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Il manoscritto del Purgatorio, parte 41

Il manoscritto del Purgatorio

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: “Il manoscritto del Purgatorio” di domenica 8 gennaio 2023 – Battesimo del Signore

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 3, 13-17)

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 8 gennaio 2023. Festeggiamo oggi il Battesimo del Signore. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo terzo del Vangelo di san Matteo, versetti 13-17.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione sul Manoscritto del Purgatorio.

No, non siete troppo buona! In certi casi è meglio cedere che prevalere. Vi suggerisco un modo d’agire che Gesù desidera che adottiate. Prima di dare un avvertimento, prima di fare un rimprovero meritato da una allieva o da qualunque altra persona, raccoglietevi un secondo; quindi, mettetevi al posto di colei cui state per rivolgervi e agite a suo riguardo come vorreste che si facesse con voi in simile occasione. Allora Gesù sarà contento.

“Non fare agli altri quello che non vuoi che sia fatto a te”: ricordate? Il Signore ci chiede di amare, rimproverare esattamente come vorremmo che venisse fatto con noi. Questo “raccoglierci” prima di intervenire sarebbe e sarà sicuramente utile anche per togliere tutta quella parte piena di concupiscenza che portiamo dietro, così come quando sperimentiamo, per esempio, la permalosità che è un’altra realtà da correggere della nostra anima oppure quando sperimentiamo l’invidia e la gelosia, insomma: tutte le volte che c’è qualcosa che non va o tutte le volte che vediamo che c’è qualcosa che non va negli altri, dobbiamo sempre intervenire con rigore e precisione e, nello stesso tempo, con la delicatezza necessaria per fare in modo che l’intervento sia veramente fruttuoso e non sia semplicemente o un attacco o una fuga.

Comprendete (dunque) quel che una vita, di cui ciascun istante è per Gesù, ha di piacevole, nonostante le passeggiere amarezze di cui può essere disseminata?

Se alcuni minuti di conversazione di un’anima santa con Gesù possono mandarla in estasi e farle dimenticare tutte le pene passate, cosa sarà dell’unione eterna? Oh! se lo sapeste, se poteste comprenderlo, come lavorereste senza posa alla vostra perfezione, voi, cui Gesù fornisce tutti i mezzi possibili per arrivarci! Oh! se noi avessimo solamente cinque minuti del tempo che voi perdete in ritorni su voi stessa nell’indagare se quanti vi dico è vero o falso, che cosa non faremmo per Colui che desideriamo con tanto ardore! È il demonio che talvolta vi accieca e fa sì che non prestiate attenzione a quel che vi dico. Egli ben prevede quali ne sarebbero le conseguenze. Sventate i suoi intrighi, mettetevi con slancio all’opera, santificatevi, e quest’anno sia l’inizio di quella vita perfetta che Gesù attende da voi, da sì lungo tempo!

Sarebbe bello che anche per noi quest’anno fosse l’inizio della vita perfetta che Gesù si aspetta: non di quella che abbiamo in testa noi… è diverso! Un conto è l’idea di perfezione che ci siamo fatti noi nella nostra testa con tutti gli indulti possibili e immaginabili e un conto è l’idea di perfezione che ha in mente Dio, l’idea di perfezione che Gesù ha per noi… sono due cose diverse. Sicuramente Gesù si aspetta molto di più di quello che noi pensiamo di dovere fare: dentro di noi ci sono tanta pigrizia, tanta superbia, tanta codardia, tanto interesse, tanto orgoglio!

 Al principio di quest’anno, prendete come pratica di non proferire alcuna parola inutile. Non esprimete il vostro parere a riguardo di checchessia, eccetto che non vi siate costretta; anche quanto alle cose utili, parlate poco… Così pure, non alzate mai gli occhi per curiosità. Ogni mattina Gesù abbia il vostro primo sguardo, il primo pensiero, la prima parola, e sia questa una parola di riconoscenza e d’amore!

Voglio tanto bene a questa suora! Ha fatto veramente un grande servizio a tutti! Lei dice “al principio di quest’anno“, ma io aggiungo “da quest’anno in poi” prendiamo come pratica quella di non proferire alcuna parola inutile! 

Quante parole inutili diciamo in un giorno! Parole che servono a niente, semplicemente a dare aria alla bocca! 

Quante volte noi esprimiamo il nostro parere su tutto! Su ogni cosa noi abbiamo qualcosa da dire: non sappiamo stare zitti! 

