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“Nutrirsi spirituale e nutrirsi sacramentale” S. Bonaventura

Gesù Eucarestia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: « “Nutrirsi spirituale e nutrirsi sacramentale” S. Bonaventura »
Venerdì 28 aprile 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 6, 52-59)

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a venerdì 28 aprile 2023. Oggi ricordiamo San Pietro Chanel, sacerdote e martire, e San Luigi Maria Grignion de Montfort sacerdote, quindi oggi grande festa con questi nostri carissimi amici santi, vi invito ad andare a leggere le loro opere e soprattutto la loro vita, in particolare le opere del Montfort.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo sesto, versetti 52 — 59.

Vi ricordate quando vi ho detto: “Attenzione all’interpretazione cafarnaìtica dell’Eucarestia. Ecco, adesso capite perché ve l’ho detto, perché queste cose sono state dette da Gesù a Cafarnao. E infatti vedete che “Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafarnao”. Quindi l’espressione “non bisogna intendere in modo cafarnaìtico l’Eucarestia” vuol dire non bisogna intenderla come hanno fatto nella sinagoga a Cafarnao, cioè come se Gesù insegnasse il cannibalismo.

Loro dicono: “Ma come può darci la sua carne da mangiare?” Gesù non esce da questo equivoco. Noi avremmo detto: “No, ma io non intendevo dire quello. No, ma ci siamo spiegati male”. Anch’io tante volte faccio così, quando arriva qualche critica, allora sto lì, cerco di spiegarmi, cerco ulteriormente di entrare nel dettaglio, cerco di risolvere gli equivoci, come facciamo tutti. Gesù non lo fa, sapete perché non lo fa? Perché è inutile. È inutile! Chi vuol fraintendere, fraintende, comunque sempre. La persona più semplice, la più semplice del mondo e anche quella con minor cultura del mondo, può darsi che magari non capisca qualcosa, ma non la fraintende, semplicemente non la capisce e dice: “Questa cosa non l’ho capita, me la puoi rispiegare meglio?”. Ma quando interiormente è pulita, non la fraintende. Semplicemente non la capisce e dice: “Non ho capito” e “Se me la puoi rispiegare”, ma con molta semplicità e serenità.

Invece in questa sinagoga a Cafarnao, vedete che questa semplicità non c’è, come tutte le volte che Gesù discute con queste persone che, appunto, discutono aspramente fra loro. Se qualcuno avesse detto: “Guarda Gesù, non ho capito cosa volevi dire, me lo puoi spiegare meglio?” Gesù avrebbe spiegato benissimo nei dettagli ancora di più quello che voleva dire. Invece questi, siccome interiormente non sono semplici e non hanno una vera intenzione di capire, allora quando loro dicono: “Come può darci la carne da mangiare”, Gesù affonda ancora di più la questione e va giù ancora più duro: “Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue…, chi mangia la mia carne e beve il mio sangue…, perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda…, chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me”, cioè capite! Questi qui discutono aspramente dicendo “come può darci la carne da mangiare” e lui fa un discorso tutto sul mangiare e sul bere, sul mangiare carne e bere sangue, capite? Non li conduce fuori dal fraintendimento, anzi, affonda ancora di più, perché? Perché tanto, ripeto, è inutile. È un procedimento inutile, perché non c’è sordo più sordo di chi non vuol sentire. Quindi quando dentro uno vuole trovare comunque scuse, ragioni, pretesti per accusare, per calunniare, per non voler capire, per intestardirsi, guardate, potete star lì giorno e notte, per un anno intero a spiegarglielo in ogni salsa e comunque tanto non la capirà e comunque tanto troverà sempre qualcosa di male, dove il male non c’è. Per cui Gesù ci insegna quando dobbiamo dire le cose diciamole fino in fondo, poi chi vuol capire capisca chi non vuol capire, pazienza, cosa dobbiamo fare! Andrà avanti a fare il suo mestiere.

Detto questo, oggi vorrei concentrarmi — non potrò su tutto perché sono versetti, a parte bellissimi e centrali, ma sono talmente densi che è veramente impossibile — mi concentrerò su alcuni versetti, se riesco su tre. 

“Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita…”

Sentiamo cosa scrive Gaudenzio da Brescia nel suo secondo sermone: 

Di molti chicchi sfarinati e impastati con acqua si fa un pane, che viene poi cotto col fuoco; è la figura del corpo di Cristo, che è uno solo, ma che è formato dalla moltitudine di tutto il genere umano ed è consumato col fuoco dello Spirito Santo.

Bellissimo! Ci stiamo anche preparando alla Pentecoste.

