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Novena di Natale: umiltà e obbedienza

Bue e asinello

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di mercoledì 23 dicembre 2020

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Novena di Natale: umiltà e obbedienza

Eccoci giunti a mercoledì 23 dicembre, abbiamo ascoltato il brano della Santa Messa di oggi tratto dal cap. I, vv 57-66 di San Luca, un Vangelo molto bello e interessante. Noi non vogliamo fare l’errore di queste persone che dicono:

«Che sarà mai questo bambino?».

E poi gli tagliano la testa, la gente è fatta così, perché Giovanni dirà:

Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello”, Sesto Comandamento, e per un balletto gli tagliano la testa.

Qualcuno interviene? Qualcuno lo difende? Qualcuno si oppone?

Difenderlo vuol dire rischiare la vita.

Don Dolindo Ruotolo prosegue la sua preparazione, siamo all’ottavo giorno di questa Novena di Natale:

Ottavo Giorno: Le virtù di Gesù Bambino: umiltà e obbedienza

“Date un secondo sguardo a Gesù Bambino: da quella culla partono tanti raggi luminosi di elette virtù, proprio di quelle virtù che voi dovete coltivare. Cominciate a meditare su questo mistero di amore. Che cosa Vi colpisce anzitutto? E’ l’abbassamento, è l’umiliazione. Dio si riduce a tanto da assumere l’umana natura; l’Illimitato si chiude in confini; l’Eterno si rende temporale; l’Onnipotente si rende debole, e debole come un bambino; il supremo Signore di ogni cosa si sottopone alle sue creature: quanta umiltà, Gesù mio!”

Noi non capiremo mai l’umiltà di Dio, i Santi hanno intuito qualcosa di questa infinita umiltà di Dio. Noi che siamo molto sensibili al nostro orgoglio, alla nostra superbia, alla nostra accettazione, al consenso, all’onore, al potere, all’apparire, per noi il presepe è un problema se poi diventa vita.

“Dov’è dunque la corte che gli dovrebbe rendere gli onori dovuti? Io non vedo vicino a Lui che una pura Vergine, che lo guarda tacendo e contemplando: Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandale nel suo cuore (Lc 2,19). Io non vedo che un povero artigiano, e poi…una compagnia tale da far paura a qualunque bambino: un bue e un asinello!”

Questo Bambino non ha niente che esteriormente dica che è Dio, e neanche che è un Re.

È la reggia di Salomone, quella in cui Egli nasce? O Gesù mio, mi volto intorno e vedo solo una grotta! Si pieghi la superbia umana dinanzi a Dio, annientandosi per distruggerla; essa, che si vuol far riconoscere dal fasto e dalla grandezza, venga ai piedi di questa grotta misteriosa e si annulli nella polvere, mentre Dio stesso, fattosi uomo, non si fa riconoscere che dall’umiliazione.”

Noi riconosciamo che è Dio dalla sua umiliazione. E chi sono gli invitati a questo grande momento della nascita del Primogenito? I pastori, né conti, né re, né principi, né principesse, pastori e pecore, poi arriveranno i Re Magi ma più in là.

“Voi, cari fedeli, vedendo un Dio tanto umiliato, non vi sentite spronati ad essere umili?”

Non so quanti di noi guardando il Presepe sentono dentro la parola:

“Umiliati”

Dovremmo abituare i nostri bambini a “giocare” col Presepe, a muovere le statuine, a mettere di giorno in giorno statuine nuove. Prima della nascita di Gesù si dovrebbe mettere solo il muschio, la grotta, i monti, gli alberi, e qualche bestiolina, dovrebbe essere vuoto, senza luci, senza nulla. Tutto prende vita dopo la nascita di Gesù. La notte di Natale dovrebbe esserci San Giuseppe, la Madonna e Gesù Bambino, e da lì in poi i pastori e tutti gli altri, in funzione di Gesù. Sono i bambini che dovrebbero cominciare ad animare il Presepe, bisognerebbe insegnare loro a mettere le statuine al posto giusto e tutte orientate verso la culla, perché Gesù è il centro dell’universo, persino le ochette, le galline e i conigli devono essere orientati verso Gesù. Tutti si gira verso la Fonte della Vita, a quel punto ha senso la luce. Non c’è luce, non c’è festa, non c’è gaudio prima della Venuta di Gesù. Noi invece abbiamo fretta, abbiamo desiderio che tutto si completi, ma ci vuole tempo e pazienza.

