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L’importanza della fedeltà alla Legge di Dio – Il martirio di Eleazaro scriba

Martirio_Eleazaro

Omelia sulle letture del giorno

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di martedì 17 novembre 2015.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

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Testo della meditazione

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L’importanza della fedeltà alla Legge di Dio – Il martirio di Eleazaro scriba

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Da lunedì, cioè da ieri, la liturgia ci sta proponendo questa interessantissima lettura dell’Antico Testamento, sicuramente non molto conosciuta, dei due Libri dei Maccabei, il I e il II Libro. Domani, poi, avremo una prima lettura incredibile, bellissima, la famosa pagina della madre dei sette Maccabei, dei sette ragazzi che vengono trucidati, ma domani è un altro giorno…

Che cosa emerge da questi due primi assaggi di ieri e di oggi?

Dobbiamo tenere vicini questi due testi, perché sono assolutamente collegati; innanzitutto, ieri, abbiamo avuto una situazione paradossale, incredibile, di questo Re, Antioco Epifane, che era un uomo perverso, così lo definisce la Scrittura: “Uscì una radice perversa, chiamata Antioco Epifane… In quei giorni uscirono da Israele uomini scellerati, che persuasero molti dicendo: «Andiamo e facciamo alleanza con le nazioni che ci stanno attorno, perché, da quando ci siamo separati da loro, ci sono capitati molti mali»”.

In che cosa consiste questa perversità? La perversità consiste nel rinnegare l’Alleanza con Dio, per sposare l’alleanza con le nazioni straniere.

Ci sono delle amicizie, delle alleanze, che sono lecite e altre che invece sono perverse, che possono portare un grande male, ma questo ragionamento parve un ragionamento buono agli occhi di questi molti, che hanno abbandonato e hanno tradito l’Alleanza con Dio, e così il Re, perverso, introdusse le istituzioni delle nazioni straniere.

Cosa fecero? “Costruirono un ginnasio a Gerusalemme, secondo le usanze delle nazioni, cancellarono i segni della circoncisione e si allontanarono dalla Santa Alleanza, si unirono alle nazioni e si vendettero per fare il male”.

I segni che dicevano la loro fedeltà all’Alleanza, che vuol dire la loro appartenenza, per rispetto di queste alleanze straniere, vengono distrutti.

Non si fermarono solamente a cancellare il segno della circoncisione, che era il segno dell’essere Popolo di Dio, non si allontanarono dall’Alleanza semplicemente, ma si abbandonarono alle loro usanze, affinché formassero tutti un solo popolo: una idolatria dell’unità fondata sul tradimento di Dio, una vera e propria idolatria.

Se noi facciamo unità, escludendo Dio, questo vuol dire tradire Dio!

Escludendo le Leggi di Dio, non osservando più le Leggi di Dio, noi formiamo unità, certo, l’unità dei diavoli! Anche i diavoli sono uniti! È l’unità del male! Anche loro sono uniti, semplicemente non c’è Dio.

Allora, che cosa fecero?

Accettarono il loro culto, sacrificarono agli idoli e profanarono il sabato.

Che bella unità! Hanno fatto una bellissima unità! Hanno fatto una bellissima inclusione!

Basta questo? No.

Nelle città vicine di Giuda, eressero altari, bruciarono gli incensi sulle porte delle case e delle piazze, stracciavano i libri delle Legge che trovarono e li gettavano nel fuoco e, se presso qualcuno veniva trovato il libro dell’Alleanza e se qualcuno obbediva alla Legge, la sentenza del Re lo condannava a morte”.

Non si capisce bene se questo è il Libro dei Maccabei o se è il libro delle cronache di ieri, della nostra storia.

Si fa un po’ fatica a capire se l’hanno scritto al tempo dei Maccabei o se l’hanno scritto ieri sera e l’hanno messo lì per noi, perché anche per noi è la stessa cosa.

L’obbedienza alla Legge di Dio, che ha scritto Dio con il Suo dito nella pietra del Sinai, è facoltativa e, se io voglio fare il brillante, quello che va d’accordo di più con tutti, che riesce a intendersi di più con tutti, lo faccio con il piccolo dettaglio di prendere la Legge di Dio e stracciarla, di prendere la Legge di Dio e di dire: «Vabbè, costruiamo un altare anche per gli altri dei, diventiamo un po’ politeisti, facciamo spazio un po’ a tutti, costruiamo anche noi un grande ginnasio, così mettiamo dentro un po’ tutti, poi, la fedeltà alla Legge, fa niente se non c’è…»

Quante volte sento queste espressioni fra di noi: «Non vorrai mica che il Signore, quando mi presenterò davanti a Lui nel Giudizio, mi venga a chiedere: “Sei andato a Messa tutti i giorni? Hai detto le bugie? Hai rubato tre lire al supermercato? Hai detto una bestemmia? Hai trattato male qualcuno? Hai risposto male alla mamma e al papà? Hai fatto qualche falsa testimonianza?” Mica mi chiederà queste cose il Signore! Il Signore mi chiederà se ci siamo voluti bene!»

