Catechesi di lunedì 4 dicembre 2017
Ciclo di catechesi “La Fede: dubbio o Abbandono? La Scelta di una vita”
Relatore: p. Giorgio Maria Faré
Ascolta la registrazione della catechesi:
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Brano commentato durante la catechesi:
Libro dei Giudici cap 16, versetti 4-31
Sansone tradito da Dalila
4 In seguito si innamorò di una donna della valle di Sorek, che si chiamava Dalila. 5 Allora i capi dei Filistei andarono da lei e le dissero: “Seducilo e vedi da dove proviene la sua forza così grande e come potremmo prevalere su di lui per legarlo e domarlo; ti daremo ciascuno mille e cento sicli d’argento”. 6Dalila dunque disse a Sansone: “Spiegami: da dove proviene la tua forza così grande e in che modo ti si potrebbe legare per domarti?”. 7 Sansone le rispose: “Se mi si legasse con sette corde d’arco fresche, non ancora secche, io diventerei debole e sarei come un uomo qualunque”. 8 Allora i capi dei Filistei le portarono sette corde d’arco fresche, non ancora secche, ed essa lo legò con esse. 9 L’agguato era teso in una camera interna. Essa gli gridò: “Sansone, i Filistei ti sono addosso!”. Ma egli spezzò le corde come si spezza un fil di stoppa, quando sente il fuoco. Così il segreto della sua forza non fu conosciuto. 10 Poi Dalila disse a Sansone: “Ecco tu ti sei burlato di me e mi hai detto menzogne; ora spiegami come ti si potrebbe legare”. 11 Le rispose: “Se mi si legasse con funi nuove non ancora adoperate, io diventerei debole e sarei come un uomo qualunque”. 12 Dalila prese dunque funi nuove, lo legò e gli gridò: “Sansone, i Filistei ti sono addosso!”. L’agguato era teso nella camera interna. Egli ruppe come un filo le funi che aveva alle braccia. 13 Poi Dalila disse a Sansone: “Ancora ti sei burlato di me e mi hai detto menzogne; spiegami come ti si potrebbe legare”. Le rispose: “Se tu tessessi le sette trecce della mia testa nell’ordito e le fissassi con il pettine del telaio, io diventerei debole e sarei come un uomo qualunque”. 14 Essa dunque lo fece addormentare, tessè le sette trecce della sua testa nell’ordito e le fissò con il pettine, poi gli gridò: “Sansone, i Filistei ti sono addosso!”. Ma egli si svegliò dal sonno e strappò il pettine del telaio e l’ordito. 15 Allora essa gli disse: “Come puoi dirmi: Ti amo, mentre il tuo cuore non è con me? Già tre volte ti sei burlato di me e non mi hai spiegato da dove proviene la tua forza così grande”. 16 Ora poichè essa lo importunava ogni giorno con le sue parole e lo tormentava, egli ne fu annoiato fino alla morte 17 e le aprì tutto il cuore e le disse: “Non è mai passato rasoio sulla mia testa, perchè sono un nazireo di Dio dal seno di mia madre; se fossi rasato, la mia forza si ritirerebbe da me, diventerei debole e sarei come un uomo qualunque”. 18Allora Dalila vide che egli le aveva aperto tutto il cuore, mandò a chiamare i capi dei Filistei e fece dir loro: “Venite su questa volta, perchè egli mi ha aperto tutto il cuore”. Allora i capi dei Filistei vennero da lei e portarono con sè il denaro. 19 Essa lo addormentò sulle sue ginocchia, chiamò un uomo adatto e gli fece radere le sette trecce del capo. Egli cominciò a infiacchirsi e la sua forza si ritirò da lui. 20 Allora essa gli gridò: “Sansone, i Filistei ti sono addosso!”. Egli, svegliatosi dal sonno, pensò: “Io ne uscirò come ogni altra volta e mi svincolerò”. Ma non sapeva che il Signore si era ritirato da lui. 21 I Filistei lo presero e gli cavarono gli occhi; lo fecero scendere a Gaza e lo legarono con catene di rame. Egli dovette girare la macina nella prigione.
