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I santi segni. Romano Guardini, parte 3

S. Messa

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: «I santi segni. Romano Guardini, parte 3»
Lunedì 8 maggio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Gv 14, 21-26)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Gli disse Giuda, non l’Iscariòta: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?».
Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 8 maggio 2023. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo quattordicesimo di San Giovanni, versetti 21-26.

Oggi dobbiamo innanzitutto ricordare che festeggiamo l’apparizione di San Michele Arcangelo, la sua prima apparizione al vescovo di Siponto al Gargano, e quindi oggi è una grande festa. Questa festa fu istituita da Papa San Pio V. Possiamo recitare l’atto di consacrazione a San Michele Arcangelo o l’atto di affidamento, come desideriamo, a conclusione della novena in onore di San Michele terminata ieri che chi ha desiderato fare ha fatto.

Inoltre, oggi, 8 maggio, abbiamo anche la supplica alla Madonna di Pompei alle ore 12. Questa supplica, di solito, la si recita l’8 maggio e la prima domenica di ottobre. La trovate sul sito ma anche su internet col nome di “Atto d’Amore alla Vergine”. Fu composta nel 1883 dal beato Bartolo Longo, che sollecitava i fedeli a recitare un’Ave Maria alla fine delle preghiere da lui composte, ed è bello quindi anche aggiungere una preghiera di ringraziamento al beato Bartolo Longo.

Ecco oggi mi sembra che sia una festa, sia perché ricordiamo San Michele Arcangelo sia per la Beata Vergine di Pompei, quindi è una data veramente molto, molto bella.

E continuiamo quindi la nostra meditazione del libro di Romano Guardini.

Il Vangelo che abbiamo letto proprio va a corrispondere molto bene a quanto dicevamo ieri. Qui Gesù riceve una domanda chiara da San Giuda Taddeo:

«Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?».

Domanda molto chiara e Gesù risponde in un modo che, apparentemente, sembra non rispondere. Come vi dicevo ieri, no? Si ricollega a tutto il discorso che ho fatto ieri, ho fatto anche degli esempi nella Scrittura. Oggi viene proprio perfettamente a farci visita questo ulteriore momento della Scrittura, nel quale abbiamo una domanda, addirittura fatta da un discepolo, da San Giuda Taddeo, che però riceve una risposta che uno non si aspetterebbe: non ci si aspetta una risposta del genere! E la ragione di tutto questo l’abbiamo un po’ spiegata ieri.

Andiamo quindi avanti: siamo sempre nella premessa a questo secondo testo, presente nel libro, che s’intitola I Santi Segni. 

Mi riallaccio a dove eravamo rimasti ieri:

Viviamo in un mondo di segni, ma la realtà che essi significano l’abbiamo perduta.

Ecco, vediamo cosa scrive romano Guardini: 

Fintanto che le cose rimangono così, non c’è da parlare di una nuova civiltà. Questo lo possiamo anzi fare, solo perché si tratta di mere parole, che, se con esse noi parlassimo di cose, sentiremmo subito quanto insignificanti esse siano. Solo attingendo il reale, la nostra vita potrà rinnovarsi.

Ecco, questo non dimentichiamocelo mai. Questa è una frase veramente molto densa, molto bella di Romano Guardini, la rileggo: “Solo attingendo il reale, — ciò che è reale — la nostra vita potrà rinnovarsi”.

Poi lui scrive ancora:

Solo rifacendosi all’infinità dell’essere, la nostra civiltà può ringiovanire.

Tutto vero, peccato che…

Teniamo bene in mente quanto detto: “Solo attingendo il reale, la nostra vita potrà rinnovarsi”; la nostra vita non si rinnova attingendo all’illusione, a quello che io vi ho descritto tempo fa: alle “allucinazioni”, perché non sono reali, ma solo alla realtà.

Andiamo avanti:

Fino a tanto però che non ci poniamo dinanzi al reale, alle cose, all’anima; fino a tanto che non ne percepiamo l’urto, donde ha mai da scaturire la realtà nuova? 

Scusate se sospiro, ma sono molto combattuto, perché veramente ci sarebbe da fermarsi… ma se lo facessi questa premessa durerebbe fino a Natale. Capite che sono espressioni, frasi, veramente densissime, verissime! 

