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Triduo a S. Teresa di Gesù – Primo giorno

S Teresa di Gesù

Omelia sulle letture di lunedì 12 ottobre 2015

Pubblichiamo l’audio dell’omelia del primo giorno di triduo in preparazione alla memoria di S. Teresa di Gesù.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré.

Ascolta la registrazione:

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Approfondimento

Castello interiore, Prime Mansioni, Capitolo 1

Testo della meditazione

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Triduo a S. Teresa di Gesù – Primo giorno

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Quest’oggi celebriamo la memoria della Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, e provvidenzialmente inizia oggi anche il triduo in preparazione alla solennità di Santa Teresa di Gesù, che sarà il 15 di ottobre.

Non potrebbe esserci ricorrenza migliore, per iniziare con oggi il triduo, perché Santa Teresa muore chiamandosi e definendosi figlia della Chiesa.

Lei ha vissuto tutta la vita come una figlia della Chiesa e la Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, l’ha veramente accompagnata e sostenuta in questo cammino arduissimo che lei ha compiuto.

Allora, in questi tre giorni, a Dio piacendo, la mia intenzione non è di parlarvi della vita di Santa Teresa, perché più o meno la conosciamo un po’ tutti la vita di Santa Teresa, poi è talmente famosa, talmente grande, che si trova tanto materiale su di lei.

Vorrei cercare, invece, di scegliere dentro a questa vastità di pietre preziose, che è la sua esperienza, qualche gemma da proporre alla vostra attenzione, alla vostra meditazione, e per quanto possibile, lo vorrei fare proprio sempre con questo stretto legame col Vangelo del giorno, perché l’omelia chiede al sacerdote di stare il più possibile aderente al Vangelo, alla liturgia della Parola del giorno.

Ne “Il Castello interiore”, che è un’opera di Santa Teresa di Gesù, nelle prime mansioni, al capitolo I, Santa Teresa tratta una questione che a me sembra essere la chiave di volta per comprendere il Vangelo di oggi.

Gesù definisce questa generazione una generazione perversa, malvagia, una generazione che cerca segni quando ha il Segno, davanti a sé, che è Gesù, una generazione che non sa cogliere (lo abbiamo visto ieri, domenica, nella prima lettura dal Libro della Sapienza) che Gesù è la Sapienza, è il Sapiente, infinitamente di più di Salomone, per il quale la Regina del Sud venne e fece un lungo viaggio.

Gesù è sicuramente l’Araldo per eccellenza, colui che chiama alla conversione (infatti, le prime parole di Gesù, appena comincia a rivelarsi, sono: «Convertitevi e credete al Vangelo!») e lo è infinitamente  di più di Giona, di fronte al quale Ninive si converte.

Gesù qui dice: «Come mai voi no?»

«Come mai resistete a questa conversione, nonostante qui ci sia molto di più che Salomone, molto più che Giona?»

«Come mai non vi basta? Come mai cercate altro?»

Mi sembra, forse, spero, che la chiave di volta sia possibile trovarla in questo capitolo I, quando Santa Teresa di Gesù scrive: “Che confusione e pietà non potere, per nostra colpa, intendere noi stessi e conoscere chi siamo!”

Santa Teresa tante volte ritorna su questa questione: conoscere chi siamo e intendere noi stessi.

“Sì, sappiamo di avere un’anima…”

Anche noi sappiamo di avere un’anima, tutti noi qui presenti sappiamo di avere un’anima…

“…perché l’abbiamo sentito e perché ce lo insegna la fede, ma così all’ingrosso, tanto è vero che ben poche volte pensiamo alle ricchezze che sono in lei, alla sua grande eccellenza e a Colui che in essa abita”.

Quante vote ci fermiamo a pensare alle ricchezze che abbiamo nell’anima, alla ricchezza che è l’anima che abbiamo, al fatto che è eterna, alla sua grande eccellenza, perché è immortale, e a colui che in essa abita?

Noi siamo il tempio dello Spirito Santo, della Santissima Trinità!

“E ciò spiega la nostra grande negligenza nel procurare di conservarne la bellezza”.

Infatti, quanto poco ci confessiamo, quanto poco preghiamo, quanto poco meditiamo, quanto poco ci intratteniamo in un colloquio intimo, personale, costante e ripetuto con Gesù, cercato e voluto!

Quante volte si sente dire da qualcuno: «Non posso andare a Messa tutti i giorni, Padre! Ho il lavoro, lo studio, tante cose da fare, insomma come faccio? Non ce la faccio…devo andare a lavorare e non posso andare alla Messa, poi quando torno le chiese sono tutte chiuse», poi magari si viene a scoprire che il suo lavoro comincia alle nove o alle otto e mezza.

Mi ha colpito un papà giovane, a cui proprio pochi giorni fa io ho chiesto: «Ma tu, per andare a Messa, a che ora ti svegli alla mattina?» e lui mi ha detto: «Padre Giorgio, alle cinque e mezza».