Morte di Sansone
22 Intanto la capigliatura che gli avevano rasata, cominciava a ricrescergli. 23 Ora i capi dei Filistei si radunarono per offrire un gran sacrificio a Dagon loro dio e per far festa. Dicevano: “Il nostro dio ci ha messo nelle mani Sansone nostro nemico”. 24 Quando il popolo lo vide, cominciò a lodare il suo dio e a dire: “Il nostro dio ci ha messo nelle mani Sansone nostro nemico, che ci devastava il paese e che ha ucciso tanti dei nostri”. 25 Nella gioia del loro cuore dissero: “Chiamate Sansone perchè ci faccia divertire!”. Fecero quindi uscire Sansone dalla prigione ed egli si mise a far giochi alla loro presenza. Poi lo fecero stare fra le colonne. 26Sansone disse al fanciullo che lo teneva per la mano: “Lasciami pure; fammi solo toccare le colonne sulle quali posa la casa, così che possa appoggiarmi ad esse”. 27 Ora la casa era piena di uomini e di donne; vi erano tutti i capi dei Filistei e sul terrazzo circa tremila persone fra uomini e donne, che stavano a guardare, mentre Sansone faceva giochi. 28 Allora Sansone invocò il Signore e disse: “Signore, ricordati di me! Dammi forza per questa volta soltanto, Dio, e in un colpo solo mi vendicherò dei Filistei per i miei due occhi!”. 29 Sansone palpò le due colonne di mezzo, sulle quali posava la casa; si appoggiò ad esse, all’una con la destra, all’altra con la sinistra. 30Sansone disse: “Che io muoia insieme con i Filistei!”. Si curvò con tutta la forza e la casa rovinò addosso ai capi e a tutto il popolo che vi era dentro. Furono più i morti che egli causò con la sua morte di quanti aveva uccisi in vita. 31 Poi i suoi fratelli e tutta la casa di suo padre scesero e lo portarono via; risalirono e lo seppellirono fra Zorea ed Estaol nel sepolcro di Manoach suo padre. Egli era stato giudice d’Israele per venti anni.
Testo della catechesi
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Questa sera ci concentreremo sul capitolo 16 del libro dei Giudici. Affronteremo un passo della Scrittura abbastanza famoso, almeno a livello generico, e cioè la vicenda di Sansone nel suo rapporto specifico con Dalila. E questa sera vedremo cosa succede quando si ripone la fiducia nella persona sbagliata, perché la fede non è solo una dimensione verticale, che riguarda il nostro rapporto con Dio, ma la fede è anche una dimensione orizzontale, che riguarda il nostro rapporto con gli altri, col mondo che ci circonda. E il nostro rapporto con Dio dovrebbe performare, strutturare, edificare, correggere, educare la nostra relazione con gli altri; quando non lo fa, succedono queste cose, che adesso leggeremo.
Lascio a voi la conoscenza, la lettura e la meditazione dei capitoli precedenti, dove si narra la nascita di Sansone, questo evento prodigioso annunciato due volte dall’angelo alla mamma e al papà. L’angelo dà delle indicazioni molto precise per l’educazione, per l’accoglienza di questo bambino, che viene al mondo per liberare Israele dalla mano dei Filistei; un bambino dotato di una forza incredibile, perché Dio era con lui. Sansone non era forte perché era forte umanamente e naturalmente, ma era forte perché Dio stava con lui.
Giudici 16,4.
4In seguito si innamorò di una donna della valle di Sorek, che si chiamava Dalila. 5Allora i capi dei Filistei andarono da lei e le dissero: «Seducilo e vedi da dove proviene la sua forza così grande e come potremmo prevalere su di lui per legarlo e domarlo; ti daremo ciascuno mille e cento sicli d’argento».