Allora Dio ci ha preso in giro? Gesù Cristo ci ha preso in giro?

Gesù ha detto che Lui non è venuto ad abolire nulla della Legge, neanche uno iota!

Ha detto che Lui è venuto a portare a compimento, non è venuto a rettificare nulla!

Tutto quello che c’era prima, c’è dopo; Lui porta a pienezza, ma portare a pienezza non vuol dire rinnegare il precedente!

Quindi, se noi ragioniamo così, vuol dire prendere il Decalogo e buttarlo nel cestino.

Significa dire: «Sì, Dio l’ha scritto. Tutto l’Antico Testamento ruota attorno al Decalogo, però in realtà è un gioco, per poveri stupidi. Siccome erano dei campagnoli coltivatori di sicomori e allevavano le capre, poverini, per quei quattro poveri ignoranti, Dio ha scritto il Decalogo. Poi, siamo arrivati noi, che siamo i brillanti e gli intelligentoni, il Decalogo l’abbiamo preso e buttato via, e adesso tutti viviamo nel villaggio dell’amore».

Ma ci vuole la morte del Figlio di Dio per dirci questo? È necessario che il Verbo si faccia Carne per dirci che dobbiamo volerci bene?

Questo lo insegnano anche gli hippies, anche i figli dei fiori insegnano che dobbiamo volerci bene! Anche le associazioni per la protezione dello scarafaggio stercoraro in via di estinzione ci insegnano che dobbiamo volerci bene.

Non c’è bisogno di Gesù Cristo per dirci che dobbiamo volerci bene!

Tutta la fede si riassume nel volerci bene? No! Non è necessario che Gesù muoia in croce!  Gesù non muore in croce per dirci che dobbiamo volerci bene!

L’amare il nemico e il vivere l’amore, certamente sono un aspetto fondamentale del messaggio evangelico, ma questo non va a detrimento del Decalogo!

La Legge noi non possiamo distruggerla!

Quindi, Dio mi chiederà se sono andato a Messa alla domenica? Certo!

Dio mi chiederà se io ho bestemmiato? Certo!

Se Dio ha scritto Dieci Parole, queste Dieci Parole mi chiederanno: «Tu come ti sei comportato verso queste Dieci Parole?»

E noi diciamo: «Sì, vabbè, ma questo è solo per gli ossessivi compulsivi, quelli che invece sono maturi nella fede non guardano queste stupidaggini».

Tanto sono stupidaggini che Eleazaro muore a novant’anni per non ingoiare un pezzo di salame!

Uno dice: «Un pezzo di salame? Tu devi morire per non mangiare il codino del maiale? Ma che problema c’è? Non c’è niente di che».

Quello muore e con lui tantissimi altri (domani vedremo questi bambini, i sette figli della donna maccabea), per non trasgredire la Legge, che proibiva di cibarsi dei cibi impuri.

Sono stati tutti un branco di stupidi?

Dalla Scrittura emerge che questi sono i veri fedeli di Dio, perché infatti la lettura di ieri diceva che una grande e grave ira gravava su Israele, a causa di questo.

Eleazaro lo dice bene: «Io, alla mia età, devo vivere di finzione facendo finta che sto mangiando i legumi invece del maiale, però facendo pensare agli altri che sto mangiando il maiale, pur di salvarmi?»

Un gioco, la fede come un gioco! Sarebbe stato un gioco, una presa in giro, non il frutto di una adesione interiore profonda a Dio, un gioco.

Non la giriamo e la muoviamo a secondo di quello che a noi fa più comodo, invece Eleazaro ci dice: «No! Io il boccone lo sputo, rinuncio a salvarmi la vita con la finzione, l’inganno e la menzogna, e do una testimonianza solenne della fedeltà a Dio».

Tanto è irrilevante questo dettaglio, che i suoi sedicenti amici, coloro che si erano avvicinati per dirgli: «Ma guarda, ti aiutiamo noi perché siamo amici», appena vedono questo comportamento così deciso, lo giudicano un folle e tutta questa amicizia diventa una cattiveria pazzesca e lo trucidano.