Nacque infatti per opera dello Spirito Santo e poi, pieno di Spirito Santo, ch’era sceso su di Lui in figura di colomba, esce dal Giordano, come attesta l’Evangelista: “Gesù compenetrato dallo Spirito Santo, si allontanò dal Giordano” (Lc 4,1). Similmente il vino del suo sangue raccolto da molti acini, cioè dall’uva della vigna, da Lui stesso piantata, viene spremuto nel torchio della croce e, attraverso vasi capaci, ribolle per propria virtù nel cuore fedele di quelli che lo ricevono.

Adesso sentite che bella espressione!

Voi tutti che uscite dalla schiavitù dell’Egitto e del Diavolo, prendete insieme a noi con tutto l’ardore del vostro animo religioso questo sacrificio della Pasqua della salvezza, perché il nostro interno venga santificato dallo stesso Signore Gesù Cristo, che è presente nei suoi sacramenti e la cui inestimabile virtù rimane per tutti i secoli.

Vedete questo versetto che cosa ha potuto generare in Gaudenzio da Brescia in questo sermone bellissimo che ha fatto. E son parole secondo me stupende. Le possiamo tranquillamente meditare e capire perché sono proprio semplici.

Adesso, invece, del medesimo versetto vi leggo quanto scrisse San Bonaventura nel suo sermone. Attenti bene! Attenti bene a quello che leggo adesso, perché va a collegarsi perfettamente a quanto detto ieri e a quanto stiamo dicendo da tempo. È un passo delicato, è una riflessione delicatissima e cercherò di spiegarvela bene perché sennò, se si capisce male, è finita.

Occorre notare che c’è un nutrirsi spirituale e un nutrirsi sacramentale.

Vi ricordate? Ci stiamo ricollegando a quanto detto ieri, a quanto abbiamo letto ieri, commentato ieri, su Sant’Alberto Magno: c’è un cibarsi sacramentale, un cibarsi spirituale o perlomeno spiritualmente. Vi ricordate tutto il discorso che vi ho fatto? Adesso non lo ripeto sennò diventa troppo lungo. Quindi riprendiamo quel discorso di Sant’Alberto Magno e adesso sentiamo San Bonaventura. Cosa dice?  Dice che c’è un nutrirsi spirituale e un nutrirsi sacramentale, quindi comunione spirituale. Torna il tema “comunione spirituale, comunione sacramentale”.

Quello spirituale avviene con la fede e la carità; quello sacramentale col sacramento.

Quindi abbiamo fatto un passo in più rispetto a ieri. San Bonaventura adesso ci spiega che questa comunione spirituale, questo nutrirsi spirituale, avviene attraverso la fede e la carità. Mentre la comunione sacramentale avviene attraverso il sacramento. Quindi, come vi ho detto, non sono la stessa cosa. Solo chi vuol fraintendere, fraintende, poverino. Per le persone che sono logiche e che sanno ascoltare, libere da ogni ideologia, pregiudizio, le parole sono chiare e quindi il nutrirsi spirituale è diverso dal nutrirsi sacramentale, è sempre un nutrirsi, ma in due modalità diverse. Quindi è sempre una comunione — comunione spirituale, comunione sacramentale — sempre comunione è, ma una avviene con la fede e la carità (stiamo parlando di quella spirituale), l’altra avviene con il sacramento (stiamo parlando della comunione sacramentale). 

Attenti adesso:

Senza il cibo sacramentale

cioè senza la comunione sacramentale

vi può essere salvezza, perché non è indispensabile quel che si riferisce all’istituzione sacramentale; invece, il cibo spirituale è indispensabile.

È esattamente quello che abbiamo visto ieri con Sant’Alberto Magno ed è esattamente quello che abbiamo visto un po’ di tempo fa con San Tommaso d’Aquino, è la stessa cosa! Cosa vuol dire? Vuol dire che per la salvezza della tua anima che cosa è indispensabile? È indispensabile il nutrirsi spirituale, cioè è indispensabile che ci sia la comunione spirituale con Gesù, altrimenti quella sacramentale su cosa si regge? Su cosa si basa? Che comunione è? Non è la semplice assunzione del corpo di Cristo nella modalità sacramentale che mi salva se dentro non c’è questa comunione spirituale di cui stiamo parlando. Quindi, se la comunione sacramentale non è preceduta, accompagnata, seguita dalla comunione spirituale a che giova? Capite il ragionamento? I tre santi stanno dicendo tutti e tre — in tempi diversi, in contesti diversi — la stessa cosa: San Tommaso, Sant’Alberto e San Bonaventura, la stessa cosa!