E aggiunge: “anche quanto alle cose utili, parlate poco”. Ci sono persone che non riescono a dire: “Vorrei mangiare una mela verde”; “Questo è un tavolo”. Punto… basta! No, non è possibile! Per dire: “Questo è un tavolo”… milioni di parole, parole, parole… non sono capaci di formulare una richiesta semplicemente con soggetto/verbo/complemento oggetto… non sono capaci, non riescono ad avere semplicità nella espressione linguistica perché dentro sono talmente contorte che tale contorsione si manifesta anche nel parlare, per cui è tutta un’arzigogolatura, un essere ripiegati su se stessi…

E la suora dice: “Parlate poco!”; lo stesso vale per gli occhi: dobbiamo avere uno sguardo ordinato. Se dico “mortificato” a qualcuno si arriccia il naso e allora dico “ordinato” che è la stessa cosa, solo che ho usato una terminologia a noi più confacente; ordinato, però, vuol dire esattamente “mortificato” solo che a noi pesa perché pesa l’ordine che richiede disciplina, lotta alla pigrizia, presenza a se stessi, progettualità… tutte così che a noi non piacciono molto…. Non c’è bisogno di invecchiare come i vecchioni della casta Susanna, che, invecchiati nel male, con gli occhi la divoravano viva… non c’è necessità, anzi è proprio un brutto modo di vivere!

E poi, la parte più bella: “Ogni mattina Gesù abbia il vostro primo sguardo, il primo pensiero, la prima parola, e sia questa una parola di riconoscenza e d’amore!”. Questa è la verginità! Gesù deve avere il nostro primo sguardo: appena ci svegliamo dovremmo avere una immagine di Gesù, della Trinità, della Vergine Maria cui indirizzare il nostro primo sguardo, il nostro primo pensiero, la nostra prima parola: “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” sia la nostra prima parola! “Gesù, ti amo! Gesù e Maria, salvate anime!”

E sia questa una parola di riconoscenza e d’amore!”. Diciamo: Gesù, grazie! La primizia di tutto dovrebbe essere questo! 

Quanti di voi mi hanno scritto sul Natale: “Padre, che bello aver vissuto il Natale così: la Messa al mattino presto alle otto, e poi la preghiera e poi…” Certo! Tutti quelli che mi hanno scritto, pur non conoscendosi, hanno scritto la stessa e-mail con parole diverse ma contenuto uguale: “Avevo il cuore straripante di gioia!” Ma certo! Non siamo qui a “pettinare le bambole”! Le cose che diciamo sono vita! Questa è vita! Questa è anticipazione della vita eterna; questo è pregustare la vita eterna… certo! Noi mettiamo Gesù al primo posto e il nostro cuore esplode! Quando mettiamo Gesù al suo posto, il nostro cuore è al suo posto! Vi piace? Ecco… l’ho inventata adesso: quando mettiamo Gesù al suo posto, il nostro cuore è a posto, occupa il suo posto, quindi è contento! 

Allora al mattino, appena svegli, impariamo a metterci in ginocchio e a recitare la bellissima preghiera dell’Angelo a Fatima: “Mio Dio, io credo, adoro, spero in voi e vi amo. Vi chiedo perdono…” ricordate? 

La prima cosa da fare al mattino non è scrivere al cellulare, non è — come faceva qualcuno che ebbi la disgrazia di conoscere — accendere la radio… per amor del Cielo! … prima cosa del mattino: il Gazzettino Padano, il Telegiornale… noooo! La prima cosa del mattino non può essere il caffè! Vi prego! Il primo pensiero del mattino non può essere la moka! No, no, no! 

Il primo pensiero del mattino deve essere Gesù: fermi sul vostro giaciglio… state fermi e iniziate subito le vostre preghiere. Anche perché nessuno di noi sa se arriva a sera! Magari quella è l’ultima mattina, l’ultima giornata! Se sapessimo di vivere l’ultima nostra giornata come la cominceremmo? Ecco, allora facciamolo!

Però devo dirvi che, leggere le vostre email e i vostri messaggi è rincuorante: vedere come siete stati capaci di essere coraggiosi, di essere andati oltre voi stessi è bello! È bello veder come basti una piccola spinta e subito prendete il volo… questo è bello, significa che c’è il desiderio! 

