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L’olio della coscienza

Vergini sagge

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di domenica 8 novembre 2020

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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L’OLIO DELLA COSCIENZA

Eccoci giunti a Domenica 8 novembre 2020. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal cap. XXV, vv 1-13 di San Matteo.

Quest’oggi vorrei concentrarmi su questo bellissimo discorso, il discorso 93 del commento di Sant’Agostino, riferito a questo testo del Vangelo. E’ molto lungo quindi non posso assolutamente fare tutti gli aspetti che sottolinea Sant’Agostino, nel caso andrete voi a leggerlo, mi concentro solo su un aspetto:

cosa vuol dire portare l’olio con sé.

Scrive Sant’Agostino:

“Ebbene, ecco queste vergini stolte che non hanno portato l’olio con loro: con la loro continenza per cui sono chiamate vergini, e con le opere buone, quando sembra che portino le lampade, desiderano solo piacere agli uomini. Ma se desiderano solo piacere agli uomini e a tale scopo compiono tutte queste azioni lodevoli, non portano l’olio con loro. Tu dunque portalo con te, portalo nel tuo interno dove ti vede Dio; lì dentro devi portare la testimonianza della tua coscienza. Chi invece si propone quale movente delle proprie azioni la testimonianza proveniente dagli altri, non porta l’olio con sé. Se dunque ti astieni dalle cose illecite e compi opere buone, per essere lodato dalla gente, nel tuo intimo non c’è l’olio.”

Molto bella questa esegesi che fa Sant’Agostino. Le vergini, lui spiega, sono tutte quelle persone, sposati, Sacerdoti, laici, che si astengono dal male, dalle cose illecite. Le vergini sagge sono coloro che hanno imparato a usare bene i loro cinque sensi e a mortificarli quando è necessario. Sono continenti, fanno le opere buone, che sono le lanterne, le lampade rappresentano le opere buone, e poi c’è il tema dell’olio che è il fulcro di tutto.

Tu puoi essere vergine, puoi fare le opere buone, avere le lampade, ma se poi non hai l’olio non serve a nulla. Quando si addormentano, è il momento del sonno della morte, è il sonno al quale tutte, vergine stolte e vergini sagge si devono assoggettare, e quando si svegliano, è il momento della resurrezione, e quindi dell’incontro con Dio. A quel punto arriva il tema dell’olio. L’olio è ciò che tu devi portare al tuo interno:

Tu dunque portalo con te, portalo nel tuo interno dove ti vede Dio; lì dentro devi portare la testimonianza della tua coscienza. Chi invece si propone quale movente delle proprie azioni la testimonianza proveniente dagli altri, non porta l’olio con sé.”

Parole molto vere, molto belle, molto chiare. Noi tutto quello che facciamo non dobbiamo farlo per essere lodati dagli uomini, e quando lo facciamo, perdiamo l’olio. Dobbiamo avere la testimonianza della nostra coscienza, dell’interno della nostra anima, la parte più profonda, quella che vede Dio, questa è quella che conta, avere la testimonianza della nostra coscienza, essere in pace con la nostra coscienza, tutto il resto non ha valore, quindi non devo andare in giro a cercare a destra e a sinistra:

“Cosa pensi di me, cosa vedi di me, secondo te sono bravo, non sono bravo”

  • La tua coscienza che cosa ti dice?

Partiamo da qui. Cosa dice la tua coscienza a te stesso, questo è il punto più importante perché è il luogo nel quale Dio ti parla, il luogo nel quale tu ascolti Dio, la tua coscienza. E io ho bisogno che la mia coscienza mi dica che è giusto, è corretto.

  • E come si educa la coscienza?

La coscienza si educa attraverso una vita cristiana, una vita di fede costante, retta, onesta, attraverso i Sacramenti, la preghiera quotidiana, il confessionale, l’Eucarestia, la meditazione quotidiana, la lettura dei Santi, la meditazione della vita dei Santi e il confronto con persone sapienti. In questa maniera si forma la coscienza retta, vera e certa.

“Per conseguenza, quando la gente non ti loderà, si spegneranno le lampade.”