Sansone si innamora evidentemente della persona sbagliata. Ma non se ne accorge, non lo vede. Il fatto che io mi innamori di qualcuno non vuol dire che quella sia la persona giusta; il fatto che io provi sentimenti di affetto per qualcuno non vuol dire che quella sia la persona giusta e sia degna di ricevere questo mio sentire. Nell’atto di amare, dobbiamo stare molto attenti che non ci sia la presenza ingombrante, eccessiva, dell’io, soprattutto quando questo io è immaturo, perché, altrimenti, vengono fuori disastri – come vedremo – e la vita può finire molto male – come vedremo – per un errore di valutazione iniziale importante, cioè: io mi sono innamorato, io provo amore per qualcuno. Ma questo amore andrebbe verificato, va verificata la mia persona e va verificata l’altra persona, quindi la qualità, la struttura di questo amore, se può stare in piedi, se è reale o se è un sogno. Voi sapete che già Cicerone diceva che l’amore – come l’amicizia – non può finire; quando finisce, è perché non c’è mai stato. L’amore è eterno; Dio è amore ed è eterno, appunto. Quando l’amore termina, è perché non è mai nato. Allora uno si chiede: “Quello che tu hai vissuto, allora, che cos’è?” Era una pia illusione; ma una pia illusione non è l’amore, son due cose diverse.
Ovviamente i capi di Filistei conoscevano bene Dalila, conoscevano meglio loro Dalila che non Sansone, che si era innamorato di lei. E conoscevano bene la sua anima, il suo taglio interiore: una donna corrotta, una seduttrice, una persona che faceva i calcoli, una persona fredda, sicuramente incapace di amare.
Chiunque può essere un seduttore, una donna o un uomo, e non si seduce solamente col corpo. C’è una seduzione ancora più tremenda e più pericolosa, che è la seduzione della mente. Si può sedurre attraverso il pensiero, attraverso l’intelligenza, attraverso la parola. Sedurre per curiosare dentro l’orto concluso di Sansone.
Potremmo dire che il tema di questa catechesi è: l’orto concluso; il santo dei santi che vive nell’anima di ciascuno di noi. Il luogo inviolabile dell’incontro e del dialogo tra Dio e l’anima, luogo dove riposa l’Arca dell’Alleanza, contenente le tavole della legge consegnate da Dio sul Monte Sinai. Ora, quel luogo lì è inviolabile; se violo la sua inviolabilità, la pena è perdere tutto – come vedremo.
I Filistei chiedono a Dalila di sedurlo (non dimenticate questo) e vedremo poi come avverrà la seduzione, esattamente come vi ho detto prima, attraverso l’intelligenza e la parola, non attraverso il corpo. Non è una seduzione basata sulla lussuria, perché noi, quando sentiamo la parola sedurre, subito abbiamo in mente gli atti impuri o l’uso del corpo, la provocazione del corpo, la sessualità; no, guardate, queste cose sono molto basse. Quando bisogna giocare i pezzi da novanta, non si usa questa carta. Lei userà un’altra carta, una carta vincente, che vince quasi sempre. Vedremo in che cosa consiste la seduzione che lei deve attuare; una seduzione che ha come scopo scoprire il suo segreto.
Ognuno di noi si porta dentro più segreti. Tutto ciò che è segreto è male? Assolutamente no. Ci sono segreti che riguardano il male e ci sono segreti che riguardano il bene. Una cosa che è segreta non è per forza di natura cattiva.
In cambio, i Filistei la pagheranno. Ogni volta che si tradisce qualcuno, c’è sempre qualcosa da guadagnare. Il tradimento è fondato sulla corruzione, sull’avere qualcosa in cambio. Chi tradisce, è perché sta cercando altro, non sta più cercando quel volto. Chi tradisce, è perché non ha a cuore la persona che ha davanti, ma ha a cuore i propri interessi. Dobbiamo stare molto attenti a come noi gestiamo i nostri interessi: quanto siamo capaci di tenerli sotto i piedi, quanto siamo capaci di domare i nostri interessi e quanto i nostri interessi dominino su di noi. È molto importante.
Ora inizia l’opera di seduzione di Dalila:
6 Dalila dunque disse a Sansone: «Spiegami: da dove proviene la tua forza così grande e in che modo ti si potrebbe legare per domarti?».
