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Sofferenza e santità – La mistica della riparazione, di don Divo Barsotti pt.4

Mistica della riparazione

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Sofferenza e santità – La mistica della riparazione, di don Divo Barsotti pt.4
Sabato 10 agosto 2024 – San Lorenzo, Diacono e Martire

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 12, 24-26)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 10 agosto 2024. Oggi festeggiamo san Lorenzo, diacono e martire. Auguri a tutti coloro che portano il nome di Lorenzo, e oggi speriamo di vedere qualche stella cadente.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal dodicesimo capitolo del Vangelo di San Giovanni, versetti 24-26. 

Continuiamo la lettura del libro di don Divo Barsotti, La mistica della riparazione. Siamo arrivati a questo nuovo capitolo, intitolato:

MARIA E I SANTI CONTRIBUISCONO ALLA REDENZIONE

Dopo Gesù, colei che più di tutte le altre anime umane ha posto riparo al peccato del mondo (dopo Gesù e in dipendenza assoluta da lui, perché in fondo quella di lei è una partecipazione al mistero della Redenzione del Cristo) è Maria. Non che Maria e Gesù in parti uguali (o, sia pure, uno per grandissima e l’altra per piccolissima parte) contribuiscano a riparare al peccato e a salvare il mondo con la loro riparazione; ma Maria, nella stessa misura in cui è nel Cristo, in cui vive la santità stessa di Gesù, in cui è associata al mistero di Gesù, vive anche il mistero di questa Redenzione universale, e lo vive dipendentemente da Cristo. In quanto ella è nel Cristo, ella è la riparatrice universale: non solo «sublimiori modo redempta», ma «universalis corredentrix».

Secolo per secolo vi sono grandi anime sulle quali pesa davvero tutto il peccato di una generazione, su cui grava la miseria del mondo. Sono le anime più sante. Così noi comprendiamo perché la santità non può mai dissociarsi dal dolore; se la santità di fatto ci unisce a Cristo nella sua morte, ci unisce a Cristo anche nel mistero di una riparazione; proprio quanto più siamo santi tanto più dobbiamo anche soffrire. Per questo i più grandi santi sono quelli che più hanno sofferto: sono stati fatti degni di una più intima partecipazione al mistero della Croce per divenire, generazione per generazione, il sostegno del mondo.

S. Veronica Giuliani, grandissima mistica giunta al matrimonio spirituale, deve subire le più gravi persecuzioni che si possano immaginare. Per ordine del S. Uffizio viene deposta dalla sua carica di maestra delle novizie e messa in carcere, a pane e acqua, guardata a vista da due suore, e privata dei Sacramenti, senza poter parlare con alcuno. E così vive glorificando e ringraziando Dio e chiedendo di soffrire sempre più.

S. Giovanni della Croce fu messo in carcere in una cella dove non poteva stare in piedi né distendersi, a pane e acqua, flagellato a sangue dai confratelli. E, alla vigilia della morte, giunto alla più grande purezza di amore, fu confinato in un convento dove il Superiore non aveva per lui che rimproveri.

È giusto che sia così, è stupendo, è divino, che sia così! Tutto ciò dimostra che la cosa più grande è il dolore; esso ci fa simili a Cristo. Dalla Croce fiorisce la grazia.

Non soffriamo perché siamo peccatori, soffriamo nonostante la nostra innocenza; ogni cristiano soffre nella misura in cui è innocente, nella misura in cui è santo, perché il dolore nel Cristianesimo non è più soltanto castigo al peccato, è soprattutto, invece cosa meravigliosa! — l’atto per mezzo del quale Dio, nella nostra carne, cancella il peccato: non lo subisce, ma lo distrugge.

Se vi è dunque la possibilità di una salvezza del mondo, questa salvezza sarà raggiunta sempre attraverso il dolore umano, accettato liberamente dalle anime sante in solidarietà, in unione con tutti i peccatori dell’universo. Allora si capisce, prima di tutto, che cosa voglia dire esser chiamati ad essere cristiani, chiamati alla vita religiosa; che cosa voglia dire esser chiamati da Dio, stimolati da lui, dalla sua grazia, giorno per giorno, per il raggiungimento della perfezione evangelica: vuol dire essere chiamati, come Gesù, al sacrificio per i peccati del mondo. Crediamo alle volte di liberarci dal dolore liberandoci dal nostro peccato e, spesso, se anche non ci lamentiamo con Dio per i pesi dei quali ci grava, pensiamo tuttavia che impegnandoci più seriamente a seguirlo potremo in qualche modo sottrarci a troppo grandi sofferenze, a troppo grandi dolori. Non sappiamo invece che la nostra vocazione cristiana, nella misura in cui ci chiama alla perfezione, è anche una promessa di dolore e di sofferenza, è anche una promessa di martirio e di morte. Dobbiamo saper accettare tutto questo. A questo ci chiama la devozione al Cuore di Gesù.