Siccome il tuo olio è rappresentato dalle lodi della gente, se non ti lodano, le lampade si spengono.

“La Carità vostra consideri quindi attentamente questa circostanza: prima che le vergini si addormentassero, il Vangelo non dice che le loro lampade si fossero spente. Le lampade delle sagge ardevano per l’olio interno, per la tranquillità della loro coscienza, per il vanto intimo, per l’intima carità.”

Prima del sonno della morte, tutte le lampade ardevano, delle stolte e delle sagge, quelle delle sagge ardevano per l’olio interno, quello della tranquillità della loro coscienza, la nostra coscienza deve essere in pace, se non è in pace dobbiamo andare a chiedere perdono a Dio immediatamente. Quando la nostra coscienza non è in pace, avete notato che diventiamo brutti, si spegne la luce sul nostro volto, si spegne la luce negli occhi, diventiamo brutti, perdiamo il sonno, non siamo più in grado di stare fermi, di stare in pace, siamo continuamente rosi dentro dal verme della coscienza che ci rimprovera e noi volendole andare contro perché vogliamo fare quello che vogliamo, noi continuiamo a perdere l’olio, non abbiamo più olio poi per quando ci risveglieremo, perché l’olio delle stolte è dato dalle lodi degli uomini ma quando morirai quella lampada se non ha l’olio dell’interno della tua coscienza quella lampada si spegne e quando ti svegli adesso vedremo cosa succede.

“Per la tranquillità della loro coscienza, per il vanto intimo, per l’intima carità.”

C’è una santa vanità che viene dalla coscienza, dai dettami della coscienza, dalla coscienza tranquilla. I Santi, i giusti si vantavano della loro coscienza e intima tranquillità, perché erano in pace con Dio. Ci sono persone, purtroppo, che per non allontanarsi da una via di peccato, perché non vogliono abbandonare il peccato, creano un sistema fatto innanzitutto di consenso umano, dove si accerchiano di persone che sostengono la loro tesi, magari le cercano anche tra i preti e tra le suore, vanno a cercare queste figure che dicono:

“Sì bravo, sì giusto, sì va bene”

Però non si sa mai come mai dentro queste persone non sono in pace, e dopo un po’ cominciano a dire che non dormono più di notte:

“Non riesco più a riposare bene. Non sto bene, sono ansioso, preoccupato. Mi va un po’ male tutto, non sono mai contento di niente.”

Si sta spegnendo la lampada, perché l’olio che tu hai messo dentro è l’olio sbagliato, il quale si estinguerà con la morte.

Fanno discorsi astrusi, che non portano da nessuna parte, che creano inquietudine. Coloro che vivono male con l’olio sbagliato, hanno questa caratteristica:

sono convinti di essere nel giusto.

Quelli invece vivono bene con l’olio giusto, si mettono sempre in discussione.

Io dico sempre questa cosa alle persone:

“Se tu sei convinto di essere nel giusto e che le tue tesi sono corrette, mi puoi spiegare perché non sei in pace? Perché non sei tranquillo? Perché continui a chiedere consensi? Perché continui ad andare in giro a cercare appoggi, a cercare l’olio? Perché? Se sei convinto di essere nel giusto stai in pace, riposa sui dettami sacri della tua buona coscienza, non hai bisogno di chiedere niente a nessuno più. Se la tua coscienza è in pace, se vivi dell’olio interno della tua coscienza, basta, vantati intimamente di questa cosa”

Invece no, si perde questa intima carità.

  • Cos’è l’intima carità?

L’intima carità è l’amore per Dio e quindi per il prossimo.

Se hai dentro il dubbio, è il verme che ti rode della tua coscienza, che ti dice che tu stai sbagliando tutto. Quando la coscienza è in pace, potremmo dire che è come avere un usignolo che canta in continuazione e al canto di questo usignolo noi ci possiamo riposare, ma se tu dichiari guerra alla tua coscienza, questa coscienza al posto di essere un usignolo si trasforma in un verme che non si consuma mai, giorno e notte, come un malefico bruco ti consuma e ti scava dall’interno, senza riposo, senza requie, senza sosta. Scava, scava, scava, mangia e rode, mangia e rode, e scava, perché la coscienza non accetterà mai di essere soffocata nella falsità, per cui questa coscienza, notte e giorno ti divora, ti tortura e ti ossessiona, perché tu gli hai dichiarato guerra.

