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“Comunione spirituale e comunione psichica” da “Vita comune” di D. Bonhoeffer. Parte 29

Comunione spirituale e comunione psichica

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: “Comunione spirituale e comunione psichica” tratta dal testo “Vita comune” di Dietrich Bonhoeffer.
Domenica 12 febbraio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

PRIMA LETTURA (Sir 15,16-21)

Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno;
se hai fiducia in lui, anche tu vivrai.
Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua:
là dove vuoi tendi la tua mano.
Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male:
a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.
Grande infatti è la sapienza del Signore;
forte e potente, egli vede ogni cosa.
I suoi occhi sono su coloro che lo temono,
egli conosce ogni opera degli uomini.
A nessuno ha comandato di essere empio
e a nessuno ha dato il permesso di peccare.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 12 febbraio 2023. Abbiamo ascoltato la Prima Lettura della Santa Messa di oggi, tratta dal Libro del Siracide, capitolo quindicesimo, versetti 16-21. 

Ricordo che oggi inizia la Novena al Volto Santo; a noi, che abbiamo imparato a essere devoti al Volto Santo di Gesù, ricordo che oggi inizia la Novena. Sul sito www.veritatemincaritate.com troverete la preghiera e la Novena che vi raccomando proprio tanto. Poi ci sarà proprio la Festa del Volto Santo, il 21 febbraio, che è il giorno precedente il Mercoledì delle Ceneri che darà inizio alla Quaresima. Il 21 febbraio, chiamato il “martedì grasso”, sarà dunque dedicato al Volto Santo: vi raccomando tanto questa Novena!

Come abbiamo già detto per altro, se ci sono domande sul Volto Santo e la Beata Madre Pierina De Micheli, trovate tanti miei interventi su questo argomento sul sito www.veritatemincaritate.com, scrivendo sul motore di ricerca “Volto Santo”.

Continuiamo la nostra lettura, meditazione e il nostro commento, perché lo merita tutto, del libro di Bonhoeffer, Vita Comune.

La comunione di mensa dei cristiani significa un impegno. È il nostro pane quotidiano quello che mangiamo, non il pane di ognuno di noi preso isolatamente. Noi dividiamo il nostro pane. Per cui non siamo uniti gli uni agli altri solo nello spirito, ma siamo saldamente legati tra di noi con tutto il nostro essere fisico. L’unico pane dato alla nostra comunione stringe fra di noi un saldo legame. Nessuno può aver fame, se un altro ha del pane, e chi disgrega questa comunione della vita fisica, con tal gesto disgrega anche la comunione spirituale. Le due cose sono indissolubilmente unite. «Spezza il tuo pane all’affamato» (Is 58,7). «Non disprezzare chi ha fame» (Sir 4,2); infatti nell’affamato ci si fa incontro il Signore (Mt 25,37). «Se un fratello o una sorella sono nudi e hanno bisogno del pane quotidiano, e uno di voi dice loro: “Andate in pace, riscaldatevi, nutritevi”, senza dar loro il necessario per il corpo, a che giova? » (Gc 2,15s.). Finché mangiamo il nostro pane in comune, ci basterà anche il minimo indispensabile. La fame comincia solo dove uno vuoi conservare per sé il proprio pane. Questa è una singolare legge di Dio. Potrebbe darsi che anche questo sia uno dei molti significati del racconto del pasto miracoloso dei 5000, nutriti con due pesci e cinque pani.

Mi fermo, perché qui potremmo parlare per un mese.

Qui Bonhoeffer sta facendo riferimento proprio al pane della panettiera: sentendo queste parole è chiaro che noi con la mente andiamo subito alla Santa Eucarestia, ma vi invito a non fare subito questo salto perché, se prima non chiariamo bene tutto quello che riguarda la comunione inerente al pane naturale, non potremo mai capire ancora di più tutto quello che riguarda il nostro essere insieme alla Messa. Per poter capire bene che cosa significhi partecipare dell’unico Sacramento del Corpo e Sangue di Cristo alla Santa Messa, dobbiamo prima fare il passo di capire, apprezzare e cogliere bene in profondità la comunione al medesimo pane alla tavola.

Facendo riferimento al Padre Nostro, Bonhoeffer dice che è il nostro pane quotidiano; noi abbiamo visto che nel Padre Nostro, usando il termine che in greco ha il significato di “sovrasostanziale”, Gesù chiaramente fa riferimento alla Eucarestia. Quando dice “Dacci oggi il nostro pane”: dove san Girolamo traduce con “quotidiano”, in realtà in greco è “sovrasostanziale”, quindi non è “quotidiano” nel senso che non si tratta del pane “fisico” della panettiera, ma del pane della Eucarestia. Vi ho fatto più di una catechesi su questo argomento in un ciclo di meditazioni iniziate nel giugno scorso.

