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D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 8

Falò sulla spiaggia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 8
Domenica 13 agosto 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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SECONDA LETTURA (Rm 9, 1-5)

Fratelli, dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua.
Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne.
Essi sono Israeliti e hanno l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 13 agosto 2023. 

Abbiamo ascoltato la Seconda Lettura della Santa Messa di oggi, tratta dal capitolo nono della Lettera ai Romani, versetti 1-5. 

Continuiamo la nostra lettura del libro Sequela di Bonhoeffer.

Ricordate che ieri ci siamo lasciati con la lettura del Vangelo di san Luca capitolo 9, versetti 57-62, quindi lo riassumo velocemente.

Gesù si avvia verso un altro villaggio e per la via un tale gli dice: “Ti voglio seguire dovunque tu vada”; ma Gesù risponde: “Le volpi hanno le loro tane, gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”. 

Poi c’è un altro; questa volta è Gesù che dice: “Seguimi”, ed egli rispose: “Permettimi prima di andare a seppellire mio padre”, ma Gesù gli disse: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti, tu invece va a predicare il Regno di Dio”. 

Un altro disse: “Signore, io ti seguirò, ma permettimi prima di andare ad accomiatarmi da quelli di casa mia”. Gesù rispose: “Chiunque mette mano all’aratro e si volge indietro non è adatto al Regno dei Cieli”. 

Ecco, adesso vediamo la lettura che ne fa Bonhoeffer.

Il primo discepolo — quello che dice: “Ti voglio seguire ovunque tu vada” — avanza di propria iniziativa a Gesù la richiesta della sequela; non è chiamato, e la risposta di Gesù mostra a questa persona piena di entusiasmo come non sappia quello che sta facendo. Anzi, non può affatto saperlo. Questo è il senso della risposta in cui viene mostrata al discepolo la realtà della vita con Gesù.

La realtà della vita con Gesù: questa è la sequela, sapete? La sequela non è altro che la vita con Gesù per sempre, ogni giorno, ogni istante, questa è la sequela, la vita con Gesù.

Qui parla colui che va incontro alla croce, la cui intera esistenza nel Credo apostolico è espressa dalla sola parola «patì». Nessun uomo può voler questo per propria scelta. Nessun uomo può rivolgere la chiamata a sé stesso, dice Gesù, e la sua parola resta senza risposta. Resta aperta la frattura tra la offerta volontaria della sequela e la sequela reale.

C’è una frattura. Un conto sono io che voglio e un conto è la chiamata. Guardate che questo è importante. La sequela non può nascere dalla mia iniziativa. La sequela non è legata all’entusiasmo e questo è fondamentale. Noi diamo per scontato due cose: che Gesù ci stia chiamando a seguirlo e a seguirlo come noi vogliamo. Quindi, per esempio: “Io ti seguo sposandomi, avendo figli”, oppure: “Io ti seguo non sposandomi, non avendo figli”, oppure: “Io ti seguo andando in seminario per diventare sacerdote, in convento per diventare frate o diventare suora o in monastero per diventare monaco e monaca”. Io ho nella testa qual è il modo per seguire Gesù. Ma capite che noi stiamo parlando di seguire qualcuno — dice Bonhoeffer — che va incontro alla croce, noi stiamo parlando di un Uomo con la U maiuscola:

la cui intera esistenza nel Credo apostolico è espressa dalla sola parola «patì»

Bellissima questa espressione! Lo dice anche L’Imitazione di Cristo: la vita di Gesù fu tutta croce e martirio. Questo deve essere chiaro. 

Noi non stiamo andando dietro a un ballerino! Noi non stiamo andando dietro a un buontempone. Noi non stiamo andando dietro a un mangione e un beone. Noi non stiamo andando dietro a un hippy. Noi non stiamo andando dietro a qualcuno che ha fondato una religione del benessere spirituale. Gesù non è niente di tutto questo. 

Andare dietro a Gesù vuol dire “croce”; vuol dire “patire”, niente altro. Quindi dobbiamo chiederci: “Ma io, chi voglio seguire?”. Perché forse quando noi diciamo: “Io sono cristiano, io amo il Signore, io voglio seguire il Signore” noi non abbiamo nella testa che ci stiamo avviando al Golgota, che seguire il Signore vuol dire salire sul calvario, che seguire il Signore vuol dire essere crocifissi. Non abbiamo molto chiara questa cosa. E Bonhoeffer dice che nessuno può volere questo per propria scelta, non è possibile, perché non lo può reggere. Nessuno può reggere la croce per propria scelta.

