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Venite in disparte e riposatevi un pò

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di domenica 18 luglio 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Venite in disparte e riposatevi un pò

Eccoci giunti a domenica 18 luglio 2021. Abbiamo letto il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo VI di San Marco, versetti 30-34.

È un testo quello del Vangelo di oggi molto importante perché non si riflette molto su queste parole di Gesù, su questo insegnamento di Gesù, se ne parla molto poco ma è estremamente importante. 

“Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto”

Immaginatevi la scena: loro sono andati ad insegnare, Gesù li ha mandati a predicare e loro gli riferiscono tutto quello che hanno fatto e insegnato, tutto quello che è accaduto, i miracoli, i demoni scacciati, tutte le opere prodigiose compiute… e poi gli riferiscono anche tutte le cose belle che hanno potuto raccontare, che hanno potuto dire, che hanno condiviso. Ci possiamo immaginare il cuore gioioso che avevano questi Apostoli, il cuore straripante di esperienze, di volti, di persone, di gente sofferente che ha recuperato il sorriso, di persone disperate che hanno ritrovato la speranza, di persone addolorate, ammalate a cui loro hanno ridato la salute, la voglia di vivere, il sorriso, la gioia, la felicità… indemoniati liberati… Immaginatevi tutto un mondo di dolore fisico che loro avevano incontrato e che hanno sicuramente sanato, magari non totalmente, ma tanto sì. E poi gli raccontano gli insegnamenti fatti, tutte le spiegazioni date, il parlare magari fino a tardi con la gente, con questa gente che era proprio affamata di quello che gli stavano dicendo e gli parlano della gente che lo vorrebbe conoscere… Insomma, quello che faremmo noi, esattamente uguale. Gesù ascolta, ascolta tutto, tutta questa effervescenza bellissima, questa enfasi stupenda delle prime missioni. 

Risposta di Gesù:

 «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’».

La gente li ha seguiti, perché infatti il Vangelo dice:

“Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.”

La gente li ha seguiti, le persone sanno dove sono e sono così pressanti, insistenti, così bisognose, così pecore senza pastore che non riescono neanche a mangiare questi poveri uomini. Altro che noi: “Non ce la faccio… non ho energie… sono stanco… no adesso non posso ho dormito solamente 15 ore… devo mangiare la mia zampa di pterodattilo perché se no mi viene il calo glicemico…”

Questi non avevano neanche il tempo di mangiare, oltre che di riposare, e Gesù invece di dirgli: “Forza, bravissimi, ancora di più! Buttatevi dentro fino a morire senza un domani! Lasciatevi mangiare!” — Negli anni ’60 andava di moda questo motto francese: “le prêtre mangé”, il prete “mangiato”. “Fatevi divorare, fatevi mangiare! Noi siamo qui per essere divorati dalla gente, siamo qui per essere mangiati, fatevi sbranare!”

Gesù dice: 

«Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’».

Tutto il contrario di quello che faremmo noi, esattamente tutto il contrario. Al grido: “Ma la gente ha bisogno”, “ma noi come facciamo”, Gesù risponde:

«Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’».

Questo dice l’assoluto rispetto, l’assoluto equilibrio di Gesù. Gesù non porta mai nessuno allo sfiancamento, a dare più di quello che è possibile ed è giusto dare. Il giusto riposo è importante e ci devono essere dei tempi di sano e santo riposo.

Ci sono alcuni che dicono: “Io nella mia vita non ho riposato mai, ho solo costantemente lavorato.” Sì, come gli asini! Anche gli asini fanno così, poi muoiono sotto il peso. Questi sono i muli non sono le persone dotate di criterio. 

Ci deve essere un tempo di riposo. Io già ve lo avevo detto, ve lo ripeto e ve lo ripeterò fino forse alla nausea, ricordatevi che i vostri Sacerdoti non sono pezzi di carne da morsicare e dei quali lasciare lì l’osso tutto smangiucchiato. Il Sacerdote non è questo, è una persona come voi che ha bisogno di rispetto, come dice il Vangelo di oggi, c’è un tempo per fare e un tempo per riposare. 