Comunque, stiamo pure anche a questa traduzione di san Girolamo: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, dove tutti lo intendono come pane naturale. Bonhoeffer dice:

È il nostro pane quotidiano quello che mangiamo, non il pane di ognuno di noi preso isolatamente. Noi dividiamo il nostro pane.

Lo dividiamo. Alla mensa, quando siamo a tavola senza avere davanti ognuno la sua pagnotta è molto bello il gesto che il papà, il padre della famiglia, spezzi il pane per tutti; è bello che dal medesimo pane tutti attingano. È già una preparazione bellissima al Sacramento dell’Eucarestia. 

Per cui non siamo uniti gli uni agli altri solo nello spirito, ma siamo saldamente legati tra di noi con tutto il nostro essere fisico.

Noi potremo capire quanto siamo saldamente uniti nello Spirito, solo se avremo capito bene quanto siamo legati tra noi a partire dal fisico, dal fatto che ci nutriamo del medesimo pane, quindi a tavola prendiamo quel pane su cui abbiamo chiesto la benedizione del Signore come il pane di tutti, il “nostro” pane e non il “mio” pane. Dacci oggi il “nostro” pane quotidiano. 

Ecco perché ieri vi dicevo: “Oggi sarebbe bello che pensiate a un modo per stare insieme”. Se non lo avete pensato per oggi, pensatelo per il futuro, senza preoccuparvi del “che cosa mangeremo? Che cosa berremo?” 

Se in casa avete solo: una cipolla rossa di Tropea (o bionda, o bianca, fa lo stesso); una bella testa d’aglio (che a me piace tanto), ma non esageriamo, bastano alcuni spicchi di aglio; un pezzo di pane, anche secco va benissimo; un po’ di olio e un goccio di sale… vi fate una cena stupenda!
Chi in casa non ha un pomodoro fresco oppure un po’ di salsa? Se poi penso ai carissimi fratelli e sorelle del sud, dico: chi di voi non ha in casa un po’ di salsa di pomodoro che “pulsa” di questa estate, del sole della Sicilia, della Sardegna, della Calabria, della Puglia? Chi di voi non ce l’ha? Ognuno di voi ce l’ha!
Ma io vengo lì e vi faccio una cena che vinco cinque stelle Michelin!

Il pane è secco? Non esiste il pane secco: esiste se lo vuoi tu, altrimenti non esiste il pane secco! Il pane secco? Duro come il muro? Tu lo prendi, lo bagni bene su un lato; accendi il forno a 120 gradi, lo infili dentro per dieci minuti/un quarto d’ora, lo tiri fuori e… mamma mia! È il pane più buono del modo: croccantissimo, buonissimo, fantastico! 

Poi lo prendi, lo tagli, ci metti sopra un po’ di aglio, poi fai un piccolo trito di cipolla rossa di Tropea, poi metti sopra il tuo pomodoro o la tua salsa, dei pezzettini di aglio, dell’origano (chi non ha in casa l’origano?) un filo di olio, il tuo pesto di cipollina tagliata fine, sale… servita la cena! Come dice qualcuno: cotto e mangiato! Servita la cena senza neanche cuocerla; buonissima, ne puoi fare quanta ne vuoi, costo praticamente zero, chilometro zero, semplicissima senza dove mettere su l’acqua della pasta, ma poi, chi di noi non ha in casa la pasta?

“No, ma io non ho il sugo!”. Ma perché tu non abiti in Sicilia, certo, noi che siamo al nord, magari non abbiamo il sugo in casa, ma un po’ di sugo ce lo abbiamo tutti.

“Che cosa faccio, una pasta in bianco?”

“Una pasta in bianco? Non esiste la pasta in bianco! Che cos’è la pasta in bianco?” Non c’è la pasta in bianco! Sulla pasta metti un goccino di olio, un soffrittino di cipolla e aglio oppure – non vuoi fare neanche quello? – fa niente: metti la pasta, la fai cuocere, olio crudo, pesto di aglio, un pochino di grana (tutti abbiamo in casa il grana, speriamo!) e se sei al sud il peperoncino non ti manca… servita la pasta!

Ditemi: non è sufficiente? Che cosa ci vuole di più? Basta, finito tutto; tutto finito! 

È semplice fare comunità, fare l’esperienza della vita in comune, del nostro pane quotidiano è molto semplice, di una semplicità enorme e ci vuole proprio niente! 

