Omelia sulle letture del giorno
Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di domenica 8 novembre 2015 (S. Messa del giorno)
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
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Approfondimenti
Testo della meditazione
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Perché Gesù è stato ucciso dopo soli tre anni di vita pubblica?
Sia lodato Gesù Cristo!
Sempre sia lodato!
Il Vangelo che abbiamo appena ascoltato questa mattina, questa domenica, durante questa Santa Messa, è un Vangelo che a me personalmente inquieta molto.
Mi rattrista molto questo Vangelo e mi fa molto pensare, perché ci sono degli aspetti, che, purtroppo, forse non si sono conclusi al tempo di Gesù, ma che si presentano ancora oggi e che si sono ripresentati lungo la storia.
Una domanda che un lettore del testo evangelico si pone, se non conosce già, se non è abituato a tutta la vicenda di Gesù, della Chiesa e del mondo, ma così lo legge magari come un libro di lettura, è: «Ma come mai Gesù ha potuto vivere solo tre anni, dal momento in cui ha iniziato a manifestarsi al mondo?»
Trent’anni di nascondimento vanno bene, poi da quando ha incominciato a rivelarsi, a essere sé stesso, è durato tre anni e poi L’hanno ucciso, eppure era un uomo perfetto.
Che difetti aveva Gesù? Nessuno, né umani né spirituali.
Gesù non aveva difetti, Gesù non aveva psicopatologie, Gesù non aveva squilibri psicologici, mancanze e, come va oggi di moda, ferite, non era un uomo ferito Gesù!
Gesù non aveva debolezze, se non quelle legate alla natura umana: mangiare, bere, dormire, lavarsi… ma Gesù non aveva debolezze.
Gesù era mitissimo, Gesù era buonissimo, Gesù era bellissimo, Gesù era intelligentissimo, sapientissimo…
Cos’è che Gesù aveva che non andava bene?
Era perfetto, sotto tutti i punti di vista, non Gli si poteva neanche rinfacciare una piccola cosa, perché Gesù non aveva niente, che Gli potesse essere rinfacciato.
Gesù non cadeva mai in errore, non sbagliava mai, Gesù non ha mai fatto uno sbaglio in vita Sua, era perfetto.
E come mai è durato tre anni? Strana questa cosa, solo tre anni!
Gesù faceva del bene a tutti, Gesù era poverissimo; oggi che va molto di moda la povertà, ecco, Gesù era poverissimo, era obbedientissimo ed era castissimo.
Non aveva soldi, non aveva niente, dipendeva tutto dal Padre, non seguiva la Sua volontà in niente, era la Verginità assoluta, il Re dei vergini, non c’era niente a cui attaccarsi.
Gesù ha fatto del bene a tutti, addirittura sfamava le folle, ha sfamato le folle dei cinquemila con i pani e i pesci, ha guarito una marea di persone malate, ha liberato tantissimi indemoniati, ha resuscitato i morti.
Ma quanto bene ha fatto quest’uomo?
A quante famiglie Gesù ha ridato la pace, la gioia, la serenità?
A quante persone il Signore ha ridato la luce?
Ha guarito i ciechi nati, ha rimesso in piedi gli storpi, un bene via l’altro.
Ha convertito i ladri, le prostitute, non ha fatto mai niente di male a nessuno, non ha mai fatto un torto a nessuno.
Quindi, uno che legge dice: «Ma perché l’hanno ucciso?»
Perché io ti uccida, deve succedere qualcosa, no?
Uno che fa solamente del bene, a nessuno viene il pensiero di ucciderlo, tanto più se questo mi moltiplica il pane da mangiare, così non vado neanche a lavorare!
Perché l’hanno ucciso?
Vedete, Gesù, secondo la nostra mentalità, aveva un difetto, uno solo, un difetto imperdonabile; questo difetto annulla tutte le altre cose buone, positive e divine, che Lui portava in sé, tutte! Le ha annullate tutte, davanti agli occhi del mondo, tutte!
Un difetto solo, un difetto per il mondo, si intende.
Gesù non sapeva tacere, questo è il Suo difetto!
Gesù diceva le cose chiare, questo è un difetto imperdonabile!
Guardate, se fosse andato a fare il male e avesse ammazzato come Barabba, infatti è finita così poi, Lo avrebbero liberato, e Barabba è un assassino.
Hanno preferito Barabba a Gesù, perché Gesù, e qui in questo Vangelo abbiamo un esempio, aveva questo difetto, che era proprio testone.
Non c’era verso di fargliela capire, che Lui avrebbe dovuto semplicemente stare zitto!
