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D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 58

Falò sulla spiaggia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 58
Mercoledì 4 ottobre 2023 – San Francesco d’Assisi

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 11, 25-30)

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 4 ottobre 2023. Oggi festeggiamo San Francesco di Assisi. Non possiamo non rendere grazie al Signore per questo grandissimo santo che ci ha donato.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo undicesimo del Vangelo di san Matteo, versetti 25-30.

Continuiamo la nostra lettura e riflessione del testo di Bonhoeffer, Sequela.

La vittoria sull’altro viene solo dal fatto che la sua malvagità deve estinguersi, che essa non trova ciò che cerca, vale a dire un’opposizione e dunque un nuovo male a cui alimentare ancor più il proprio fuoco. Il male si riduce all’impotenza perché non trova più opposizione, più resistenza, ma è volontariamente sopportato e sofferto. Qui il male urta contro un avversario di cui non è più all’altezza. Certo, questo accade solo dove si sia rinunciato anche all’ultimo residuo di opposizione, dove sia totale la rinuncia a contraccambiare male con male. Il male qui non può raggiungere il suo scopo, di creare cioè altro male, e resta isolato. La passione passa nell’essere sopportata. Il male ha fine, se noi lasciamo, senza difenderci, che attraversi la nostra esistenza.

Ci fermiamo. Parole credo nuove per tanti di noi, parole vere. Quindi, la vittoria sull’altro che ci ha offeso viene solo dal fatto che questa malvagità, che lui ha dimostrato, deve estinguersi. E come si estingue la malvagità che l’altra persona ha manifestato con il suo comportamento, il suo dire? Ecco, si estingue quando non trova più ciò che cerca, cioè, quando non trova opposizione. Perché il male dell’altro, che vuol fare del male, cerca opposizione per alimentare il suo male. Quindi, non trovando un nuovo male — la mia opposizione — non può alimentare il suo fuoco, si auto-estingue. Quindi scrive Bonhoeffer che questo male si riduce all’impotenza perché non trova resistenza, non trova opposizione.

Ma cosa trova? Non può trovare il nulla, trova sopportazione e sofferenza, come Gesù sulla Croce, lungo il calvario, davanti al sinedrio. A questo punto Bonhoeffer scrive che il male urta contro un avversario che non è più alla sua altezza o, meglio, lui non è più all’altezza di questo avversario; perché la sopportazione e la sofferenza superano il male che gli viene addosso. Ma perché questo accada, perché ci sia vera vittoria, bisogna che ci sia rinuncia anche all’ultimo residuo di sopportazione. Dev’esserci proprio una rinuncia totale a contraccambiare il male col male. Deve essere chiaro: devo rinunciare totalmente a ricambiare il male col male. In questo modo, non potendo raggiungere il suo scopo — cioè, di creare altro male — il male rimane isolato. Avete capito? Ora sentite che bella questa frase, come è bella perché è vera:

Il male ha fine, se noi lasciamo, senza difenderci, che attraversi la nostra esistenza.

Bellissimo! Quindi, il discepolo di Gesù incontra e sente il male ma permette al male di trapassarlo, cioè di passare oltre, di attraversarlo senza difendersi. Diventa come permeabile al male, il male lo attraversa. Come se noi prendessimo una garzina e rovesciassimo sopra dell’acqua: l’acqua attraversa la garza. La garza non si difende, permette all’acqua di oltrepassarla; si bagna — certo si bagna — ma poi si asciuga. L’acqua se ne è andata, lei si è asciugata — dopo, al sole, che è Gesù Eucarestia — e torna garza come prima. Questo è il discepolo di Gesù: il male lo attraversa, come l’acqua con la garza, lo bagna, cioè, lo fa soffrire, lo fa patire, lo fa anche morire, come Gesù sulla croce, ma poi il calore dello Spirito Santo asciuga quella garza e la restituisce alla sua naturale bellezza; l’acqua se n’è andata e la garza è tornata come prima. E noi dobbiamo fare così, solo in questo modo noi vinceremo il male. Infatti, la garza non ha trattenuto niente di quell’acqua, perché la maggioranza dell’acqua è passata, quella che è rimasta evaporerà. Quindi la garza non ha preso niente. Se si fosse opposta, se avesse opposto resistenza a quel male, cosa sarebbe successo? Eh… sarebbe successo quello che succede quando c’è un tombino intasato e l’acqua del temporale impetuoso, invece di scorrere via e lasciare libere le strade, a causa del tombino intasato che fa tappo, crea un disastro; si fa una pozza d’acqua che rende addirittura inagibili le strade e poi fa molti altri danni. Noi siamo stati fatti per essere attraversati dal male, non per trattenerlo, non per opporci, non per ricambiare male con male, non per difenderci; perché? Perché la nostra difesa riposa nelle mani del Padre: è lì che riposa la nostra difesa.

