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Lo zelo per la tua casa mi divorerà

Gesù scaccia i mercanti dal tempio

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 9 novembre 2020

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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LO ZELO PER LA TUA CASA MI DIVORERÀ

Eccoci giunti a lunedì 9 novembre 2020, festa della Dedicazione della Basilica Lateranense. Abbiamo appena ascoltato il Vangelo della Messa di oggi, tratto dal cap. II, vv 13-22 di San Giovanni.

“Non fate della casa del Padre mio un mercato!”

  • Che cosa caratterizza un mercato?

Certamente lo scambio di prodotti, l’offerta, l’acquisto di prodotti di ogni genere e tipo, e poi il disordine, il vociare, il chiasso, ognuno che va nella sua direzione intento alle sue cose, la folla. Forse oggi non abbiamo più pecore, buoi e colombe da comprare e vendere però non di meno le nostre Chiese alle volte sembrano mercati dove non c’è nessun senso del Sacro, non si percepisce Sacralità, non si percepisce che è la Casa di Dio, Dio è l’oggetto e il soggetto di quella Casa. Non è casa mia, non è casa del Sacerdote, del parroco, non è la casa di nessuno, è la Casa di Dio.

«Lo zelo per la tua casa mi divorerà».

“Non fate della casa del Padre mio un mercato!”

E’ la Casa del Padre, è il luogo del Padre per eccellenza, è proprio la sua Casa, non è nostra. Ogni volta che entriamo in Chiesa, noi dobbiamo entrare in Chiesa come ospiti.

Un ospite educato come entra in una casa?

In punta di piedi, facendo mille saluti e mille ringraziamenti, non può arrivare a mani vuote assolutamente, poi vestendosi decorosamente e rispettando tutte quelle norme del buon gusto e della buona educazione tipiche degli ospiti e per gli ospiti.

Guardiamo le nostre Chiese, sembrano tutto, alle volte, all’infuori che la Casa del Padre, che la Casa di Dio. Si entra chiacchierando, si arriva alla rinfusa, si entra con disordine, neppure si saluta Dio. Incredibile. Si va nella Casa di Dio senza salutare Dio.

Immaginatevi voi, uno che arriva ospite in casa vostra, entra in casa e non vi saluta, entra in casa e si siede, entra in casa e si mette a mangiare. Il massimo della maleducazione.

Noi facciamo così, entriamo in Chiesa, si e no un segno di Croce se ci ricordiamo, poi andiamo al banco seduti.

Quando ero piccolo mi hanno insegnato che quando si entra in Chiesa si fa il segno della Croce fatto bene e con calma, si sceglie una panca, si fa la genuflessione al Santissimo Sacramento presente nel Tabernacolo, si entra nella panca, ci si mette in ginocchio e si saluta il Signore, lo si adora, poi dopo ci si siede.

A me hanno insegnato così.

“No ma oggi non ci sono più le panche, ci sono le sedie e non c’è più l’inginocchiatoio c’è il pavimento”

E allora?

Non siamo mica tutti operati di protesi al ginocchio, avremo mica tutti centoventi anni! Una persona anziana e ammalata può stare in piedi e salutare Gesù in piedi fermo se non può mettersi in ginocchio, e la stragrande maggioranza si può mettere in ginocchio sul pavimento.

Qual è il problema?

“Ma il pavimento è sporco, c’è il virus, e poi mi sporco i pantaloni che sono puliti”

Il virus non c’è sul pavimento, e se anche ci fosse non succede niente perché se vi va il virus sul pantalone, muore lì.

“Mi sporco i pantaloni”

Meglio sporcare i pantalone che sporcare l’anima. Abbiamo tanta attenzione a non sporcare i pantaloni, quanta poca ne abbiamo a sporcare l’anima, abbiamo tanta attenzione a pulire i pantaloni, quanta poca ne abbiamo a pulire l’anima. I pantaloni li cambiamo ogni giorno, ogni tre giorni o ogni settimana, l’anima andiamo a lavarla una volta all’anno o due volte all’anno per i più santi, a Pasqua e Natale.

E tutte le chiacchiere che si fanno in Chiesa?

“Ma io in Chiesa parlo di Dio”

Padre Pio diceva:

“In Chiesa non si parla neanche di Dio, in Chiesa si parla solo a Dio”

In Chiesa non si parla se non con Dio. Non si fanno chiacchiere.

«Lo zelo per la tua casa mi divorerà».

Chissà se lo zelo per la Casa di Dio mi divora. Gente che passa continuamente davanti al Tabernacolo passandoci come se niente fosse, oppure facendo un inchino di capo.

Tra poco celebreremo la festa di Cristo Re dell’Universo, del Figlio di Dio, Seconda Ipostasi della Santissima Trinità e noi passiamo davanti al Lui, davanti al quale ogni ginocchio nei Cieli, sulla terra e sotto terra si piega, facendo un veloce distratto, brutto inchino di capo, davanti al Re dei Re, davanti al Signore dell’Universo, davanti a Colui che mi ha creato e mi tiene in vita con la sua grazia? Noi facciamo un inchino di capo?