La questione qual è? La questione è che noi fuggiamo ciò che è reale, noi fuggiamo le cose, noi fuggiamo l’anima; perché? Perché ciò che è reale, ciò che è vivo, ciò che è sangue, ciò che è fervore — come dicevamo ieri — provoca un urto, cioè ci urta. Avete presente quando esplode una bomba? Non viene colpito solamente colui sul quale la bomba cade; non rimango colpito solo io, perché la bomba mi cade sulla testa. La bomba ha un’onda d’urto potentissima! Quindi, tanto più la bomba è potente, tanto più rimarranno colpite, non dalla bomba in quanto bomba direttamente ma dall’onda d’urto della bomba, tutte le persone che saranno dentro a un certo perimetro. Non è necessario che la bomba cada addosso alle persone, e solamente le persone a cui cade addosso rimarranno colpite, no! Anche le persone che stanno in un certo raggio d’azione dell’onda d’urto della bomba, anche queste verranno colpite. L’onda d’urto ti può uccidere tanto quanto la bomba che ti cade sulla testa.

Abbiamo capito cosa intende Guardini con “le cose”, lo abbiamo spiegato in questi giorni: l’anima, il fervore, il sangue, la forza. “Se una parola sgorga dal fervore del cuore, tutta piena di sangue e di forza”, cioè se questa parola è viva, queste realtà, avendo il potere del fervore, del sangue, della forza, cioè di tutta questa bellezza, di tutta questa realtà, di tutta questa verità, cosa fanno? Producono un’onda d’urto: mi colpiscono. 

Ecco perché da Gesù certe categorie di persone stavano lontane, ed ecco perché Gesù veniva così tanto combattuto. Perché la parola di Gesù non ti lasciava esattamente uguale a come eri prima che ti incontrasse, perché la parola di Gesù era un urto puro. Ma se incontrava una persona umile, disponibile, vera, aperta al reale, questa onda d’urto cosa faceva? Cosa colpiva? L’onda d’urto di Gesù, cioè l’onda d’urto della verità, che cosa distrugge? Distrugge tutta l’ipocrisia che ci portiamo dentro, distrugge tutta la falsità che abbiamo addosso, ci strappa dal cuore, dal volto, tutte le maschere e tutte le “sclerocardie” che ci portiamo addosso, tutte le durezze di cuore. Questo è il potere dell’onda d’urto di cui sta parlando Guardini. E quindi abbiamo i santi! 

Perché i santi venivano perseguitati? Perché San Giovanni della Croce è stato sbattuto nove mesi in carcere dai suoi frati? Perché San Francesco d’Assisi ha quasi rischiato l’espulsione dal suo ordine? È incredibile, no? San Francesco d’Assisi fonda l’ordine e i suoi discepoli, che poi diventeranno i superiori, arrivano quasi al punto di espellerlo dall’ordine, dal suo ordine, quello che ha fondato lui! Incredibile! Santa Teresa di Gesù: anche lei viene perseguitata ferocemente. 

Ecco, ma perché si arriva a questi punti? La questione è che queste persone che perseguitano i santi  (gli scribi, i farisei che perseguitavano Gesù, che hanno perseguitato gli apostoli, che hanno ucciso Santo Stefano) sono convinti — lo dice Gesù — di rendere gloria a Dio. È questo l’incredibile della vicenda! Sono convinti di fare una cosa giusta. Quelli che hanno perseguitato Padre Pio da Pietrelcina — e per carità non faccio nomi, ma i nomi sono scritti nei libri di storia, nomi e cognomi famosissimi — quelli che lo hanno perseguitato ferocemente e ingiustamente, erano convinti di fare la cosa più giusta del mondo; erano convintissimi di avere a che fare con un imbroglione, un farabutto, un settario, un plagiatore, un personaggio, un millantatore, un bugiardo che si inventava le stigmate. E io non posso mai dimenticare — perché poi Padre Pio, come tutti i santi, era sagace — quando “quel qualcuno” di cui non faccio il nome — ma è scritto — gli disse: “Eh padre, lei le stigmate che ha sulle mani, nel costato, nei piedi sono tutte frutto di isteria, sono tutte frutto delle sue patologie mentali. È tutto frutto della sua immaginazione portata all’estremo che ha prodotto queste cose: sono tutto un imbroglio”. E Padre Pio rispose: “Provi lei a convincersi di essere un bue e vediamo se le spuntano le corna!”. Cosa vuoi rispondere? Coda tra le gambe e te ne vai… Ma tutto questo è fatto da persone che si dicono credenti, che si pensano discepoli di Gesù e che di fatto perseguitano gli amici di Gesù, con una responsabilità personale gravissima. Perché c’è sempre un motivo quando si diventa ciechi. Uno non è cieco perché è predestinato a essere tale, assolutamente! Uno non è cieco per caso, non è cieco per sfortuna. Attenzione, non stiamo parlando della cecità fisica per la quale uno nasce cieco e non ha nessuna colpa. Non si è infilato gli spilli negli occhi, è nato cieco, poverino, o è diventato cieco per una malattia, ma che colpa ne ha? Qua stiamo parlando della cecità spirituale, della durezza del cuore e in questo caso una responsabilità c’è sempre! Non si diventa ciechi [spiritualmente] per caso, non ci si sveglia una mattina “sclero-cardici”.

