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La Verità di Cristo che si oppone all’ipocrisia dei moralisti

Gesù scrive per terra

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di domenica 13 marzo 2016 (S.Messa del giorno).

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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La Verità di Cristo che si oppone all’ipocrisia dei moralisti

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Il Vangelo di questa ultima domenica di Quaresima (perché la prossima entreremo nella Settimana Santa con la Domenica delle Palme), di questo lungo percorso che è stato la Quaresima, intenso e a tratti anche difficile (forse non è stata una passeggiata, per chi fa bene la Quaresima non sono mai una passeggiata questi quaranta giorni), in questa ultima tappa della Quaresima, la quinta tappa, ci chiama a riflettere su questa donna, su questi scribi e farisei, e su Gesù.

Questo ultimo che leggiamo in Quaresima è un Vangelo assolutamente spietato contro l’ipocrisia. C’è troppa ipocrisia nel nostro modo di vivere la fede e la vita di tutti i giorni, nel nostro modo di essere uomini e nel nostro modo di essere cristiani.

Siamo troppo ipocriti!

C’è troppa ipocrisia, che vuol dire troppa falsità, troppa apparenza, troppo moralismo, troppi gesti vuoti, vuoti di senso, vuoti di Cristo!

La prima realtà che viene alla luce, agli occhi, in questo Vangelo, è questa bellezza di Gesù che si reca al Monte degli Ulivi (sarà andato sicuramente per pregare) e al mattino si reca al tempio, e tutto il popolo va da Lui.

Chissà se non ci fossero stati gli scribi e i farisei, se Gesù sarebbe morto in quel modo…

Il popolo amava Gesù, il popolo cercava Gesù, si fidava di Gesù, e poi c’erano questi demoni incarnati, che sono gli scribi e i farisei, queste persone pessime, disgustose, queste persone invidiose, gelose, cattive dentro, queste persone che usavano la Legge di Dio per coprire le loro schifezze, per coprire i loro peccati; usavano la Legge di Dio, usavano l’apparenza dei loro filatteri, delle lunghe frange, delle loro osservanze, dell’andare al tempio, del fare e del brigare, solo per coprire tutto il putridume, che portavano nell’anima.

Se non ci fossero stati gli scribi e i farisei, probabilmente Gesù chissà quanto avrebbe vissuto…

Queste persone sono coloro che mettono sempre in cattiva luce la verità, quelli che seminano il dubbio, quelli che seminano il malcontento, quelli che hanno sempre qualcosa da ridire, che non sono mai contenti se non di sé stessi, quelle persone chiuse alla verità, chiuse ad un esame di coscienza sincero su sé stesse, persone ripiegate nella loro ideologia, nella loro teologia, nel loro modo di intendere la vita.

Ma io dico: «Hai davanti Gesù, ma è mai possibile che non ti venga una domanda, una! Che non ti venga una volta una domanda da dirti: “Ma non è che magari sto sbagliando tutto, o qualcosa? Non è che questo Gesù mi sta dicendo un insegnamento che è esattamente secondo Dio? Non è che Dio mi vuol dire qualcosa attraverso questo Gesù?”»

Niente! Loro avevano il loro costrutto, avevano la loro pelle di ippopotamo addosso e non c’era niente che li scalfiva, andavano dritti come fusi verso questa totale alienazione da Dio, tanto che Gesù arriva a dire che loro non conoscono Dio, non amano Dio, l’abbiamo sentito questa settimana nel capitolo 5 di Giovanni: «L’amore di Dio non è in voi. Anche se fate tutto quello che fate, l’amore di Dio non è in voi. Voi non avete amore per Dio, fate solo cose esterne, solo il puro fare, ma non avete amore. Voi non amate Dio!»

Poi arriverà il capitolo 8, dove Gesù si scatena ed esce con quella frase tremenda: «Dio non è vostro Padre, perché voi avete per padre il diavolo, che è omicida fin dal principio e menzognero. Vostro padre è il diavolo!».

E lo dice a quei Giudei (lo dice il Vangelo di Giovanni), che avevano iniziato a credere in Lui e Lo seguivano, a queste persone Lui dice: «Vostro padre è il diavolo!»

Dobbiamo stare molto attenti, di non ingannarci anche noi!