Se tu non puoi ricevere per qualsivoglia ragione [che non sia il peccato mortale] l’Eucarestia sacramentalmente, non andare in angoscia perché San Bonaventura ti dice: “Senza il cibo sacramentale vi può essere salvezza, perché ciò che è indispensabile è quello spirituale”. Che non vuol dire — perché qui bisogna stare attenti a tutte le possibili obiezioni — “allora quello sacramentale non conta niente, allora San Bonaventura sta disprezzando l’Eucarestia”. No! Attenzione, stiamo parlando di San Bonaventura, stiamo parlando di Sant’Alberto Magno e stiamo parlando di San Tommaso d’Aquino. Cioè, voglio dire non i tre pinco panco che girano per la strada! Quindi stiamo attenti a quello che diciamo.

Allora, non stanno dicendo che l’Eucarestia non conta niente, tutt’altro, esattamente il contrario. Stanno dicendo: proprio per il grandissimo valore che ha l’Eucarestia, è necessario che il fedele, che il sacerdote, che chi si accosta all’Eucarestia, innanzitutto abbia a cuore la sua comunione spirituale, cioè sia predisposto bene, abbia cura, coltivi bene la disposizione della sua anima, del suo cuore, della sua mente, affinché faccia di tutto per coltivare questa comunione spirituale con Gesù, attraverso la fede e la carità. Capite? Sta parlando di due virtù teologali. Le virtù teologali sono tre: fede, speranza e carità, San Bonaventura ne sta citando due. Quindi, attraverso la fede e la carità ci sia questa comunione spirituale, allora, la comunione sacramentale trova tutto il terreno fertile per poter espandere tutti i suoi frutti, per potersi ben impiantare dentro l’anima che riceve l’Eucarestia. Del resto, posso andare a ricevere l’Eucarestia sacramentalmente, senza fede? Che comunione sacramentale è quella fatta senza fede e senza carità? Che comunione sacramentale è quella fatta dove nel mio cuore non c’è nessun amore per Gesù o non c’è nessuna fede in Gesù? Quindi, capite, San Bonaventura è San Bonaventura, basiamoci sempre sui santi, sui Dottori della Chiesa. Chi non conosce San Bonaventura va su internet, se lo cerca e vede che santo è.

Quindi: “Invece, il cibo spirituale è indispensabile”. Perché? Per accostarmi all’Eucarestia è indispensabile che ci siano fede e carità, fondamentale! Quindi con fede e carità io posso vivere la comunione spirituale quindi, a tutta ragione, posso vivere “perfettamente” (capite cosa voglio dire), nel modo migliore possibile, questo nutrirmi sacramentale. Quindi, vedete, queste due modalità non vanno separate, sono proprio strettamente unite.

Come abbiamo visto ieri con Sant’Alberto Magno e ribadito da San Bonaventura, la comunione spirituale è fondamentale, è indispensabile, San Bonaventura dice: “È indispensabile per la salvezza”.

Adesso San Bonaventura prosegue citando Sant’Agostino, attenti:

Agostino dice che il credere è già un mangiare

Vedete la fede! E cita Agostino, che scrive:

“Perché prepari i denti e stomaco? Basta che tu creda e hai già mangiato!”

Ecco la comunione spirituale! Non so se vi è chiaro, io spero di sì. Adesso non avendo davanti i volti, non posso rendermi conto se sono chiaro nello spiegare, io mi auguro di essere chiaro perché non so più in che altro modo spiegare queste cose.

Attenzione a non capire male e pensare: “Ah, ma allora non vado più a fare la comunione sacramentale”. No! Sant’Agostino con questa domanda e con questa risposta, cosa ti sta dicendo? Ti sta dicendo: “Guarda che tu, attraverso la fede, già stai vivendo la comunione con Gesù”. Poi, con la ricezione del sacramento, porti proprio a coronamento, a perfezione, a completezza e tutto quello che vuoi questo nutrirti attraverso la fede. Quindi se io finissi in prigione — facciamo finta — come i martiri che finivano in prigione: “Eh, non posso più ricevere l’Eucarestia!” Tranquillo, ti verrà in mente, spero, ci verranno in mente Sant’Alberto Magno, San Tommaso d’Aquino, San Bonaventura, Sant’Agostino e vedremo che ce ne saranno altri, che ci dicono: “Non temere, basta che tu creda, hai già mangiato!” Non temere, “indispensabile alla salvezza è il nutrimento spirituale”, scrive San Bonaventura. Ieri abbiamo visto San Alberto Magno che, commentando questa espressione di Gesù: “e chi si nutre di questo pane”, dice “cibandosene sacramentalmente e spiritualmente, o per lo meno spiritualmente”. Vedete! Quindi non ci dobbiamo spaventare, io spero di averla spiegata bene. Poi sentite, se non sono riuscito a spiegarvelo bene, vi chiedo scusa io più di questo non … perché poi magari avendo avanti i volti uno dice: “Che cosa non è chiaro?” Ricevo la domanda, allora spiego meglio, non avendo davanti i volti, non posso sapere se ci sono domande che mi volete fare; quindi, magari nel caso mi scrivete poi io le riprendo e le spiego meglio se qualcosa non è chiaro. Ecco, spero di essere stato il più chiaro possibile.