I persecutori di Padre Pio, i persecutori di Gesù, gli assassini di Gesù, i persecutori di San Giovanni della Croce, erano convinti di fare tutto questo per la gloria di Dio, di essere nel giusto. Erano convinti non di perseguitare ma di fare pulizia, giustizia contro falsi, millantatori, bugiardi, isterici, plagiatori e quant’altro. Pensate a San Giovanni Bosco che lo vogliono prendere e spedire in manicomio, dicendo che era pazzo! Lui ovviamente non ci va in manicomio, manda gli altri in manicomio, ma non ci entra lui. E son convinti di fare il giusto! Ma in realtà: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” dice la voce e Saulo cade cieco, terrorizzato. Saulo aveva appena sostenuto l’uccisione di Santo Stefano e andava in giro a cercare cristiani da incarcerare: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”. Ciò che noi di male facciamo ai santi di Dio, agli amici di Dio, ai discepoli di Gesù, noi lo facciamo a Gesù stesso. Dobbiamo stare molto attenti, molto attenti.

Io sono convinto, guardate magari mi sbaglio, ma io sono convinto che si arriva a quel punto quando ormai l’anima non percepisce più nessun urto — come direbbe e scrive Guardini — ha perso il contatto con la realtà, con le cose, ha perso il contatto con la sua anima, con l’anima stessa della persona, ha perso il suo contatto interiore, il suo ascolto e la sua conoscenza, direbbe Santa Teresa. Eppure, io ho questa convinzione: io sono convinto che questi persecutori lo sentono. Forse lo sentiranno come un’eco lontana, vaga; forse lo sentiranno come una voce flebile. Eppure, io sono convinto che nel silenzio della loro intimità, quando sono da soli nella loro preghiera o quando vanno a letto la sera o non lo so insomma, nei momenti di maggiore silenzio, di maggiore intimità, io sono convinto che “Qualcosa”, con la Q maiuscola, che Qualcuno, dentro, un piccolo urto continua a darlo. Sono convinto che Qualcuno con quell’urto li richiama a qualcosa. Se non altro: “Sei proprio sicuro di quello che stai facendo? Sei proprio sicuro o sei proprio sicura del sangue di cui ti stai macchiando le mani o la lingua? Sei certo che così facendo, stai rendendo gloria a Dio?

La gloria di Dio può passare attraverso un atto persecutorio? La gloria di Dio può passare attraverso il prendere San Giovanni della Croce e sbatterlo in prigione per nove mesi? La gloria di Dio può passare attraverso la persecuzione fatta a Padre Pio? La gloria di Dio può passare inchiodando alla croce un uomo? Pensiamo a Gesù… Non vuoi credere che sia figlio di Dio? Va bene, ma la gloria di Dio può passare attraverso il fatto che tu lo prendi, lo flagelli in quel modo, lo coroni di spine, lo torturi in quella maniera e poi lo inchiodi vivo in quel modo sulla croce, lo lasci morire agonizzante per tre ore? Cioè la gloria di Dio passa attraverso tutto questo? Ma di quale Dio stiamo parlando? Di quale mostro sanguinario? Altro che Moloch! Di quale diavolo sanguinario stiamo parlando? Il Dio di Gesù non ha mai chiesto a nessuno di fare questo e non ha mai permesso a nessuno di fare questo, mai!! E noi, con la scusa — perché è una scusa — di fare verità, di fare giustizia e di fare pulizia, noi di fatto siamo arrivati a perseguitare i santi, siamo arrivati a mettere in croce il Figlio di Dio.

