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Soffrire con amore – La mistica della riparazione, di don Divo Barsotti pt.5

Mistica della riparazione

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Soffrire con amore – La mistica della riparazione, di don Divo Barsotti pt.5
Domenica 11 agosto 2024 – Santa Chiara, Vergine

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 6, 41-51)

In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: “Io sono il pane disceso dal cielo”. E dicevano: “Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?”.
Gesù rispose loro: “Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 11 agosto 2024. Oggi festeggiamo santa Chiara, vergine. Quindi auguri di cuore a tutte coloro che portano questo bellissimo nome.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal sesto capitolo del Vangelo di San Giovanni, versetti 41-51. 

Ecco, credo che ci sia un’espressione di Gesù che dovrebbe essere sempre presente nei nostri pensieri:

Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato… Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me.

Quindi, Gesù certamente spiega e predica il Regno di Dio, però c’è qualcuno a cui non va mai bene, non è mai sufficiente, ed è anzi motivo di mormorazione. 

Non è un problema di logica, Gesù è la logica, è il logos. Non è un problema di ragionamento, non è un problema di evidenze, non è un problema di capacità retorica perché nessuno più di Gesù sa annunciare, sa predicare. 

No, no, è proprio un problema di cuore e di mente. Queste persone che, di fatto, non sono state attirate dal Padre verso Gesù, queste persone che non hanno ascoltato il Padre, non hanno imparato dal Padre, per questo non sono attratte a Gesù e da Gesù, perché non vanno alla scuola del Padre. 

Solo chi va alla scuola del Padre è attirato a Gesù e va a Gesù. E chi vive così non ha bisogno di mille ragionamenti, perché le cose appaiono come “autoevidenti”. Ci sono persone che guardano una realtà, che può essere una persona, che può essere una predica, che può essere una situazione, che può essere un accadimento, che può essere un incontro, e immediatamente capiscono, percepiscono, che lì c’è il Signore oppure non c’è il Signore, che quella cosa è bene o quella cosa è male; lo avvertono proprio dentro, interiormente, avvertono che lì non c’è Dio, oppure che lì c’è Dio, e quindi, in relazione a questo, poi decidono e si muovono, perché hanno un rapporto autentico, vero, con il Padre. E ci sono persone che, nonostante mille evidenze, come nel caso qui del Vangelo vanno avanti imperterrite per la loro strada e non c’è niente che possa minimamente scalfire le loro idee e le loro ragioni.

E questo cosa ci fa dire? Questo ci fa dire una cosa sola, che è inutile stare a discutere e fare disquisizioni. È proprio assolutamente inutile, perché tanto se uno non riesce a vedere, se uno non è attirato, tu puoi dire tutto quello che vuoi. Infatti, è così, funziona sempre così: non si cava un ragno dal buco, quando ci sono certe situazioni, certe chiusure.

Continuiamo la lettura del libro di don Divo Barsotti, La mistica della riparazione. Siamo arrivati a questo nuovo capitolo; vedete che sono capitoli molto brevi e molto densi.

COLLABORATORI DI CRISTO

Dobbiamo essere coscienti della nostra missione: con Cristo, in lui, dobbiamo redimere il mondo nella misura in cui soffriamo. Uniti a Cristo nella carità, ma solidali col mondo, dobbiamo cooperare alla sua redenzione: ognuno di noi coopera alla redenzione se in lui vive la carità di Dio.

Quale grande missione! Accettiamola e benediciamo Dio che ha voluto chiamarci a collaborare con lui. Non possiamo sottrarci alla sofferenza in altro modo che sottraendoci all’amore. E anche se ci sottraessimo all’amore soffriremmo ugualmente, ma della sofferenza dei dannati. C’è infatti la sofferenza di Cristo che redime, ma c’è anche la sofferenza non accettata per amore, la sofferenza che rimane inutile e che è segno di una nostra condanna.

Amare: ecco la vita del cristiano. Amare così da non poter sopportare più nessuna pena per i nostri fratelli, così da assumere nel nostro spirito l’angoscia e il dolore di tutti, perché per l’amore di Dio che vive nei nostri cuori sia salvato con noi tutto il mondo.