Quindi, dentro questa bella scena di insegnamento, di amore, di tenerezza, di ascolto del popolo verso Gesù, arrivano loro, come sempre. Se noi dovessimo fare una recita, loro sarebbero sempre i becchini della morte, i conigli neri di Pinocchio; loro arrivano sempre per guastare tutto, loro sono proprio i guastatori, sono l’assenzio che si cala su ogni bontà, loro arrivano, sempre. Voi andate a vedere il Vangelo e vedete che sempre arrivano loro.

Arrivano loro (a cui l’insegnamento di Gesù non interessava niente, perché erano già sapienti loro) e stavolta arrivano con una preda.

Certo, perché gli sciacalli, le faine, le iene, fanno così, prendono le prede; arrivano con una preda, che è una donna, e già qui si rivela immediatamente la loro ipocrisia, di non aver capito niente della Legge di Dio.

La posero nel mezzo. Voi immaginatevi la violenza di questa cosa, perché gli scribi e i farisei, la gente che è così, è violenta, ha una cattiveria sanguinaria, disumana, non interessa niente a loro delle persone, fanno finta che gli interessino, ma in realtà gli interessa solo di se stessi.

Quindi vanno a prendere questa povera donna e la trascinano in mezzo al popolo di Dio, la trascinano con questa umiliazione, con questa violenza terribile, con questa degradazione, la trascinano nel tempio davanti a Gesù.

Voi immaginatevi, come se venisse qui qualcuno, in mezzo a tutta la gente della chiesa a Messa, a portare una persona che ha commesso questo peccato, immaginatevi l’orrore di questa scena…

E la mettono nel mezzo: «Maestro (vedete, sono suadenti, hanno le labbra fluide come il burro, dice il Salmo, ma la lingua come quella di un serpente), questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora, Mosè, nella Legge (che loro conoscono bene, peccato che conoscono solo le parole, ma non lo spirito, il cuore) ci ha comandato (lui ci ha comandato, noi non lo vorremmo mai fare, ci mancherebbe, è un dovere terribile…) di lapidare donne come questa. Tu cosa ne dici?»

Proprio hanno davanti una preda, non è più una persona, è una cosa, sulla quale bisogna fare una discussione teologica.

Prima ipocrisia: ma questa donna l’adulterio lo stava facendo da sola?

Se l’hanno sorpresa in flagrante adulterio vuol dire che era con qualcuno, l’adulterio non si fa da soli, io non posso fare l’adulterio da solo…e dov’è l’uomo? Dov’è quello con cui lei stava facendo l’adulterio?

Non c’è…

Ma l’adulterio è a senso unico?

Lei fa adulterio, lui fa un atto di virtù? Che cos’è questa cosa?

L’adulterio si fa in due, e tutte e due sono adulteri…e perché porti solamente la donna e non porti anche quell’altro?

Questa è la prima ipocrisia, vedete, questa è la prima ipocrisia…si prende la preda più facile, si prende il più debole, si prende quello sul quale tu puoi scatenare tutta la tua violenza e tutta la tua falsità. Non vai a prendere l’uomo, perché a prendere lui ci voleva più forza.

Questa è la prima ipocrisia, come se Dio fosse un orco sanguinario che è sanato da un sacrificio di chissà che genere, ma Dio è verità, Dio è amore, Dio è carità, Dio non è sanguinario, Dio vuole il bene dell’uomo. Il punto non è portare questa donna lì per lapidarla, il punto è: il peccato è il flagello che colpisce l’uomo!

Ora, di questo peccato, cosa ne facciamo? Per tutte e due però, non per uno solo, ma dell’uomo non si parla.

«Dicevano così», scrive Giovanni, «per metterLo alla prova e per avere motivo di accusarlo».

Gesù ci insegna un’arte retorica fantastica: noi non dobbiamo rispondere a tutte le domande che ci vengono fatte, sapete?

Alle domande provocatorie, alle domande sporche, a quelle maliziose e maligne, alle domande che non cercano la verità della risposta perché ce l’hanno già la loro verità, la loro risposta ce l’hanno già loro (e loro non cercavano la risposta vera, loro cercavano un motivo per accusarlo), a queste domande non si risponde!

Bisogna sempre ragionare sulla validità e sulla verità delle domande, perché alle domande sbagliate non si risponde.