Riposare cosa vuol dire? Vuol dire stare da soli con Gesù. Insieme tra di loro da soli con Gesù, senza dover rispondere a dei bisogni, perché i bisogni sono infiniti, non ci sarà mai un giorno in cui uno dice: “Oggi ho risposto a tutti i bisogni”, non esisterà mai, non arriverà mai quel giorno perché i bisogni sono infiniti, e noi non possiamo pensare di essere Dio che è capace di rispondere a tutti i bisogni dell’uomo, noi siamo esseri umani, fino a un po’ arriviamo, poi non arriviamo più. Ed è un dovere difendere i nostri luoghi deserti, è un dovere di coscienza, è per il bene delle persone. 

Quando i camion dei vigili del fuoco escono a spegnere gli incendi, poi devono tornare in caserma a riempire le cisterne di acqua. Dopo che hanno spento un incendio, se li chiamano per un altro incendio, non possono andare immediatamente, neanche se lo vogliono, perché non hanno più acqua. Cosa vanno a fare? A vedere che brucia? Non serve a niente. Devono prima tornare in caserma, rifornirsi di acqua, di liquidi e quant’altro e poi andare a spegnere l’incendio. Così siamo noi, noi abbiamo bisogno di questi tempi di pausa dove stiamo col Signore. Ma non tempi di pausa nel senso di dire: “Una volta all’anno vado a fare gli esercizi spirituali.” No, non è assolutamente sufficiente questa cosa, e noi lo sappiamo benissimo, ogni Sacerdote lo sa benissimo che non è sufficiente. Questo attivismo sfrenato nasconde dei buchi, dei vuoti, come diceva Mons. Fulton Sheen. L’attivismo sfrenato nasconde una solitudine mal gestita, l’incapacità di essere soli, ed è molto brutto, è segno di grande immaturità spirituale. Quindi ci devono  essere dei tempi. Come io non scrivo al mio professore di Università e nessuno si sognerebbe di scrivere ad un professore universitario alle 22.00, così non lo farei neanche con un Sacerdote. È il senso delle cose che te lo dice.

“No, ma io… ” 

No, non è “no, ma io… ”. È una questione di rispetto e, anche a quella persona va bene così, io devo capire che ci deve essere un limite al mio bisogno. I miei bisogni non possono essere bocche infinitamente affamate, o meglio: lo sono, ma io non posso dar loro credito in continuazione. Devo dirmi: “No, adesso no. C’è un limite. Domani.”

Quando scrivo mi dirò: “Se questo Sacerdote riceve dieci mail in un giorno e tutte queste dieci mail sono lunghe come la mia, questo passa la sua giornata solamente a leggere le nostre cose.” Ma è giusto? No. Quello che ho scritto, lo posso rendere con la metà delle parola? Sì, si chiama riassunto, si impara in quarta elementare. Si fa il riassunto, si riassume per dire le stesse cose in modo molto più stringato e rendere la lettura dell’altro molto più celere.

Devo scegliere se fare un messaggio o una mail o un vocale. “Vuoi mettere? Devo stare lì a battere i tasti, scrivere? No, faccio un vocale di venticinque minuti, tanto a me cosa mi interessa.” Un vocale di venticinque minuti è un vocale di venticinque minuti. Non va bene, scrivi e vedrai che fai sintesi, perché ti stanchi a scrivere, come ci si stanca a leggere.

Lo scopo qual è? È quello di comportarci come le api che quando vanno a prendere il polline non distruggono né gli stami, né il fiore. Questo lo fanno le vespe, di distruggere tutto, ma le api non lo fanno. Le api hanno un rispetto sommo dei fiori, prendono il necessario e se ne vanno lasciando il fiore intonso. Le cimici schifosissime rovinano le piante, ma non le api. Chi è capace di produrre il miele per il Signore, sa bene che nella vita dell’altro bisogna muoversi come le api sugli stami, con quella delicatezza che prende ciò che gli serve ma senza creare disagi, disturbi eccessivi, ulteriori rispetto al necessario. E il Sacerdote ha il compito da parte sua di cercarsi questi tempi per stare con il Signore e solo con il Signore, e riposare con Lui. 