Interessante come domanda, molto esplicita. Chiunque, non legato nell’intelletto dall’affetto – direbbe Dante – si chiederebbe: perché lo vuoi sapere? Cosa c’entra questo con il nostro amore? Che rapporto ha, questa conoscenza che tu vuoi avere, con la nostra relazione d’amore? Oggettivamente non c’entra niente. Non c’entra niente che lui le dica da dove viene la sua forza. E assolutamente c’entra ancora di meno che lui le dica come poterlo legare per domarlo. Qui si apre un mondo: lei non vuole sapere qualunque cosa, lei vuole sapere dove risiede la sua singolarità, la sua specificità, la sua unicità. Lei vuole sapere dove risiede la sua diversità, dove risiede la predilezione di Dio per lui. Perché lui è così diverso? Perché è così forte? Perché è così capace? Perché gli altri non sono così?
Lei dice a Sansone: “Per legarti e domarti”, perché chi non ti ama, ti vuole domare, ti vuole legare per domarti, per normalizzarti. Ti vuole bloccare, ti vuole rendere un inetto, un incapace, ti vuole narcotizzare, ti vuole tenere sotto dominio, ti vuole possedere, ti vuole circoscrivere, ti vuole circoncidere l’intelligenza, la volontà, la forza, l’intimità che hai con Dio.
Chi ti vuole legare, chi ti vuole domare e chi vuole curiosare, sicuramente non ti ama. Perché vedete, noi diciamo (soprattutto oggi): “È importantissima, la diversità!”; ma nessuno di noi dice che dobbiamo essere tutti uguali, per l’amor del cielo! Perché nella diversità c’è la ricchezza, perché nella diversità c’è la comunione, perché nella diversità c’è lo scambio dei doni, però l’importante è che siamo tutti diversi esattamente come le carte in un mazzo; ma dentro, in quel mazzo, però. Tu puoi essere qualunque numero, qualunque colore, ma devi stare in quel mazzo lì; lì la diversità va bene. Così “ti sì può giocare secondo le regole del gioco già stabilite”.
Ma se la tua diversità esce dal mazzo, che vuol dire, esce dalle regole di quel gioco già stabilito, tu devi morire. Tu devi morire, perché tu non puoi esistere fuori dal mazzo. L’illusione di questa diversità è che ti lasciano essere diverso dentro la normalità del mazzo, dentro la pre-costruzione del mazzo, ma questa non è una diversità, perché un mazzo rimane in mano; le carte di un mazzo vanno tutte nelle mani di qualcuno e non sono le carte che si giocano, sono gli altri che ti giocano. Tu hai solamente la pia illusione di essere diverso, e cosa te ne fai di quella diversità, se qualcun altro decide di te? Niente… è un’illusione, è un sogno, non è la realtà. E, credetelo, non è oggi, non è domani, tutti prima o poi stenderanno la mano per prendervi; tutti! Perché quella tentazione è irresistibile: voler possedere l’altro è la tentazione più profonda che tutti noi portiamo dentro. Volerlo stringere nelle nostre mani, volerlo legare e domare e così annullare la sua forza, che vuol dire la sua singolarità.
7Sansone le rispose: «Se mi si legasse con sette corde d’arco fresche, non ancora secche, io diventerei debole e sarei come un uomo qualunque». 8Allora i capi dei Filistei le portarono sette corde d’arco fresche, non ancora secche, ed essa lo legò con esse. 9L’agguato era teso in una camera interna.
C’è sempre questa camera interna: l’agguato non è mai pubblico, come nel Getsemani. L’agguato è sempre nell’intimità di un luogo conosciuto, il tradimento avviene sempre dentro l’intimità, in una camera interna.
Essa gli gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!». Ma egli spezzò le corde come si spezza un fil di stoppa, quando sente il fuoco. Così il segreto della sua forza non fu conosciuto.
Lei tenta il primo colpo, e già si è svelata. Ma voi credete che questo sia sufficiente alla nostra intelligenza? Ma neanche per sogno!