Adesso riprendiamo il versetto del Vangelo:

… la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda..

A questo proposito scrive San Bernardo:

“Quando mangiamo questo cibo, siamo mangiati”.

Vedete, i santi avevano queste espressioni così sintetiche, eppure così belle. “Quando mangiamo questo cibo siamo mangiati” e a commento di questa espressione e di questo versetto, vi leggerò ciò che scrive Giovanni Taulero nella sua predica per il Santo Sacramento. 

Prima vi due parole su Giovanni Taulero perché credo non sia molto noto. 

Giovanni Taulero nacque nel 1300 circa, è un domenicano strasburghese, ed è il più importante discepolo diretto del confratello Eckhart, — per i più addetti ai lavori, i filosofi o i sacerdoti che ascoltano, questi nomi sono sicuramente conosciuti — e la sua importanza storica è dovuta soprattutto al fatto che i suoi sermoni hanno trasmesso l’essenziale del messaggio spirituale del Meister [Eckhart]. Muovendosi rigorosamente nell’ambito ecclesiale, Taulero evitò infatti la censura che aveva colpito il maestro Eckhart, è così la sua opera fu stampata più volte, fin dal XV secolo, tradotta in latino, diffondendosi in tutta Europa.

Taulero è stato ai vertici della spiritualità, inoltre, non è un mero ripetitore dell’insegnamento del maestro Eckhart e i suoi sermoni testimoniano un’esperienza interiore personale e una finezza psicologica per nulla inferiore a quella di tanti altri e anche a quella dello stesso maestro Eckhart, costituendo perciò a buon diritto uno dei “classici” della mistica italiana.

La sua opera si diffuse, vi dicevo, in tutta Europa. Ad esempio, in San Giovanni della Croce dei suoi insegnamenti passano quei concetti di “fondo dell’anima”, di totale distacco, di annichilimento dell’ego, di nascita del Cristo nell’anima, che costituiscono il cuore della mistica tedesca.

Quindi, capite, da adesso, quando vi parlo di Taulero, vi parlo di questo domenicano che è veramente un grandissimo personaggio. 

Ecco cosa scrive Taulero commentando San Bernardo (quindi, vi ho prima citato San Bernardo per commentare il versetto del Vangelo, adesso vi cito Taulero che commenta il commento San Bernardo, così lo facciamo commentare a Taulero che è meglio di me):

come il cibo corporale che introduciamo nella bocca arriva allo stomaco e diviene carne e sangue e quest’ultimo scorre nelle vene, così chi mangia degnamente il corpo di nostro Signore viene cambiato in esso. Così dice il nostro Signore ad Agostino, Sant’Agostino — non sono io che sarò cambiato in te, ma tu sarai cambiato in me.

Bello, no? Vi ha spiegato cosa vuol dire “quando mangiamo questo cibo siamo mangiati”. E facendo il paragone col cibo, quello naturale, quello che prendiamo tutti i giorni, noi veniamo cambiati in Gesù. “Tu sarai cambiato in me”, dice Gesù a Sant’Agostino, molto bello.

Adesso concludo con questo versetto, questa espressione di Gesù:

“così chi mangia me, vive della vita che riceve da me”

e sentiamo che cosa scrive Taulero:

Al punto che l’uomo vecchio sparisce del tutto, interiormente ed esteriormente.

Bellissimo, vedete!

Come la natura trasforma, digerisce e fa scorrere per le vene la forza del nutrimento, che diviene una stessa vita e uno stesso essere con l’uomo, così il cibo divino ti trae completamente fuori di te.

Sta riprendendo San Bernardo, che abbiamo appena visto, ma adesso va oltre, adesso approfondisce, adesso sentite tutto lo spessore di Taulero. Quindi: ti tira fuori da te stesso

E riconoscerai in te di aver mangiato questo cibo, se il tuo cuore si sarà liberato un po’ di più da tutto ciò che non è Dio, e se la vita che egli ha generato in te agirà attraverso le vene sul tuo uomo esteriore, sui tuoi sensi e le tue abitudini, la tua condotta, le tue parole e le tue opere.