Certo! Perché? Perché noi diciamo che sono dettagli, ma, quando vediamo qualcuno che li osserva fedelmente, diventiamo dei diavoli, perché la coscienza dentro ci morde e ci dice: «Guarda che anche tu dovresti fare queste cose! Tu sai benissimo che sei chiamato a vivere secondo il Decalogo, secondo la Legge di Dio! Il fatto che tu ti dai delle motivazioni pseudo razionali per non farlo, questo non ti fa stare in pace, non ti rende sereno in coscienza, e quando hai qualcuno accanto, che ti fa vedere che invece lui le osserva in modo attento, tu gli dai del pazzo».

Noi giudichiamo pazzi i Santi! È sempre stato così nella storia.

Anche Santa Teresa è stata giudicata pazza!

San Giovanni Bosco lo volevano ricoverare in manicomio!

San Giovanni della Croce lo hanno messo in carcere per nove mesi!

A San Francesco di Assisi, non parliamo cosa gli hanno fatto… è stato quasi espulso dal suo Ordine! E avanti di seguito…

Perché?

Perché un uomo che rispetta la Legge di Dio per noi è un pazzo, perché è completamente contrario alla nostra iniquità, al fatto che noi invece ci vendiamo al male, ci vendiamo al rinnegamento della Legge di Dio.

Noi ,oggi, di queste cose ne facciamo a quintali!

Quella che supera tutti è sicuramente il tradimento del Terzo Comandamento: la non osservanza della sacralità della domenica.

Questo è il Comandamento che trasgrediamo più di tutti.

Andate a leggere San Giovanni Maria Vianney cosa scrive in una sua omelia sul Terzo Comandamento, sull’osservanza del sabato!

Pensate che San Giovanni Maria Vianney scrive nella sua omelia, e diceva ai suoi parrocchiani, che ciascun Cristiano, il giorno della domenica, dovrebbe avere la vitalità (cioè il da fare, lui intendeva), pari a quella di un uomo in coma, cioè niente; dovrebbe solo dedicarsi alle “cose” di Dio, perché è il giorno di Dio.

Noi, alla domenica, invece, facciamo di tutto di più, tranne che le “cose” di Dio.

Infatti, se voi venite alla domenica a vedere le Messe, arriviamo anche in ritardo…

Tutto il resto del giorno lo facciamo come vogliamo noi, andiamo a fare le spese, compriamo, brighiamo, e non solo questo, ma anche al momento della Messa, che dura un’ora, siamo capaci di arrivare in ritardo e di andare via prima, perché abbiamo tante cose da fare.

È così facciamo sugli altri Comandamenti…

Non nominare il nome di Dio invano”. Quante volte noi Cristiani Cattolici, che andiamo a Messa tutti i giorni, abbiamo come intercalare il nome di Dio e della Madonna! Ci cade una cosa per terra, e nominiamo la Madonna! Ci cade qualcosa per terra, e nominiamo il nome di Dio! Quante volte!

Lo confessiamo? Figuriamoci…

Noi confessiamo le cose che sono grosse così, infatti cosa diciamo in confessionale?

«Non rubo, non ammazzo, Padre, che peccati faccio? Ammazzare non ammazzo, rubare non rubo, cosa vuole che faccia? Sono sempre in casa, non faccio niente di che e vado a Messa».

Ho capito, ma su tutti gli altri otto Comandamenti, tu sei perfettamente in asse?

Quante bugie diciamo noi? C’è un Comandamento sulla menzogna!

E via di seguito…

Eleazaro ci insegna l’importanza della fedeltà alla Legge.

Domani poi rimarrete sicuramente molto colpiti a leggere la prima lettura, anzi colpiti è un termine sbagliato, rimarremo tutti sbalorditi, esterrefatti, da questa mamma che offre in sacrificio sette figli, li fa ammazzare tutti, uno via l’altro.

Lei li guarda morire tutti uno via l’altro, li incita tutti a morire, e il più piccolino di tutti, che è quello più coraggioso, dice a tutti: «Contemplate il cielo e svalutate la terra e non perdete l’anima per questa cosa! Per un breve tormento avrete il cielo, ma non tradite l’osservanza alla Legge dei nostri Padri!»

Sette figli! Tutti e sette li vede morire! Sotto tortura, tra l’altro.

Eppure questa mamma, che donna di fede!

I pazzi, gli eccessivi, e tutte queste belle storie, non sono loro, siamo noi!

