Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 41
Domenica 17 settembre 2023
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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SECONDA LETTURA (Rm 14, 7-9)
Fratelli, nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore.
Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore.
Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.
Testo della meditazione
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Eccoci giunti a domenica 17 settembre 2023.
Abbiamo ascoltato la Seconda Lettura della Santa Messa di oggi, tratta dal capitolo quattordicesimo della lettera di san Paolo apostolo ai Romani, versetti 7-9.
Proseguiamo la nostra lettura del libro di Bonhoeffer, Sequela.
Scrive:
Ed ora Gesù passa a parlare esclusivamente a coloro che possono comprendere, ai discepoli, e perciò si rivolge ad essi direttamente: «Beati sarete voi, quando vi oltraggeranno e perseguiteranno e mentendo diranno di voi ogni male per «ragion mia. Rallegratevi ed abbiate fiducia, perché grande sarà la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi».
«Per cagion mia» — “A causa mia”. Adesso commenta questo — Scrive:
«Per cagion mia»: sono i discepoli ad essere oltraggiati, ma Gesù stesso viene colpito. Tutto ricade su di lui perché essi vengono oltraggiati per causa sua. Egli porta su di sé la colpa. L’oltraggio, la persecuzione fino alla morte, la maldicenza, sigillano definitivamente la beatitudine dei discepoli nella loro comunione con Gesù. Non può esser diversamente, il mondo si scatena contro il mite straniero con la parola, la violenza e la calunnia. Troppo minacciosa e troppo alta è la voce di questo povero e mite, troppo paziente e quieto il suo patire, troppo forte è la testimonianza che questa schiera di discepoli di Gesù mediante povertà e passione depone contro l’ingiustizia del mondo. Questo è qualcosa di mortale. Mentre Gesù dice: Beati, beati, il mondo urla: Lontano da qui, lontano da qui! Sì, lontano da qui, ma dove? Nel regno dei cieli. Rallegratevi ed abbiate fiducia, perché grande sarà la vostra ricompensa nei cieli. Lassù ai poveri è destinata la sala addobbata a festa. Dio stesso asciuga le lacrime degli stranieri, serve agli affamati la sua Cena. I corpi feriti e martoriati si trasfigurano, e al posto delle vesti del peccato e della penitenza indossano la veste bianca dell’eterna giustizia. Da questa gioia eterna, già qui risuona un richiamo per la comunità dei seguaci di Gesù sotto la croce: è il richiamo di Gesù: Beati, beati.
Allora vediamo questa beatitudine, questa ultima beatitudine. Tutti sappiamo che questa è proprio l’ultima. Quest’ultima beatitudine, dice Bonhoeffer, è riservata esclusivamente ai discepoli, perché solo i discepoli la possono veramente capire. Solo chi è veramente discepolo può capire queste parole.
Innanzitutto, i discepoli vengono oltraggiati, ma è Gesù stesso che viene colpito: qui stiamo molto attenti, tutti dobbiamo stare molto attenti. Stiamo attenti perché potremmo correre il rischio anche noi di perseguitare, di oltraggiare qualche discepolo di Gesù a causa di Gesù. Se dovesse accadere, noi saremmo responsabili di aver colpito direttamente Gesù. Quindi stiamo attenti, perché noi normalmente pensiamo: “Ah sì, vabbè, ma a me questo non capita, perché questo capita a chi è lontano da Gesù, a chi è nel mondo, a chi è…”, no no! Guardate la storia dei santi. Uno più vicino a noi, che ci viene immediatamente in mente, al quale siamo tutti tanto legati è San Pio da Pietrelcina. La sua storia ci rivela che, in realtà, chi ha perseguitato questo Santo sacerdote, non è stato il mondo, ma anzi proprio coloro i quali si credevano discepoli di Gesù e non lo erano. L’hanno fatto on nome di Dio, questa è la cosa interessante. Ma colpendo quell’uomo, quel Santo sacerdote, di fatto hanno colpito Gesù stesso. Perché? Lo dice Bonhoeffer:
Tutto ricade su di lui perché essi vengono oltraggiati per causa sua.
