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La riconoscenza: la memoria dei prodigi ricevuti

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia di martedì 14 luglio 2020

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo dell’omelia [udesign_icon_font name=”fa fa-file-text” size=”1em”] 

LA RICONOSCENZA:

LA MEMORIA DEI PRODIGI RICEVUTI

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Il Vangelo di quest’oggi, tratto dal capitolo undicesimo di San Matteo, ci mostra Gesù nell’atto di rimproverare, cioè di richiamare alla Verità.

È il compito tipico di Gesù, quello di richiamare alla Verità, ed è il compito tipico di tutti coloro che amano veramente.

Chi ama veramente richiama costantemente a ciò che è vero.

Rimproverare vuol dire esattamente questo: richiamare alla Verità.

Qual è il contenuto di questo rimprovero?

Il contenuto di questo rimprovero sono i prodigi e quindi la conversione.

Gesù richiama queste città, le minaccia, Corazìn, Betsàida, Cafarnao, le richiama perché non sono state riconoscenti. Riconoscenti cosa vuol dire?

Noi pensiamo che riconoscente vuol dire colui che dice grazie.

È vero, è anche questo, ma non è innanzitutto questo.

Il grazie non può essere il frutto di una cortesia ricevuta!

Siccome tu mi fai un piacere, io ti dico grazie.

Il grazie deve essere il frutto ultimo di una conoscenza interiore.

Ri-conoscenza cosa vuol dire?

Vuol dire che io conosco due volte una realtà, almeno due volte, cioè la conosco la prima volta quando la ricevo, la vivo, la porto nella mia vita e poi la conosco una seconda volta, che di solito è sempre migliore della prima, quando io ci ritorno, attraverso la mia memoria, con la mia intelligenza, per cercare di assaporare meglio il prodigio che dentro lì è contenuto.

Se non c’è la riconoscenza, non potrà esserci neanche la gratitudine, quella vera.

La riconoscenza, questo ritorno con la memoria sul prodigio ricevuto, che cosa mi permette di fare?

Mi permette di cambiare vita, perché se io mi rendo conto di avere ricevuto un miracolo, di aver ricevuto qualcosa di grandioso, un dono immenso, necessariamente la mia vita mi spinge ad essere una persona diversa.

La presa di coscienza di questo dono immenso ricevuto mi spingerà ad un atto di responsabilità, cioè mi dirò: “Non posso fare diversamente da questo per esprimere la mia consapevolezza, per esprimere la mia riconoscenza, per dire il mio grazie, devo fare così!”

Esempio: se io mi rendo conto che la mia famiglia, i miei genitori, la mia mamma e il mio papà, si sono spaccati la schiena, hanno fatto tutti i sacrifici del mondo possibili, per permettermi di studiare, è chiaro che poi non posso permettermi di andare fuori corso, di essere bocciato ad un esame, di rimandarlo, ma dovrò fare in modo di finirlo il più velocemente possibile. Perché?

Perché la riconoscenza per questo dono grandissimo, che ho ricevuto, mi spinge ad un senso di responsabilità immenso, che non mi permette di bivaccare, di rimandare, di sonnecchiare, ma mi spinge a lavorare il doppio, così da non sfruttare, abusare della fatica dei miei genitori.

Se questo vale per il papà e per la mamma, a maggior ragione deve valere per Dio!

Il punto è: noi siamo consapevoli dei prodigi che Dio compie nella nostra vita, nel senso, li vediamo?

Così così, non tanto, di solito non tanto. Perché?

Perché li vediamo, magari, ma la preoccupazione della vita, l’affanno delle ricchezze, le cose da fare… nel giro di due giorni, ce ne siamo già dimenticati.

Eppure, questi prodigi sono stati fatti! Questi doni noi li abbiamo ricevuti!

Noi non siamo morti a causa del virus e di questo prodigio noi che cosa ne stiamo facendo? Come usiamo questo tempo che ci è stato ancora dato?

Dormendo, guardando la TV, buttando via il tempo, giochicchiando, come lo usiamo?

Dell’occasione che abbiamo oggi di potere andare alla Messa…?

Perché, prepariamoci, prepariamoci, l’autunno è vicino, l’inverno pure, non serve essere un profeta che vede nel futuro per fare due conti eh… arriverà l’influenza, il freddo, la tosse, il raffreddore, la febbre e quella febbre che cosa sarà?

Sarà l’influenza stagionale o sarà il virus?

Chiese chiuse. Ritorniamo ancora a tre mesi fa. È così!

Capite? Non è che noi dobbiamo fare chissà quali elucubrazioni mentali…

Basterà poco per condurci nuovamente dentro quella nebbia, perché poi tu non sai se quella persona è per un motivo o per un altro e allora, nel dubbio, è meglio sanare alla radice.

E di questi giorni, cosa ne stiamo facendo?

Di queste occasioni, che cosa ne stiamo facendo?

Sono tempi di grazia e noi come li usiamo questi tempi di grazia?