Due paginette densissime… 

Innanzitutto vediamo la Vergine Maria, che più di tutte le altre anime umane ha posto riparo al peccato del mondo, nella misura in cui lei ha vissuto la santità di Gesù e, quindi, ha anche vissuto questo mistero della redenzione universale in relazione a Gesù.

E poi queste anime di cui dobbiamo parlare, queste anime sante, queste grandi anime, sulle quali grava la miseria del mondo. Di fatto, la più grande santità si sposa con il più grande dolore: santità e dolore. Perché la santità ci unisce a Cristo e alla Sua morte, e quindi ci unisce anche alla sua riparazione. Quanto più uno è santo, tanto più uno soffre, funziona così.

E poi Don Divo parla di santa Veronica Giuliani. Confesso veramente la mia ignoranza. In noviziato ebbi a leggere la sua biografia; credo che fosse la sua autobiografia, o il suo diario. Mi impressionò molto. Un libro veramente molto, molto bello, che parla appunto della sua esperienza mistica. 

Però, confesso che non sapevo quello che don Divo qui ha scritto, non l’avevo mai studiato. Sapevo del matrimonio spirituale, ma non sapevo di queste gravi persecuzioni! 

Non sapevo che venne deposta dalla carica di maestra per ordine del Sant’Uffizio — oggi diremmo: per ordine della Congregazione per la Dottrina della Fede —, ed è un’umiliazione terribile, perché pensate: in un monastero, arriva l’ordine da Roma di deporre quella suora dalla carica di maestra. Uno dice: “Cosa ha fatto? Cos’è successo?”. 

Non solo, in più viene incarcerata. Lei già viveva in monastero e in più viene messa in carcere, con la penitenza di mangiare solo pane e acqua, guardata a vista da due suore! Qui siamo al 41 bis, questo è il regime per i mafiosi; io, in carcere, ho visto questa cosa; è terribile! È un regime tremendo! Guardata a vista! Vuol dire che c’è una persona alla porta. Il carcere ha come una doppia porta, una porta blindata con solo uno spiraglietto in alto, che vedi dentro e fuori, e poi c’è una seconda porta, quella classica con le sbarre, che tutti abbiamo in mente. Ecco, nel regime del 41 bis, di fatto, la porta, quella blindata, rimane sempre aperta e c’è un agente seduto a un tavolino, che fissa il detenuto 24 ore su 24, sorvegliato a vista. Non esiste più la privacy. Immaginati di essere guardato da due persone 24 ore su 24. Nel caso di santa Veronica, di più del 41bis, perché lì è un agente, qui invece sono due suore.

Quindi: deposta dall’essere maestra, messa in carcere, e imposta la penitenza a pane e acqua. Un conto è fare questa penitenza il mercoledì e il venerdì, ma fatela tutti i giorni! Tutti i giorni così, sapete che poi viene anche la nausea, lo stomaco si rivolta, piuttosto che mangiare il pane, poi non mangi più, perché è questo che si sperimenta. Quando si fa il digiuno a pane e acqua — non so, avrete notato, tante persone me l’hanno detto — tu puoi mangiare tutto il pane che vuoi, però arriva un certo punto che ne hai talmente nausea, che non riesci più a mangiarlo, e dici: “Guarda, piuttosto che mangiare il pane, rinuncio, bevo solo l’acqua”, e succede così. Uno pensa: posso mangiare pane acqua, allora mangio dieci chili di pane. No, non è così.

Quindi: a pane e acqua, guardata a vista; attenti, adesso, cosa succede: “privata dei sacramenti”! Questa, credo che sia la cosa peggiore, cioè non poteva più comunicarsi, non poteva più andare alla Messa, non poteva più confessarsi; stiamo parlando di una suora di clausura! Che vedeva Gesù! Ci rendiamo conto di quello che vi ho appena letto? A me personalmente tremano le gambe. 

Senza poter parlare con qualcuno; nessuno, non poteva parlare con nessuno. 