I Medioevali, nelle Università medievali, avevano questa bellissima metodologia di insegnamento che era fantastica, che dovremmo usare anche noi oggi, e che era questa: il professore stava nel centro e tutti gli alunni intorno, che salivano un po’ a forma di orecchio, un po’ a tribuna, diciamo così; il professore faceva il suo intervento, gli alunni (gli universitari) che non capivano, alzavano la mano per fare la domanda, ma, prima di porre la domanda loro dovevano ripetere quello che aveva detto il professore, che non capivano, dovevano prima ripetere il concetto; una volta ripetuto il concetto, se era corretto, potevano fare la domanda; se il concetto non era ripetuto bene, vuol dire che non l’avevano capito, la domanda non si poteva porre; solo se il docente diceva: «Sì, quello che hai detto e vero, è quello che ho detto io», allora tu potevi fare la domanda, se no, no.

Ci sarebbero molte meno domande, ma sarebbero più vere. Ci sono troppe domande sbagliate, che nascono da comprensioni errate, e queste comprensioni errate nascono da cuori sbagliati, da cuori corrotti, da cuori ipocriti, come i loro.

Gesù non risponde nulla, niente, ma neanche li guarda.

Infatti, l’evangelista dice: «Gesù si chinò e si mise a scrivere per terra».

Ti immagini questi qua, tronfi di superbia come erano, orgogliosi com’erano, pieni di sé stessi com’erano, vedersi il Maestro che china la testa per terra a scrivere col dito, immaginatevi che umiliazione, che smacco, loro, gli scribi e i farisei…

E l’evangelista scrive: «Poiché insistevano (certo, perché volevano una risposta) …», allora Gesù gliela dà, ed è una risposta non-risposta, perché Lui non risponde alla domanda, non dice un amen a quella domanda. Lui semplicemente dice: «Prego, lapidatela, cominci chi è senza peccato», e così li inchioda tutti in un colpo, fa proprio strike, perché prende quella ipocrisia e la porta fuori.

È per questo che noi preghiamo poco, capite?

Perché noi abbiamo paura di Gesù, abbiamo voglia a dire: «Gesù è mio amico, Gesù è mio amico, Gesù è mio amico, Gesù mi vuole bene, Gesù è amore», sì, sì, intanto però le chiese sono vuote.

Ma c’è un motivo perché le chiese sono vuote: perché abbiamo paura di Gesù.

Non abbiamo paura perché Gesù ci manda all’Inferno, queste qui sono delle stupidate che qualcuno va dicendo, non è questa la paura di Dio, il castigo di Dio che ti manda all’Inferno, non è questa la paura che ci tiene lontani da Dio.

La paura che ci tiene lontani da Dio è che Dio è verità, questo ci tiene lontano da Dio!

Siccome noi sappiamo che stare davanti a Gesù vuol dire fare verità nella nostra vita, noi andiamo via, abbiamo altro da fare, perché noi non vogliamo fare verità nella nostra vita, perché fare verità è troppo difficile, fare verità vuol dire cambiare troppe cose!

Qui, in tanti esegeti si sono messi a scrivere cosa ha scritto Gesù per terra, fiumi di inchiostro su questa cosa ipotesi.

A noi non interessa cosa ha scritto Gesù per terra, perché, se non è scritto, non ci interessa; mi è piaciuta però una interpretazione di San Girolamo, questa mi è piaciuta molto e ve la dico. San Girolamo dice che Gesù, quando si è messo a scrivere per terra ha scritto i peccati di quelli che aveva davanti. Se fosse vero, sarebbe stata veramente una cosa incredibile!

Quando si sentono dire così, la verità, improvvisamente l’osservanza della Legge viene meno…ma non erano così zelanti?

Tutto l’amore di Dio, tutto il Comandamento di Dio, chissà dove è finito…eh, non c’è più, non c’è più.

Come mai non c’è più?

Perché adesso ci sono in mezzo io. Gesù sposta completamente la scena: in mezzo non c’è più la donna, della donna non c’è più niente, adesso ci sono loro nel mezzo davanti a tutti, e la Legge di Mosè dice che devi lapidarla, forza, tira il sasso!

Avete detto che è stato comandato, l’avete detto voi: «Mosè ci ha comandato secondo la Legge di lapidarla», bene, obbedite alla Legge!

Oh…nessuno che lanci un pugno di sabbia…mamma, che obbedienti! Che amanti di Dio, che fedeli di Dio, che osservanti della Legge!

Eh…cari, quando c’è di mezzo il nostro di onore, quando quando c’è di mezzo il nostro io, improvvisamente la Legge non è più importante e i comandi di Mosè improvvisamente non sono più comandi. Quando devo lapidare lei, ho i comandi di Mosè, e quando devo lapidare me, i comandi di Mosè non sono più comandi. Quando devo tirarmi io le sassate addosso, che sono i sassi della verità, a no, questi non ci sono più, basta, il Comandamento non c’è più; quando invece devo lanciarli agli altri, ho tutti i Comandamenti della terra.