È necessario comprendere prima di tutto il piano divino della redenzione umana: l’Uno che salva tutti, e in lui i pochi che salvano i molti. Nella misura in cui siamo santi, in cui siamo nel Cristo, anche noi dobbiamo rappresentare, e rappresentiamo di fatto sempre di più, tutta l’umanità dinanzi a Dio. La rappresenteremo non separandoci da essa, ma portandone il peso del peccato su di noi, perché soltanto in questo modo si può rappresentare in modo veritiero l’umanità dinanzi al Padre; non in quanto siamo peccatori, ma in quanto portiamo di tutti i peccati il peso e il gravame dinanzi a Dio.

Altra cosa sarebbe esser solidali col mondo nel peccato: in questo caso saremmo anche noi separati da Dio, non più salvatori, ma piuttosto bisognosi di essere salvati e redenti. Invece, nella misura in cui siamo redenti, nella misura in cui abbiamo risposto al Signore, ma anche nella misura in cui vogliamo tendere alla perfezione divina della carità, dobbiamo sentirci impegnati ad assumere il peso, il castigo del peccato umano, e non dobbiamo sottrarci alla sofferenza né dobbiamo pretendere di schivare la pena e il martirio; dobbiamo anzi prepararci, come Gesù si preparò durante tutta la sua vita, ad accettare la nostra croce che è la Croce di Gesù, ed è la croce stessa del mondo.

La nostra missione con Gesù è di redimere il mondo attraverso la sofferenza, ma la sofferenza accettata con amore, altrimenti sarà una sofferenza inutile, segno della nostra condanna. Se noi ci sottraiamo alla sofferenza, dobbiamo sottrarci anche all’amore. Quindi stiamo attenti a non avere la sofferenza dei dannati. 

Anche i dannati soffrono, ci avete mai pensato? I martiri soffrono, ma anche i dannati soffrono. È la stessa cosa? No, perché i martiri, i confessori della fede, i veri amici di Gesù, soffrono con amore, accettano quella sofferenza (terribile, spesse volte) — l’abbiamo visto ieri con santa Veronica Giuliani, san Giovanni della Croce, san Pio da Pietrelcina — però lo fanno con amore; i dannati no, soffrono costretti, soffrono odiando, soffrono ribellandosi.

Amare è la vita del cristiano. Ancora Don Divo ripete che l’uno salva tutti, Gesù salva tutti e quindi i pochi salvano i molti. Noi siamo chiamati a portare il peso del peccato su di noi, portare questo gravame dinnanzi a Dio. 

Non vuol dire essere solidali col peccato che avviene nel mondo, perché sennò saremo anche noi separati da Dio, ma vuol dire proprio andare avanti in questo cammino di perfezione, accettando con amore la sofferenza e distruggendo nella nostra carne il peccato, proprio attraverso la sofferenza.

Sapete che pochi giorni fa, all’apertura dei giochi olimpici a Parigi, c’è stata quella rappresentazione dell’Ultima Cena di Gesù che è andata a finire su tutti i giornali, e che ha creato molto scandalo, molta indignazione. Anche i vescovi francesi si sono fatti sentire. Certo, è giusto provare questo senso di amarezza, di sconforto, di ingiustizia, perché uno dice: ma cosa c’entra con i giochi olimpici oltraggiare “il credo”, proprio il cuore della fede — perché l’Ultima cena è l’Eucarestia — di miliardi di persone, di credenti, perché? 

E mi viene da aggiungere: perché sempre con Gesù? Perché sempre con i cristiani? Non mi sembra di aver mai visto cose simili nei confronti della religione ebraica, nei confronti della regione musulmana. 

Mi domando — perché sapete che a me piace porre domande, soprattutto — che cosa sarebbe successo, che reazioni ci sarebbe stata, se avessero fatto la stessa cosa, cioè questo atto di offesa, di presa in giro, di insulto, d’ironia, con la religione ebraica? Oppure se avessero fatto una cosa uguale, però, in riferimento al Corano e a Maometto? Che reazione ci sarebbe stata? 

E, anche, mi chiedo: perché sempre verso Gesù? Perché sempre verso i cristiani? 