“Che cosa siamo mai, se non un pugno di vile polvere superba e nient’altro? Non riflettiamo che la maledetta superbia è la tignola dei beni dello spirito e tenta sempre di pervaderli con la sua corruzione?

Sì, solo l’umiltà ci condurrà nelle vere vie della virtù; solo l’umiltà ci darà quei due concetti essenziali per chi vuol vivere bene, cioè ci farà conoscere chi siamo noi e chi è Dio. Conosceremo noi stessi per metterci dove meritiamo, così da accettare quel che meritiamo; conosceremo Dio per amarlo e servirlo fedelmente.”

In queste tre righe c’è dentro la più grande cura psichiatrica per la salute mentale delle persone, è in sintesissima un trattato di igiene mentale: conoscere se stessi per metterci dove meritiamo, accettare quel che meritiamo, e conoscere Dio per amarlo e servirlo fedelmente. C’è dentro tutto. Tutti i nostri squilibri, il primo è il peccato, vengono da qui, dal non conoscere se stessi, dal non metterci dove dobbiamo stare, da non accettare quello che meritiamo e dal non servire e amare Dio.

“Ma in qual modo si umiliò Gesù Cristo, quale fu l’atto più bello della sua umiltà? Sentiamolo dall’Apostolo San Paolo: umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce (Fil 2,8). Ecco la virtù che sgorga naturalmente dall’umiltà, anzi, che sta in correlazione con essa: l’obbedienza. Quanta obbedienza non dovete voi ammirare in quel caro Bambinello? Lo disse quando, già adulto, insegnava per le vie della Galilea: Io sono venuto non per fare la mia volontà, ma la Volontà di Colui che mi ho mandato (Go 6,38).”

Questa è l’umiltà più grande.

“Fu appunto questa virtù che lo fece esinanire, perchè gli tolse la volontà propria e ciò che ne deriva, gli tolse tutto: svuotò se stesso (Fil 2,7). Fu questa virtù che lo muoveva in ogni atto: Faccio sempre le cose che gli sono gradito (Gv 8,29).”

E’ proprio questa obbedienza al Padre che toglie la volontà propria, che ti fa svuotare.

Cari fedeli, guardatelo nella mangiatoia il vostro Dio, umiliato per obbedienza! E’ un bambino, vedetelo, Egli è suddito, eppure è il Re dei Cieli! Maria lo prende, lo avvolge in pochi pannicelli, lo mette in una vile mangiatoia, ed Egli vi sta e si rende come la lima nella mano del fabbro: stava loro sottomesso (Lc 2,51).

Gesù sapeva che quell’atto solenne con cui Egli si era messo nelle mani del Padre suo celeste, dicendo: “Ecco, io vengo”, lo avrebbe condotto ai dolori più acuti, ai flagelli, alle spine, all’ignominiosa morte della Croce. Ma il sacrificio non è forse la necessaria conseguenza dell’obbedienza? Obbedire vuol dire sottostare a quanto dispone chi ha il potere, ossia sacrificare tutto, assolutamente tutto. Mettetevi con impegno a nutrire nel vostro cuore queste virtù delle quali Gesù Bambino vi dà un luminoso esempio. Con la santa purità scuoterete da voi la materia e vi renderete spirituali; con l’umiltà glorificherete Dio perché gli darete quella gloria che è solo sua e  procurerete a voi e agli altri la pace perché metterete tra voi e Dio l’ordine più perfetto; con l’obbedienza voi potrete combattere ordinatamente e seguire gli ordini di Dio; col sacrificio supererete tutti gli ostacoli; con la povertà Vi staccherete dal mondo; con la semplicità converserete con Dio e così, glorificando Dio e dando pace alla povera umanità in terra, voi potrete sperare di cantare in Cielo l’inno eterno dell’amore e della pace. Così sia.”

In questo ottavo giorno chiediamo al Signore questi due doni, il dono della semplicità, che è umiltà, e il dono dell’obbedienza.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo dice da su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

Feria propria del 23 Dicembre

VANGELO (Lc 1,57-66)
Nascita di Giovanni Battista.

In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

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