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Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli…

Gesù indica Gerusalemme

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di giovedì 29 ottobre 2020

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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QUANTE VOLTE HO VOLUTO RACCOGLIERE I TUOI FIGLI…

Eccoci giunti a giovedì 29 ottobre 2020, abbiamo letto il Vangelo di oggi tratto dal cap XIII di San Luca vv 31-35.

Tra i diversi spunti che ci offre ce n’è uno in particolare che mi sembra bene sottoporre alla nostra attenzione:

“Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te”

Quante volte Dio ci ha mandato qualcuno, qualcosa, quante volte noi abbiamo ucciso attraverso la distrazione, la superficialità, la dimenticanza, il disinteresse, quante volte abbiamo ucciso ciò che Dio ci ha mandato. Tutte le grazie hanno un tempo, un tempo che poi non torna più. Ciò che ci viene dato oggi noi non sappiamo per quanto ci verrà dato. Dobbiamo chiederci come trattiamo le cose, i segni, le persone, le parole che Dio ci manda. Dobbiamo valutare come trattiamo tutto questo. Abbiamo tutti, tante cose da fare, è un correre continuo, litighiamo per le code che dobbiamo fare, poi in questo momento di tensione così forte basta un niente che scoppiano le polemiche, il nervosismo, gli insulti.

Di fronte a tutto questo quanto noi pensiamo alla Vita Eterna, all’incontro che poi avremo con Gesù per sempre?

Quando ci presenteremo davanti a Dio che cosa ne sarà di noi?

Quante occasioni sprecate, pensiamo ai nostri genitori, agli educatori che abbiamo avuto nella nostra vita, agli incontri significativi, alle parole che abbiamo ascoltato.

Cosa ne abbiamo fatto?

Poi dopo succede quello che è successo a Gerusalemme.

“Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!”

Non abbiamo voluto essere raccolti da Dio, e Lui come una Chioccia cerca di tenerci presso di sé.

  • Perché non abbiamo voluto?

Perché vogliamo fare quello che vogliamo, perché non vogliamo legami, non vogliamo dipendere, non vogliamo obbedire, non vogliamo essere in relazione profonda con qualcuno, non lo vogliamo.

Quante volte anche le nostre case non sono luoghi di relazioni profonde.

  • Perché si inserisce il peccato nella nostra vita? Perché si inserisce l’adulterio, il tradimento della nostra moglie o del nostro marito? Perché si inserisce la menzogna dei figli verso i genitori che non dicono la verità, che mentono? Perché si inserisce tutto questo nella nostra vita?

Perché non viviamo relazioni profonde innanzitutto con Dio, poi con l’uomo, prima con Dio poi con i fratelli. Se non impariamo ad amare Dio veramente, non potremo mai amare gli altri veramente. Se non si instaura una relazione profonda è chiaro che vado a cercare altrove, è ovvio. Mi attacco alla bottiglia e bevo, per forza, perché non ho niente. Non è per solitudine, altrimenti si attaccherebbero alla bottiglia solamente i celibi, i nubili, gli eremiti, no, alla bottiglia si attaccano un po’ tutti.

  • Perché mi attacco?

Perché non ho relazione. Ricordate il Piccolo Principe quando la Volpe dice:

“Se tu mi addomestichi, se accetti di addomesticarmi, poi io sarò tua e tu sarai mio. Ci apparterremo l’uno all’altro e io ti aspetterò, e tu mi aspetterai”

  • Ma noi chi aspettiamo?

Alle volte le famiglie sembrano più una SPA che famiglie, non tutte grazie al Cielo, ma ci sono queste esperienze brutte, perché non si sente questa relazione profonda. Anche con Dio, queste Chiese con dentro gente che prega, che crede, che è devota ma anche gente distratta, gente stanca, gente che non ha relazione profonda.

Il peccato non è la fragilità dell’uomo.

“Padre ho peccato perché sono debole, fragile”

Anche San Luigi Gonzaga, anche San Giovanni della Croce, anche Santa Faustina Kowalska erano deboli e fragili, però avevano relazioni profonde con Dio. Se non le abbiamo è perché non le vogliamo. Le relazioni profonde vanno custodite, vanno coltivate, vanno difese, bisogna rischiare tutto, in una relazione rischi tutto.

Ricordate Abramo e il suo sacrificio del figlio Isacco, Kierkegaard dice che:

“Abramo può offrire quel sacrificio, di Isacco, perché lo ama infinitamente, solo perché lo ama infinitamente”

Solo perché lo ama infinitamente può offrire quel sacrificio, di più da dare a Dio non aveva nulla, questa è la prova della fede. Noi dobbiamo lasciarci raccogliere da Dio lasciarci portare da Dio.

“Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete più”

Nella vita possono capitare tante disgrazie, ma questa è la peggiore:

“La vostra casa è abbandonata a voi”

Siete lasciati a voi stessi, questa è veramente la disgrazia più grande, essere abbandonati a noi stessi.

  • Quando veniamo abbandonati a noi stessi?

Quando non accogliamo poi Dio, le ispirazioni di Dio, la Presenza di Dio, la vicinanza di Dio, l’Amore di Dio e allora scattano i peccati quale conseguenza di questo non essere più, ma l’abbandono innanzitutto avviene quando noi non vogliamo più essere raccolti, accogliere i mandati da Dio, che può essere un’omelia, il consiglio di una mamma, la testimonianza del padre, l’amico, può essere tutto che ci parla di Dio.