Padre Pio a causa di chi è stato oltraggiato, perseguitato e quant’altro? Per la sua fedeltà a Gesù. Perché tanti non volevano incontrarlo? Perché avevano paura di Padre Pio, di un frate? Ma come si fa ad avere paura di un frate? Che male vuoi che ti faccia un frate, mica ha la pistola! Che paura avrebbero dovuto avere questi uomini nei confronti di un fraticello? Eppure, avevano il terrore. Molti non hanno mai voluto incontrare personalmente Padre Pio. Avevano paura di Padre Pio, perché lui ti leggeva nel cuore. Perché davanti a lui non potevi mentire e quello che “eri” veniva fuori sempre, senza sconti per nessuno. Ed ecco che allora il Santo viene perseguitato. Esattamente come è stato perseguitato Gesù, perché la verità ci dà fastidio. Siccome il discepolo di Gesù porta la verità perché porta Gesù, allora noi pensiamo che perseguitando, oltraggiando il discepolo, mettiamo a tacere la verità. Ma no! Oltre al fatto che andiamo direttamente contro Dio, che è una cosa gravissima, quella verità non può essere messa a tacere. Perché la verità tu la puoi schiacciare quanto vuoi, sotto quintali di pietre, continua sempre ad urlare.
Se cadiamo in questo gravissimo peccato, diciamo: “Io lo faccio per difendere Gesù, lo faccio a sostegno della verità”. Un inganno incredibile. È questo l’inganno nell’inganno: noi pensiamo di fare quel male per amore — non so — della verità, del Signore, di non so che cosa altro. In realtà stiamo andando contro Dio nel modo più terribile possibile, stiamo perseguitando i santi!
E poi, guardate, non voglio generalizzare, perché non va mai bene generalizzare, ma non di rado i persecutori, gli oltraggiatori di cui parla questa beatitudine, coloro che oltraggiano, coloro che perseguitano, coloro che mentono, calunniano, diffamano, mormorano dicendo ogni male, sono anche esteriormente, fisicamente, brutti! Ma sono proprio brutti!
I santi, gli amici di Gesù, invece sono bellissimi. Pensate a Santa Gemma Galgani, a quel quadro che la riprende con questi occhi azzurri bellissimi, quel volto… Se voi guardate le fotografie, le immagini dei santi, martoriati spesse volte da dolori incredibili, dalle sofferenze incredibili, però voi li vedete belli! Pensate al volto di Padre Pio, t’incanta! Anche quando Padre Pio lo vedi sofferente e piangente, o quelle foto in cui lo vedi sorridente, tu lo guardi e dici: “Io sto qui tutto il giorno, ma è proprio bello!”. Pensate a Santa Gemma, ti metti lì e la guardi e dici: “Ma quanto era bella questa ragazza? Ma era proprio bella!” Pensate al volto di Santa Teresina. Voi guardate il volto di Santa Teresina nelle fotografie che ci sono, ma è bellissima, è bellissima! Poi, soprattutto anche quando era giovane, c’è una foto in cui si vede lei con i capelli tutti raccolti. Pensate a Piergiorgio Frassati, questo ragazzo laico, uno dice: “Ma che bel ragazzo!”. Voi guardate Santa Teresina e dite: “Ma che bella ragazza!”. Pensate anche a Carlo Acutis, ma è proprio un bel ragazzo. I santi sono belli, anche fisicamente sono belli. Uno dice: “Ma, sembra che Gesù se li va a scegliere tutti belli”. Non è che Gesù se li va a scegliere tutti belli, è che la santità, cioè l’amicizia con Gesù ti rende bello, perché è come se per osmosi noi assorbissimo la sua bellezza, godiamo della sua bellezza. È come se questa bellezza… come sul volto di Mosè, che quando scende dal monte rimane tutto raggiante, che quando va a parlare con Dio nella tenda bisogna poi coprirgli il volto… è talmente bello che diventi bello.
Viceversa, coloro che hanno il cuore insozzato dall’odio, dall’oltraggio, dalla persecuzione, della sete di sangue, queste iene fameliche bavose… ma questi son brutti, sono brutti, ma proprio brutti. Sono sformati che uno li guarda e dice: “Mamma che orrore, ma sei proprio brutto! Oltre a essere cattivo sei proprio brutto!”. Ci sono proprio dei volti — adesso io non voglio citare dei nomi nella storia, perché non mi piace, ma penso che ciascuno di voi abbia in mente alcuni volti, legati ad alcuni nomi famosi, anche nella storia, che non hanno avuto una bella storia di vita, diciamo così — uno li guarda e dice: “Mamma mia, ma che brutti!”