Perché loro vivono così per andare in cielo da Dio, noi invece viviamo in un altro modo  per dannarci l’anima, per abbandonare la Legge del Signore, per trovarci le scuse e giustificarci dei peccati.

Dopo diciamo: «Io non sento Dio… Io non riesco a pregare Dio… Dio non mi parla, Dio non mi risponde…»

Ma scusa, tu che vita conduci? Tu che fedeltà hai nei confronti della Legge di Dio?

Solo il diavolo, solo il diavolo e i suoi seguaci possono suggerire di non osservare la Legge del Signore! Fu il diavolo, infatti, a istigare Eva a non obbedire alla voce di Dio, solo il diavolo fa queste cose! Solo il diavolo banalizza l’inosservanza alla Legge di Dio!

Noi ricordiamoci l’esempio di questi Santi Maccabei (e nel Libro dei Maccabei ne abbiamo tanti di esempi), che, lo dice la Scrittura, piuttosto che tradire la Legge, preferirono la morte.

E non dimentichiamoci che non fu per i Dieci Comandamenti, ma fu per un pezzettino di carne, un pochino di maiale!

Quando questa sera mangerete il vostro prosciutto o il vostro salame ricordatevi di Eleazaro, ricordatevi dei sette figli dei Maccabei, dei sette bambini, e dite: «Guarda, io questa sera mangio un pezzettino di prosciutto, queste persone per la fedeltà alla Legge sono morte per questo prosciutto, e io, che ho in mano la Legge scritta da Dio nella roccia, le Tavole dell’Alleanza, che Gesù porta a compimento, io, nei confronti di queste Dieci Parole, come mi comporto? Sono pronto a morire pur di non trasgredirle?»

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

Letture del giorno

Prima lettura

2Mac 6,18-31 – Lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte per le sante e venerande leggi.

In quei giorni, un tale Eleàzaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e molto dignitoso nell’aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e a ingoiare carne suina. Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, s’incamminò volontariamente al supplizio, sputando il boccone e comportandosi come conviene a coloro che sono pronti ad allontanarsi da quanto non è lecito gustare per attaccamento alla vita.
Quelli che erano incaricati dell’illecito banchetto sacrificale, in nome della familiarità di antica data che avevano con quest’uomo, lo tirarono in disparte e lo pregarono di prendere la carne di cui era lecito cibarsi, preparata da lui stesso, e fingere di mangiare le carni sacrificate imposte dal re, perché, agendo a questo modo, sarebbe sfuggito alla morte e avrebbe trovato umanità in nome dell’antica amicizia che aveva con loro.
Ma egli, facendo un nobile ragionamento, degno della sua età e del prestigio della vecchiaia, della raggiunta veneranda canizie e della condotta irreprensibile tenuta fin da fanciullo, ma specialmente delle sante leggi stabilite da Dio, rispose subito dicendo che lo mandassero pure alla morte. «Poiché – egli diceva – non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant’anni Eleàzaro sia passato alle usanze straniere, a loro volta, per colpa della mia finzione, per una piccola e brevissima esistenza, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia. Infatti, anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire, né da vivo né da morto, alle mani dell’Onnipotente. Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e nobilmente per le sante e venerande leggi».
Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio. Quelli che ve lo trascinavano, cambiarono la benevolenza di poco prima in avversione, ritenendo che le parole da lui pronunciate fossero una pazzia.
Mentre stava per morire sotto i colpi, disse tra i gemiti: «Il Signore, che possiede una santa scienza, sa bene che, potendo sfuggire alla morte, soffro nel corpo atroci dolori sotto i flagelli, ma nell’anima sopporto volentieri tutto questo per il timore di lui».
In tal modo egli morì, lasciando la sua morte come esempio di nobiltà e ricordo di virtù non solo ai giovani, ma anche alla grande maggioranza della nazione.

Salmo responsoriale

Sal 3

Il Signore mi sostiene.

Signore, quanti sono i miei avversari!
Molti contro di me insorgono.
Molti dicono della mia vita:
«Per lui non c’è salvezza in Dio!».

Ma tu sei mio scudo, Signore,
sei la mia gloria e tieni alta la mia testa.
A gran voce grido al Signore
ed egli mi risponde dalla sua santa montagna.

Io mi corico, mi addormento e mi risveglio:
il Signore mi sostiene.
Non temo la folla numerosa
che intorno a me si è accampata.

Canto al Vangelo

1Gv 4,10

Alleluia, alleluia.
Dio ha amato noi e ha mandato il suo Figlio
come vittima di espiazione per i nostri peccati.
Alleluia.

Vangelo

Lc 19,1-10 – Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

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