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D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 6

Falò sulla spiaggia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 6
Venerdì 11 agosto 2023 – Santa Chiara, Vergine

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 16, 24-28)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.
In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a venerdì 11 agosto 2023. Oggi festeggiamo Santa Chiara, Vergine. Quindi tanti, tanti, tantissimi carissimi auguri a tutte coloro che si chiamano Chiara, bellissimo nome.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo sedicesimo del Vangelo di San Matteo, versetti 24-28, che, diciamo, è proprio il Vangelo perfetto per il ciclo di meditazioni che stiamo facendo sulla Sequela di Bonhoeffer. Beh, diventa la sintesi di tutto quello che abbiamo detto in questa prima parte, questo primo paragrafo che abbiamo affrontato, ma diventa anche un po’ l’orizzonte nel quale è collocato tutto il testo che stiamo analizzando della Sequela di Bonhoeffer. Non dobbiamo mai dimenticare questo testo, quindi Matteo 16, 24-28: 

«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua…»

Questa è la sequela. 

E allora quest’oggi iniziamo un nuovo paragrafo intitolato “La chiamata alla sequela”. Ecco, vedete, molto, molto bello, sono sicuro vi piacerà tantissimo perché è veramente bello. Scrive Bonhoeffer:

«Nel passare di lì, Gesù vide Levi, figlio di Alfeo, seduto al banco della gabella, e gli disse: seguimi, ed egli si alzò e lo seguì» (Mc 2,14)

Adesso Bonhoeffer commenta: 

La chiamata risuona, e senza ulteriore mediazione segue l’azione ubbidiente di colui che è stato chiamato. La risposta del discepolo non è una confessione verbale di fede in Gesù, ma l’azione ubbidiente. Come è possibile questa immediata corrispondenza di chiamata ed ubbidienza? Per la ragione naturale si tratta di un fatto assolutamente scandaloso; la ragione naturale non può fare a meno di impegnarsi a scindere questa stridente successione di eventi: deve subentrare un termine medio, c’è qualcosa che dev’essere chiarito.

Per la ragione naturale c’è un termine medio che deve stare in mezzo tra la chiamata e l’obbedienza. Come appunto lui dice. com’è possibile questa corrispondenza tra chiamata e ubbidienza? Tra le due (chiamata e obbedienza) — che sono talmente forti — ci deve essere un qualcosa che sta in mezzo. 

In ogni caso si deve trovare una mediazione, di tipo psicologico, oppure storico. Ci si chiede, stoltamente, se il pubblicano non abbia conosciuto Gesù già in precedenza, e se non sia questo il motivo per cui egli è pronto alla sequela sulla base della chiamata. 

Vedete, già a quel tempo c’era qualcuno che diceva: “Non è che Gesù è passato, l’ha chiamato, quello si è alzato, ha lasciato tutto ed è andato, ma no! Il pubblicano sicuramente conosceva già Gesù in precedenza. È per questo che Gesù si è permesso di dire «vieni e seguimi» e lui subito si è alzato”. Anzi, stando al testo, Gesù dice solamente “seguimi”. Quindi a coloro che dicono che si erano conosciuti prima Bonhoeffer dice che questo è un discorso da stolti, non è vero. Il Vangelo non lo dice e poi non è vero. 

Ma proprio su questo punto il testo mantiene un tenace silenzio; ciò che per esso conta è proprio la corrispondenza assolutamente immediata di chiamata e azione.

Il testo non dice che si conoscevano prima, quindi a quelli che dicono “No, si conoscevano già prima” si può rispondere: “Ma tu come fai a saperlo? Dove l’hai letto?” E poi, secondo voi, se si fossero conosciuti prima, l’evangelista non l’avrebbe detto? Per esempio, io avrei scritto: “Nel passare di lì Gesù vide Levi, figlio di Alfeo, che già conosceva/ si erano già incontrati/ era un suo amico/ un suo seguace/ un suo discepolo, — quello che volete — seduto al banco della gabella, e gli disse…” Capite? Avrei scritto che si conoscevano, perché nasconderlo? Quindi è molto probabile che non si conoscessero. Ad ogni buon conto, la Scrittura non lo precisa, resta in silenzio. E questo è importante: rispettiamo questo silenzio. Il testo mantiene un tenace silenzio, perché ciò che per esso conta non è se lo conoscesse o no, ma è la corrispondenza assolutamente immediata di chiamata e azione. 