Vi ricordate quando vi dicevo che dobbiamo puntare a una concezione della fede e del rapporto con Dio “integrale”, cioè di tutto l’uomo, quindi non solamente con la ragione, ma tutta la persona, anche gli affetti? Vi ricordate? Ecco, Taulero sta dicendo esattamente questo, cioè lui ti sta dicendo: “Questo sacramento, cioè l’Eucaristia, fa sparire tutto il vecchio interiore ed esteriore, ti trasforma”. E siccome uno dice: “Io come faccio a sapere che sta avvenendo la trasformazione?” Te lo spiega Taulero: “Tu riconoscerai di aver mangiato questo cibo, cioè riconoscerai che veramente la comunione sacramentale è comunione spirituale, tu riconoscerai questo se il tuo cuore si sarà liberato da tutto ciò che non è Dio”.

Ed è bella questa espressione che usa: “e se la vita che egli ha generato in te agirà attraverso le vene sul tuo uomo esteriore”, cioè questo cambiamento non è solamente interiore è anche esteriore. Quindi toccherà i sensi, toccherà le tue abitudini, toccherà la tua condotta, toccherà le tue parole, toccherà le tue opere. L’Eucaristia tocca tutto: o tocca tutto o non tocca niente; o avviene questo cambiamento proprio radicale, come il cibo che entra in me e diventa totalmente parte di me e va in tutte le parti del mio corpo altrimenti lo rigetto, così l’Eucarestia quando entra di necessità tocca la parte interiore e la parte esteriore e per esteriore intendiamo: sensi, abitudini, condotte, parole e opere.

Il Santo sacramento — prosegue — infatti smaltisce e consuma tutto ciò che è cattivo, ciò che è inutile e di troppo, lo butta fuori e lontano, impellentemente, e Dio entra.

L’Eucarestia fa queste cose. Se uno dice: “No, ma a me non le fa”, Ecco vuol dire che allora c’è qualcosa che non va. Anche se tu fai mille comunioni al giorno, se non succedono queste cose c’è qualcosa che non va. Vuol dire che evidentemente la comunione spirituale non è così “comunione”, e quindi non è spirituale.

Ci illudiamo — quando vi parlavo e vi dicevo: “Attenzione alle allucinazioni!” — di essere in comunione, ma non lo siamo, perché l’Eucarestia di fatto smaltisce tutto ciò che è cattivo, inutile, di troppo, lo butta fuori lontano e Dio entra. Non è che questo avviene tutto in un colpo in un giorno, ma progressivamente si deve vedere un cambiamento radicale della persona e non solo interiormente, ma anche esteriormente.

E appena egli [Gesù] è entrato con questo cibo, agisce su tutta la vita: sull’amore, sulle intenzioni, i pensieri, cosicché tutto diventa più nuovo, più puro e più divino.

Siamo nel 1300. Guardate che avevano una visione cristiana dell’uomo bellissima. Tutta la persona era considerata, non solo la parte spirituale, non solo la parte celebrale, la parte della ragione, tutta la persona. Quando Gesù entra come cibo, agisce su tutto; l’amore, le intenzioni, i pensieri… tutto cambia. Attenti:

Se però l’uomo non sperimenta ciò in sé, ma il suo cuore resta vuoto e la sua vita esteriore trascurata, abbandonata al riso e al pettegolezzo, e questo si vede in lui in tutta la sua condotta, nei vestiti, nelle scempiaggini, nei passatempi, nelle dissipazioni del cuore

Vi ricordate quando vi dicevo: “Mi metto a perdere il tempo a guardare questo, a guardare quell’altro, a leggere di qui, a leggere di là”, quando vi dicevo “E conduciamo questa vita inutile, vuota, morta”, vi ricordate? Ecco, Taulero ha ripreso l’argomento e sta dicendo: “Stai attento, perché se tutti questi frutti che hai citato tu non li stai sperimentando, ma il tuo cuore resta tal quale — pieno di pettegolezzi, di calunnie, di cattiverie, di malizia, di perversità, di impurità, abbandonato al riso, al pettegolezzo, al chiacchiericcio, alle scempiaggini, ai passatempi, alle dissipazioni del cuore

e se egli resta in questo stato coscientemente e volontariamente

se la persona rimane in questo stato e ne è cosciente, e volontariamente continua così 

e si accosta così al Santo Sacramento, ciò è una cosa inquietante.

E adesso va oltre:

Nostro Signore rigetta costoro dal suo stomaco come si rigetta il cibo. Sarebbe per tali uomini mille volte meglio non riceverlo. Si confessano e non vogliono lasciare le occasioni di peccato.