Nessuno di noi è più forte e più potente della nostra coscienza, perché in essa abita la voce di Dio.

Questa è l’esperienza pastorale che ogni uomo, e soprattutto ogni Sacerdote può fare guardando innanzitutto se stesso, ascoltando se stesso e poi guardando gli altri, ascoltando le confidenze degli altri che confermano questa tesi di Sant’Agostino, senza possibilità di errore.

  • Cosa dobbiamo fare?

Arrendiamoci alla coscienza, deponiamo le armi e diciamo:

“Cara coscienza hai ragione, basta combattere, adesso farò quello che tu mi dici. Devo rinnegare questa cosa? La rinnego. Devo rinnegare questo peccato? Lo rinnego. Devo uscire da questo stato di peccato? Ci esco, vado a chiedere perdono a Dio, e basta, voglio riposare, voglio stare in pace.”

Facciamolo almeno per egoismo se non lo vogliamo fare per l’amore di Dio. Quanta stoltezza, quanta stoltezza che c’è in giro e portiamo dentro di noi, perché continuiamo a volerci ingannare con l’olio che viene dalle conferme e dalle lodi degli altri, i quali anche loro sono con l’olio sbagliato, perchè ti dicono che quella cosa è giusta quando invece è sbagliata, e quindi dentro di te di chiedi:

“Me lo confermano in cento, però..”

I testimoni della Verità non si contano, si pesano.

Ricordatelo sempre. Io posso avere una persona che dice la Verità e diecimila che dicono le menzogne, ma non è che perché sono in diecimila vuol dire che dicono la Verità. No, perché il testimone si pesa, non si conta, non dimenticatelo mai.

“Ardevano tuttavia anche le lampade delle sciocche. Perché allora ardevano? Perché non mancavano le lodi umane.”

In vita le lampade ardevano perché non mancavano le lodi umane.

“Al contrario, dopo essersi svegliate, cioè nella risurrezione dei morti, presero a preparare le lampade, cioè a prepararsi a render conto delle proprie azioni a Dio.”

Adesso devono andare a rendere conto a Dio.

“Ma allora non ci sarà nessuno che loderà, ciascuno penserà al proprio caso e tutti penseranno a se stessi;”

Capite il giorno del Giudizio come funziona?

Ognuno pensa a sé! Ognuno penserà ai fatti propri, alle cose proprie, si smetterà di continuare a guardare nella case altrui, nelle tasche altrui, addosso agli altri, “perché fanno così, perché sono cosà”. Alla resurrezione dei morti, davanti al Giudizio di Dio ognuno penserà a sé, perché ciascuno deve rendere conto lui della sua coscienza a Dio, non della coscienza degli altri.

“Ecco perché non c’era nessuno che vendesse l’olio, le lampade cominciarono a spegnersi e le sciocche si rivolsero alle sagge dicendo: Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono.”

Le stolte iniziano a guardare le sagge, le sagge non stanno a guardare le stolte, ma le stolte guardano le sagge perché viene meno l’olio, è come quando uno fa il compito in classe, è un somaro, non sa niente e comincia a guardare gli altri, ma chi ha studiato e sa non guarda nessuno, perché è tutto intenzionato a scrivere sul foglio.

“Chiedevano quello a cui erano abituate, cioè a risplendere con l’olio degli altri, a comportarsi alla stregua delle lodi loro fatte dagli altri. Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono.”

Un dramma terribile, perché al Giudizio di Dio non ci sarà nessun altro se non te, e non ci saranno le lodi e i consensi di nessuno, se non quello della tua coscienza con la quale tu solo ti presenterai al Tribunale di Dio.