Scrive Bonhoeffer:

Il testo non ha alcun interesse per le possibili motivazioni psicologiche che sottostanno alle pie decisioni di un uomo. 

L’Evangelista non vuole fare lo psicanalista. 

Perché questo? Perché c’è un solo un motivo valido per questa corrispondenza fra chiamata e azione:

Non è una questione psicologica, non è una questione basata sulla conoscenza. Io potrei conoscere una persona da anni e se questa passa e mi dice “seguimi”, io potrei rispondere: “Cosa vuoi? Ma chi sei? Ma perché? Ma non ho voglia!”. Quindi c’è un solo motivo valido per questa corrispondenza fra chiamata e azione, fra chiamata e obbedienza, e qual è questo motivo? 

Gesù Cristo stesso. È lui che rivolge la chiamata. Per questo il pubblicano lo segue. L’autorità incondizionata, immediata e non giustificabile di Gesù è ciò che viene testimoniato in questo incontro. 

Quindi: autorità incondizionata, immediata, non giustificabile. Gesù non deve dare spiegazioni, non da spiegazioni, è un’autorità, la sua, immediata e incondizionata. 

Non c’è alcun dato che preceda e non c’è altro che segua se non l’ubbidienza di chi è chiamato. 

È verissimo ed è bellissimo. C’è solo l’obbedienza: Gesù chiama, lui obbedisce, fine. Non c’è altro. 

Il fatto che Gesù sia il Cristo gli conferisce il potere di chiamare, di pretendere obbedienza alla sua parola. Lo può fare e lo fa. Gesù chiama alla sequela non come maestro e modello, — attenti — ma come Cristo, il figlio di Dio. Per cui in questo breve testo si annuncia Gesù Cristo e la pretesa che Egli avanza sugli uomini, nient’altro. 

C’è l’annuncio di Gesù e la pretesa. Lui lo fa in nome dell’essere figlio di Dio. 

Nessuna lode viene rivolta al discepolo e al suo modo risoluto di essere cristiano.

 Non è che: “Ah bravo che hai seguito subito il Signore, come sei stato obbediente!” No, niente. 

Lo sguardo non deve rivolgersi a lui, ma solo a colui che chiama, al potere che gli è proprio. Non si tratta neppure di indicare una via alla fede, alla sequela: non c’è altra via alla fede che l’ubbidienza alla chiamata di Gesù.

Punto. Dai, ditemi se non sono belle queste parole! Ditemi se non vi incendiano il cuore. Avessimo centinaia di predicatori così saremmo tutti santi. Quindi lo sguardo — del lettore, in questo caso, oppure di colui che assiste a questa chiamata — deve essere rivolto totalmente a Gesù e al suo potere di figlio di Dio che chiama: “Seguimi”. A questo imperativo! 

Ed è vero: 

Non si tratta neppure di indicare una via alla fede, alla sequela.

Non ti sta indicando una via alla fede, alla sequela. Perché? 

Non c’è altra via alla fede che l’ubbidienza alla chiamata di Gesù.

Solo questo. Uno dice: “Ma qual è la via per avere fede?” Obbedisci alla chiamata di Dio; tu obbedisci e vedrai la tua fede volare. 

Sentite la domanda che pone adesso Bonhoeffer:

Che cosa si dice sul contenuto della sequela? 

La sequela che contenuto ha? Risposta: 

Seguimi, vieni dietro a me! Questo è tutto. Andare dietro a lui è un qualcosa assolutamente privo di contenuto. Non è in effetti un programma di vita, la cui realizzazione possa apparire sensata, non è uno scopo, un ideale verso cui si possa tendere. Non è affatto qualcosa per cui, secondo l’opinione umana, possa valere la pena di mettere in gioco qualcosa o addirittura se stessi.