Questo ci dice la disgustosa ipocrisia, questo fa vedere che loro della Legge non avevano capito niente. E infatti: «Chi di voi è senza peccato?»

Allora, una volta che i becchini, i raccoglitori di morte, i falsi profeti, se ne sono andati fuori dai piedi, recuperiamo questa scena iniziale bella, dove vediamo Gesù e la donna, basta, solo loro due, tutto il resto se ne è andato via, si è sciolto nella sua falsità, se ne sono andati tutti, come le ombre davanti al sole.

Allora, Gesù finalmente si alza (è bella questa presa di posizione di Cristo) e si rivolge direttamente alla donna, è la prima volta in questo Vangelo che lui si rivolge direttamente a qualcuno. Si rivolge alla donna e le fa una domanda. Guardate la delicatezza del Signore, non le fa una omelia, non le fa una reprimenda, non le fa la morale, non le dice niente, ma semplicemente una domanda: «Donna, dove sono?», cioè la chiama a rendersi conto: «Guarda che non c’è più nessuno. I becchini della morte, i conigli neri se ne sono andati via, non c’è più nessuno, non hai più motivo di avere paura».

Quella è la vera paura! Quelle sono le vere persone che seminano la paura nel cuore dell’uomo, quelle, non Gesù!

«Nessuno ti ha condannata?»

Come Dio nell’Antico Testamento, in Genesi, capitolo 3: «Adamo dove sei?», lo cerca con una domanda: «Dove sei Adamo? Chi ti ha detto che eri nudo, Adamo?»

Lei rispose: «Nessuno». Finalmente parla anche lei.

Allora Gesù le dice: «Neanche Io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Non dimentichiamoci mai che, quando ci rivolgiamo a Dio, il Signore è sempre pronto a stare in mezzo con noi, a stare accanto a noi, alla nostra fragilità, alla nostra caduta, al nostro peccato, però se noi stiamo con Lui, però se noi Gli chiediamo perdono, se noi accettiamo di essere rialzati da Lui, accettiamo di essere perdonati.

Gesù glielo chiede: «Non peccare più!», non dice: «Ma sì, vabbè, va bene, tanto il peccato non esiste…»

No, no, le dice: «Tu il peccato lo hai fatto. Io non ti condanno, però non peccare più, non farlo più, perché non è una cosa bella quella che hai fatto, anche se non ti condanno».

Questo Vangelo capite che, alla vigilia di questa ultima settimana di Quaresima, ci chiede di vedere un po’ noi dove siamo. Magari siamo un po’ tutti qua dentro, quindi ci chiede di fare un po’ di pulizia, di mettere un po’ di ordine, di metterci davanti al Signore con verità o magari di sentirci anche noi perdonati, ma certamente tutti siamo invitati a non peccare più, a toglierci da questa brutta logica della ripetitività del peccato e a metterci nella logica dell’amicizia col Signore.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

V DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C)

Prima lettura

Is 43,16-21
Ecco, io faccio una cosa nuova e darò acqua per dissetare il mio popolo.

Così dice il Signore,
che aprì una strada nel mare
e un sentiero in mezzo ad acque possenti,
che fece uscire carri e cavalli,
esercito ed eroi a un tempo;
essi giacciono morti, mai più si rialzeranno,
si spensero come un lucignolo, sono estinti:
«Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
Ecco, io faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa.
Mi glorificheranno le bestie selvatiche,
sciacalli e struzzi,
perché avrò fornito acqua al deserto,
fiumi alla steppa,
per dissetare il mio popolo, il mio eletto.
Il popolo che io ho plasmato per me
celebrerà le mie lodi».

Salmo responsoriale

Sal 125

Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.

Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.

Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.

Seconda lettura

Fil 3,8-14
A motivo di Cristo, ritengo che tutto sia una perdita, facendomi conforme alla sua morte.

Fratelli, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti.
Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.

Canto al Vangelo (Gl 2,12-13)

Lode e onore a te, Signore Gesù!
Ritornate a me con tutto il cuore, dice il Signore,
perché io sono misericordioso e pietoso.
Lode e onore a te, Signore Gesù!

Vangelo

Gv 8,1-11
Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei.

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

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