Immaginiamoci la situazione di santa Veronica Giuliani, io non sono capace di immaginarmela, non riesco; non posso immaginare una cosa del genere. Credo che sia veramente peggio di una tortura fisica, peggio di quello che ha vissuto santa Cristina martire, perché perlomeno santa Cristina l’ha vissuto nel corpo, santa Veronica Giuliani, da quello che leggo da don Divo, l’ha vissuto nell’anima, privata dei sacramenti.

Vi ricordate quando, un pochino di tempo fa, non c’è stato possibile ricevere i sacramenti? Io me lo ricordo molto bene, mi ricordo molto bene quei giorni, e credo anche voi. Ebbene, mi ricordo anche: quanta fatica, quanta sofferenza, per alcuni poi anche tanta ribellione, non sto qui a dire “giusta o sbagliata”, sto qui a dire quello che è successo. Poi vi ricordate che a un certo punto è stato possibile ritornare, però… “solo se…”. Vi ricordate? Prima no, tutto chiuso, poi aperto, ma potevi andare “solo se…”, che, mi vien da dire, è stato forse peggio di quando era tutto chiuso e nessuno poteva andare. Vi ricordate che poi qualcuno di nascosto “faceva lo stesso”, e poi vi ricordate che sono stati ripresi dalla televisione, i carabinieri che erano entrati a interrompere… guardate, delle scene che sembra un film fantascientifico, per dirla in termini gentili. 

Sono stati mesi e mesi e mesi di sofferenze incredibili e, se vi ricordate, fu proprio in quei mesi che io, per starvi vicino, per come ero capace, per come potevo, ho approfondito e ho cominciato a predicare tantissimo il tema della Comunione spirituale. Non raccontandovi favole, ma portandovi le fonti, perché mi ricordo che ho iniziato a studiare e approfondire questo tema della Comunione spirituale, e ho cominciato a parlarvene. 

A quel tempo mancava un pezzo che purtroppo non avevo, perché ancora non conoscevo quello che vi ho proposto negli esercizi spirituali di luglio, di un mese fa, e che vi ho proposto anche un po’ a Rosa Mistica, quando ci siamo visti quest’anno, e cioè il tema della permanenza della presenza eucaristica e quindi tutto il tema dei Tabernacoli viventi. Nelle conferenze che io ho tenuto al ritiro di luglio, ho cercato di spiegarvi nel modo più completo possibile, e più fondato possibile, tutta la questione dei Tabernacoli viventi di cui, in quel tempo non ho potuto parlavi, perché ancora non ero giunto a scoprire quella questione. Però, già la Comunione spirituale dava un grande aiuto.

Santa Veronica tutto questo non ce l’ha, lei è privata dei sacramenti! E non può vedere nessuno e parlare con nessuno. Uno dice: vabbè era monaca di clausura! Ho capito, però almeno le consorelle! No, non poteva parlare con nessuno. 

Don Divo scrive:

E così vive glorificando e ringraziando Dio e chiedendo di soffrire sempre più.

Capiamo che cos’e la santità? Io non so se siamo arrivati ad un livello di sofferenza del genere! Questa suora, concretamente, è stata scomunicata; non ha ricevuto la scomunica scritta, però, de facto, è stata trattata da scomunicata, anzi, per certi versi, peggio, perché l’hanno messa pure in prigione, l’hanno pure condannata a pane e acqua. 

Se uno è scomunicato, pensiamo a Lutero, non finisce in prigione, non viene condannato a mangiare pane e acqua, guardato a vista da due suore, sospesi i sacramenti — vabbè, Lutero non li voleva neanche più — e senza poter parlare con nessuno. Lutero ha fatto tutt’altra vita. 

Quindi, rendiamoci conto di quello che lei ha vissuto; una situazione terribile. 

Io da oggi voglio andare a riprendere la vita di santa Veronica Giuliani, assolutamente la devo riprendere, perché adesso, sapendo queste cose… Non credo che sia giunta a caso; nella vita di tutti noi, quando arriva un santo, arriva sempre con un perché. E credo che questo tema della mistica della riparazione, con questo santo — che adesso è santa Veronica Giuliani, ma poi vedremo anche l’altro — sia veramente di grandissima luce; ci fa capire fin dove dobbiamo essere disposti a soffrire per il Signore Gesù.

Poi san Giovanni della Croce; questo certo lo conosco di più di santa Veronica Giuliani. Anche lui messo in carcere per nove mesi, dove non poteva stare in piedi, né distendersi — era un buco quel posto — anche lui a pane e acqua; flagellato a sangue dai confratelli… Questa è una violenza fisica terribile. Poi, alla vigilia della morte, fu confinato in un convento, dove il superiore non aveva per lui che rimproveri. 