Sto assistendo al tradimento rato e consumato di questa persona di cui io sono innamorato – il tradimento nei miei confronti – e io non me ne accorgo. Sansone l’ha ingannata e lei è caduta nell’inganno, perché era talmente bramosa di tradirlo, che non ha visto altro che quello, si è auto-smascherata, ma lui è ancora lì. Non è che lui si alza e se ne va, no, no, è lì. La Scrittura dice: «Così il segreto della sua forza non fu conosciuto»; sì, ma per miracolo! E la Provvidenza di Dio non va mai sfidata troppe volte; presumere di sé stessi è uno dei più orrendi peccati. Dio ci viene in aiuto perché Dio è tanto buono, ci sostiene, ci difende, ci illumina e evidentemente ha illuminato Sansone dandogli quella parola falsa per rispondere a quel tradimento con l’inganno. Così lei, udito questo, lo lega subito, lo lega immediatamente, lo deve legare. Il segreto è salvo…
10Poi Dalila disse a Sansone – secondo attacco, torna alla carica, non molla! –: «Ecco tu ti sei burlato di me e mi hai detto menzogne;
Partono i giudizi morali: “Tu mi hai mentito”. Ma come: tu mi stai tradendo per ammazzarmi e mi vieni a dire che io ti ho mentito? Ma è sempre così: chi ha sulle spalle un peccato grosso così, va a guardare la pagliuzza nell’occhio dell’altro e si dimentica che nel suo c’è la trave. O meglio, non è che si dimentica, è che gli fa comodo fare così! Quindi, chi ha sulla schiena degli abomini, va a pesare gli altri con i bilancini. E lei sta lì a guardare che l’altro ha detto una menzogna; ma ci mancherebbe altro!
Ma Sansone non poteva fare diversamente; ha dovuto mentirti e, infatti, attraverso questa menzogna tu ti sei smascherata subito. Tu hai rivelato esattamente il tuo cuore, le tue intenzioni su di lui. Tu lo vuoi tradire, ma non tradire andando con un altro uomo, questo tradimento è: ti vogliono uccidere e io ti consegno. E lei prosegue:
ora spiegami come ti si potrebbe legare …
La seduzione è partita: il primo step della seduzione è il giudizio morale, non quello buono, ma il giudizio moralistico, cioè: ti faccio sentire sbagliato, ti faccio sentire in colpa, ti faccio sentire in difetto. Lei chiede a lui di svelarle un segreto buonissimo, perché riguarda il suo rapporto con Dio, ma lui (da oca) non chiede a lei di svelare il suo, di segreto. Il segreto di lei è un segreto empio, quel segreto andava svelato, non il segreto di Dio.
11Le rispose: «Se mi si legasse con funi nuove non ancora adoperate, io diventerei debole e sarei come un uomo qualunque». 12Dalila prese dunque funi nuove, lo legò e gli gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!». L’agguato era teso nella camera interna – sempre lì – Egli ruppe come un filo le funi che aveva alle braccia. 13Poi Dalila disse a Sansone: «Ancora ti sei burlato di me e mi hai detto menzogne; spiegami come ti si potrebbe legare».
Il giudizio moralistico è possente. Se ci si mette, si riesce a far sentire l’altro sbagliato, a riversagli addosso il male che abbiamo dentro noi e che lui non ha, perché non ha fatto niente, si è solo difeso. E questa è la terza volta.
Le rispose: «Se tu tessessi le sette trecce della mia testa nell’ordito e le fissassi con il pettine del telaio, io diventerei debole e sarei come un uomo qualunque».
La difesa del muro del giardino comincia a crollare. Sansone si sta avvicinando pericolosamente al segreto di Dio, non sta parlando più di corde, di funi, Sansone è andato dritto ai suoi capelli, alle sue trecce. Il piano di Dalila sta riuscendo. Sansone ha un grosso difetto, è presuntuoso, crede che siccome è tanto forte, è indistruttibile e invincibile. Sansone si è invaghito della sua forza, si è insuperbito della sua capacità e crede – e anche noi lo facciamo – che questo dono non è più un dono, ma una sua proprietà. Lui è forte per merito suo, non per merito di Dio! La sua forza consiste proprio in sé stesso; si sente spavaldo, si sente capace, si sente indistruttibile.
14Essa dunque lo fece addormentare, tessé le sette trecce della sua testa nell’ordito e le fissò con il pettine, poi gli gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!». Ma egli si svegliò dal sonno e strappò il pettine del telaio e l’ordito.
Si è aggiunto un particolare: Sansone dorme. Vedete, la seduzione non è quella cosa per cui cado nell’eccitazione, la seduzione è quella cosa per cui mi addormento. Ma questo non è il sonno dei giusti, questo è il sonno degli empi, è il sonno del male. Perché il male intontisce, ti sa far addormentare in un sonno non buono.