È il Vangelo di oggi! Il contenuto della sequela è “Seguimi, vieni dietro a me” e noi aggiungiamo “rinnega te stesso, prendi la tua croce e seguimi”. Il Vangelo di oggi! Questo è tutto. Ed è vero che andare dietro a Gesù è qualcosa di assolutamente privo di contenuto. Non c’è un contenuto, c’è un seguire. C’è un verbo di movimento. “Tu seguimi” — “Ma cosa devo fare?” — “Non ti preoccupare di niente, tu seguimi”. 

Sapete, ci sono persone, che io personalmente chiamo le persone del canto “io domando”, che fanno domande in continuazione, su tutto! Non so neanche come possano venire loro in mente tutte queste domande.

“Qui non c’è contenuto” — “Perché? Per come? Per quando?” — “No, tu seguimi”. E, ovviamente, Levi, figlio di Alfeo non dice: “Perché? Quando? In che senso? In che modo? Ma posso fare questo? Ma posso fare quello? Ma posso fare quell’altro?” No! Si alza e se ne va! Punto, fine. 

Non è un programma di vita. “Seguimi” non è un programma di vita dove entra in gioco la sensatezza. Non è uno scopo, non è un’ideale. Non è neanche qualcosa per cui vale la pena di mettere in gioco se stessi. 

Allora lui scrive:

E che cosa accade a questo punto? 

Quindi, detto tutto questo, Bonhoeffer si dice, sentite:

Il destinatario della chiamata lascia tutto ciò che ha, non per poter fare qualcosa di particolarmente pregevole, ma semplicemente per amore della chiamata, perché altrimenti non potrebbe andare dietro a Gesù. A questo agire per sé non è conferito il minimo valore. Resta in sé stesso completamente privo di importanza, privo di rilievo. Si tagliano i ponti alle spalle, e si procede semplicemente in avanti. Si è chiamati fuori e si deve semplicemente «fuoriuscire» dall’esistenza condotta fino a quel momento, si deve «esistere» nel senso più rigoroso della parola. La realtà vecchia resta alle spalle, viene totalmente abbandonata. Dalle relative sicurezze della vita il discepolo viene proiettato alla piena insicurezza (ma in effetti all’assoluta sicurezza e protezione della comunità di Gesù); dal controllabile e calcolabile (ma in effetti del tutto sfuggente) al totalmente incontrollabile e contingente (ma in effetti all’unica realtà necessaria e di cui si possa tener conto); dal campo delle possibilità finite (ma in effetti delle possibilità infinite) al campo delle possibilità infinite (ma in effetti all’unica realtà liberante). Ma questa a sua volta non è una legge universale, anzi è l’esatto contrario di ogni forma di legalismo. E, di nuovo, non è altro che il vincolo al solo Gesù Cristo, cioè proprio la totale eliminazione di ogni volontà programmatica, di ogni idealità, di ogni legalismo. Perciò non è possibile altro contenuto, dato che appunto Gesù è l’unico contenuto. Accanto a lui non c’è più alcun altro contenuto. Il contenuto è lui stesso. 

Bellissima! L’abbiamo visto anche ieri, ve ne ho letta un’anticipazione.

Diciamo due parole: cosa accade a questo punto? Il destinatario è chiamato a lasciare tutto. E non perché fa qualcosa di particolarmente pregevole, ma semplicemente per amore della chiamata, perché sennò non può andare dietro a Gesù. E a questo agire di per sé non è conferito il minimo valore. Tu sei chiamato, tu segui punto. Senza applausi. 

Interessante: “Si tagliano i punti, si procede avanti, si va avanti, si va fuori”. “Uscire dalla vita condotta fino a quel momento”.  La realtà vecchia resta alle spalle, viene abbandonata, si perdono le sicurezze. Si perde il controllo, il calcolo.  Si entra nel totalmente incalcolabile e contingente, nel campo delle possibilità infinite. Il solo vincolo è Gesù. Quindi scompare ogni volontà di programmare, ogni legalità, ogni legalismo. Non è possibile altro contenuto, dato che Gesù è l’unico contenuto. E accanto a lui non c’è nient’altro, perché il contenuto è Lui stesso. 

Oggi mi fermo qui perché mi sembra che, anche se non abbiamo letto tantissimo comunque è densa, molto densa. Credo che abbiamo bisogno di rifletterci, di meditarci, e la testimonianza di Santa Chiara ci può essere di grandissimo aiuto, insieme a quella di San Francesco.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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