Cioè, il male, come il bene, è come se trasudasse fuori di noi. È come se, non so… come se ci plasmasse il volto, il corpo, tutta la persona viene proprio come plasmata.
Vedete adesso cosa dice — queste qui sono cose importanti che dobbiamo segnarcele bene:
L’oltraggio, la persecuzione fino alla morte…
Già l’oltraggio è terribile… Quando avrete provato questa cosa terribile di essere oltraggiati, già questa è una violenza terribile, terribile, molto umiliante. La persecuzione fino alla morte poi, veramente non ti dà respiro. Io pensando a Padre Pio, veramente… Quando leggo la sua storia dico: fino alla morte è stato così, fino alla morte. Fino alla morte questo Santo sacerdote non ha avuto pace. Sì, ha conosciuto dei tempi di maggiore persecuzione e dei tempi di minore persecuzione, ma veramente una roba che… umanamente da uscirne matti! Perché è terribile, una persecuzione ferocissima fino alla morte. La maldicenza… la maldicenza…
Credo che la maldicenza e la calunnia siano una delle persecuzioni peggiori. Perché proprio la calunnia e la maldicenza sono logoranti. Perché di fatto vanno proprio a logorare la fama e la stima di una persona, è terribile! E uno se la sente addosso, anche se è innocente — del resto, se non fosse innocente non sarebbe maldicenza né calunnia, ma sarebbe verità — ma se uno è innocente e viene accusato senza prove è terribile, perché tu dici: “Sì, ma io non ho fatto queste cose, non c’entro, non ho fatto queste cose che dicono, se le sono inventate di sana pianta”; però non puoi fare niente! La maldicenza ti fa sperimentare tutta la tua impotenza verso il male, perché tu non puoi andare a chiudere la bocca delle persone, non puoi dire: “No, ma aspettate un attimo, fermiamo tutto, venite qui, ne parliamo, mettiamo sul tavolo la situazione e vediamo se è vero o se è falso, ma se è falso basta!” No, non lo puoi fare, perché il maldicente vive nell’ombra; il maldicente come il ratto vive nell’umido, vive nello sporco, si nasconde nei buchi, non puoi andarlo a prendere, non puoi dire “adesso ci chiariamo”… no, è viscido. È viscido proprio.
Il maldicente è quello che dice il male; il calunniatore è colui che inventa il male, che è ancora peggio. Perché il maldicente, anche se dice il male, almeno lo fa andando a pescare situazioni che così, oggettivamente, almeno in un qualcosa danno ragione. Non lo so, ad esempio: “Quella persona tu non lo sai, ma è golosa, perché io l’ho vista, mentre tutti non la vedevano, che si mangiava ciliegie a non finire”. Ecco, magari è vero che è golosa, magari è vero che è golosa o è goloso di ciliegie, però non tocca a te prenderlo e metterlo alla berlina di tutti, nelle risa, nei discorsi di tutti. Non tocca a me mostrare la fragilità, la debolezza, anche il male dell’altro. Perché devo mettere in pubblico il male dell’altro, la fatica, la sofferenza, la debolezza dell’altro, perché? Per quale ragione? Chi ci guadagna? Nessuno, nessuno ci guadagna, quindi perché? Magari quella persona, poverina, sta facendo una fatica orba per riuscire a resistere, per riuscire a combattere. Magari sì, quel giorno l’hai visto mangiarsi cinquanta ciliegie, però poi, senza che tu l’abbia più visto, lui si è pentito e da lì ha cominciato a mangiarne solamente due — sto facendo un esempio — quindi sta già migliorando. Ma tu, andando a dire male di lui o di lei, è come se vanificassi tutto questo sforzo. Noi non possiamo conoscere cosa sta nel cuore di un uomo.