15Allora essa gli disse: «Come puoi dirmi: Ti amo, mentre il tuo cuore non è con me? Già tre volte ti sei burlato di me e non mi hai spiegato da dove proviene la tua forza così grande»
Quindi: lei parte con il giudizio moralistico per due volte, lo addormenta e adesso entra in campo il ricatto affettivo, che è il più potente di tutti, questa è proprio una bomba atomica. Il ricatto affettivo riesce nel 99,9 periodico per 100 dei casi; porta a casa sempre qualcosa.
Traduciamo questa frase ai giorni nostri (che poi, non è che ci sia molto da tradurre!): “Ma come, tu dici che mi ami, tu dici che sei mio amico, tu dici che mi vuoi bene, e il tuo cuore non è con me? E non mi dai il tuo cuore?”
Ma dov’è che è scritto che amare vuol dire che spalmo il mio cuore ai tuoi piedi? Chi l’ha detto? Dove sta scritto? Dove sta scritto che amare vuol dire sventrare tutte le porte della mia persona? Ma chi ama, ha forse, o vanta forse, il diritto di annegarsi nell’anima dell’altra persona? Di entrare dentro, nel giardino concluso di questa persona, e andare ovunque? Ma chi ama non vanta questo diritto, questa pretesa!
Andate a vedere Gesù che cosa dice alle mistiche quando appare, come parla e come si propone. Gesù non pretende mai nulla, Gesù domanda, Gesù chiede. Avete mai visto nel Vangelo Gesù che ha imposto o preteso? Dove è scritto che, se io ti dico “ti amo”, tutto il mio cuore deve esserti aperto? Ma questa è una falsità. E questo vale anche nel matrimonio: essere sposati non vuol dire che uno è il confessore dell’altro, assolutamente! Il confessore è il confessore, il marito e la moglie sono due cose diverse; sono uniti, una carne sola, tutto quello che volete, ma quel sancta sanctorum di cui vi parlavo all’inizio, quello rimane inviolabile, è di ogni persona. Quella è una cosa intima, personale, individuale, che non vuol dire individualistica. Vuol dire che fa parte del tempio sacro, di quello che una persona è. E dentro quell’arca dell’alleanza, ci stanno appunto le tavole scritte dal dito di Dio, che portano scritta l’alleanza tra la persona e Dio. Capite perché la realtà del confessionale è una realtà che non poteva non essere garantita dal sigillo, dal segreto inviolabile? Doveva essere così per forza! Perché il sacerdote entra in un punto dove entra solo Dio, e quello non può essere detto agli uomini. Il tema non è tanto il peccato; sì, certo, ovviamente non puoi dire i peccati, ma perché non li puoi dire? Perché la scienza di quella realtà, di quell’essere, di quel fare, appartiene a quella intimità segreta della persona, che la persona decide di svelarti non perché tu sei bello, simpatico, intelligente, grandioso, ma che decide di svelarti in nome di Dio. Infatti, la confessione come inizia? Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; amen. Che vuol dire: io mi metto qui, in ginocchio, e ti apro il mio cuore, perché tu, in questo momento, stai mediando Dio. E, quando mi dai l’assoluzione, tu me la dai nella persona di Cristo, non sei tu che mi assolvi, ma Dio. Infatti, il sacerdote ti dice: “E io ti assolvo …” perché, in quel momento lì, è in persona Christi, ma, fuori di lì, basta, la porta si chiude. Perché nessun altro, che non sia il confessore, di fatto, può reggere il peso, la gravità di quella scienza; ci vuole il carisma sacerdotale per poter portare tutto quel cuore pulsante che è l’intimità della persona, che è il segreto della persona, che è, appunto, il Santo dei Santi. E ci vuole tutta la delicatezza del caso; neanche il sacerdote può vantar diritti di entrare e fare quel che vuole; se uno non parla, non parla, il sacerdote non può andar lì e pretendere chissà che cosa.