E’ abbandonata la casa del superbo, dell’orgoglioso, dell’autosufficiente, di colui che si inganna. Avere una vita di fede, amare Dio non vuole dire innanzitutto osservare delle regole, ma come ha fatto Abramo vuol dire vedere tutta la propria vita investita dalla Presenza di Dio:

“Signore se oggi sono qua, se oggi faccio quello che faccio, se oggi resto attaccato con le unghie e con i denti a questa mia storia è solo per Te”

Questo vale più di mille preghiere. Una mamma e un papà che rimangono dove sono solo per rispondere con fiducia, per abbandonarsi con fiducia nelle braccia di Dio:

“Rimango qui dove sono anche se tutto mi spingerebbe ad andarmene, a fare altro, rimango qui, perché mi fido di Dio”

Abramo viene mandato in un luogo sconosciuto, nel deserto, da solo con questo figlio sul monte a offrirlo in sacrificio, Kierkegaard scrive:

“Abramo abbandona la sua intelligenza e prende al suo posto la fede”

Bisogna abbandonare la propria intelligenza e prendere la fede. Mai come in questo tempo storico ne abbiamo bisogno. Abbiamo fatto la Pasqua chiusi senza Messe nel lockdown totale, spero tanto di sbagliarmi ma temo che faremo il Natale allo stesso modo, forse dobbiamo prepararci a fare il Natale chiusi e forse senza Messe se non quella in televisione. E’ comprensibile vedere tanta sofferenza e anche tante reazioni, oggi qualcuno mi diceva:

“Padre devo scegliere se morire di fame o di Covid, non ho altre alternative, ho superato un lockdown ma non potrò superare il secondo, quindi devo scegliere”

Quando la sera vado a letto e sento qualche scoppio, qualche grido, prego sempre il Signore che non ci siano dissidi, rivolte, saccheggi, gente che viene arrestata, percosse, per tutti, per la gente, per la polizia, sono situazioni drammatiche, c’è una disperazione ed è comprensibile, è una situazione veramente drammatica.

Come cristiani cosa possiamo fare e dire?

Credo che la cosa più bella che possiamo fare è pregare e affidarci a Dio, supplicare Dio, non metterci anche noi dentro a queste polemiche, a questa pulsionalità, dobbiamo veramente tanto pregare il Signore. Ricordate Ninive:

“Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta”

Ninive cosa fa?

Si converte, cambia vita.

Dentro a questa situazione penso che non rimanga altro che tanta preghiera, la stessa cosa che vi dicevo a marzo, aprile e maggio.

  • In tutta questa storia che mi investe, Dio cosa mi vuole dire? Cosa si aspetta da me?

Monsignor Romero, meravigliosa figura, Arcivescovo metropolita di San Salvador, dovette scegliere tra sposare la teologia della liberazione, quindi imbracciare le armi come tanti Sacerdoti hanno fatto per difendere il popolo, oppure no, e lui ha scelto di non sposare la teologia della liberazione e di non imbracciare le armi, di difendere il popolo ma con la preghiera, con la predicazione, con i Sacramenti, con lo stare in mezzo alla gente a parlare alla gente, le sue omelie venivano trasmesse attraverso radioline a questa povera gente, poi lo ammazzeranno durante la Santa Messa, e verrà anche abbandonato e tradito dai suoi Sacerdoti, i quali poi capiranno che la scelta giusta era quella.

La scelta giusta è sempre quale di portare il popolo di Dio a Dio.

Come Sacerdoti siamo chiamati a far ragionare tutti sulla Presenza oggi di Dio qui in questa storia. Come Ninive siamo chiamati a tornare al Signore con una grande conversione, mettendo ordine nella nostra vita, mettendo bellezza, purezza, verità, perdono, concordia, impegno, serietà. Credo non ci sia un’altra strada, dobbiamo imparare a lasciarci raccogliere dal Signor e con i mezzi che sa Lui e vuole Lui e a chiedergli la grazia di non voler essere abbandonati. In fin dei conti se uno è abbandonato è perché lo vuole essere, con il suo comportamento.

Da oggi la Francia chiude tutto e quindi si ricomincia, prepariamoci perché non credo che non manchi molto, e stringiamoci al Signore, non facciamoci prendere dalla disperazione, dallo sconforto, dall’ansia. A me quando vengono certi pensieri di tristezza guardo il mio Crocifisso e poi dico:

“Giorgio concentrati sullo studio, devi studiare, impegnati lì, non farti portare via la testa dalle ambulanze che continuamente sento girare qui, dalle notizie, resta ancorato alla storia che Dio sta scrivendo, che oggi per te è lo studio, per voi sarà la famiglia o altro. Continua ad andare avanti lì.”

Come Noè dobbiamo continuare a costruire la nostra Arca, senza badare a nulla e nessuno, costruiamo la nostra Arca fatta di Fede, Speranza e Carità, questi sono gli elementi costitutivi della nostra Arca.

Vi auguri con tutto il cuore di riuscire a prepararvi bene, sappiamo cosa ci sta aspettando, affrontando tutto questo con un animo profondamente cristiano e ricordiamoci che non siamo soli e ricordatevi che non siete soli, mai!

E la benedizione di Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e soprattutto su coloro che maggiormente soffrono, e con voi rimanga sempre con voi. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato

Giovedì della XXX settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

VANGELO (Lc 13,31-35)
Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme.

In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere».
Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”.
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”».

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