Il calunniatore invece è proprio il peggio assoluto. Perché il calunniatore dice: “Ho visto quell’uomo rubare”. E invece quello era a casa a dormire. Capite che è di una gravità incredibile! E davanti a questo tu cosa puoi fare? Eh, niente. Ma il calunniatore, come il maldicente, si rifiuteranno sempre di fare un confronto frontale, sempre!
Se volete mettere alla prova questa cosa che vi dico, provate! Fatelo! Provate a farlo; quando qualcuno vi dovesse venire a parlare male di qualcun altro, voi dite: “Ah sì? Va bene, senti, facciamo così, siccome quella persona lì è mia amica, allora ci vediamo domani pomeriggio alle tre, andiamo a bere un caffè — anzi facciamo alle tre e un quarto perché alle tre facciamo memoria della Passione — alle tre e un quarto andiamo a bere un caffè e ci ridiciamo queste cose, tu ridì le stesse cose che hai detto adesso a me, le dici ancora davanti a lui, o a lei, perché io voglio sentire cosa risponde, sai magari ha qualcosa da dirci”. Vedrete che il giorno dopo, alle tre e un quarto voi sarete in quel bar a bere il caffè da solo con il vostro amico, il quale vi dirà: “Ma perché mi hai invitato fuori a bere un caffè?” — “Perché volevo avere la prova che tu fossi una bella persona e adesso ce l’ho, perché il tuo calunniatore non c’è, è scappato via come i ratti. Vedi, questa è la prova”.
In carcere vi assicuro che questo è uno dei “peccati” che non vengono perdonati. Se ti beccano a fare una roba del genere contro un altro detenuto, sei finito. Da quel momento in avanti, tu avrai addosso la parola “infame”: tu sei un infame. Interessante: cioè, tu che hai infamato l’altro perché hai detto il male, il falso su di lui, hai parlato male di lui, tu sei un infame, non l’altro che hai infamato. In carcere avere l’etichetta dell’infame equivale a spararsi un colpo in testa, si fa prima. Perché è proprio la fine, peggio di così non è possibile. Ma del resto è così: chi infama gli altri è un’infame, cioè è un uomo senza nessuna fama, senza nessuna stima, è un uomo senza nobiltà di cuore e di anima, è un vigliacco, è un codardo e fa tanto male. Stiamo lontani da persone così e se abbiamo questo vizio orrendo di sottolineare, di parlare, di portare alla luce i difetti degli altri, vi prego, correggiamoci quanto prima, perché sapete che il Signore sulla mormorazione è terribile, basta leggere i santi. A Santa Faustina lui disse: “Stai lontano dai moratori come dalla peste”, perché sono terribili.
Ma fate la prova! Tanto guardate, in capo a una giornata, è molto facile che incontriate qualcuno che vi parla male di qualcun altro. Andate al mercato a fare la spesa e vedete cosa succede. Ecco, voi dite: “Dai, dai, dai, facciamo così, ci vediamo domani alle tre e un quarto lì, in quel bar, ti offro il caffè, così chiamo anche la nostra amica e le stesse cose le dici lì, così le chiariamo, mettiamole sul tavolo, stiamo qua a parlare di uno che non c’è: sentiamo anche l’altra parte e la facciamo fuori. Se quella lì è una brutta persona lo voglio sapere, ma voglio anche sentire, voglio vedere lei come reagisce, cosa dice. Vedete che scappa via: “No, non dirgli niente eh, mi raccomando eh, non dirgli niente, no, no. Tu non lo conosci, non la conosci, se facciamo una roba del genere si arrabbia tantissimo…” — “E vabbè, meglio, così abbiamo la prova che tu hai ragione. Cosa ti interessa? Stai tranquillo che ti difendo io, non devi mica aver paura. Tu vieni, dici le tue cose, poi siamo in un bar, cosa vuoi che ti faccia?”. Vedrete che non viene, non viene, non accetterà mai il confronto, anzi; dovesse incontrarla, direbbe: “Oh, ma che bello, oh, ma che bella persona, oh, ma come sei brava; oh, ma qui, ma là …”. Questo è il viscido. Questo è il maldicente calunniatore, che non dice mai quello che veramente pensa, adducendo mille false scuse, mille false ragioni, mille false auto giustificazioni per rimanere dentro, nel bidone dell’umido. Chiaro? È così. Purtroppo, è così.