“Ma quelle risposero: Perché potrebbe non bastare né a noi né a voi; andate piuttosto a comprarvelo dai venditori. Questa non è una risposta di persone che consigliavano, ma che canzonavano. Perché di persone che canzonavano? Perché quelle vergini erano sagge, perché avevano in sé la saggezza. In realtà però non erano sapienti per loro merito, ma avevano in sé la sapienza, della quale in un libro sacro sta scritto che a coloro che la disprezzano, quando si troveranno nelle sciagure da essa minacciate, dice: Anch’io mi riderò della vostra sventura.”

La Sapienza che viene disprezzata dirà:

“Anch’io mi riderò della tua sventura, come tu hai riso di me. Tu ti sei presa gioco di Me, Sapienza, mi hai dileggiato, disprezzato, mi hai umiliato e rinnegato, e allora anche io nel Giorno del Giudizio mi prenderò gioco di te”

Sono parole terribili, tremende. Quindi stiamo attenti a disprezzare La Sapienza.

  • Quando la disprezziamo?

Quando non ascoltiamo la testimonianza della coscienza, quando non ascoltiamo la testimonianza delle persone sapienti, dei saggi, di coloro che ci indicano la via. Dobbiamo ascoltare i consigli che ci vengono dagli altri, dai sapienti e metterli in pratica, è importantissimo, se li disprezziamo anche La Sapienza un giorno disprezzerà noi.

“Andate dai venditori e compratelo, poiché eravate solite vivere bene solo perché vi lodava la gente che vi vendeva l’olio. Che significa: “vendevano l’olio”? Vendevano le lodi. Chi sono i venditori di lodi, se non gli adulatori? Quanto meglio sarebbe stato se non vi foste accontentate delle lodi degli adulatori e aveste portato nel vostro intimo l’olio e aveste fatto le opere buone solo per avere la testimonianza della vostra coscienza!”

Gli adulatori.

  • Chi sono gli adulatori?

Sono coloro che vendono le lodi. E noi dobbiamo stare lontanissimi dagli adulatori:

“Oh ma come vai bene! Ma come sei bravo! Oh ma questa cosa è proprio giusta!”

E intanto il compratore e l’adulatore si avvelenano a vicenda, si sostengono a vicenda nella falsità, si sostengono a vicenda nella lotta contro la coscienza, nel tentare di soffocare la coscienza. I dettami della coscienza vengono costantemente tacciati e rinnegati dai venditori, gli adulatori, e dai compratori, le vergini stolte.

Allora avreste detto: Il giusto mi riprenderà con misericordia e mi sgriderà, ma l’olio del peccatore non ungerà la mia testa. È meglio per me – dice – che mi riprenda, mi sgridi, mi schiaffeggi, mi corregga il giusto, anziché mi unga la testa l’olio del peccatore. Che significa “l’olio del peccatore”, se non le lusinghe dell’adulatore?”

Noi siamo tanto stupidi, tutti.

  • Perché?

Perché noi non vogliamo avere accanto un giusto che ci corregga, ci schiaffeggi, ci sgridi e ci riprenda, noi non lo vogliamo, questa è la verità. Noi vogliamo avere attorno solamente adulatori che ci ungano la testa con l’olio della loro empietà, con le lusinghe, con le “carezzine”, con le smancerie, con tutte quelle false cortesie da corte di Versailles, tutti quegli omaggi da regole borghesi, tutte queste stupidaggini di mondo, noi cerchiamo questo letame che produce il mondo, che sono le regole, le lusinghe degli adulatori e le false cortesie che provengono da questo consesso di empietà, che noi poi chiamiamo bon-ton, prudenza, sapienza, equilibrio, che noi chiamiamo rispetto, bontà, carità, dolcezza, misericordia, pietà.

Sant’Agostino dice:

“È meglio per me che mi riprenda, mi sgridi, mi schiaffeggi, mi corregga il giusto, anziché mi unga la testa l’olio del peccatore.”