Io non ho mai avuto dubbi perché nei miei anni di sacerdozio io ho sempre visto tanta gente innamorata di Gesù, tanta gente che, se ti rendi disponibile e se sei un po’ fantasioso, ti segue. Quando qualcuno dice: “La solitudine dei sacerdoti!”. Per amor del Cielo: io non ho mai conosciuto la solitudine nel mio sacerdozio, anzi ho dovuto cercare la solitudine… è impossibile sentire la solitudine da preti, come si fa? Se sei prete, non puoi sentirti solo, come fai a sentirti solo? Con tutto quello che c’è da fare, con tutte le persone che hanno bisogno, che ti cercano, che desiderano il sacerdote… come fai a sentirti solo? Essere solo dovrebbe essere un desiderio: “Oh, finalmente sto anche un po’ da solo”. Perché ne ho anche bisogno! Ho bisogno di stare un po’ da solo; di mettere il telefono sul silenzioso; di stare un po’ da solo con Gesù; ho bisogno di stare un po’ da solo per fare le mie “cosine”, le mie piccole cose da solo; di studiare, di meditare, di pregare… ma non: “Ah, la solitudine del sacerdozio: che peso!” Credo che, quando si avverte quel tipo di peso, c’è qualcosa che non va: san Giovanni Maria Vianney non era mai solo; Padre Pio? Immaginate Padre Pio solo? Padre Pio che si lamentasse di essere solo? Quando Padre Pio era solo; quando si sentiva solo? Certo, lui cercava la solitudine, ma non quello stare solo un po’ da depresso! Assolutamente! Mettiamo Dio al primo posto e vediamo che cosa succede! 

Appiè del tabernacolo, riponete il vostro cuore in quello di Gesù per tutta la giornata e conversate con Lui fino alla sera. La sera, deplorerete le vostre mancanze di nuovo ai suoi piedi, Lo ringrazierete dei suoi favori… Voi sapete quel che vi ho detto a tal riguardo.

Ecco perché, per quanto è possibile, andare sempre alla Messa del mattino: iniziate sempre la giornata con la Messa al mattino… cambia… cambia tutto! “Eh, ma mi devo svegliare presto!” Certo, svegliati presto: qual è il problema? Chi si sveglia presto va a letto presto: l’importante è dormire un po’. E poi, quando saremo morti, quanto dormiremo… oh, quanto dormiremo! Staremo lì giorni, giorni, anni e anni belli stesi…

Quindi, iniziamo la giornata conversando con Lui, riponendo il nostro cuore in quello di Gesù bene nel Tabernacolo: è lì che si comincia tutto; è lì che si imposta tutta la giornata… ai piedi del Tabernacolo! È lì che si trovano la ragione, il senso per affrontare la giornata; e poi, alla sera, ancora ai piedi del Tabernacolo! “Ma io non ho un Tabernacolo a casa!” Vai in Spirito, come faceva la beata Alexandrina Maria da Costa! Vai in spirito al Tabernacolo della tua parrocchia, della tua chiesa e lì fai davanti a Gesù il tuo esame di coscienza.

Siate ben fedele a dette pratiche. Gesù desidera da voi una grande purità d’intenzione, un amore senza limiti. Non perdonatevi nulla. Più un’anima si sacrifica, più è felice. Amor con amor si paga, è vero, ma si paga altresì con la riconoscenza, la rinunzia ed il dono di sé. Sacrificatevi, dunque, e donatevi per sempre.

Quindi: fedeltà alla pratiche che abbiamo indicato fin qua, purezza di intenzione, amore senza limiti come vi ho detto l’altro giorno: quando cominciamo a misurare, a pesare la carità, abbiamo finito di fare la carità. La carità non deve essere pesata; quando cominciamo a pesarla, non è più carità… ci marcisce tra le mani. La carità si dona senza misura; la misura della carità è non avere alcuna misura. Quindi: un amore senza limiti… l’amore non può avere limiti. Poi, se vogliamo il perdono, non guardiamoci allo specchio, non diamocelo noi: andiamo al confessionale e chiediamo perdono lì.

Poi l’importanza del sacrificio; l’importanza della corrispondenza. Come si fa a corrispondere all’amore? Con la riconoscenza, dicendo “Grazie!”. Quante volte ci dimentichiamo di dire “Grazie!” alle persone, figuriamoci con Dio… La rinunzia e il dono di sé. 

Allora chiediamo oggi al Signore la grazia di imparare a fare santamente i furbi: impariamo a trovarci qualche amico, qualcuno con cui condividere un po’ certi momenti di fede. Per esempio, anche andare alla domenica pomeriggio in chiesa per dire i Vespri insieme, bello, no? Oppure dire le Lodi insieme al mattino in chiesa; oppure dire una Corona del Rosario insieme; oppure fare un po’ di meditazione sul nostro libro insieme. Allora chiediamo al Signore questa grazia e cresciamo, cresciamo nell’amore di Dio!

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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