Quindi stiamo molto attenti ai ricatti affettivi, perché dietro il ricatto affettivo ci sta che: se tu non me lo dici, se tu non mi dai quella cosa, non mi dici quella cosa, tu non mi ami; allora noi, per dimostrare che invece amiamo, ecco che cadiamo nell’inganno. Ma io non devo dimostrarti niente perché, se quello che io sono non ti dice il mio amore, niente altro te lo potrà dire. Nessuna parola potrà dirti che io ti amo, se la mia persona non te lo dice. Se tutto quello che io sono non ti parla dell’amore che io ho per te, niente te lo potrà dire, nessuna dimostrazione che tu mi chiedi potrà saturare quel bisogno che tu hai, perché vuol dire che tu non hai gli occhi – gli occhi intesi come occhi dell’anima, dell’intelligenza – capaci “di vedere che”. Questo è il ricatto affettivo che, spesse volte, fanno i figli ai genitori: “Se mi vuoi bene, allora mi devi dare, allora mi devi far andare, allora mi devi permettere”; no, questo è un ricatto, e nel ricatto non c’è amore. Tu stai facendo leva, stai pigiando l’acceleratore, non perché ti interessa il mio amore, ma perché ti interessa quella cosa lì. I ricatti vanno sempre svergognati, vanno sempre svelati e smascherati. Io non ho bisogno di mostrarti niente.
“Vuol dire che non mi ami se …”, sì va bene vuol dire che non ti amo, non c’è problema. Questo dice di te, non di me! Dice che tu sei una povera persona, vuol dire che tu misuri l’amore sulle cose che tu hai in cambio, non su quello che io sono, quindi va benissimo così, vivi pure nel tuo inganno. Anzi, adesso che tu ti sei svelato, te ne darò ancor di meno, se siamo legati; se non siamo legati: ti apro la porta e ti mando fuori, ti dico arrivederci, addio, a mai più. Perché qua non c’è niente, non c’è nulla, non c’è tessuto, c’è il vuoto, lo zero assoluto.
E a questo, come dicevo prima, Dalila aggiunge la spinta moralistica, dicendogli: “Ti sei burlato tre volte di me, e non mi hai spiegato da dove viene la tua forza così grande”; ma non te lo devo dire da dove viene la mia forza, è inutile che insisti! Sansone sarebbe dovuto scappare molto tempo fa, all’inizio, quando lei ha tentato di avvicinarsi. Perché certe cose non si dicono, non si possono dire, nel modo più assoluto.
16Ora poiché essa lo importunava ogni giorno – e cosa c’è stato lì a fare, lui, ogni giorno, a farsi importunare? La logica direbbe: prendi e vai via. – con le sue parole – con le parole, non con atti, non col corpo – e lo tormentava – attenti ora – egli ne fu annoiato fino alla morte 17 e le aprì tutto il cuore e le disse: …
Questa lo ha sedotto tediandolo a morte! Questa gli ha strappato il cuore dal petto attraverso la noia; cioè, a un certo punto non ne poteva talmente più, che ha detto: “Basta, non ce la faccio più, mi sento morire; te lo dico ed è finita lì”.
Ma come te lo dico ed è finita lì? Ma tu dovevi andartene via! Ma tu tradisci Dio per una creatura? Tu tradisci Dio e te stesso perché questa ti sta deviando? Ma tu ti alzi e te ne vai! Non stai lì a farti tediare!
E ci sarebbe da scrivere un libro sul perché lui è rimasto lì.
«Non è mai passato rasoio sulla mia testa, perché sono un nazireo di Dio dal seno di mia madre; …
Ma tu vai a dire una roba del genere a una persona così? Cioè, tu vai a svelare il segreto di Dio: «sono un nazireo di Dio dal seno di mia madre …», avete capito? Questo gli è andato a dire “l’essere”! Questo gli ha smembrato il cuore, l’anima, si è sfondato da solo, ha buttato giù tutto!