Se proseguiamo nella lettura del testo:

 “Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.”

Salgono sulla barca, questi li precedono, corrono dove stanno per andare. Gesù dice ai suoi: andiamo via insieme, salgono sulla barca insieme, stanno per arrivare e poi si legge:

“Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.”

Dove sono gli Apostoli? Sono spariti. Nella riga prima erano tutti insieme, nella riga dopo c’è solo Gesù. Dove sono gli Apostoli? Gesù ha detto loro di riposare e li fa riposare, è Lui che vede, che ha compassione e che insegna, non gli Apostoli. Si mette Lui ad assumere questi compiti, loro devono riposare. Non è vero il dire: “Loro volevano riposare ma poi dall’altra parte c’è la gente quindi si va… ” Ma non c’è scritto che loro dall’altra parte fanno le stesse cose che facevano di qua, dall’altra parte c’è scritto che lo fa Gesù, non loro. 

Questo tempo di riposo che non è ovviamente stare in panciolle a guardare la televisione, è tanto fondamentale quanto il tempo dell’Apostolato. 

Questa eresia del fare che è uno sbilanciamento sul fare, è di danno per il Sacerdote e per i fedeli, quindi cerchiamo di usare anche questo tempo estivo per riposare un po’ tutti e per lasciar riposare, riposiamo noi e lasciamo riposare gli altri. Io ho sempre detto che d’estate è bene fare una sospensione di tutto, è una cosa nella quale io profondamente credo, c’è bisogno di sospendere tutto e fare un po’ la sintesi, la verifica, mettere un po’ sul piatto della bilancia, rivedere un po’ tutto l’anno, ripescarlo, meditarlo, rimetterlo davanti al Signore, confrontarsi con Lui, per partire con uno sguardo nuovo diverso, per ritrovarsi a settembre con le idee più chiare. Io ho sempre scelto i temi delle catechesi che facevo al lunedì sera nel tempo del riposo estivo, sempre, è quello il tempo nel quale fissavo il titolo, l’argomento che avrei poi svolto durante l’anno, perché ti viene proprio stando davanti al Signore. Non è una cosa che uno può dire che mi piace o non mi piace, questa è una logica un po’ da cortigiani. Non è che stiamo qui a mangiare il gelato panna e cioccolato, dobbiamo chiederci il senso delle cose, il motivo profondo. 

Anche il dirsi: “Facciamo finta che adesso non ci sia il cellulare. Per questa estate, fino a settembre, non chiamo più, non scrivo più, faccio finta che quella persona non la conosco, che non ho la possibilità di raggiungerla.”

Tutte le cose ascoltate, imparate, dette… rimeditiamole.

Io ho deciso che per questa estate, a differenza degli anni scorsi, continuerò le omelie quotidiane che faccio, perché mi sembra un modo bello per mantenere viva questa idea della centralità della Parola di Dio nella nostra vita. Un pensiero da dirsi ogni giorno può essere utile per ciascuno di noi, per me che lo dico — perché mentre lo dico a voi lo dico a me — e poi nel caso per qualcuno di voi.

Però sarebbe bello riuscire tutti a dire: “Ok, ho ascoltato questa meditazione, basta, adesso uso questo tempo per la mia riflessione personale” e rivederci tutti a settembre. A settembre ricominciare, poi inizia l’anno nuovo, ci sono in mente tante idee, uno può avere delle proposte. Usiamo questo tempo per pregare, per fare silenzio, per rimeditare tutto l’anno passato, densissimo tra l’altro, per fissare i punti su cui concentrarci, e via di seguito.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

XVI domenica del Tempo Ordinario – Anno B

VANGELO (Mc 6, 30-34)

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'”. Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

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