«Ah, ecco…alle cinque e mezza».

Se tu vuoi andare a messa, se la Messa è veramente il Corpo e il Sangue di Cristo, dato e sparso, ti svegli anche alle cinque e mezza, se ci credi; se non ci credi, ogni scusa è buona per non andarci.

Se io voglio il Corpo e il Sangue di Cristo, mi sveglio anche alle cinque e mezza per andare, perché solamente i frati saltano giù dal letto e trovano la chiesa sotto ai piedi, tutto il resto del mondo deve correre, deve prendere la macchina, col freddo, la pioggia, le borse, il traffico, e qui e là, e su e giù, per poter arrivare in una chiesa, ma è da questo che si capisce, come dice Santa Teresa, se noi siamo negligenti o  no.

Certo, il mondo, e forse oggi anche molti di noi Cristiani Cattolici o sedicenti tali, di fronte a queste cose diciamo: «Oh…ma che esagerazione! Non c’è mica bisogno, basta pregare Dio nel proprio cuore!»

Sciocchezze! Queste sono stupidaggini, che vengono da una persona che è negligente nei confronti della propria anima!

Infatti Santa Teresa scrive: “Le nostre preoccupazioni si fermano tutte alla rozzezza del castone, alle mura del castello, ossia a questi nostri corpi”.

Certo, perché svegliarmi alle cinque per andare alla Messa è un dramma apocalittico, mentre tornare a casa alla sera alle undici e cenare, perché devo andare in palestra a fare i muscoli grossi come Mastro Lindo, questo invece va bene; stare lì a misurarmi col centimetro per vedere di quanto mi si è alzato il bicipite, questo è sanità mentale; se mi sveglio al mattino presto per andare alla Messa, sono un poverino…certo, secondo il mondo.

Allora Teresa va avanti e dice: “Mi diceva ultimamente un gran teologo, che le anime senza orazione sono come un corpo storpiato o paralitico, che ha mani e piedi, ma non li può muovere”.

Cioè, un’anima che non prega è storpia, è paralitica!

Scrive: “Ve ne sono di così ammalate e talmente avvezze a vivere fra le cose esteriori, da esser refrattarie a qualsiasi cura, quasi impotenti a rientrare in sé stesse”.

Ecco l’accidia, ecco il peccato dell’accidia!

“Abituate a un continuo contatto con i rettili e gli animali che stanno intorno al castello, si son fatte quasi come quelli, e non sanno più vincersi, nonostante la nobiltà della loro natura e la possibilità che hanno di trattare nientemeno che con Dio”.

Siamo talmente diventati superficiali e rozzi che non sappiamo nemmeno più chi siamo!

Non sappiamo neanche più guardarci nell’anima, non sappiamo comprendere la grandezza della nostra anima, non abbiamo cura della nostra anima, non sappiamo rientrare in noi stessi, che è quello che fece il figliol prodigo, quando, in mezzo ai maiali che non gli davano da mangiare neanche le carrube, rientrò in sé stesso.

Se noi non rientriamo in noi stessi, noi non possiamo convertirci!

Se noi non sappiamo metterci in discussione davanti a Dio, se non sappiamo confrontarci con la verità di Dio, se non sappiamo criticarci, auto criticarci, lasciarci criticare dallo Spirito Santo, come possiamo definirci uomini e donne spirituali e discepoli di Gesù?

Come possiamo definirci persone che hanno un cammino di vita spirituale?

Non abbiamo niente!

Se queste anime non cercano d’intendere la loro immensa miseria e non vi pongono rimedio, avverrà che, per non volger lo sguardo a sé stesse, si trasformeranno in altrettante statue di sale, come avvenne alla moglie di Lot per essersi voltata indietro”.

Noi abbiamo talmente paura di guardarci e di guardare dentro di noi, di essere secondo verità, di dirci la verità che siamo noi, che, come dice Teresa, noi finiremo per diventare come la moglie di Lot, delle statue di sale, cioè sterili, insipidi e morti.

Questo lo scrive Santa Teresa, non lo dico mica io!

Magari l’avessi elucubrato io con la mia piccola testa!

Questo lo dice Santa Teresa, Dottore della Chiesa.

“Per quanto io ne capisca, la porta per entrare in questo castello (che è la nostra anima) è l’orazione e la meditazione”.

Ma guarda un po’ come i Santi si ritrovano!

Quello che vi dicevo, pochi giorni fa, quando vi dicevo che c’è chi dice che i Carmelitani devono parlare solo dei Santi carmelitani, i Francescani solo dei Santi francescani, i Benedettini…scemenze!

Queste sono idiozie di chi non ha capito niente della Comunione dei Santi e della Chiesa, perché i Santi dicono tutti la stessa cosa!

Secondo forme diverse, ma dicono tutti la stessa cosa.