Io credo — mi sbaglierò, sicuramente mi sbaglierò, è una un’idea che ho io, quindi prendetela con le pinze, anzi prendetela e buttatela via subito, una mia personale idea — io sono convinto che però un urto dentro lì c’è ancora. Fino alla fine ci sarà un urto, un qualcosa che non ti lascia tranquillo, un qualcosa che, anche se flebile, piccolissimo lontano, ti dice: “Sei proprio sicuro?”. Poi noi lo sotterriamo, con mille “sì, però, ma, dunque, eh però, e qui e là, ma io, ma noi, ma voi”, ma quell’urto dentro ci parla e ci mette in discussione.

Di fatto Guardini ci dice: “La realtà nuova — quindi la riforma della nostra vita, delle strutture, della vita degli altri, di tutto quello che volete — la riforma che tutti vogliamo, (noi vogliamo sempre avere sempre vivere in una realtà che si riforma, che si rinnova, e in ogni momento) questo rinnovamento è possibile solo quando noi percepiamo l’urto della realtà, delle cose e della nostra anima”. Solo lì! Se non c’è l’urto noi possiamo mettere in piedi tutte le strutture e le forme che volete, non ci sarà mai nessun rinnovamento.

Scrive Guardini:

Sorgono nuove parole, godono per breve tempo una parvenza di vita, finché le avvolge il fascino della loro origine; ma presto sono ridotte a un paio di luoghi comuni e nulla più.

Quante nuove parole nella mia breve vita ho sentito… Che durano tanto quanto il tormentone musicale di un’estate, di quando uno va a Rimini a mangiarsi il cornetto Algida! Sapete, ogni estate — almeno ai miei tempi, adesso non so come funziona — c’era il “tormentone dell’estate”, la tipica canzone che in quell’estate andava di più. E allora la si cantava tutta l’estate, durava un’estate, poi cominciava la scuola e la canzone era finita, basta! Le avvolge un fascino, una “parvenza di vita” ma dopo diventano semplicemente ciò che sono: luoghi comuni quindi dei modi di dire vuoti.

Sentite ora che frasi! Sentite che cose! Per fortuna che le ha scritte Guardini, perché se le avessi scritte io… Beh! Sarebbe stato un onore sicuramente, però, chissà cosa sarebbe accaduto! Ma non ho ovviamente l’intelligenza e l’acume di Guardini… Io son sicuro che se qualcuno dovesse mai ascoltare queste espressioni di Guardini, gli si arriccerebbe il pelo. Sapete quando al gatto si arruffa il pelo? Ecco, in questo caso non solo gli si arruffa, ma gli si arriccia: gli vengono i boccoli senza mettere i bigodini.

Ecco, allora sentite cosa scrive:

Tutto rimane oratoria da comizio, articolume da giornale, fino a che non evadiamo dalla parvenza e riattingiamo l’essenza e la realtà.

Bellissimo! “Oratoria da comizio”! “Articolume da giornale”!

Cioè: sia che parli, sia che scrivi, se non c’è, se non percepisci l’urto, stai facendo semplicemente un comizio, e se scrivi è un “articolume”. Neanche è un articolo! Un articolume! Che quando l’hai letto giri pagina e te lo sei già dimenticato. Come uno che dicesse: “Io scrivo le lettere alla mia morosa e non mi risponde mai!” Eh, fatti una domanda! Io una domanda me la farei! Se scrivo all’amore della mia vita e questa non mi risponde mai, dopo la terza lettera mi fermo e dico: “I casi sono due: o quella è analfabeta o io ho un problema”. Ci sarà un motivo per cui non mi risponde, no? Ci sarà un motivo per cui le mie lettere d’amore cadono nel vuoto! Ci sarà un motivo se quando io scrivo una poesia d’amore che mi sembra bellissima e la mando alla mia amata è come se le avessi mandato la carta di giornale dentro la quale avvolgono la mortadella! Ci sarà una ragione! Non posso pensare che sia solo e semplicemente lei che è troppo grezza per capire le mie meravigliose poesie o le mie stupende riflessioni. Magari è semplicemente “articolume da giornale”. É parvenza! É parvenza perché se vuoi dire, se vuoi essere parte dell’urto, “devi attingere all’essenza e alla realtà”, lo dice Guardini, è scritto qui: “Solo se tu attingi all’essenza”. Infatti, Santa Teresa d’Avila dice “È giunto il tempo di parlare di cose verissime” che vuol dire: lascia perdere tutti i fronzoli, lascia perdere le parvenze, vai all’essenza, all’essenza di ogni cosa — “cosa” come intende Guardini — e vai alla realtà.