Non  ha detto lasciare “il peccato”, ha detto “le occasioni di peccato”. Sono due cose diverse. “Si confessano e non vogliono lasciare le occasioni di peccato”. Quindi, piuttosto che ricevere l’Eucarestia così, dice Taulero, è meglio non riceverla. Se tu non vuoi abbandonare le occasioni del peccato e se tu, coscientemente e volontariamente, ti accosti al Sacramento con questa scempiaggine, passatempi, dissipazione del cuore, pettegolezzo, il cuore vuoto, la vita trascurata, queste cose qui, Taulero ti dice: “Evita!”.

Continua Taulero: 

Il Papa stesso non può rimettere il peccato senza pentimento.

Ma questo è ovvio, questa è la logica che ce lo dice, come faccio a essere assolto da un peccato di cui non sono pentito? Se non riconosco che quel peccato è un peccato, che ho fatto una grave offesa a Dio, ma come faccio a ricevere il perdono di una cosa di cui io non chiedo perdono? Io prima devo chiedere perdono e poi vengo perdonato, ma se io non chiedo perdono, di cosa vengo perdonato? È una questione di logica, secondo me, mi sembra terribilmente logico, fortuna che l’hanno scritto nel 1300 perché oggi è utile più che mai! 

Prosegue:

Sarebbe bene avere dei confessori che dicessero ad ognuno quando può accostarsi al Santo Sacramento

Pensate un po’ fin dove arriva Taulero.

Perché chi non si dispiace dei suoi peccati e non vuol guardarsene, è reo in verità del Corpo di nostro Signore.

Ecco perché arriva a dire: “sarebbe bene avere dei confessori che dicessero ad ognuno quando può accostarsi al Santo Sacramento”, per questo. Questa espressione per dirci: “Coltiva bene questa tua cura, per cui hai questa contrizione del cuore, o almeno attrizione del cuore, dei tuoi peccati e il desiderio di non farli più”. 

Sentite come continua:

Invece chi si raccoglie con diligenza in sé stesso, accostandosi al corpo di Cristo non per abitudine ma con vero amore… consente al Santo Sacramento di agire in lui e per mezzo di lui, e vive della vita che riceve da Cristo.

Che bello. È sempre bello, i santi concludono sempre in questo modo, così speranzoso. “Chi si raccoglie con diligenza, accostandosi al corpo di Gesù con vero amore, non per abitudine, consente al Santo Sacramento di agire in lui per mezzo di lui e vive della vita di Gesù”.

Sì, perché sapete può succedere che vediamo cristiani — e speriamo non sacerdoti — che vanno alla Messa più o meno come quando a me capita di dover andare in posta a pagare il bollettino dell’università. Cioè con un tedio, una noia, una morte addosso che mi dico: “Mamma, adesso chissà quanto tempo dovrò perdere per far sta roba”. Ecco più o meno così. Con questa sorta di trascinarsi, di musi lunghi e di abitudine, che certamente non sa di amore.

“Perché tutti vanno alla messa di Padre Pio e non vengono in parrocchia, alla mia messa, che sono il loro parroco?”, dicevano i parroci al tempo di Padre Pio. Ma caro, ma fermati cinque secondi e guardati allo specchio, chiedi a qualcuno di fare un video mentre esci per dire la Messa e mentre la dici, questa benedetta Messa. Poi vai su da Padre Pio e guarda come celebra lui e forse, se hai un briciolo, se hai un QI pari a 0,1, cioè praticamente come quello di un topo ti rendi conto, no? Tu guardi Padre Pio e dici: “Si vabbè, cioè ok, vado a casa e forse è il caso che mi prendo un qualche mese, mi registro un po’ l’anima, il cervello e quant’altro e forse rivedo il mio modo di essere sacerdote, perché adesso mi è chiaro come mai i miei fedeli invece di venire in parrocchia da me, mezzo morto in piedi che sono, vanno da Padre Pio”. Certo, non c’entrano niente le accuse che  hanno scatenato contro Padre Pio: quello fa il santone, il guaritore e quant’altro, ha le amanti… perché su Padre Pio hanno scatenato anche questa accusa! Come su San Giovanni Paolo II.