Basta che uno ci si avvicini e ci schiacci l’ultimo pelo della nostra lunga coda, cari miei, e ci trasformiamo in leopardi e in pantere con denti lunghi 50 cm e degli artigli che fanno in tremila pezzi l’acciaio! Gli saltiamo negli occhi con corna, unghie e denti e gliene diciamo di tutti i colori, e poi mettiamo giù il muso, e poi siamo permalosi, ci arrabbiamo, ci risentiamo.

  • Perché, cosa succede? Lo sgridare, il riprendere, lo schiaffeggiare, il correggere del giusto che cosa fa?

Fa un eco enorme, come l’eco che c’è nel Grand Canyon, al rimprovero solenne e autorevole della coscienza. Per questo noi reagiamo come pantere inferocite e ferite, perché sentiamo nelle parole del giusto che mi corregge, l’eco spietato della coscienza.

  • Spietato perché?

Sapete il motto del saggio e sapiente chirurgo?

Ogni sapiente chirurgo vive con questo motto:

“La mano pietosa fa la piaga cancrenosa”

Un chirurgo che opera con mano pietosa fa morire il paziente. Un chirurgo che opera con la mano giusta lo guarisce.

Ricordo tanti anni fa quando subì un intervento, una mattina, pochi giorni dopo entrò il chirurgo con l’infermiera, chiusero la porta, lui mi guardò e mi disse:

“Padre, io devo togliere le bende e devo togliere le garze e devo schiacciare la ferita per vedere che vada tutto bene”

Io l’ho guardato e gli ho detto:

“Dottore, mi dia solo un secondo per prepararmi”

Mi sono attaccato con le mani alle spranghe del mio letto, ho tirato su un po’ lo schienale, e gli ho detto:

“Dottore la prego, faccia tutto quello che deve fare senza badare a me”

L’ha fatto. Io ho urlato come non so cosa, ho pianto dal male, ma lui ha fatto tutto quello che doveva fare. Bravissimo, costante come il moto di un pendolo, senza farsi minimamente disturbare dalle mie grida e dal mio pianto. Quando ha finito, ha chiuso tutto e se n’è andato e io sono guarito.

“La mano pietosa fa la piaga cancrenosa”

Siccome noi non vogliamo soffrire, non vogliamo cambiare, siccome noi siamo pieni e tronfi di noi stessi, allora noi cerchiamo l’olio del peccatore che non echeggia la voce della mia coscienza severa e giusta, ma echeggia la voce del mondo:

“Ma sì, ma dai, ma cosa vuoi che sia..Non esagerare. Ma fanno tutti così, perché devi fare il diverso? Non voler fare il perfettino, vivi la tua umanità con la tua povertà, la tua pochezza e i tuoi limiti. Vivi la grazia oscura di Dio”

Come può esserci una grazia oscura non si sà, comunque oggi va di moda la grazia oscura, come se Dio fosse un gioco di ombre e penombre, sole e luna, una roba terribile! O è grazia o è oscura, per favore pulizia e correzione del linguaggio! La grazia oscura non esiste. Non c’è. Questo è un ossimoro.

“Andate dunque dai venditori, come siete abituate a fare. Ma noi non ve lo diamo. Perché? Forse potrebbe non bastare né a noi né a voi. Che significa: potrebbe non bastare? Non è una risposta suggerita da mancanza di speranza, ma da sobria e santa umiltà. Quantunque una persona dabbene abbia la coscienza pulita, come fa a sapere in qual modo giudicherà Colui che non è ingannato da nessuno? Ha la coscienza serena; non è solleticato da colpe che aveva concepite nel cuore ma, a causa di qualche peccato che si commette ogni giorno della vita umana, sebbene abbia la coscienza tranquilla, tuttavia dice a Dio: Rimetti a noi i nostri debiti, perché ha messo in pratica l’affermazione che segue: Come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. Ha spezzato di cuore il pane agli affamati, ha vestito di cuore gli ignudi; ha compiuto le opere buone in virtù dell’olio interiore, eppure la stessa buona coscienza è trepidante a causa del giudizio di Dio.”

Non gli danno nessun olio perché sono umili, e umiltà vuol dire Verità, sono umili e sobri.