San Giovanni della Croce, fondatore dei carmelitani scalzi! Il fondatore finisce così, trattato in questo modo. 

La stessa cosa che è successa a san Francesco d’Assisi che per un miracolo non è stato espulso dall’ordine da lui fondato. Ma vi rendete conto? Lui fonda un ordine, e quel medesimo ordine quasi lo espelle, ci è mancato pochissimo. 

Don Divo Barsotti dice:

È giusto che sia così, è stupendo, è divino, che sia così!

Perché il dolore ci fa simili a Gesù.

…soffriamo nonostante la nostra innocenza;

Guardate che son parole pesantissime! Io non so neanche come commentarvele!

…ogni cristiano soffre nella misura in cui è innocente, nella misura in cui è santo, perché il dolore … è l’atto per mezzo del quale Dio, nella nostra carne, cancella il peccato: non lo subisce, ma lo distrugge.

Io ho in mente casi di tante persone, assolutamente innocenti, trattate nel modo più disumano possibile; che vivono situazioni di un’ingiustizia gravissima. 

Più uno è santo, più deve essere pronto al dolore, all’ingiustizia, al sopruso, alla cattiveria, a questo scatenamento delle forze infernali. 

Cosa ha fatto santa Veronica Giuliani per subire tutta questa persecuzione? Evidentemente si sono sbagliati, non vi sembra? Bisogna dirlo: il Santo Uffizio si è sbagliato; perché poi la storia è andata diversamente. Oggi abbiamo davanti SANTA Veronica Giuliani, quindi se hanno condannato una santa, hanno sbagliato. 

È la prima volta che sbagliano? No! Santa Giovanna d’Arco, bruciata sul rogo; hanno sbagliato! Eh, funziona così. 

Con san Giovanni della Croce, i suoi cari dolcissimi e stupendi e meravigliosi confratelli hanno sbagliato, perché hanno condannato, perseguitato e fustigato a sangue un innocente, un santo! Il superiore che non aveva per lui che rimproveri, ha grandemente sbagliato, e questo va detto, per dovere di giustizia.

Quindi, voi capite quant’è delicata la situazione quando ci troviamo di fronte a dover valutare delle situazioni? Ecco perché il Signore dice: non giudicate. Perché è facile confondere un innocente con un colpevole; qui abbiamo dei casi. 

E con padre Pio? Hanno sbagliato! Coloro che lo hanno condannato hanno sbagliato. È così. 

E sono solo dei casi. Don Divo ne ha citato qualcuno, però lui dice che tutto questo accade proprio a motivo della loro innocenza, proprio a motivo della loro santità, che li unisce molto profondamente, radicalmente, a Gesù, e quindi partecipano di questa redenzione, di questa cancellazione del peccato nella loro carne. Quindi la salvezza viene raggiunta attraverso questo dolore, accettato liberamente dalle anime sante, in unione a tutti i peccatori dell’universo.

Certo, un giorno — chi lo sa, non lo so, vedremo — vorrei leggere con voi un libro di Lattanzio sulla fine che fanno i persecutori dei cristiani. Un libro molto forte, piccolino, ma molto forte. Perché vi dico questo? Perché, certamente io non vorrei essere tra queste persone che hanno perseguitato padre Pio, che hanno perseguitato e condannato santa Veronica Giuliani, che hanno perseguitato, fustigato, flagellato, rimproverato e castigato san Giovanni della Croce; no! Perché è vero, uno può sbagliare, è vero, si può sbagliare a valutare e a giudicare, quando è il tuo compito doverlo fare. Però un conto è sbagliare, e un conto è incrudelirsi; un conto è sbagliare, e un conto è diventare disumani, spietati, cattivi, questa è un’altra cosa.

Perché io posso dire: questa persona ha sbagliato. 

A parte che mi domando che verifica abbiano fatto a santa Veronica Giuliani, l’avranno ascoltata? Le avranno chiesto: “Ma dicci tu cosa pensi, cosa hai vissuto”. S. Giovanni della Croce, padre Pio…; che ascolto ha ricevuto, padre Pio? Un ascolto pari a zero, filtrato da qualcuno che era divorato dall’invidia, dalla gelosia, dalla superbia, dall’orgoglio, filtrato da lui, che ha fatto un resoconto terrificante di quest’uomo e che gli ha poi scatenato addosso la persecuzione. Ma padre Pio non è stato convocato a Roma per essere ascoltato, assolutamente. 