… se fossi rasato, la mia forza si ritirerebbe da me, diventerei debole e sarei come un uomo qualunque». – Lui è cosciente di quello che fa; è perfettamente cosciente di questo atto abominevole – 18Allora Dalila vide che egli le aveva aperto tutto il cuore – Perché, quando una persona ti apre il cuore, si vede, si vede benissimo, perché tu vedi una luce che non dovresti mai vedere – mandò a chiamare i capi dei Filistei e fece dir loro: «Venite su questa volta, perché egli mi ha aperto tutto il cuore». – Dalila non ha bisogno di provare, lo sa già che è così – Allora i capi dei Filistei vennero da lei e portarono con sé il denaro. 19Essa lo addormentò – e due – sulle sue ginocchia, chiamò un uomo adatto e gli fece radere le sette trecce del capo. – Sapete che il 7 è il simbolo della perfezione, della pienezza; Sansone era ripieno dello spirito di Dio! – Egli cominciò a infiacchirsi e la sua forza si ritirò da lui. – Sente che questa forza si ritira, gli viene forse il dubbio? Figurati – 20Allora essa gli gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!». Egli, svegliatosi dal sonno, pensò: «Io ne uscirò come ogni altra volta e mi svincolerò». –Vedete la presunzione che cosa fa? Distrugge una vita – Ma non sapeva che il Signore si era ritirato da lui. – Perché quella forza veniva da Dio, e lui aveva aperto una porta che non doveva aprire – 21I Filistei lo presero e gli cavarono gli occhi; lo fecero scendere a Gaza e lo legarono con catene di rame. Egli dovette girare la macina nella prigione.
Capito che bella fine? Il grande Sansone, l’invincibile Sansone, il fortissimo Sansone, che ha aperto la bocca di un leone, adesso è ridotto peggio che uno schiavo, cieco e finalmente legato: Sansone è normalizzato.
22Intanto la capigliatura che gli avevano rasata, cominciava a ricrescergli. 23Ora i capi dei Filistei si radunarono per offrire un gran sacrificio a Dagon loro dio e per far festa. Dicevano:
«Il nostro dio ci ha messo nelle mani
Sansone nostro nemico».
24Quando il popolo lo vide, cominciò a lodare il suo dio e a dire:
«Il nostro dio ci ha messo nelle mani
Sansone nostro nemico,
che ci devastava il paese
e che ha ucciso tanti dei nostri».
25Nella gioia del loro cuore dissero: «Chiamate Sansone perché ci faccia divertire!» – Adesso Sansone è diventato anche un fenomeno da baraccone, perché poi non c’è fine, l’infamia non finisce più – Fecero quindi uscire Sansone dalla prigione ed egli si mise a far giochi alla loro presenza.
È diventato un pagliaccio. Immaginatevi cosa succede nella vita di una persona conciata così. Quando noi tradiamo quel tempio, noi diventiamo una bestemmia vivente. Diventiamo l’occasione dell’idolatria altrui. Perché gli altri, vedendo quella cosa, che è la tua vita distrutta, si rafforzano nella loro follia. Mentre chi è fedele (come: Mattatia, Giuda Maccabeo, Mardochéo e la regina Ester, Gedeone, Giosuè, Mosé) genera ammirazione e, nella morte, è esempio, una testimonianza di fedeltà a Dio e dell’esistenza di Dio; la vita di Sansone, invece, è diventata la testimonianza che Dio non esiste, il peggio del peggio possibile.
E la storia finisce che Sansone poi chiede al Signore di dargli ancora una volta sola la forza; il Signore gliela dà, e lui fa cadere la casa con dentro i Filistei, e muoiono tutti, compreso lui. Che bella fine! Una vita finita proprio bene… suicida. Beh, ne avrà ammazzati anche tanti – la Scrittura dice che morirono più di quelli che aveva ucciso in vita – però non è una bella fine, non è una fine gloriosa. Per che cosa? Riavvolgiamo il nastro e torniamo all’inizio, tutto questo come è cominciato? “Sansone si innamorò di una donna di nome Dalila”; tutto è cominciato così e guardate come è finito…
E, nonostante gli esempi avuti, i segni avuti, lui è andato avanti imperterrito nella convinzione del suo innamoramento; quando questi segni che aveva avuto erano chiarissimi, e dicevano che quella non era la strada, anzi…
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.
Informazioni
Padre Giorgio Maria Faré ha tenuto queste catechesi tutti i lunedì alle ore 21 presso il Convento dei Padri Carmelitani Scalzi di Monza.