Questa stessa espressione scritta qui da Santa Teresa è la stessa cosa che scrive Padre Pio da Pietrelcina!

Io ricordo poco tempo fa, quando parlai di questa cosa, era proprio alla Messa delle diciotto, mi ricordo benissimo, e ricordo anche il volto della persona che ho fissato in quel momento, quando dissi: «Padre Pio, a una penitente che gli venne a dire: “Padre, io non ho fatto più la meditazione”, ed era da un anno che non la faceva più, lui rispose: “Bene, per un anno non farai più la Comunione”».

Lui infatti voleva che tutti i suoi penitenti facessero almeno un’ora di meditazione al giorno, e non erano frati e suore, andavano a lavorare…

Mi ricordo che davanti a me qualcuno scosse la testa, come per dire: «Oh che esagerazione!»

Esagerazione? Noi siamo o non siamo discepoli di Gesù?

Continuiamo a parlare di Santa Teresa, perché ci piace qualcosa che ha scritto, o tutto quello che ha scritto?

Vogliamo imitarla sul serio, o semplicemente andare in giro con le chincaglierie e le vesti e le cose che dicono che noi siamo di qua e noi siamo di là, quando non siamo un fico di un bel niente, perché non mettiamo in pratica gli insegnamenti di Teresa?

Per Santa Teresa la porta del castello è la preghiera, è l’orazione e la meditazione.

Vogliamo essere Carmelitani?

Vogliamo essere secondo l’insegnamento di Teresa?

Allora dobbiamo pregare, ma meditare e fare orazione!

“Non chiamo infatti orazione quella di colui che non considera con chi parla, chi è che parla, cosa domanda e a chi domanda, benché muova molto le labbra”.

Teresa dice che non si può credere di pregare semplicemente perché si fa bla bla bla…

No, no, tu preghi nel momento in cui, primo, consideri con chi parli: Dio.

Secondo, chi è che parla?

Io sto parlando in questo momento, quando io medito, è Dio che mi parla.

Poi, cosa domanda, cioè io cosa sto chiedendo, e a chi lo sto chiedendo.

Queste cose bisogna pensarle, sapete!

Adesso lei dice, sentite che meraviglia: “Alle volte sarà buona orazione anche questa, quantunque non accompagnata da tali riflessioni, purché queste si siano fatte altre volte”.

Almeno falle qualche volta!

Almeno pensa qualche volta con chi stai parlando!

“Ma se alcuno ha l’abitudine di parlare con la maestà di Dio come con uno schiavo, senza pensare se dice bene o male, contento di quello che gli viene in bocca o ha imparato a memoria per averlo recitato altre volte, non tengo ciò per orazione, né piaccia a Dio che vi siano cristiani che così facciano”.

Cioè, lei ci sta dicendo: «Tu devi considerare che Dio non è il tuo schiavo, non è l’ultimo della terra (a quel tempo c’erano gli schiavi), tu devi pensare se quello che stai dicendo è bene o male».

Non è abbastanza che tu ripeti una cosa che hai imparato a memoria, oppure dici quello che ti viene alla bocca!

Vedete come è importante pregare, ma pregare sul serio però.

La preghiera e la consapevolezza di sé vanno di pari passo.

Più io veramente faccio orazione e meditazione, più io veramente entro per la porta dell’anima, che mi conduce, come dirà Teresa, alla stanza più intima al centro del cuore, che è l’incontro con Dio.

È questo lo scopo della preghiera, è questo lo scopo della santità, è questo lo scopo della vita cristiana: incontrare Dio.

Dove?

Nella mia anima, ma questo non avviene in un giorno, ci vuole tempo.

Ecco perché è importante questo, ecco perché, se noi facciamo così, non cadremo nell’errore che è scritto nel Vangelo di oggi (è Parola di Gesù), l’errore di questa generazione malvagia, che non sa cogliere l’evento di Cristo, non lo vede.

Guardate che sarebbe da impazzire, morire e non esserci accorti di Gesù che ci è passato accanto, morire e dire: «Io non ho mai incontrato Gesù».

Provate a chiedervi: «Ma io, nella mia vita, ho mai incontrato veramente Gesù? Ho mai fatto una vera esperienza di Gesù? L’ho mai percepito veramente nella mia anima, tale per cui mi ha cambiato la vita?»

Teresa in un altro passo dice: “Ricordati e fidati, se Gesù Cristo ha potuto ribaltare la Storia, potrà ribaltare e rifare anche la tua vita!”

Questo avviene solo se Lo incontriamo davvero.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

 

 

 

 

Letture del giorno

Prima lettura

Rm 1,1-7 – Per mezzo di Cristo abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti.

Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio – che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore; per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo –, a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!

Salmo responsoriale

Sal 97

Il Signore si è ricordato del suo amore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Vangelo

Lc 11,29-32 – Non sarà dato alcun segno a questa generazione, se non il segno di Giona.

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

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