Ora, scrive Bonhoeffer:
L’oltraggio, la persecuzione fino alla morte, la maldicenza, — subìte ovviamente, per chi le subisce — sigillano — bello questo verbo — definitivamente la beatitudine dei discepoli nella loro comunione con Gesù.
Chi subisce l’oltraggio, la persecuzione fino alla morte, la maldicenza a causa di Gesù… Ecco, questi tre sono tre sigilli che dicono: “Tu sei in comunione con Gesù!”. Proprio sigillano questa cosa, è come se mettessero un timbro, questi sono i tre marchi di garanzia che dicono: “Prodotto Doc”. Questo è veramente un discepolo DOC, questo è veramente un uomo, una donna, in comunione con Gesù. Perché, dice Bonhoeffer:
Non può esser diversamente, — non è possibile — il mondo si scatena contro il mite straniero con la parola, la violenza e la calunnia.
Perché? Perché:
Troppo minacciosa e troppo alta è la voce di questo povero e mite, troppo paziente e quieto il suo patire, troppo forte è la testimonianza… contro l’ingiustizia del mondo. Questo è qualcosa di mortale.
Ed ecco che:
Mentre Gesù dice: Beati, beati, il mondo urla: Lontano da qui, lontano da qui.
Il mondo non li vuole, il mondo non vuole i discepoli di Gesù, il mondo non vuole i miti, i poveri, i puri, i perseguitati a causa della giustizia, non li vuole, non li vuole, via, via, via! E capite che questo mondo si può trovare fuori e dentro la Chiesa, fuori e dentro le nostre comunità, ovunque, perché ovunque c’è un uomo, lì ci può essere il mondo, cioè la mondanità che ciascuno di noi può portare dentro di sé nella misura in cui è lontano da Gesù.
E quindi tutte le volte che noi siamo così invasi dal mondo, quando noi troviamo un beato secondo Gesù, noi diciamo: “Via, via lontano da qui”, non lo vogliamo, non vogliamo un “sigillato”, non vogliamo un beato secondo Gesù. Perché è troppo scomodo, è troppo ingestibile, ci giudica troppo, ci dà fastidio. Quando stiamo accanto a una bella persona anche se quella persona non parla, noi ci sentiamo giudicati, ci sentiamo in imbarazzo, perché la sua vita santa, anche se sta zitto o zitta, è un giudizio costante, un dito puntato costante contro la nostra coscienza, che ci dice: “E tu? E tu dove sei? E tu perché non fai così? E tu perché non sei così?”. O, peggio ancora: “Tu perché eri così e adesso non lo sei più? Cosa ti è successo? Dove sei finito?”. E allora perseguitiamo i santi.
Gesù dice:
Rallegratevi — ecco, bello, “Rallegratevi” — ed abbiate fiducia
Abbiamo bisogno di questa parola di Gesù:
Rallegratevi ed abbiate fiducia
Perché? Perché c’è una grande ricompensa per voi in cielo, non su questa terra, in cielo. In cielo godremo — nella misura in cui saremo perseguitati, oltraggiati, calunniati per causa di Gesù — di questa beatitudine. Se invece non saremo perseguitati, oltraggiati, calunniati a causa di Gesù, non godremo di questa beatitudine.
Abbiamo concluso proprio l’analisi di queste beatitudini e allora magari rivediamole. Potremmo fare questo bell’esercizio: quale beatitudine oggi mi interpella di più? Adesso che le abbiamo viste tutte, quale maggiormente è quella che il Signore mi sta chiedendo di vivere? Una, su tutte quelle che abbiamo letto, ce n’è una che il Signore ti sta chiedendo di vivere.
Ecco, perché non fare proprio questo proposito, anche per questo bellissimo mese di ottobre che tra un po’ inizierà, tutto dedicato alla Vergine Maria, questo proposito di dire: “Signore Gesù, in questo mese dedicato alla Vergine Maria, voglio chiedere — per intercessione della Vergine Maria — la grazia di approfondire, di comprendere, di meditare, di amare, questa particolare beatitudine che tu mi hai fatto capire essere rivolta a me in modo speciale”.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.