La mia nonna mi diceva: “Giorgio, tu devi imparare a cucinare con il niente, con il niente che hai”.

“Ma, nonna, per cucinare bisogna prendere gli ingredienti”

“No, no! Giorgio, per cucinare tu devi aprire il frigorifero e la dispensa! Con quello che c’è, devi tirare insieme qualcosa”. Lei mi ha insegnato così a cucinare, a “tirare insieme qualcosa” con quello che c’è, e quello che non c’è, non c’è!

Ricordo che una volta avevano dimenticato di prendere il gelato.  “Come facciamo senza gelato? Il dolce è con il gelato! Che cosa facciamo?”. Di domenica, poi, non si va a comprare niente e ricordo che allora abbiamo fatto una cosa gustosissima: avevamo in casa della ricotta fresca, buonissima, l’abbiamo presa; abbiamo preso un po’ di Grand Marnier, dello zucchero, un po’ di cannella, un pochino di scorza di limone. Mescolato tutto insieme e fatto diventare una crema, servito e “Ma che buona questa cosa! Dove hai preso questo gelato? Che bontà!” Per farlo? Trenta secondi con un po’ di ricotta fresca!

Andate al sud, sono pieni di ricotta buonissima e che cosa ci vuole per fare un momento di festa insieme? Dopo una preghiera, aprire le nostre case per condividere partendo da un pezzo di pane. Il pane deve esserci sempre, come per dire: “Da qui si parte! Qui parte il nostro essere insieme; dal condividere lo stesso pane!” 

“Ma poi non ce ne è per tutti!” Ce n’è sempre per tutti! Se c’è posto per cinque, c’è posto anche per sei; se c’è posto per sei, c’è posto anche per sette, per otto per dieci! C’è sempre posto!

Non fate questi ragionamenti mondani! Io non ho mai visto mancare niente! Tutto il nostro essere fisico è unito, non solo quello spirituale: è importante!

L’unico pane dato alla nostra comunione stringe fra di noi un saldo legame.

Vero! È vero! L’unico pane fisico che viene dato al nostro stare insieme stringe tra di noi un saldo legame: siamo fratelli alla medesima mensa del pane naturale per esserlo ancora di più a quella del pane soprannaturale. Infatti:

Nessuno può aver fame, se un altro ha del pane 

Io aggiungo: nessuno può essere solo se c’è qualcuno che vive questa comunione. Dobbiamo proprio orientarci in questo senso! Poi qualcuno dice: “Ma Padre, non mi basta più la casa!” Eh, sì! Bene! Meglio di certe “bare”: belle, eh? Belle! Ma che odore di morte! Belle, pulite, ma dentro ci sono i cadaveri! Non dobbiamo disgregare la comunione della vita fisica, altrimenti noi disgreghiamo la comunione spirituale! Non ce lo dimentichiamo!

Come si fa a disgregare? Lo si fa anche quando uno comincia a dire: “Eh, ma non posso; eh, ma non riesco; eh, ma come faccio? Quante cose! Devo preparare! Devo pulire, devo fare ”. E uno dice: “ Mi è già passata la poesia!”.

 Dobbiamo stare attenti… voi direte: “Adesso il Padre ci dice di stare attenti al demonio!” No, no: stiamo attenti agli ammazza-sogni! Ve ne ho mai parlato? Ve ne parlo adesso! Gli ammazza-sogni sono coloro che distruggono tutta l’idealità delle persone belle con che cosa? Con problemi, paure, difficoltà, impegni, fatiche che non esistono perché è tutto nella loro testa, è tutto un costrutto che è presente nel loro cervello, non esiste! Sono ammazza-sogni perché distruggono i sogni degli altri, glieli “mangiano via”, glieli portano via: noi non dobbiamo ammazzare i sogni, noi dobbiamo essere coltivatori dei sogni, custodi dei sogni, coglitori di sogni, non ammazza-sogni!

 Quando uno comincia a dire: “Eh, ma…”, basta, e già finita! Bisogna replicare: “Vai! Pedibus calcantibus e vai!”: dobbiamo stare attenti a queste cose! La carità è una regina: sopra di lei non ci sta nessuno: non ci sta la scopa, non ci sta la cera per terra, non ci sta niente! La carità è una regina, quindi tutto le sta sotto!

Finché mangiamo il nostro pane in comune, ci basterà anche il minimo indispensabile.

Verissimo! Non abbiamo bisogno di altro: quando c’è il pane in comune, siamo sazi e felici.

La fame comincia solo dove uno vuoi conservare per sé il proprio pane. Questa è una singolare legge di Dio.

Quando uno comincia a fare l’arraffone, a pensare alla pancia sua, a dire: “No, questo è per me!”, allora è finita!