Se voi notate, c’è proprio questo stile di andare a colpire, con questo sarcasmo offensivo, sempre la religione cristiana, sempre i cristiani, sempre Gesù. Anche qui mi chiedo, perché? Cosa sta dietro? 

Perché se dietro ci fosse l’idea di “non siamo credenti” oppure “siamo contro e vogliamo sbeffeggiare il credo religioso” sarebbe certo una cosa folle, una cosa assurda, una cosa che non è neanche da dirsi. È folle perché non c’entra niente con i giochi olimpici: loro sono lì a fare sport, che cosa c’entra il credo religioso? Non c’entra niente! Qualunque credo non c’entra niente, non c’entra nulla. Non c’è motivo di chiamare in causa il credo religioso. 

Altrimenti si fa a turno, si dice: come nei giochi olimpici si fa l’estrazione per decidere le squadre, le nazioni, allora, va bene, facciamo a turno. Abbiamo deciso che lo status dei giochi olimpici, di questa manifestazione — come di tante altre — ha come caratteristica quella di oltraggiare, di sbeffeggiare, di ironizzare il credito religioso? Allora andiamo a turno. Possiamo anche fare la pesca: questa volta lo facciamo contro i musulmani; questa volta lo facciamo contro gli ebrei; questa volta lo facciamo contro gli induisti; questa volta lo facciamo contro i cristiani. Peschiamo e si fa turno, oppure, semplicemente, si va in fila, in ordine alfabetico; dalla A alla Z si sceglie: cristiani, ebrei, induisti, musulmani. Andando sempre per par condicio a turno ne prendiamo di mira uno. 

Ma neanche questo succede! Nella follia e nell’oltraggio, accade che è proprio mirato e ripetitivo. E allora c’è anche una forma di ingiustizia, perché non è spalmato su tutte le realtà religiose, ma sempre e solo su questa. Come mai? Qual è il pensiero che sta dietro? Qual è la mens, allora, che sta dietro tutto questo? Non è più semplicemente il: prendiamo in giro un credo religioso; no, perché sennò dovrebbero farlo su tutti! Se è solo su uno, allora è discriminatorio, quindi c’è un effetto peggiorativo. Però, non è dato di sapere. Credo che le mie domande, forse, non avranno risposte, non hanno risposta, oppure non hanno risposta dicibile; perché, alle volte, sapete, ci sono delle domande che non hanno proprio risposta e alle volte ci sono delle domande che hanno risposta, ma non è dicibile; può succedere l’uno e l’altro.

E comunque io ho guardato questa cosa, ho letto un po’ di articoli, e sono proprio rimasto a guardare questa sorta di ultima cena alla rovescia, l’ho proprio voluta guardare bene, e ho detto: “Gesù, un motivo in più (non che ce ne fossero pochi di motivi, ma comunque) per darti un bacio, per farti una carezza, per abbracciarti. Non sono tutti così, i tuoi figli”.

Non sono certo io che devo andarglielo a dire a Gesù, forse lo dico più a me che a Gesù, lo dico a me guardando Gesù. Non sono tutti così, ci sono schiere di bambini meravigliosi, che amano il Signore con una tenerezza che incendia il cuore. Ci sono mamme e papà stupendi, che vivono una vita cristiana santa, encomiabile. Ci sono giovani che hanno fatto della purezza e della verginità il centro della loro vita, che hanno fatto della carità il motivo del loro esistere, del loro pensare. Questi non vanno sui giornali, non vengono invitati ai giochi olimpici, ma sono loro che reggono il mondo.