Quindi: un conto è arrivare, anche ingiustamente, a una sentenza di condanna ingiusta, però non c’è bisogno di agguerrirsi, di scatenarsi, di diventare spietati, di infierire; è una cosa diversa infierire sul colpevole. Uno può essere anche colpevole, però non c’è bisogno di infierire, non è necessario. Gli si dà una condanna che però salva comunque la sua dignità di persona, perché è un essere umano. 

Perché privare santa Veronica Giuliani dei sacramenti? Per quale motivo? Va bene, vuoi toglierle l’essere maestra delle novizie? Va bene; ma è già in monastero, devi metterla in carcere? Pane e acqua dalla mattina alla sera per? Per penitenza! Vabbè, ho capito, però, voglio dire, non è che in monastero si mangiasse caviale, salmone, champagne e torta Saint Honoré. E poi: privata dei sacramenti! Voglio dire, se è colpevole, va bene, diamole una penitenza (a parte che non era colpevole, ma comunque la riteniamo colpevole), ma non priviamola dei sacramenti perché, se lei si vuole pentire, voglio dire, se la priviamo dei sacramenti…

E poi mi metto lì a fustigare un confratello? A sangue? Dico: “Guarda, vieni qui, togliti la giacca, togliti la camicia, adesso io comincio a fustigarti”; ma chi sono io per fare una cosa del genere? Capite, questo infierire… “Non poteva stare in piedi, né distendersi”; eh, ma la miseria! Ma persino quelli del 41 bis hanno un letto per stendersi e uno spazio di cinque metri per sette per poter camminare.

Vedete, c’è proprio un incrudelirsi che non va bene, è una cosa satanica, viene dall’inferno. Dobbiamo stare attenti a non esporci mai a diventare strumenti del diavolo, così come mi viene in mente, qualche annetto fa, quando si diceva (stessa cosa): “Se tu non…, allora non …”. Oh, calma!

Capite? Bisogna stare attenti, perché poi ciascuno di noi risponderà davanti a Dio delle sue scelte, delle sue posizioni. Non è che le cose poi passano così, tutte assolte e dimenticate. Perché si sono compiute delle ingiustizie gravissime, degli abusi gravissimi e chi ne è responsabile sicuramente ne risponderà davanti a Dio, questo è sicuro, perché tutti dobbiamo rispondere davanti a Dio del male che abbiamo fatto, in qualunque tempo della nostra vita.

Però, ecco, questi due santi ci sono di grande conforto. 

“Privata dei sacramenti”, non dimentichiamolo mai, santa Veronica Giuliani. Poi chi l’ha privata risponderà del perché l’ha privata: “Io l’ho privata dei sacramenti perché…”. Eh sì, sì, vaglielo tu a spiegare al Signore, perché. 

Dall’altra parte, coloro che hanno vissuto queste situazioni sono chiamati a non sottrarsi alle sofferenze. Lui dice: “pensiamo tuttavia che impegnandoci più per il Signore, a seguirlo di più, allora noi dovremmo soffrire di meno”, no, invece è il contrario: più noi seguiamo il Signore, più noi ci uniamo a Lui, più noi stiamo con lui, più noi lo amiamo, più noi lo serviamo, più le sofferenze aumenteranno, più le persecuzioni aumenteranno, più le cattiverie aumenteranno, più coloro che infieriscono aumenteranno, più le calunnie, più le persecuzioni, più gli esili, più, più, più, aumenterà tutto. Perché quelle persone, allucinate, sedotte dal demonio, ne diventeranno i suoi sgherri, i suoi servi, i suoi schiavi, i suoi aguzzini, e si scateneranno contro i giusti e contro gli innocenti. Così come è successo ai primi tempi dei cristiani.

Quindi, la chiamata alla perfezione

è anche una promessa di dolore e di sofferenza, è anche una promessa di martirio e di morte.

Dice Don Divo:

A questo ci chiama la devozione al Cuore di Gesù.

Essere devoti del Cuore di Gesù vuol dire essere pronti a questo. È dura, eh! È durissima. Però dobbiamo saperlo, don Divo fa bene a dirci queste cose, perché è la verità.

Quindi, noi amiamo il cuore di Gesù, amiamo il cuore di Maria, quindi dobbiamo essere pronti al martirio, alla morte e alla sofferenza più atroce; viverla, unirla a quella di Gesù, distruggere così il peccato nella nostra carne, e così partecipare a questa redenzione universale.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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