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La Santa Confessione: le qualità del Sacerdote

Confessione

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di sabato 16 gennaio 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

LA SANTA CONFESSIONE: LE QUALITÀ  DEL SACERDOTE

Eccoci giunti a sabato 16 gennaio 2021, abbiamo ascoltato la Prima Lettura tratta dalla Lettera agli Ebrei, cap. IV, vv 12-16.

“La parola di Dio è viva”

Solo la Parola di Dio può essere viva.

“La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.”

E’ proprio quello che stiamo trattando in questi giorni, il tema del discernimento, del portare alla luce sentimenti e pensieri del cuore. Ci sono persone che non sanno parlare dei loro sentimenti, è una grande povertà. Non sono capaci, da una parte probabilmente perché nessuno ha mai insegnato loro a parlare dei loro sentimenti, hanno paura, hanno vergogna, sono imbarazzati, e dall’altra parte non sanno neanche come si fa, non sanno riconoscerli, non li sanno vedere, non sanno dare un nome a questi sentimenti, non li sanno trovare. Da una parte forse non sono stati educati a questo, e dall’altra probabilmente anche loro non avranno investito molte energie per imparare a farlo, a mostrare i sentimenti, a rivelare i pensieri profondi del cuore. E’ lì che va la Parola di Dio, ma ovviamente c’è bisogno che ci sia un terreno capace di accoglierla, un’apertura interiore, una disponibilità. Noi parliamo di tante cose, ma parlare dei sentimenti e parlare dei pensieri del cuore questo non è così comune. Dobbiamo imparare a farlo.

“Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto.”

Dice “dobbiamo”, perché noi ogni giorno, ogni istante dobbiamo rendere conto a Dio. E davanti a Dio tutto è nudo,scoperto, manifesto. Una realtà che non si nomina, diventa anonima.

Proseguiamo la nostra lettura sul libro “L’inconscio spirituale” di J.C.Larchet che sta trattando il tema della confessione e direzione spirituale:

“La portata terapeutica della Confessione è tanto maggiore quanto più nella sua forma tradizionale la Confessione non si limita ad essere un’elencazione secca e stereotipata di un catalogo di peccati, più o meno artificialmente predisposto, ma il penitente confessa spontaneamente in maniera diretta e viva, di facile comprensione, i suoi peccati e le sue deficienze, riferendone al confessore anche le circostanze perché sappia meglio capire e quindi meglio dargli consigli più appropriati al suo stato”

Bisogna essere precisi nel confessare i peccati, perché più sei preciso, circostanziato, e più il confessore potrà capire meglio e darti consigli appropriati al tuo stato. E’ come andare dal medico se io dico poco, se dico male, se non dico tutto, se io nascondo è chiaro che anche la terapia sarà sbagliata.

“Ma oltre a ciò chi si confessa informa il Sacerdote anche di tutto quello che gli dà preoccupazione, gli espone in maniera libera e naturale tutti i suoi problemi, tutte le particolare difficoltà che può incontrare nell’esistenza quotidiana, gli accenna anche ciò che l’inquieta, che l’angoscia, che l’ossessiona, le rivela le sue paure, le sue sofferenze, gli espone al meglio i suoi stati di animo, gli confida le sue debolezze, gli apre la sua personalità, gli mette davanti tutta la sua vita con tutte le sue mancanze e imperfezioni.”

Pensate che bella una confessione fatta così, che bello quando decido di aprire completamente tutto il mio castello interiore, dove l’altro può vedere bene ogni singolo dettaglio. Porto in confessionali i peccati ma anche tutti quegli aspetti di me che magari non sono peccati però sono qualcosa che ha bisogno di essere guarito, purificato, sistemato.

“Una tale apertura è resa più facile al penitente dalla sua certezza di beneficiare della misericordia divina, ma anche dall’atteggiamento di ascolto che deve premurarsi di manifestargli visibilmente e dalla compassione di cui deve dare prova.”

Perché mi apro?

Mi apro perché so che il Signore mi ama e mi perdona, anzi più noi mostriamo il nostro male e più la Misericordia di Dio lo scioglie, lo risana, lo guarisce.

“Il dovere del confessore è infatti mostrarsi estremamente attento a tutto ciò che gli viene riferito e non dare giudizi chi a lui si apre. Deve lasciargli la più ampia libertà di espressione e farsi incontro a lui con grande dolcezza e pazienza.”

Questo testo è un esame di coscienza anche per i Sacerdoti, perché è facile sentire la stanchezza soprattutto dopo due, tre ore che sei lì, ed è facile quindi perdere di stile su queste cose così importanti come l’attenzione, la pazienza, l’andare incontro, la dolcezza, perché purtroppo alle volte la pazienza si perde, quando poi si è stanchi ancora di più, perché magari non tutti i penitenti sono malleabili facilmente. La Confessione richiede tanta ascesi al penitente, ma anche tanta ascesi al Sacerdote. Il Confessore deve pregare prima di entrare in confessionale, perché ha bisogno dell’aiuto dello Spirito Santo, della Vergine Maria per essere all’altezza del suo compito.

