare delle partite di pallone, oppure di come funziona un motore. Vi assicuro che dopo tre minuti che io vi sto parlando mi guardereste e sicuramente mi direste: “Padre Giorgio, ascoltami, ti voglio bene, e per questo ti dico: lascia perdere, non è il tuo campo, assolutamente”. “Ma io l’ho studiato”. “A memoria, ma si vede proprio che non ci capisci niente, non ti appartiene questa cosa, non è tua, non la possiedi, non la gestisci, non è il tuo, lascia perdere, vai a fare altro, non puoi metterti certo a fare il commentatore delle partite di pallone”.

Ogni tanto guardavo questi commentatori di palloni: questi vedono cose che io non vedrei neanche se stessi lì tre giorni e tre notti a guardarle! Facevano dei commenti teologici alle partite di calcio! Come fanno a vedere tutto questo? Io vedo solo un pallone che va a destra e a sinistra, a sinistra e a destra e i giocatori che lo colpiscono… e questo che parlava e parlava, e raccontava. A me questo non verrebbe mai. Certo, perché non lo possiedi, perché non ti interessa, non l’hai dentro, non puoi parlare di una cosa che non hai dentro.

Quindi cerchiamo di averlo dentro. Ci fermiamo al quinto e domani vedremo il sesto.

Vediamo il fioretto di oggi:

“Fate la Comunione spirituale ad ogni ora per espiare la trascuratezza di chi non ricorda l’amore del Cuore Eucaristico di Gesù”

Bello, la comunione spirituale di pochi minuti ad ogni ora, per riparare.

“Ossequio: prendete l’abitudine di invocare il Cuore eucaristico di Gesù per tenere sempre vivo nell’anima il suo supremo amore. È un titolo particolarmente dolce al suo amore e sovranamente efficace per infiammare le anime”

Imparare ad invocare il Cuore Eucaristico di Gesù, a chiamarlo.

“Giaculatoria: Cuore Eucaristico centro dei cuori, accendi i palpiti di santi ardori”

Che bello. 

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga 

SAN GIUSTINO MARTIRE, memoria

VANGELO (Mc 12,13-17)
Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio.

In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso.
Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».
Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono.
Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».
E rimasero ammirati di lui.

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