Se fosse vivo adesso Gli dovremmo dire: «Guarda, Gesù, fai così: Tu fai tutto il bene che vuoi, però non parlare! Se parli, parla solamente per dire le cose belle: che andiamo tutti in cielo, che ci vogliamo bene, che Tu ci ami, però non dire niente di più, così magari vivi ancora quindici, venti, trent’anni come gli altri! Non stare lì a spaccare il pelo nell’uovo, a fare i confronti, non stare lì a dire le cose in faccia agli scribi e ai farisei! Ma Gesù, non Te lo hanno spiegato che queste cose non si fanno? Se tu lo fai, muori!»
Niente da fare, non c’era verso di farGliela capire!
Qui ne combina una veramente incredibile. Gesù non ha mai capito cosa sia il politicamente corretto. Bisognerebbe mandarlo nelle nostre scuole di rieducazione del pensiero — che oggi sono diffuse — andrebbe indottrinato nel pensiero dittatoriale imperante di oggi, che è il politicamente corretto, perché Gesù, come vedete, è disobbediente e recalcitrante su queste cose.
Noi abbiamo detto: «Parola del Signore. Lode a Te, o Cristo!», ma chissà se abbiamo ben capito cosa abbiamo letto.
Abbiamo letto: “In quel tempo Gesù, nel tempio…”
Io dico: «Ma vai al mercato a dire queste cose! Vai mentre stanno mungendo le pecorelle! Ma perché vai nel tempio a dire questa roba qua? Dillo mentre sei con i Tuoi discepoli!»
No, Lui sta nel tempio, cioè vuol dire davanti a tutti, nel luogo più sacro della società!
Nel tempio, dove sapeva benissimo che c’erano dentro gli scribi e i farisei, lo sapeva benissimo, perché era invitato da loro! Nel tempio, sceglie proprio il tempio: “Gesù, nel tempio, diceva alla folla…”
Interessante, deve parlare alla folla e va nel tempio…
Ma, se devi parlare alla folla, vai al mercato!
No, va nel tempio, perché Lui “lo dice alla suocera, per farlo capire alla nuora”…
“Gesù, nel tempio, diceva alla folla il suo insegnamento…”
Uno dice: «Ama Dio!»
No! Lui non dice: «Ama Dio!»
«Voletevi bene!»
No! Non dice: «Voletevi bene!»
«Perdonatevi!»
No! Anche questa cosa non la dice.
Lui, nel tempio, alla folla riunita, con gli scribi e i farisei presenti, Lui dice: «Guardatevi dagli scribi…»
Vuol dire che ha preso la penna e si è firmato la condanna a morte.
Voi immaginatevi, come se fossimo nel tempio, qui avete intorno tutti gli scribi e i farisei, Gesù è qui al mio posto e vi dice: «A questi qua di dietro (che sono gli scribi e i farisei) state attenti!»
Immaginatevi… voi cosa pensate?
Voi siete tutti davanti, che guardate, e Lui vi dice: «Attenti agli scribi e ai farisei!»
E sono presenti, non è che lo fa alle spalle, come facciamo noi che stiamo lì nelle cricche nascosti a mormorare uno contro l’altro perché siamo vigliacchi, Lui lo dice in faccia: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti…»
E dice la verità, non dice bugie, dice la verità.
«Amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe, i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove, pregano a lungo per farsi vedere, essi riceveranno una condanna più severa».
Gli fa l’esame di coscienza pubblico, dice davanti a tutti i loro peccati, che tutti possono vedere.
Ecco, vedete qual è la differenza fra Gesù e noi?
È che Gesù osserva, Gesù valuta, Gesù pesa, Gesù è attento, non è superficiale, banale, tale che qualsiasi cosa per Lui va bene, no!
Infatti, quando poi c’è quella vedovella che va a mettere dentro i due soldini nel tesoro, neanche i discepoli si accorgono. Non è che gli altri guardano e dicono: «Guarda sta mettendo dentro due soldini…». No, perché tanto tutti guardano l’apparenza!
Gesù cosa critica negli scribi e nei farisei? Che sono sepolcri imbiancati: fuori sembrano bellissimi, devotissimi, amantissimi di Dio, mentre dentro sono pieni di ogni putridume, dice Gesù. Dentro sono pieni di rapina, di malvagità, di ipocrisia, di una vita doppia, e Gesù avvisa la gente, ma gli occhi li hanno anche gli altri!
Questa è la tristezza!
Ecco perché mi dà tristezza questo Vangelo!
Io dico: «Ma Gesù è dovuto morire per dire a me che il sole splende?»
Gesù è dovuto morire per dirmi che questo fiore è giallo, questo è un problema!
Ma io gli occhi non li ho per vedere, per capire che questo fiore è giallo?