“Inoltre i confessori santi danno prova, mentre ascoltano i mali che vengono loro rivelati, di profonda compassione, realmente spartendo con la persona che stanno ascoltando le sue difficoltà e sofferenze, e invisibilmente manifestano l’amore spirituale che provano per essa come il padre davanti al figliol prodigo, immagine del Cristo a fianco del buon ladrone.”

Ci sono questi momenti molto belli dove si hanno davanti delle persone che si vede che hanno un bisogno radicale del perdono di Gesù, che sono veramente pentite, che hanno compreso la portata enorme, grave del loro peccato, è quello è proprio il momento dove il Sacerdote può sperimentare il suo essere immagine del Padre Celeste, dove il Sacerdote è chiamato a manifestare questo amore profondo di Gesù per colui che sta tornando alla casa del Padre, e vivere quel momento con tutta la solennità del caso. Ci sono delle volte che quell’atteggiamento fa sciogliere il penitente dopo che ha detto quello che deve dire, in un grande pianto liberatorio, un pianto di gioia, di colui che si vede veramente riammesso. Sono le esperienze più belle che possono capitare ad un Sacerdote.

“Questo amore ben lontano dall’essere opprimente e invadente è fatto della dolcezza, della discrezione della grazia consolante e materna del Paraclito e copre di balsamo ristoratore il cuore ferito e straziato dal peccato.”

Soprattutto che non lega a sé. Uno deve sentirsi libero di andare a confessarsi da chi vuole.

“Questo atteggiamento del Sacerdote dà vita a quel clima di indispensabile confidenza che è necessario per l’efficacia della terapeutica e rende possibile una comunicazione di grande qualità che al penitente permette di non avere timori né reticenze ad aprire la sua anima quanto più completamente possibile e a ricevere nelle migliori condizioni le cure adeguate al suo stato.”

Devo confessare con molta semplicità che il Signore mi ha donato, lungo la vita, dei confessori che mi hanno permesso di vivere questa dimensione, da quando ero bambino e via via sempre più avanti, fino ad arrivare al mio Padre Spirituale che ho tenuto per 17 anni fino a quando poi è morto. Ho sempre incontrato dei Sacerdoti dove quasi era bello raccontare tutto, anche i più piccoli e grandi pasticci che uno combina, anche le cose che era meglio evitare, è bello perché senti che ne puoi parlare, sempre dentro ad una grande precisione, e a un grande rigore.

Credo che l’aspetto più importante per un Sacerdote, per un confessore, è la disponibilità, è l’esserci. Il Signore mi ha fatto la grazia dolorosissima di vedere che cosa può provocare la mancanza di disponibilità. Da questo punto di vista io ho avuto sempre la grazia di incontrare delle persone meravigliose, sempre tanto disponibili. Ci sono momenti della tua vita nei quali hai bisogno di qualcuno che sai che c’è sempre, che sai che non lo disturbi mai.

Quando ero studente di teologia mi ricordo, quando ero in carcere, un detenuto aveva una situazione molto brutta e dolorosa, per quasi un mese è andato avanti a chiedere il confessore, ma il confessore non è mai arrivato, mi ricordo che allo scadere del mese, quando io sono ritornato il sabato dopo, ho sperato tanto che fosse andato, sono andato a  chiederglielo, e lui si è alzato, mi ha guardato e mi ha detto:

“Non ho più bisogno di un prete. Digli di non venire più, perché io non mi confesserò più”

Sono passati tanti anni da questo incontro ma io non l’ho più dimenticato.

Accadde anche un altro episodio un’altra volta, un ragazzo una notte suonò ad un Sacerdote per essere confessato, ma il Sacerdote gli disse di ripassare un’altra volta perché era troppo tardi, quel ragazzo ha tanto supplicato ma non c’è stato modo e il giorno dopo l’hanno trovato galleggiante sul fiume, si era buttato giù dal ponte.

Noi non conosciamo i tempi di Dio e quando una persona ti dice:

“Ho bisogno di confessarmi”

Bisogna esserci. Questo dono non ce l’hanno tutti, noi siamo stati ordinati per questo. Quando tu cercavi il Santo Curato D’Ars lo trovavi in Chiesa. Uno deve poter sapere che se ha bisogno c’è qualcuno che lo può liberare dal male, perché il peccato è costato la vita di Cristo. Non solo non dobbiamo mai negarci, o negare una confessione, né mai rimandare, ma dobbiamo far sapere che siamo disponibili, che ci siamo. Noi abbiamo questo potere che ci è stato dato senza merito, di sciogliere, di liberare dal peccato l’uomo, di rimetterlo in grazia di Dio, ebbene non è nostro, e quindi non dobbiamo comportarci come se fosse una cosa privata, dobbiamo essere sempre disponibili, anche se questo costa, e non dobbiamo mai banalizzare, deridere perché magari incontriamo sensibilità diverse dalle nostre. Dobbiamo dare le cure migliori e adeguate, come dice il testo. Chiediamo alla Vergine Maria la grazia di Sacerdoti sempre più all’altezza del loro Ministero, e di penitenti sempre più coscienti dell’importanza di questo Sacramento.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Sabato della I settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

PRIMA LETTURA (Eb 4,12-16)
Accostiamoci con fiducia piena al trono della grazia.

Fratelli, la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto.
Dunque, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.

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