Questo è il senso della risposta in cui viene mostrata al discepolo la realtà della vita con Gesù.

La sequela è vita con Gesù 24 ore su 24. Non è: “Dico le preghierine, vado in chiesa, faccio i miei riti religiosi, faccio le mie opere di carità/filantropia”, non è questo! È la vita con Gesù. Quindi tu puoi essere inchiodato in un letto col cancro che ti divora da capo a piedi ed essere esattamente il discepolo che sta seguendo Gesù. Io posso essere l’uomo più indaffarato del mondo, quello con più successi possibili, eppure, non avere nulla a che vedere con Gesù; perché la mia vita non è con Gesù. Posso avere Gesù sulla bocca — abbiamo visto nei giorni scorsi — posso insegnare Gesù, posso predicare Gesù, ma questo non vuol dire vivere con Gesù. Sono cose diverse.

Nessun uomo può rivolgere la chiamata a sé stesso

Ecco perché c’è una frattura tra l’offerta volontaria e la sequela reale.

Pensate a una persona, un uomo o una donna, che sono effettivamente chiamati alla sequela, che hanno fatto il loro cammino di valutazione, di discernimento, per il loro stile di vita. Facciamo un esempio: dopo tutta una serie di verifiche di confronti, di momenti di meditazione, di preghiera, magari qualche corso di esercizio spirituale, comprendo che il Signore, non io, il Signore Gesù mi chiama alla vita matrimoniale. Benissimo. Lo verifico bene, tutto fa capire che il Signore mi chiama lì e quindi mi dona una sposa, una ragazza, che permetta la realizzazione di questo sogno. Di questo sogno, perché capite, la sequela è un sogno, di questo stiamo parlando; seguire Gesù è un sogno bellissimo. Quindi benissimo, mi sposo. 

Dopo tre anni, cinque anni, sei anni, dieci anni, non lo so, dopo un tot di tempo, lei — ma potrebbe essere anche lui, non cambia niente, ma in questo caso sto parlando di me e quindi è lei — lei mi dice: “Guarda, io non ti amo più”. O magari non me lo dice neanche. Io torno a casa una sera dal mio lavoro, apro la porta entro in casa: vuota! Senza un biglietto, senza una parola, senza una chiamata, senza un messaggio, senza… Niente, non c’è più, sparita, se ne è andata. O magari te lo dice, ti dice: “Guarda, io non ti amo più. Tu per me non sei più niente. Quindi io ti lascio”. Magari abbiamo dei figli, peggio ancora: “Io VI lascio. Ho trovato un altro uomo di cui sono follemente innamorata, quindi me ne vado”. Facciamo finta che io ho già cinquant’anni per esempio, quindi non sono più nel fiore della mia vita e mi vedo il mio sogno spezzato in un istante. Mi ritrovo con la borsa in mano, le chiavi in mano, le braccia a penzoloni, gli occhi sbarrati e il mondo che mi è caduto addosso. E lei che se n’è andata. 

Sì, ma io se l’ho amata dieci anni prima, vent’anni prima, non è che io adesso non l’amo più perché lei se n’è andata. Quindi capite il dramma terrificante per queste persone? Da farsi venire un infarto e morire lì. Da non capire più niente, da cadere in depressione, andare fuori di testa da impazzire. “Eh, ma cosa sta succedendo? Ma perché? Ma cosa ho sbagliato?”. Perché poi uno, ovviamente, si colpevolizza. Non pensiamo che c’è la libertà dell’altro, che può essere una libertà malvagia che decide per il male, una libertà empia, una libertà egoista, una libertà che è impazzita, no! Ovviamente, soprattutto le persone buone, giuste, si colpevolizzano: “Ma cosa ho sbagliato? Ma cosa avrei dovuto fare di meglio? Ma forse ho sbagliato io? Se avessi fatto questo, questo e quest’altro… Ma come è possibile che non mi sia accorto di niente? Ma allora dove avevo la testa? Ma come ho fatto a farmi fregare? Ma perché?” E comincia tutta una serie di domande che uno non dorme più, non mangia più, non vive più, perché sono domande senza risposta! Perché? Perché sono domande sbagliate! Sono domande sbagliate.

Il problema non sei tu, che sei al tuo posto. Quando mi sposo non sposo un Angelo di Dio, sposo una creatura fatta di difetti, pasticci, immaturità, ferite, limiti, pigrizie. Unite a tante altre belle cose, ma queste ci sono. Quindi sapevamo benissimo chi sposavamo e cosa sposavamo, sposavamo tutto il pacchetto! Quindi, questo non può essere improvvisamente diventato un problema per l’altro, ma l’altra persona liberamente — perché è libera — ha scelto altro. L’altra persona ha deciso di tranciare, di rompere un’alleanza, un patto, un giuramento. Lo può fare? Sì, lo può fare. Quindi uno poi si sente morire, ma noi siamo alla sequela di chi? Noi siamo alla sequela di un uomo che va incontro alla croce, di un uomo la cui esistenza intera è racchiusa dalla sola parola: «patì».