Devo morire per dire agli altri: «Guardate che qua sull’altare ci sono i fiori gialli con le foglie verdi»?
Questa è una cosa incredibile!
Questo vuol dire che è un campanello di allarme serio per noi, perché vuol dire che la nostra coscienza…
Questo lo diceva già San Giovanni Paolo II, nella sua bellissima Esortazione post-sinodale Reconciliatio et paenitentia, quando diceva: «State attenti perché il dramma di oggi è la morte della coscienza, la coscienza che si è assopita».
Noi, come un branco di pecoroni, andiamo dietro alla massa, a quello che corre più veloce. Ma capite che non va bene? Il Signore ci ha dato una intelligenza, ci ha dato un cuore per vedere, per pesare e valutare.
Noi diciamo: «Ah, ma io non devo giudicare…» No, tu devi giudicare!
Il Signore ti dice che tu non devi giudicare il cuore della persona, certo, perché nel cuore di una persona nessuno entra, neanche nel cuore di un assassino. Noi non possiamo giudicare l’intenzione, il cuore di una persona, questo no, ma i fatti, ci mancherebbe altro!
Se uno ammazza, uno dice: «No io non ti posso giudicare, vai pure libero!»
No, no, ti giudico, eccome, tu hai ammazzato una persona e vai in galera!
Poi, tra te e Domineddio, ci penserà il Signore, ma i fatti li vediamo.
Perché non valutiamo i fatti?
Perché non distinguiamo le persone?
Perché hanno confuso Gesù con un ladro e un assassino, un rivoluzionario?
Perché hanno scelto Barabba al posto di Gesù?
Perché Barabba, seppure assassino, era politicamente corretto. Lui accarezzava le orecchie della gente, intercettava i desiderata delle persone, del mondo, lui andava dietro alla massa, quindi andava bene.
Hanno preferito un assassino al Figlio di Dio!
Guardate che questo rischio lo corriamo anche noi oggi.
Ciascuno di noi corre questo rischio e ciascuno di noi ogni giorno è chiamato a scegliere tra Barabba e Gesù Cristo, ogni giorno, oserei dirvi ogni minuto della nostra giornata siamo chiamati a scegliere tra Barabba e Gesù Cristo.
Di questa scelta noi dobbiamo rendere conto a Dio, perché questa vita passa, con tutte le sue pompe, tutte le sue bellezze, finisce, e noi ci presenteremo al Tribunale di Dio.
Andate a leggere, ve lo ripeto spesso, l’omelia di San Giovanni Maria Vianney “Il Giudizio particolare”, la trovate su internet.
Noi dovremo rendere conto a Dio di tutto.
Gli scribi e i farisei amavano l’apparenza, amavano il plauso, la stima, il consenso del popolo, non amavano Dio; amavano la quiete falsa, la pace falsa e soprattutto il compromesso.
Loro, infatti, erano in compromesso col potere temporale di Roma, e, chissà come mai, loro che tanto aspettavano il liberatore dai Romani, quando si sono trovati a mettere in croce Gesù Cristo, si sono trovati tutti d’accordo. Si sono trovati d’accordo Ponzio Pilato, Erode — che era un tipo che ve lo raccomando — scribi e farisei, cioè come mettere insieme il ghiaccio, il sole e poi non so quale altro elemento inconciliabile. Cose che mai sono andate d’accordo, mai hanno trovato una soluzione di continuità, mai hanno trovato intesa; sulla morte di Gesù Cristo, gli empi diventano tutti in asse, tutti trovano un accordo. Questa è una cosa incredibile, incredibile! Gli scribi e i farisei, corrotti e compromessi con il potere di Roma, trovano la loro intesa per mettere a morte Gesù.
E noi?
Attenzione che il peccato dei padri ricade sui figli!
Anche noi corriamo questo rischio, di non scegliere altro e altri, alla verità di Gesù.
Perché gli scribi e i farisei non volevano Gesù?
Perché Gesù non li faceva stare sereni, perché Gesù con le sue parole li inquietava, li turbava, li smascherava, rivelava a loro stessi e agli altri le loro ipocrisie, e quindi erano lì che digrignavano i denti, come dice il salmo, si consumavano, allora Lo uccidono, credendo di distruggerLo.
È bello che Gesù, seduto di fronte al tesoro, osserva come la folla getta le monete.
Guardate che il Signore guarda tutto, il Signore non è cieco, osserva tutto, è un grande osservatore Gesù. Gesù guarda le intenzioni del cuore, a Lui non interessa che tu butti dentro un barile di monete d’oro nel tesoro del tempio.