Certo, quando non si può attaccare qualcuno — è sempre così — un sacerdote, un Vescovo o chi per esso, a livello di contenuti, perché quello che dice è incontestabile cosa si fa? Lo si attacca a livello della morale. Si fa sempre così: se non posso attaccarti sui contenuti e non posso confrontarmi sui contenuti, perché magari sono un ignorante come pochi ce ne sono in giro o perché magari non sono capace di farlo, allora cosa comincio a dire? Comincio a dire che hai le amanti, che vai fuori a bere, che giochi d’azzardo, che boh, non lo so, hai case o cose nascoste… Tutte cose false, senza prove, senza niente. Perché non è che abbiamo le prove contro Padre Pio. Dov’erano, dove sono queste amanti? Che prove hanno contro San Giovanni Paolo II? Nessuna. Non ci sono le prove perché non è vero. Però intanto, come diceva Calvino, “Calunnia, calunnia, che qualcosa rimane”. Quindi, quando si sente attaccare qualcuno a livello morale, guardate, bisogna sempre stare attenti, perché… può darsi che sotto ci sia qualcosa di ben altro che non la moralità corrotta.

Che cosa c’era con Padre Pio? C’era un uomo che si accostava all’Eucaristia, al sacramento dell’Eucaristia e alla Santa Messa con un amore incredibile. La gente lo vede. Il popolo di Dio se ne accorge. 

Pensate a Monsignor Fulton Sheen. Abbiamo già parlato di lui per un intero mese di giugno l’anno scorso o due anni fa, non mi ricordo più. Siccome andava in televisione — un predicatore eccezionale, proprio fantastico, un vescovo meraviglioso — che cosa hanno fatto? La solita questione: calunnie, diffamazioni, persecuzioni e quant’altro. Sempre così, è sempre così, a tal punto che poi gli hanno proibito questo, questo, questo… insomma, una vita veramente crocifissa, anche lui, poverino. 

Anche in questo caso cosa è successo? Monsignor Fulton Sheen comincia a predicare e quindi milioni di persone, milioni di americani che erano attaccati alla televisione, attaccati alla radio ad ascoltare Monsignor Fulton Sheen. Ancora adesso è tanto viva la sua cosa che alcuni — ancora pieni del livido dell’invidia — hanno cercato di bloccare il suo processo di beatificazione. Infatti, è lì fermo. Ma lui cosa ha fatto di male? Niente. Semplicemente era un uomo di Dio. 

Pensate a padre Mariano, tanti di voi l’avranno sentito nominare o conosciuto, anche quando predicava in televisione, anche lui… 

Sono persone meravigliose. Cosa li contraddistingue? Un amore per il Signore immenso. La gente se ne accorge, la gente corre, la gente va. Perché noi cerchiamo qualcuno che sia incendiato d’amore per Gesù. 

Mamma mia, ti vedi uscire fuori a celebrare la Messa queste “salsicce molli” che camminano e quasi neanche distingui le gambe, poveretti, io non so. Ma figlio mio, ma tirati un po’ insieme! Su! Santa pazienza, stai andando a celebrare all’altare del Signore, ma un po’ di decoro, ma un po’ di raccoglimento, ma un po’ di voglia di vivere, ma un po’ di amore per il Signore, ma un po’ di quella cosa… Non stai andando dal macellaio a comprare 3 kg di mortadella! Dai, su! Dopo ci lamentiamo che le chiese sono vuote, la gente non viene in chiesa. Ma voglio dire… guardiamoci un po’ anche noi! Cosa testimoniamo? 

Poi, ovviamente, siccome Padre Pio, siccome Monsignor Fulton Sheen, siccome tutte queste meravigliose figure ovviamente chiamavano a sé milioni di persone, subito arrivano le iene fameliche, quelle che sbrodolano saliva da tutte le parti. Subito sono arrivate le iene fameliche e che cosa hanno detto? Ecco: “Dietro Padre Pio, dietro Monsignor Fulton Sheen, dietro a tutti questi santi, che cosa ci sta? Ci sta il plagio!”. Beh, certo, se non è con le donne, è col plagio. Queste menti sono talmente ottuse che non riescono a capire che è possibile avere una vita bella, gioiosa, piena, amante del Signore e che questo è semplicemente affascinante per gli altri. E questo vuol dire essere plagiati? Ma se uno dice una roba del genere, ha problemi di mente. Quindi allora dovremmo dire che Sant’Agostino è stato plagiato da Sant’Ambrogio. Perché, siccome Agostino si converte a motivo dell’omelia di Sant’Ambrogio e andava sempre ad ascoltare Sant’Ambrogio, quindi praticamente la conversione di Sant’Agostino è falsa e Sant’Agostino è un plagiato, perché è avvenuta a seguito dell’incontro con Sant’Ambrogio. Ma del resto dovremmo dirlo anche di San Giovanni della Croce e di Santa Teresa; quindi, San Giovanni della Croce è un plagiato di Santa Teresa. Ma allora dovremmo dirlo anche di San Francesco e Santa Chiara, probabilmente anche di San Benedetto e di Santa Scolastica.