Se i persecutori di Gesù avessero fatto questo non avrebbero ucciso nessuno! Non avrebbero ucciso nessuno se fossero andati all’essenza del messaggio di Gesù, della persona di Gesù, e se fossero stati alla realtà di Gesù e non alle “psico paure” che avevano nella loro testa. Pensate alle “psico angosce” di Erode: “Ecco è nato il bambino! Questo diventa re, allora vuol dire che mi vuole rubare il posto, quindi allora ammazzo tutti i bambini”. Capite? La strage degli innocenti nasce dalle psico paure ossessive compulsive di Erode che ha confuso lucciole per lanterne. “Re” non vuol dire semplicemente “ti rubo il Regno”, perché ci sono vari livelli di Regno, dirà Gesù nella Passione. Quindi ha completamente frainteso tutto. Si, è vero, è re, ma non re di questo mondo! Ma Erode — che ovviamente di “onda d’urto” lasciamo perdere, perché era ormai morto dentro — immagina, sente immediatamente il timore di essere defraudato del suo Regno. Perché non va all’essenza e alla realtà.

I Re Magi, che vanno “all’essenza e alla realtà”, vanno, omaggiano e se ne vanno. Maria Maddalena va “all’essenza e alla realtà”, Zaccheo va “all’essenza e alla realtà”, il buon ladrone… non c’è nessuno più essenziale e più reale di lui! “Gesù non ha fatto niente di male; eppure, subisce la nostra medesima condanna”. Vedete com’è reale? “Lui è innocente, noi siamo colpevoli”. È reale! “Gesù, ricordati di me nel tuo Regno”. Guardate, una frase più essenziale di questa non c’era, è talmente essenziale, è talmente reale quello che dice il buon ladrone che ipso facto gli merita il Paradiso. Proprio tra le ultime parole di Gesù ci sono queste al buon ladrone: “Oggi sarai con me in Paradiso”. Ma non è che il buon ladrone abbia fatto chissà quali opere morali meravigliose, quale martirio, abbia salvato chissà quale povero, abbia fatto chissà quale testimonianza, quale opera di fede. Non è che il buon ladrone abbia fatto chissà quale atto di pentimento per essere stato un ladro! Il buon ladrone è stato reale ed essenziale. Reale: “Lui è innocente, noi colpevoli, noi condannati giustamente, lui no”. Reale: questa è la realtà, questo è un dato di fatto. Essenziale: “Gesù, ricordati di me nel tuo Regno”. E allora ecco che scaturisce la realtà nuova. In questo caso l’onda d’urto provocata dall’atto di realtà e di essenzialità del buon ladrone va a colpire il Cuore di Cristo. Ed ecco che scaturisce da quel Cuore una realtà nuova: “Oggi sarai con me in Paradiso”. Più realtà e più nuova di così non si poteva!

Immagini significative di cose, corpi sonori di fatti spirituali: questo han da essere le parole.

Ecco, capite che non mi posso fermare ad ogni frase perché veramente non finisco più. Ma ci sarebbe da fermarsi ad ogni frase, perché quando parla di “immagini significative di cose”, di “corpi sonori di fatti spirituali” uno dice: “Padre, mi dice due parole?”. Eh sì, però siamo già a 34 minuti, lasciamo questa cosa, la riprenderò. Comunque, è un po’ quello che abbiamo già detto.

Prosegue:

Le azioni devono essere compenetrate di realtà interiore e debbono a lor volta abbracciare realtà.