Perché, avete visto, ci possono essere dati e ci possono essere tolti, ma non dall’oggi al domani, da oggi a oggi.

Il 23 febbraio avvenne da oggi a oggi, col mezzogiorno tutto era chiuso! Capite?

Non è una cosa che succede in una settimana, succede in un istante.

E poi, la terza cosa che il Signore ci dice è il giorno del Giudizio.

Noi non è che ci pensiamo a queste cose… del Giudizio di Dio, ma chi più ne parla?

Chi si mette più a pensare al Giudizio di Dio?

Ma Gesù ne parla in continuazione, del giorno del Giudizio, del Giudizio di Dio.

Lui dice chiaramente che, nel giorno del Giudizio, Sodoma sarà trattata meno duramente di queste città che non hanno usato l’occasione dei prodigi per convertirsi.

Noi ci dovremo presentare al giorno del Giudizio eh!

Tutti ci dovremo presentare nel giorno del Giudizio!

Se non moriremo per il virus moriremo per qualcos’altro, ma di fatto moriremo, tutti, non c’è un’alternativa, siamo mortali e quindi ci dovremo presentare davanti a Dio!

Capite?

È importante portare in giro i cagnolini a fare la pipì, per l’amor del cielo, è importante, questa cosa è molto importante, però la nostra anima non morirà e forse è più importante dei cagnolini da portare in giro a fare la pipì o le altre nostre cosine da fare, il parrucchiere e non so quali altre cose…

Quanto noi, nella prospettiva del Giudizio di Dio, ci stiamo preparando?

Quanti compromessi continuiamo ad accettare nella nostra vita?

Quanti “sì”, che dovrebbero essere “no”, continuiamo a dire?

Questi mesi di sospensione, di lontananza, di silenzio, quanto hanno veramente cambiato?

Io mi ricordo che, in una delle meditazioni che feci all’inizio di quel tremendo periodo, dissi: “Molti dicono che usciremo migliori da questo evento e io invece ritengo che molti di noi usciranno peggiori di quando ci sono entrati.”

Perché non è detto che la sofferenza renda migliori, non è assolutamente detto. Perché? Perché ti porta al centro di te stesso e lì non si scherza più, lì viene fuori chi sei!

Quanto quella lontananza di tre mesi è diventata de facto una lontananza, che poi è perdurata anche dopo la chiusura? Quanti rapporti si sono estinti a motivo di quello?

Quanta freddezza è circolata fra noi?

Perché, capite, noi parliamo tanto di fede, di Dio, della Madonna, dello Scapolare del Carmine, sì, sì, noi parliamo di queste cose, ma di fatto, se io non vedo, se io non tocco, se io non sono lì, se io non sperimento, io non credo più.

Questo è il dramma della nostra vita!

Ma non dovrebbe essere così!

L’amore, o è eterno, o non è mai stato, perché l’amore non può finire!

La fede, o c’è, o non c’è! Non è un po’ sì e un po’ no!

Dipende da quanto ti frequento, da quanto io sto con te…. No! O c’è, o non c’è!

Se bastano tre mesi senza vedersi perché tutto crolli come un castello di sabbia, vuol dire che di fatto non c’è mai stato e quello che c’era era falso!

Quindi dobbiamo chiedere al Signore questa grande grazia… almeno di segnarceli i prodigi. In qualche modo di tenere una memoria scritta, almeno degli eventi più belli, più grandi, più importanti che abbiamo ricevuto, sulla salute, sul lavoro, in famiglia, dentro un’amicizia, non lo so, son talmente tanti gli ambiti che non si possono raccontare tutti, però segnamoceli! Teniamoceli vivi dentro la nostra esistenza, soprattutto dentro la nostra conoscenza. Noi dobbiamo di tanto in tanto ritornarci su questi eventi, rifletterli!

Questo periodo così sibillino nel quale viviamo non durerà poco, non durerà poco, anche se noi vorremmo e ci illudiamo che sia quasi finito, ma non è così, non durerà poco.

Dobbiamo trovare il modo umano e cristiano di vivere dentro a questa situazione così brutta, così complessa, perché di fatto questo Giudizio arriverà e gli anni passano per tutti!

Noi, davanti a questo Giudizio di Dio, ci dovremo presentare con tutto quello che di bene e con tutto quello che di male avremo fatto nella nostra vita, con tutti gli irrisolti.

Questi giorni, oltre che pensare alle vacanze, al mare, alla montagna, al pallone, alle gite (per l’amore del Cielo, cose bellissime, importantissime, sanissime) oltre a pensare a questo, pensiamo anche a mettere a posto i debiti, pensiamo a risolvere gli insoluti, prima di rientrare nel buco nero!

Perché la prima volta non eravamo preparati, ma adesso che lo possiamo immaginare, cerchiamo di mettere a posto tutto quello che possiamo mettere a posto, perché non si sa se da una seconda volta usciremo ancora tutti, magari qualcuno no.