“Quantunque tu abbia la coscienza in pace, ricordati, devi rimettere sempre i debiti agli altri, come Dio li rimette a te”

Eppure nonostante tutto, il giusto ha sempre, come dice San Giovanni Maria Vianney, la coscienza trepidante davanti al Giudizio di Dio.

Poi va avanti:

“Le lodi umane non valgono nulla nel giorno del Giudizio. Andare in cerca delle lodi umani, le ebbero ma nel giorno del Giudizio queste lodi non potranno servire a nulla.

Non c’è da meravigliarsi però che, mentre [le stolte] vanno a comprare, mentre cioè vanno in cerca d’individui da cui esser lodate, ma senza trovarli, mentre vanno in cerca d’individui da cui ricevere incoraggiamenti, ma senza trovarli, si apre la porta, arriva lo Sposo.

È stato detto, ed è vero, è stato detto senza inganno: Bussate e vi sarà aperto, ma si deve bussare adesso ch’è il tempo della misericordia”

Ve lo dico sempre, da sempre vi dico che il tempo della misericordia è il tempo della vita terrena, non il dopo-morte. Si deve bussare adesso.

“Si deve bussare adesso ch’è il tempo della misericordia, non quando sarà il tempo del giudizio. Poiché questi tempi non possono confondersi, dal momento che la Chiesa canta al proprio Signore la misericordia e la giustizia. Pèntiti ora ch’è tempo di misericordia.”

Ricordate il Tribunale della Misericordia: il Tabernacolo e il Confessionale.

“Ti pentirai forse al tempo del giudizio? Se farai così ti troverai tra le vergini alle quali fu chiusa in faccia la porta. Signore, Signore, aprici. Non si pentirono forse di non aver portato l’olio con loro? Ma che cosa giovò la tardiva resipiscenza, quando furono derise dalla vera sapienza? La porta, dunque, fu chiusa. E che cosa fu detto loro? Non so chi siete. Non le conosceva forse Colui che conosce tutto? Che significa allora: Non so chi siete? Io non vi approvo, ma vi riprovo. Io non vi riconosco conformi alla mia sapienza creatrice; essa non conosce i vizi ma, cosa da sottolineare, non li conosce eppure li giudica. L’ignora perché non li ha fatti, ma li giudica perché li biasima. In questo senso dunque io non vi conosco.”

E’ un testo bellissimo. Oggi è Domenica, mi perdonerete se sono stato più lungo del solito, ma questo Vangelo imponeva la meditazione almeno di una parte di questo bellissimo discorso di Sant’Agostino.

Auguro a tutti noi di andare adesso in giro a cercare chi ci rimproveri.

“Dio Padre, donaci amici sapienti e giusti che dalla mattina alla sera mi rimproverino, mi schiaffeggino, mi richiamino, mi sgridino, io dovrei baciare i piedi di queste persone, dovrei baciare il pavimento che loro calpestano, dovrei riempirli di regali, di amore, di devozione, di lodi, di ogni bene che viene da Dio, perché costoro, i giusti sapienti, sono eco della voce di Dio nella mia coscienza e quanto più l’ascolto, tanto meno avrò da temere nel giorno del Giudizio”

Invece di ringhiare, di morsicarli, di fustigarli con la nostra lingua e cattiveria, noi dovremmo amarli, baciarli e tenerceli stretti. Dobbiamo chiedere a Dio questo dono, perché una volta perso, e si può perdere, perché i sapienti, i giusti se ne vanno quando si vedono non riconosciuti, chiudono la loro bocca e smettono di correggerci. E’ la nostra fine. Gliela abbiamo chiusa noi con la cattiveria, con le morsicate, con le botte, con i pugni, con la lingua cattiva che magari li ha calunniati, diffamati, maltrattati.

Se chiudono la bocca se ne vanno e nel giorno del Giudizio noi dovremo rendere conto di quello che abbiamo fatto e di aver chiuso la bocca ai messaggeri di Dio.

E la benedizione di Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

VANGELO (Mt 25,1-13)
Ecco lo sposo! Andategli incontro!

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

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