Che bella questa immagine: nostro Padre che conserva, ha cura, protegge, difende, gestisce tutta la nostra vita, tutta la nostra persona. E noi lì andiamo a riporre tutta la nostra difesa. Prosegue:

Nel fatto che il seguace di Gesù non se ne macchia a sua volta e li sopporta senza difendersi si fa palese che offesa e oltraggio sono peccato.

Questo non va mai dimenticato: offesa e oltraggio sono peccato; sono peccato contro la carità. Quando noi offendiamo qualcuno, qualunque sia la ragione, quando noi oltraggiamo qualcuno, qualunque sia la ragione, noi commentiamo un peccato contro la carità. Tanto è più grande l’offesa, tanto più grave sarà il peccato.

Quand’ero ragazzo i miei genitori mi dicevano sempre: “Ricordati, Giorgio, se vieni offeso e hai ragione nel momento in cui ti metti a insultare e a offendere l’altra persona tu, automaticamente, passi dalla parte del torto, anche se hai tutte le ragioni della terra. Ma per il fatto che tu hai scelto di insultare, di oltraggiare l’altro, anche se avevi ragione, tu automaticamente passi dalla parte del torto. Ed è vero. Gesù non ha mai fatto niente del genere, e ha rimesso la sua causa nelle mani del Padre. E quando volevano tirarlo dentro alle questioni, a tutte le querelle politiche nazionali, Gesù se n’è guardato bene, se n’è stato ben lontano e ben fuori da queste cose. Viveva nel suo tempo ma “Figlio del Padre”. Qualcuno dice: “Gesù è figlio del suo tempo”, no, Gesù è figlio del Padre, non è figlio del suo tempo. Il tempo non genera nessuno, non esiste il tempo generativo, il tempo non crea. Il tempo è il tempo, non ha né facoltà generativa, né facoltà creativa. Gesù non procede dal tempo: Gesù è il figlio del Padre. Questo è molto importante. Andiamo ogni tanto a rileggerci il Credo… 

Prosegue:

L’atto di violenza è giudicato dal fatto che nessuna violenza gli si oppone.

Il fatto che noi non opponiamo resistenza è un giudizio. Quando il violento non si vede opporre violenza, quell’atto non è un atto passivo, è un atto sommamente attivo, perché è un atto di giudizio. L’atto con cui tu sei stato violento viene istantaneamente giudicato dalla mia scelta di non oppormi.

L’ingiusta pretesa alla mia veste viene posta nella sua luce meschina dal fatto che io dono anche il mantello,

“Vuoi la veste? Ti lascio anche il mantello e così ti faccio vedere quanto sei meschino”, ti svelo a te stesso.

lo sfruttamento del servizio da me reso diventa visibile per quello che è perché non vi pongo limiti.

Eh, certo: non ponendo limiti, si fa vedere benissimo quanto tu sei malvagio, quanto tu sfrutti. Perché emerge in modo perfetto.

La disponibilità a concedere tutto ciò che ci vien richiesto è la disponibilità ad essere soddisfatti unicamente di Gesù Cristo, a voler seguire solo lui. Nella volontaria rinuncia a difendersi trova conferma e manifestazione esplicita il vincolo incondizionato del seguace a Gesù, la libertà, l’affrancamento dal proprio io. Proprio e soltanto nella esclusività di questo vincolo il male può essere vinto.

Certo, certo: il male si vince solamente grazie al vincolo che abbiamo con Gesù. Quindi, la disponibilità a concedere ciò che ci viene richiesto, dice la disponibilità che noi abbiamo di essere soddisfatti solo in Gesù. Significa che non mi interessa altro. Vuoi quello? Va bene. Sei contento ad offendermi, a mancare di rispetto, a calunniarmi, a diffamarmi? Va bene. Io sono disponibile, perché quello che mi interessa, quello che mi soddisfa veramente, è solo Gesù, seguire Lui. Quindi “la rinuncia alla difesa è la manifestazione del vincolo incondizionato del seguace di Gesù”. «La libertà è l’affrancamento dal proprio io», che bello! Colui che rinuncia a difendersi, dice: io sono libero dal mio io, non voglio essere schiavo del mio io. Questo vincolo a Gesù, esclusivo, totale, totalizzante, è ciò che vince il male.

 E qui mi fermo perché domani vedremo, sempre in questo paragrafo, un affondo particolare, che fa Bonhoeffer che è meglio affrontare con calma fin dall’inizio, dandoci del tempo.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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