Quindi mettere a posto i debiti, come dice Gesù: mettiti d’accordo, mentre sei sulla strada, con il tuo avversario, perché tu non sai domani come sarà!

Dire: “Grazie”, a chi dobbiamo dire grazie, dire: “Scusa”, a chi dobbiamo dire scusa, dire “Ti perdono”, a chi dobbiamo perdonare!

Riconciliarci celermente e radicalmente con Dio!

Riconoscere finalmente, una volta per tutte, tutti i nostri peccati!

Questo è il tempo, dove sembra che tutto sia normale! Perché poi potremmo evitare così di sentirci rimproverare dal Signore. Questo rimprovero ci dice una cosa sola: “Hai avuto delle occasioni meravigliose, i prodigi, e non le hai sapute sfruttare!”

Pensate solamente ai nostri confratelli in Cina…

Pensate a quei Vescovi, a quei sacerdoti, a quei papà e a quelle mamme che sono da venti o trent’anni nei campi dì concentramento o di rieducazione, come li chiamano loro… abbandonati, completamente abbandonati. Tu sai che non ti verrà a prendere nessuno, nessuno si darà pena di te. Badate che, quando dico nessuno, dico nessuno!

Nessuno che ti nomina, nessuno che ti cerca, nessuno che ti difende, nessuno che ti reclama, nessuno!

E noi possiamo andare tutti i giorni in chiesa: guardatevi! Contatevi!

Ricordate quando a marzo dicevate o dicevano: “Oh le chiese chiuse… dovremmo riaprirle per entrare”? Io mi ricordo che dissi: “Quando le riapriremo dovremmo avere legioni di Cristiani in chiesa, a riempire tutti i posti liberi!”

Non è stato così! Ma era ovvio che non fosse così, perché noi siamo bravissimi a lamentarci di ciò che non abbiamo, poi quando lo abbiamo, lo buttiamo via!

Quelli sono nei campi di sterminio, perché sono andati in chiesa o perché hanno fatto la Messa in casa loro, di nascosto. Noi che ci possiamo andare, che cosa ne facciamo di questo tempo e di quest’occasione?

Quelli non possono confessarsi e non c’è nessuno che dà l’indulgenza plenaria a loro!

E noi? Come usiamo questa occasione? Questi sono i prodigi!Stiamo attenti, molto attenti al Giudizio di Dio, perché arriverà!

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Martedì della XV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

PRIMA LETTURA (Is 7,1-9)
Se non crederete, non resterete saldi.

Nei giorni di Acaz, figlio di Iotam, figlio di Ozìa, re di Giuda, Resin, re di Aram, e Pekach, figlio di Romelìa, re d’Israele, salirono contro Gerusalemme per muoverle guerra, ma non riuscirono a espugnarla. Fu dunque annunciato alla casa di Davide: «Gli Aramei si sono accampati in Èfraim». Allora il suo cuore e il cuore del suo popolo si agitarono, come si agitano gli alberi della foresta per il vento.
Il Signore disse a Isaìa: «Va’ incontro ad Acaz, tu e tuo figlio Seariasùb, fino al termine del canale della piscina superiore, sulla strada del campo del lavandaio. Tu gli dirai: “Fa’ attenzione e sta’ tranquillo, non temere e il tuo cuore non si abbatta per quei due avanzi di tizzoni fumanti, per la collera di Resin, degli Aramei, e del figlio di Romelìa. Poiché gli Aramei, Èfraim e il figlio di Romelìa hanno tramato il male contro di te, dicendo: Saliamo contro Giuda, devastiamolo e occupiamolo, e vi metteremo come re il figlio di Tabeèl.
Così dice il Signore Dio: Ciò non avverrà e non sarà!
Perché capitale di Aram è Damasco
e capo di Damasco è Resin.
Capitale di Èfraim è Samarìa
e capo di Samarìa il figlio di Romelìa.
Ancora sessantacinque anni
ed Èfraim cesserà di essere un popolo.
Ma se non crederete, non resterete saldi”».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 47)
Rit. Dio ha fondato la sua città per sempre.

Grande è il Signore e degno di ogni lode
nella città del nostro Dio.
La tua santa montagna, altura stupenda,
è la gioia di tutta la terra.

Il monte Sion, vera dimora divina,
è la capitale del grande re.
Dio nei suoi palazzi
un baluardo si è dimostrato.

Ecco, i re si erano alleati,
avanzavano insieme.
Essi hanno visto:
atterriti, presi dal panico, sono fuggiti.

Là uno sgomento li ha colti,
doglie come di partoriente,
simile al vento orientale,
che squarcia le navi di Tarsis.

Canto al Vangelo (Sal 94)
Alleluia, alleluia.
Oggi non indurite il vostro cuore,
ma ascoltate la voce del Signore.
Alleluia.

VANGELO (Mt 11,20-24)
Nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne e la terra di Sòdoma saranno trattate meno duramente di voi.

In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite:
«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».

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