È vero, una frustata fa più male, colpisce di più — forse — di una carezza, però la carezza dà vita, la carezza è bellezza, il bacio unisce, eleva. E quindi, leggendo don Divo, mi viene proprio da dire che oggi più che mai, per questa ragione — ma credo che ce ne siano molte altre — andiamo a sederci alla mensa dei peccatori. È una mensa poverissima, una mensa squallidissima, una mensa arida, fatta di lacrime, fatta di gemiti. Sediamoci, insieme a santa Teresina, a questa mensa, e prendiamo questo pane duro, durissimo, a tratti, forse, anche ammuffito, dell’incredulità, della ribellione e dell’offesa a Dio, e mangiamolo; mangiamolo piangendo, mangiamolo sperando, mangiamolo invocando l’arrivo di Gesù, il ritorno di Gesù. “Maranatha”, “Vieni Gesù”. Mangiamolo intercedendo, dicendo: “Signore, non sanno quello che fanno”, non lo possono sapere, né loro, né gli altri, né loro, né chi sta dietro. Non lo sanno, perché, se lo sapessero, non lo farebbero mai. Se sapessero la bellezza di Dio, la delicatezza di Gesù, se avessero incontrato questo volto buono, non lo farebbero mai. E allora, come vi dicevo ieri o l’altro ieri, dallo sdegno, dalla polemica, dall’ira, dalle grida, ecco, stiamo abbracciati fortissimi al petto del Signore sulla croce. Sono quei momenti dove dovremmo proprio stringerlo talmente forte, che deviamo lo sguardo di Gesù da tutto questo al nostro amore e facciamo tutto il possibile per diffondere il vero amore per il Signore, lo stare con il Signore, amare il Signore.

Alle volte mi dico: ma Giorgio, star qui tutti i giorni a fare queste meditazioni, ne hai fatte già talmente tante che bastano e avanzano per otto vite; poi la gente può ascoltare qualcosa di meglio! Ci sono — su YouTube, in Internet — sacerdoti che veramente predicano tanto bene e fanno tanto bene, annunciano tanto bene; star qui anche tu a rompere le scatole! 

Poi mi viene in mente qualcuno che dice: “Io, quando guardo le meditazioni, prima di tutto guardo i minuti”, e anch’io adesso li sto guardando e dico: “Eh, non ce l’ho fatta; volevo star dentro ai quindici ma non ci riesco”, perché qualcuno dice: “Eh, quando vedo che superano i quindici, sedici minuti basta, io non ascolto, perché non c’ho voglia, perché non c’ho tempo, perché è troppo lunga, perché mi stufa”. 

Però è anche vero che è difficile dire tutte queste cose in così poco tempo, almeno per me; sicuramente qualcun altro riesce meglio. Sono già ventisei minuti, per cui adesso io chiudo. E allora viene un po’ il pensiero di dire, potrei anche dire: “Carissimi, ho finito di tediarvi, quel che dovevo fare l’ho fatto, adesso lasciamo il posto a qualcun altro”; e poi mi viene anche in mente questo, mi dico: beh però, è anche vero che quel semino, se non ci fosse, magari, a quella persona non sarebbe arrivata, quel giorno, quell’idea, quel suggerimento, quella riflessione; magari quella persona, senza quella riflessione in quel giorno, non avrebbe fatto un passo, chi lo sa! Oppure in futuro. E allora dico: no, andiamo avanti. Se fosse solo per un semino, se fosse solo per quella persona, vale la pena. Certamente c’è molto meglio, c’è molto altro, però in un campo, come diceva Teresina, ci sono i gigli, ci sono le rose, ci sono le peonie.

Un ragazzo, pochi giorni fa mi ha detto: “Padre Giorgio, non guardarmi con quella faccia da peonia!”, ho detto: “Oh cielo, adesso ho anche la faccia da peonia!”. Vabbè, devo andare a vedermi bene com’è una peonia, perché devo vedermi allo specchio, se ho veramente la faccia da peonia… comunque, ho anche la faccia da peonia.

E in un campo ci sono anche gli Occhi della Madonna, sapete quei fiorellini piccolini, piccolini azzurri, piccolissimi, che non sono neanche prendibili. Ecco, allora, io mi metto lì, e va bene per chi è piccolino, magari, che non riesce ad andare a prendere le rose, che sono troppo difficili da cogliere. Quando ero bambino, giocavo soprattutto con i fiorellini piccolini, come le violette e gli Occhi della Madonna, mi piacciono tantissimo.

Ecco, allora vedete un po’ queste meditazioni così, con questo senso, e anche con questa relatività. Cioè, sono un possibile aiutino, un bisbiglio in questo mondo, che ha tante voci.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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