Vergogna. Vergogna. Vergogna. Dovremmo cadere in ginocchio, come diceva San Carlo, con due ginocchia. San Carlo faceva la doppia genuflessione ogni volta che passava davanti al Tabernacolo, con due ginocchia sul pavimento. E San Carlo Borromeo, Vescovo di Milano, scrive parole di fuoco contro coloro che non fanno bene la genuflessione, come del resto San Vincenzo de Paoli che scrive una lettera alla sua Congregazione, tremenda sul fatto che si accorge che si sta iniziando a far male la genuflessione, scrive:

Ripetizione dell’orazione, 28 Luglio 1655, Conferenze ai Missionari

Avverto la compagnia in generale di una mancanza che parecchi commettono qui alla presenza di Nostro Signore nel Santissimo Sacramento dell’altare. Ho osservato che molti facendo la genuflessione davanti al Santissimo Sacramento , non la fanno fino a terra , o la fanno senza devozione. L’avevo notato altre volte, e mi ero proposto di avvertirne la Compagnia… e affinché quelli che non fanno con devozione la genuflessione, come conviene alla gloria e alla maestà di Dio vivente, se ne correggano, mi sono creduto in dovere di non differire più oltre e di avvertire come faccio la Compagnia, perché vi faccia più attenzione. I motivi che ci inducono a fare questa prostrazione con la dovuta devozione esteriore ed interiore, ed è così che devono fare i veri cristiani sono: l’esempio del Figlio di Dio, e quello di altre comunità religiose. Il Figlio di Dio si prostrò (…) Io pure, in questo, non ho mai dato l’esempio che dovevo. Purtroppo la mia età e il mio mal di gambe me lo impedicono. Se, tuttavia , vedrò che la Compagnia non si corregge, mi sforzerò di far il meglio che mi sarà possibile, anche se per rialzarmi dovrò appoggiarmi con le mani contro terra, pur di dare l’esempio”.

San Vincenzo De’ Paoli.

La genuflessione si fa con il ginocchio che tocca il pavimento, se no non si fa, o si fa bene o non si fa, lo diceva Padre Pio da Pietrelcina:

“Davanti al Signore la genuflessione o la fai col ginocchio sul pavimento oppure non la fai, perché se non la fai così è fatta male”

«Lo zelo per la tua casa mi divorerà».

Alle volte prima ancora della Messa, stando in Chiesa, se uno guarda un attimo in giro, rischia di perdere la fede.

Questi che si chiamano credenti, credono?

Dall’atteggiamento del corpo non sembra che credano.

Credono che nel Tabernacolo c’è il Figlio di Dio, presente veramente, realmente e sostanzialmente? Ci credono o non ci credono? Se ci credono perché il comportamento fisico non è corrispondente?

Adesso va di moda fare l’inchino. Non è scritto da nessuna parte, non c’è un documento Papale o della Congregazione per il Culto Divino che dica che non si fa più la genuflessione ma bisogna fare l’inchino, non c’è.

Una suora che adesso poverina è morta, mi diceva sempre:

“Io quando parlo ai miei bambini non la chiamo genuflessione ma Gesùflessione”

Ci sono alcuni che dicono addirittura:

“Adesso bisogna adorare il Cristo Risorto, stando in piedi!”

Questa è un’ignoranza colpevole. Vai a cercare nel Vangelo quando Gesù Risorge e lo incontrano le persone, ad esempio le pie donne, le prime testimoni del Risorto, qual è il comportamento che assumono.

Non bisogna fare la genuflessione, bisogna fare la prostrazione! Davanti al Gesù Risorto non stanno in piedi, ma cadono con la faccia a terra. In piedi ci sta Gesù perché è Risorto, ma non io. L’atteggiamento delle donne è di prostrazione, neanche in ginocchio, con la testa sul pavimento.

Sapete chi non si mette in ginocchio davanti all’Eucarestia, davanti a Dio?

Il demonio.

  • Noi chi vogliamo imitare?

La genuflessione è sparita, ormai c’è l’inchino, perché sta sparendo la fede in Dio nell’Eucarestia. Chiediamo quest’oggi al Signore la grazia di rivedere radicalmente il nostro modo di stare in Chiesa, chiediamo la grazia di fare della Casa del Padre Suo una Casa di preghiera e non un mercato. Siamo alla Presenza di Dio.

Ricordate S. Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI quando facevano la processione del Corpus Domini?

Io a Roma ho visto la strada, ho percorso con la macchina la strada che facevano loro con la Papamobile per il Corpus Domini, è lunghissima. Tutta in ginocchio, tutta in ginocchio. Vi ricordate S. Giovanni Paolo II che non riusciva neanche a stare seduto tanto era malato, ebbene l’ha fatta tutta in ginocchio a passo d’uomo.

Questa è fede.

E la benedizione di Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE

VANGELO (Gv 2, 13-22)
Parlava del tempio del suo corpo.

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

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