 Quante volte mi capitava di vedere la tavolona enorme della mia nonna sempre stracolma di persone. Era sempre così e la mia nonna, ovviamente, cucinava, serviva, puliva, faceva tutto! E mangiava sempre per ultima perché chi serve mangia per ultimo, mangia l’avanzo. Io vedevo dei piattoni con delle pastasciutte che, come lei, nessuno faceva. Delle pastasciutte così belle, così rosse, così piene di quel sugo cremoso e buono che, al solo vederlo, veniva voglia di tuffarcisi dentro… leggero, buonissimo: avresti potuto mangiarne cinque chili e non sarebbe successo nulla. Vedevo delle pastasciutte bellissime, le farfalle che sguazzavano in quel sugo… e poi arrivava lei portando il suo piatto con dentro quattro farfalle! Poverina! Dicevo: “Nonna!” e lei: “No, no, non ho molta fame!”. 

In realtà lei era golosissima di pastasciutta, ma non ce n’era più; non ce n’era più perché all’ultimo arrivavano quelli che non avvisavano, oppure si chiedeva: “Nonna, guarda c’è l’amico, può venire anche lui?” e, se la pasta era già su lei diceva: “Sì, sì, certo! Se c’è posto per dieci, c’è posto per undici!”. L’undicesimo, che era lei, non mangiava nulla. Ma non è mai mancato niente e lei era felicissima perché si nutriva di persone, capite? A lei si allargavano lo sguardo e il cuore nel vedere tutte quelle persone che erano lì a condividere un momento così bello insieme, a godere insieme, a consumare il pranzo o la cena insieme. Lei era la donna più felice del mondo, si nutriva di quello. Però, nonostante prendesse l’avanzo, posso dire che le bastava il minimo indispensabile, veramente, perché, quando siamo in questa logica, possiamo dire che ci basta il minimo indispensabile.

Potrebbe darsi che anche questo sia uno dei molti significati del racconto del pasto miracoloso dei 5000, nutriti con due pesci e cinque pani.

Vedete quanto si può fare con questo poco, con quella bruschettina. Quanto si può fare di più con quel poco che avete in casa, con un po’ di mollica, con un po’ di grissini! Noi abbiamo tanto cibo e non sappiamo neanche che cosa farne.

Ricordo che una volta avevo il riso e nient’altro che della marmellata di gelso. Mi sono detto: “La mia nonna mi ha insegnato a cucinare con quello che ho!”. Allora ho fatto il riso alla marmellata di gelso. Voi direte: “Mamma, che cosa terribile!”. Buonissimo! Si sono leccati anche i baffi che non avevano: il riso era nero e sembrava quello di seppia, ma io poi ci ho messo degli accorgimenti ed è venuto fuori un risotto fantastico alla marmellata di gelso. Da lì, poi, tutti a chiedermi il risotto alla marmellata di pesche, di ciliegie (no, quella non la do a nessuno e me la mangio tutta io!), di albicocche, di pere. Il risotto alla marmellata è buonissimo! Certo, ci vogliono due o tre accortezze in più. 

Il prossimo PDF sarà “Le Ricette di Padre Giorgio”. Va bene, ridiamo un po’.

La comunione della mensa insegna ai cristiani che il loro pane è ancora quello corruttibile del pellegrinaggio terreno. Ma se essi lo condividono, verrà anche il giorno in cui tutti insieme nella casa del Padre riceveranno anche il pane incorruttibile. «Beato chi mangia il pane del regno di Dio» (Lc 14,15).

Che, nel nostro caso, è già qui perché è l’Eucarestia! 

Questo pane naturale e corruttibile ci dice che siamo ancora nel pellegrinaggio; questa comunione ci dice: “Guarda che tu stai ancora camminando”, ma ci prepara al pane sovrasostanziale della Santa Messa che è l’Eucarestia. Così, quando andiamo in chiesa, magari insieme, capite che è la quadratura del cerchio: bellissimo!

Bene, allora auguro una santa domenica a tutti; vi auguro di essere riusciti o di riuscire prossimamente a costruire un bel cenacolo fatto di preghiera e fatto di pane quotidiano: una bella cena insieme, un bel pranzo insieme! Sono stato contento a Natale quando più di uno mi ha mandato il numero telefono e io, in videochiamata, ho visto le vostre case con le persone a festeggiare insieme e questo mi ha fatto veramente molto piacere, anche all’ultimo dell’anno 

Fatelo, fatelo perché sarete sicuramente molto felici. Quando lo farete, se mi mandate il numero di telefono, può darsi che arrivi una chiamata…

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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