San Francesco quanti ne ha plagiati? È chiaro che tu incontri un San Francesco… ma cosa vuoi fare? È chiaro che dici: “La mia vita è qui!” — Incontri San Francesco e dici: “No, vabbè, io sono a posto!”. Incontri Padre Pio … e questi qui che cosa facevano? Prendevano, si trasferivano di casa, e andavano a vivere fuori dal convento. Ma non perché fossero plagiati, semplicemente perché avevano trovato il paradiso in terra. Quando incontri un sacerdote come Padre Pio, un Vescovo come Monsignor Fulton Sheen — per fare dei nomi, ma ne potrei fare tanti altri — pensiamo anche a monsignor Oscar Romero, grandissimo Vescovo salvadoregno… La gente riempiva la cattedrale quando andava a messa da Monsignor Oscar Romero, cosa che i preti della teologia liberazione non avevano quando celebravano la Messa. Monsignor Oscar Romero, invece, che portava avanti in maniera corretta il Vangelo, il Magistero della Chiesa, aveva la cattedrale stracolma. Quando lui parlava, la gente era incantata da Monsignor Romero. Ha fatto di quei discorsi meravigliosi (infatti ora è Santo!) Allora, che cosa succede? Eh, succede semplicemente che il popolo di Dio dice: “Ok, io ho trovato una scintilla del paradiso sulla terra. E quindi mi riscaldo a questo fuoco, e quindi qui sto bene, e quindi sono felice”.

Quindi: se vado dietro alle salsicce molli, allora lì va bene, tutto a posto, nessuno ha da ridire. Se vado dietro a Padre Pio da Pietrelcina, a Fulton Sheen, a Monsignor Oscar Romero… eh no, lì sono plagiato, lì c’è qualcosa di sbagliato dentro di me … no, no, no, guardate…

Un giorno Cleonice Morcaldi andò da Padre Pio a dire proprio questa cosa. Gli disse: “Guarda che il sacerdote tal dei tali — uno dei tanti, una delle tante iene fameliche che c’erano — mi ha detto che non va bene che io continui a venire qui da te, Padre Pio, e che io sia così attaccata a te. Non va bene, perché devo essere invece attaccata a Gesù e non devo essere attaccata a te. Io devo seguire Gesù, non te”. E Padre Pio, che veramente era di un’intelligenza incredibile, risponde: “Senti, Cleonice, tu venendo qui da me, confessandoti da me e partecipando alle messe da me, e frequentando qui me e tutte quelle cose che ti hanno detto, tu vieni condotta a chi? Tu vieni portata a chi?” E lei rispose: “A Gesù” — “Allora continua a farlo”.

Il plagiatore settario non ti conduce a Gesù, ti conduce a sé stesso, ti conduce all’ideologia. Il santo ti porta a Dio. Uno dice: “Ma io come faccio a capirlo?”. Risposta di Taulero: guarda la tua vita interna ed esterna. Stai cambiando, sei cambiato in bene o in peggio? Sei più cristiano o meno cristiano? Andando da Monsignor Fulton Sheen, tu vedi che la tua vita “dice” di più o di meno Gesù? I tuoi sensi, le tue abitudini, i tuoi gusti, i tuoi piaceri, il tuo stile è più cristiano o meno cristiano? Preghi di più o preghi di meno? Vivi più in grazia o vivi meno in grazia? Oppure la tua vita è rimasta piatta come prima? Se stai vicino a San Pio da Pietrelcina, la tua vita non può rimanere uguale a prima. Quindi c’è stato un cambiamento, sì o no? Sì. In meglio o in peggio? In meglio. Ami di più Gesù o meno Gesù? Amo di più Gesù. Allora dov’è il plagio? Dov’è la setta? Dov’è il male? Quindi noi guardiamo sempre i frutti. 

Se fosse ancora vivo Padre Pio io correrei là immediatamente. Ma non mi interesserebbe niente se mi dicessero che sono plagiato da Padre Pio. Guardate, se io fossi vissuto al tempo di Padre Pio e mi avessero detto:  “Eh, guarda padre Giorgio, stai con Padre Pio, secondo me tu sei plagiato da Padre Pio”, sapete cosa avrei risposto? Avrei risposto: “Che bello! Sì, benissimo, meglio essere plagiati da Padre Pio che dal diavolo”. Meglio essere plagiati da Padre Pio che dal mondo, meglio essere plagiati da Padre Pio che dai salsicciotti molli che camminano, meglio essere plagiati da Padre Pio che dai ghiaccioli che si incontrano. Almeno guardate, almeno so che, plagiandomi, Padre Pio, mi plasma su quale modello? Sul modello di Gesù Crocifisso. A lode e gloria del Suo nome.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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