Le azioni! Questo è importantissimo, le azioni che noi compiamo devono essere compenetrate di realtà interiore e abbracciare la realtà. Quindi, qualunque azione noi facciamo — ecco che ritorno alla persecuzione di Gesù e dei Santi — deve essere compenetrata di realtà interiore. Ecco perché vi ho detto: “Nessuno di coloro che hanno perseguitato i santi è innocente”; perché in quegli atti, in quelle azioni — che siano verbali o che siano proprio azioni molto concrete — ci sta dietro una realtà spirituale, una realtà interiore che è anche una realtà omicida. Una realtà spirituale di male — come dice Gesù in Giovanni 8 — una realtà spirituale maliziosa, perversa, di cattiveria, è pur sempre una realtà spirituale.

Purtroppo, quando è una realtà interiore di male non abbraccia mai la realtà. Cioè: è reale perché è dentro di me, è veramente dentro di me, e quindi in relazione a quel male io opero il male, assetato di sangue fino all’osso; ma non abbraccia la realtà. E invece lui dice che le nostre azioni devono abbracciare la realtà. Se noi abbracciamo la realtà — ecco il buon ladrone — la realtà rimette in ordine tutto ciò che di interiore è “slivellato”, cosa che all’altro ladrone non succede: sente le parole del buon ladrone, ma non riesce a riportare in equilibrio lo “slivellamento” interiore. Quindi l’altro ladrone attacca Gesù, insulta Gesù e quant’altro e non riceve da Gesù nessuna risposta, perché non c’è nessun urto! Di fatto, l’urto cosa fa? L’urto crea una profonda empatia, una profonda comunicazione perché apre: sono due cuori aperti. Quando l’urto non c’è, è perché abbiamo di fronte porte chiuse. Quindi l’altro ladrone è profondamente chiuso verso Gesù e Gesù rimane in silenzio. Erode interroga Gesù e Gesù non gli dice neanche una parola. Andate a vedere il film di Mel Gibson, è veramente molto bella la scena — molto bella nella sua drammaticità, resa molto bene — dell’interrogatorio di Erode a Gesù. Gesù con gli occhi chiusi… tranne un momento, se non ricordo male, il momento in cui li apre: terribile quel momento! E poi li richiude.

Noi dobbiamo sempre abbracciare la realtà, perché la realtà ci tiene con i piedi per terra, la realtà ci permette di recuperare lo slivellamento interiore; ci permette di verificare se le azioni che facciamo sono compenetrate da una realtà interiore che è a gloria di Dio o sono compenetrate da una realtà interiore che è figlia del diavolo (Giovanni 8). La realtà ci permette di farlo! Se siamo onesti, certo! Se siamo onesti, se non abbiamo pregiudizi, se non abbiamo precomprensioni o, quantomeno, se le abbiamo ma ne siamo coscienti, se cerchiamo di correggerle, allora la realtà ci aiuta. Per cui c’erano persone che andavano da Padre Pio, magari con un sentore non buono, poi il contatto con lui, “la realtà” gli faceva dire: “No, mi sono sbagliato: quest’uomo è un Santo!”. La realtà abbracciata correggeva lo squilibrio interiore.

Guardate, non ce l’avevo in mente, perché lo sto rileggendo con voi. Ho letto questo libro al primo anno di teologia, nel 1996/97 — quindi è passato qualche anno! — e, con la “presunzione” di averlo già letto, non mi metto a rileggerlo prima, lo leggo con voi. Sentite adesso cosa scrive Guardini:

E riconosciamo vera forza di rinnovamento là ove l’uomo è di nuovo sensibile all’urto dell’essere

Esattamente quello che abbiamo detto fino adesso!

vi si arresta dinanzi, ammira, interroga; dove questo urto, ripercuotendosi, gli foggia la parola e l’opera.

Mi fermo qui, perché è troppo, perché siamo andati oltre tantissimo e questa frase di Guardini è importantissima!

La vera forza di rinnovamento,  la vera riforma, il vero rinnovamento, — ricordate che ho parlato di Lutero, di San Francesco, di San Carlo Borromeo — è là dove l’uomo è di nuovo sensibile all’urto dell’essere. Qui metteteci dentro: all’urto della verità, all’urto della bellezza, all’urto della bontà. “L’essere” per eccellenza è Dio, lui è “l’essere”. 