Lui dice a loro: «Avete visto quella lì?» Tutto il resto Lui non lo vede, non lo considera.
«Guardate quella signora lì! Lei ha dato tutto quello che aveva per vivere!»
Domanda: «Ma noi diamo al Signore tutto quello che abbiamo per vivere?»
E non parlo di soldi, troppo facile!
Io parlo di tutto ciò che ci serve per vivere bene; è ancora il discorso iniziale, cioè il consenso, cioè la stima degli altri, il plauso, la popolarità, cioè il tenere tutte le nostre barchette di cristallo in equilibrio per fare in modo che non ci siano problemi.
Ma questa è la vita di un Cristiano?
Ma Gesù nel Vangelo non dice che chi ama la propria vita la perderà, e chi odia la propria vita, a causa del Vangelo e a causa sua, e la perde, la guadagnerà?
Ma noi, in quale Vangelo crediamo? In quale Gesù crediamo?
Si vede nella nostra vita che noi stiamo rischiando tutto, come questa vedova, per il nome di Gesù, che noi stiamo dando tutto per il nome di Gesù?
Siamo al capitolo XII del Vangelo di Marco, voi pensate che, già al capitolo III, gli erodiani insieme agli scribi e ai farisei decidono di uccidere il Signore; al primo miracolo, quello della mano inaridita guarita in giorno di sabato, hanno già deciso di ucciderLo. Escono, e loro, che non sono mai stati d’accordo, fanno l’accordo per uccidere il Signore, al capitolo III, appena ha iniziato a muoversi!
Dobbiamo stare molto attenti che questo non succeda anche a noi, perché voi capite che, uccidere il Signore, lo possiamo fare anche noi oggi, nella nostra anima.
Vuol dire rinnegare la verità, vuol dire, come diceva Papa Giovanni Paolo II, mettere la nostra coscienza in una sorta di narcosi, di coma. Andate a leggere quella bellissima Esortazione post-sinodale del Santo Giovanni Paolo II, è una bellissima preparazione al Sacramento della Confessione! Lui lì spiega molto bene, dettagliatamente, cosa vuol dire e come si fa a vivere il Sacramento della Penitenza, lui denuncia e dice che la nostra società ha perso il senso del peccato e quindi ha perso il senso di Dio.
E infatti adesso tutto va bene, come dicevo all’inizio; siamo entrati nella dittatura del politicamente corretto, nelle scuole della rieducazione del pensiero. Se tu non pensi secondo il mondo, secondo la logica dominante, devi essere rieducato, in tanti modi. Ci sono tanti modi per rieducare le persone, per fare loro capire che devono cambiare il pensiero.
Guardate, i martiri che sono morti sotto le dittature ci insegnano che è meglio morire che perdere la lucidità della coscienza. Giovanni Paolo II diceva che la coscienza è come un sole dentro di noi, è la voce di Dio che ci parla. Meglio morire! Meglio vivere come quelli dell’Apocalisse, i decapitati dell’Apocalisse, che non hanno rinnegato Cristo e quindi sono stati uccisi, meglio questo!
Tanto, siccome il demonio ci tenta e ci dice: «No, ma guarda che…», noi dobbiamo rispondergli: «Ma vedi…io per quanti anni ancora vivrò? Quanti anni mi restano ancora da vivere? E devo buttare via la mia vita per che cosa? Per una manciata di mani che applaudono? Per il sorriso degli uomini? No, io devo finire la mia vita come ha fatto Gesù, per causa del Vangelo».
Del resto, Gesù è durato tre anni, poi l’hanno ammazzato, noi siamo vivi da molto più tempo, quindi ci è andata ancora meglio!
Quindi, in questa Santa Messa, con questa Eucarestia che riceveremo tra poco, chiediamo al Signore la grazia di parlare nella nostra coscienza, la grazia di poterLo ascoltare e di avere sempre il coraggio della Verità!
Sia lodato Gesù Cristo!
Sempre sia Lodato!
Letture del giorno
Prima lettura
1Re 17,10-16 – La vedova fece con la sua farina una piccola focaccia e la portò a Elia.
In quei giorni, il profeta Elia si alzò e andò a Sarèpta. Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso, perché io possa bere».
Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo».
Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d’Israele: “La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra”».
Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia.
Salmo responsoriale
Sal 145
Loda il Signore, anima mia.
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
Seconda lettura
Eb 9,24-28 – Cristo si è offerto una volta per tutte per togliere i peccati di molti.
Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte.
Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza.
Canto al Vangelo
Mt 5,3
Alleluia, alleluia.
Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Alleluia.
Vangelo
Mc 12,38-44 – Questa vedova, nella sua povertà, ha dato tutto quello che aveva.
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».