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S. Pio e l’assoluzione negata

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 11 dicembre 2020

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

S. PIO E L’ASSOLUZIONE NEGATA

Eccoci giunti a venerdì 11 dicembre della seconda settimana di Avvento, domani faremo la memoria dell’Apparizione della Madonna di Guadalupe, una memoria molto bella e importante. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Messa di oggi, tratto dal cap. XI di San Matteo, vv 16-19.

“A chi posso paragonare questa generazione?”

A questa generazione non va bene niente. Per chi non si vuole convertire c’è sempre una scusa buona per leggere la realtà al contrario, per trovare un difetto anche in Dio.

I nostri anziani dicevano:

“La lavandaia che non sa trovare il sasso giusto sul quale lavare i panni, non è una brava lavandaia, perché ciò che fa la differenza non è il sasso, ma sono le braccia, l’occhio, l’intelligenza. La cattiva lavandaia non ha mai il sasso giusto.”

Lo stesso la generazione a cui fa riferimento Gesù. Anche oggi vogliamo lasciarci guidare da questo testo che stiamo leggendo di Padre Marcellino Iasenzaniro:

Il Padre, San Pio da Pietrelcina, testimonianze.

Che ci mostra come è attuale quello che abbiamo letto, che stiamo meditando adesso del Vangelo della S.Messa di oggi.

Scrive:

“Anche Padre Carmelo Durante, Superiore del convento di S.Giovanni Rotondo negli anno ‘50 ci dà particolari importanti sull’argomento. Un giorno con molta delicatezza e confidenza di figlio chiesi a Padre Pio i motivi della sua apparente durezza che egli manifestava in confessionale. Il buon servo di Dio dopo aver ribadito che il suo agire era motivato solo dalla carità che lo legava ai suoi fratelli irretiti nel peccato, rispose che il suo modello a cui faceva riferimento era il Divino Maestro.

Dice Padre Pio: “Io faccio così perché il mio cuore di padre vuol richiamare le anime alla penitenza. Non posso soffrire che rimangano nel peccato, come faceva Gesù con gli scribi e i farisei, così faccio io con i peccatori.”

Bisogna richiamarli alla conversione, alla penitenza, e quando non bastano le buone maniere ci vogliono quelle dure per far risvegliare dal letargo e dal vizio.

In un’altra circostanza il Padre disse:

“Senti, io tratto le anime come meritano innanzi a Dio”

Quanto è diverso il modo di fare di Padre Pio dal nostro, quanta è diversa l’immagine di Dio Padre, di Gesù che Padre Pio ci consegna, dall’immagine che noi ci siamo costruiti.

“Padre Carmelo non dubitando minimamente della correttezza del Padre, ma solo per crearsi certezze e trovare risposte per gli altri, entrò ancora una volta in argomento sulla faccenda dell’assoluzione negata, parlandone al Santo che gli disse:

“Va bene, trattiamola pure questa questione spinosa, dolorosa, la più dolorosa per un’anima che crede. Senti figlio mio, io uso questo sistema con determinate anime, le recidive, per dare ad esse una scossa, perché specie per certi peccati si passa facilmente dalla confessione al peccato e dal peccato alla confessione, si pecca e ci si confessa e si è assolti, si ritorna a peccare, a confessarsi e ad essere assolti, una routine, un’abitudine. L’anima che non riceve l’assoluzione subisce un trauma spirituale, questo è un motivo. Ecco il secondo, così si sprona l’anima a mettersi sul serio sulla via retta e a cominciare una buona volta tutti i mezzi per la sua redenzione. Si potrebbe obiettare che a volte il penitente potrebbe non più tornare ed anche in questo caso io mi domando se sia meglio abituare i penitenti al peccato e ad una confessione la quale in fondo sarebbe sacrilega, o per mancanza di seri propositi o per pentimento, oppure far loro conoscere di essere in disgrazia di Dio? Io preferisco il secondo sistema.”

Lui era duro con i recidivi, e lo fa per dare una scossa.

Che pentimento c’è lì? Qual è la ragione di questa continua ricaduta? Hai messo in atto tutti gli strumenti e gli accorgimenti per non continuare a ripresentare lo stesso peccato?

“Si passa facilmente dalla confessione al peccato e dal peccato alla confessione, si pecca e ci si confessa e si è assolti, si ritorna a peccare, a confessarsi e ad essere assolti, una routine, un’abitudine.”

Questi sono i recidivi. Basta prendere in giro Dio. E’ un tema sul quale sia noi Sacerdoti che siamo chiamati ad ascoltare in confessionale le confessioni dei penitenti, sia noi Sacerdoti che ci andiamo a confessare.

  • Quanto noi siamo veramente disponibili a prendere sul serio questo Sacramento, da qualunque parte stiamo? Quanto noi lo viviamo bene?

Nel momento in cui divento recidivo normalizzo il peccato, comincio poi a dire:

“Ma sarà veramente un peccato? “

Soprattutto per certi peccati, come dice Padre Pio, alla fine finiamo per dire che non sono peccati.

“Lo fanno tutti, e poi non ce la faccio a fare diversamente, è un bisogno, sono prevaricato”

Questo vuol dire aver fatto la pace con il serpente antico e far la pace con lui vuol dire dargli l’anima. Tante volte si vede un atteggiamento di non reazione, di non voglia di reagire, di lasciarsi andare. La confessione ci chiede una conversione, magari non tutta in un colpo ma un impegno serio sì. Questa durezza di Padre Pio in realtà è una grazia, una grazia per tutti coloro che l’hanno voluto incontrare e purtroppo non lo è stata per i molti che lo hanno fuggito per paura.

Se fuggiamo davanti alle parole di un Sacerdote, pur sempre uomo, cosa faremo di fronte allo Sguardo di Dio?

Vi auguro di trascorrere una santa giornata in preparazione di domani che sarà la bellissima memoria della Madonna di Guadalupe, il 12 dicembre, poi il 13 sappiamo che è il giorno dedicato alla Vergine Maria, in relazione all’Apparizione a Fatima, quanto la sentiamo vicina, stringiamoci a Lei.

E la benedizione di Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Venerdì della II settimana di Avvento

VANGELO (Mt 11,16-19)
Non ascoltano né Giovanni né il Figlio dell’uomo.

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”.
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

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