E cosa fa l’uomo rinnovato, l’uomo “sensibile all’urto dell’essere”, cosa fa? (Ecco quello che vi dicevo prima del buon ladrone). Si ferma, ammira, interroga. Se avessero fatto così con Gesù non l’avrebbero mai crocifisso. Fermatevi! Ammirate! Guardate! Interrogate e interrogatevi!

Se avessero chiamato Gesù con grande onestà proprio per capire, come coloro che si sono fermati e dicono: “Guarda Gesù, io non capisco, noi non capiamo”. Avevano le loro ragioni per non capire — adesso non apro qui la parentesi sulla legge giudaica e quant’altro — avevano le loro ragioni per far fatica a capire, ma avrebbero dovuto fare in un altro modo. Avessero detto: “Gesù, guarda, noi con quello che abbiamo in mano, facciamo fatica a capire, non riusciamo! Poi mettici dentro le nostre paure, le nostre incertezze, le nostre cose, noi non riusciamo a capire! Senti, noi vediamo le tue opere e, anche se ci fa venire un po’di “invidietta”, non possiamo dire che sono brutte, che sono cattive. Sono belle, sono da ammirare, si sono opere belle, fai delle cose belle, fai tanto bene. Senti, possiamo farti un po’di domande? Invece di raccontarcela tra di noi, di fare i sinedri nascosti, dove ce la raccontiamo tra di noi, dove te ne diciamo di tutti i colori addosso, dove ti calunniamo e troviamo i falsi testimoni… Senti Gesù, vieni qui, facciamo un tavolo o quello che vuoi, parliamo un po’. Noi abbiamo un po’ di domande e vogliamo proportele, tu ci puoi dare delle risposte che ci aiutino a capire?”. Guardate, io penso che sarebbe venuta fuori una roba bellissima, non credo di essere un idealista. Io credo che sarebbe stata un’esperienza bellissima, per loro sicuramente! Ma, mi permetto di dire: anche per Gesù! Come lo è stata sulla croce con il buon ladrone. Io credo che il Cuore di Gesù si sarebbe allargato in un modo… Io credo che Gesù, forse, si sarebbe anche messo a piangere, si sarebbe commosso di fronte a questo gesto. Cioè: avrebbe proprio visto delle persone che non riescono, non ci riescono, però vogliono! Vogliono capire, vogliono permettere all’urto dell’essere di colpirli!

Quando tu ti fermi, ammiri ed interroghi te stesso e l’altro, gli altri o la realtà, quella che è, cosa fa  — dice Guardini — questo urto che ti tocca, che ti invade? Ti foggia la parola e l’opera. Cioè questo urto ti dà parole nuove e opere nuove, perché ti fa nuovo. L’urto dell’essere, quando io mi arresto, ammiro e interrogo, mi fa nuovo. Ecco la creatura nuova, da dove nasce: da qui! Ed ecco perché la Maddalena e Zaccheo diventano creature nuove: per questo!

Belle queste riflessioni di Guardini! Dobbiamo ringraziare il Signore che ha dato a questo teologo, questo filosofo, veramente delle intuizioni bellissime e io spero che possano salvare vite. Sono convinto che tra di noi c’è qualcuno che magari ha un ruolo di autorità, di potere, di gestione… Io sono convinto che tra di noi ci sono anche famiglie che magari stanno facendo una fatica enorme per situazioni non chiare, magari di dubbio sul coniuge, magari di tradimento… Seguiamo questa linea. Guardate: la linea del rancore, la linea del “me la racconto da solo”, la linea del “tanto so tutto io”, la linea del “io ti condanno a morte” la linea del “io ti calunnio fino a toglierti anche la carne da dosso”, guardate che non porta niente, e innanzitutto rovina la vita a voi! Perché vi strappate da soli Gesù Cristo dall’anima! É la via della morte!

E invece no: permettiamo “all’urto dell’essere” di toccarci. Vorrà dire ricominciare ogni volta? Vorrà dire ogni volta metterci alla scuola dell’umiltà? Vorrà dire ogni volta fermarci? Vorrà dire ogni volta ammirare? Vorrà dire ogni volta dare una speranza? Vorrà dire ogni volta interrogare? Vorrà dire ogni volta domandare? Si! Ma questa è la via di Dio. Questa è la via della parola nuova, dell’opera nuova della speranza, perché è l’unica via del rinnovamento.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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