E questo vale anche per un sacerdote. Tanti studi, tanto seminario, tanta preparazione, tanto tanto impegno, tante cose, poi diventa sacerdote — uno può anche diventare vescovo, uno può anche diventare papa, non cambia niente — chiamato a questo e poi gli cade addosso una croce enorme! Pensate a Padre Pio, credete che Padre Pio sapesse già cosa lo aspettava? Eppure… E che male ha fatto Padre Pio? Nessuno, nessun male. Eppure… San Giovanni della Croce? San Francesco d’Assisi? Quanti santi — tutti i santi, di fatto — hanno dovuto affrontare delle sofferenze incredibili nella loro vita. Ma stanno seguendo chi? 

Questo per dirvi: se noi sappiamo, abbiamo la certezza interiore, che abbiamo fatto tutto il cammino, fatto bene, bello, di discernimento, di valutazione, di preparazione per il nostro stile di vita, per la nostra scelta o per le nostre scelte, tutto è stato fatto bene, l’unica cosa sulla quale dobbiamo valutarci e interrogarci quando arriva il momento del calvario è questo: “Ho fatto tutto quello che potevo fare, dovevo fare, per comprendere che Gesù mi stava chiamando lì a fare questo, sì o no?” — “Sì, ho fatto tutto, tutto il possibile” — “L’hai fatto con sincerità, l’hai fatto con onestà, l’hai fatto disponibile, aperto a qualunque risposta? Cercavi veramente solo la risposta di Gesù, la volontà di Gesù?” — “Si” — Basta, non c’è altro su cui pensare, tutto il resto che verrà dopo fa parte della sequela. 

A qualcuno può accadere quello che vi ho appena raccontato, qualcun altro può avere un bellissimo matrimonio, stupendo, meraviglioso, con dei figli stupendi, meravigliosi, con un marito che meglio di lui non esiste nessuno e… ti viene il cancro, e ti rimangono tre mesi di vita! Che uno dice: “No, non è possibile. Non è possibile”. Ma… chi stai seguendo? 

Se noi non diciamo queste cose… Capite perché io voglio leggere questo libro? Perché ci chiarisce le idee. Questo vuol dire portare consolazione alle persone. Consolazione non dire: “Ah beh, ma ti puoi rifare una vita! Ah, no vabbè, ma sì, è comprensibile, ribellati alla sofferenza, la sofferenza non ha nessun valore”.

Ma di cosa stiamo parlando? Di chi stiamo parlando? Chi stiamo seguendo? Un bamboccio o Gesù Cristo, il figlio di Dio morto in croce per noi? E seguire Gesù vuol dire questo:

«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua…»

L’ha detto Lui chiaramente! E perché devo cambiare le carte in tavola? Quindi, il punto fondamentale è chiarire se sono chiamato da Gesù a seguirlo in quel modo, in quella forma, in quel tempo, in quella modalità, tutto qui. Tutto l’impegno va messo prima di fare il passo, poi, fatto il passo, guardate… siamo nelle mani di Dio! Dovrò certo fare tutto del mio meglio per comportarmi bene, per arricchire questo cammino, per tutto quello che volete. Ma se accadono cose che non dipendono dalla mia volontà, basta! Stiamo nella pace. Arrivano dalla Provvidenza di Dio! Anche se fossero le cose più empie, brutte e terribili del mondo, se stiamo seguendo Gesù tutto quello che accade nella nostra vita ha un suo perché; noi oggi non lo vediamo, non lo sappiamo e ci fa soffrire. Gesù non è andato in croce ballando, saltando e danzando. È arrivato sul calvario che era in agonia, praticamente. Quindi va bene così! È giusto così! Non facciamoci domande inutili, restiamo lì, fermi, questa è la sequela: “Signore, mi hai chiamato, mi hai chiesto di seguirti e io ti sto seguendo. Dobbiamo salire la croce? Hai deciso di non portarmi sul colle delle beatitudini o di farmi stare sul colle delle beatitudini del Monte Tabor poco tempo? Va bene. Hai deciso per me che dobbiamo salire subito il calvario? Va bene, andiamo. L’importante è che ci sei Tu, l’importante è che so che sto seguendo Te, poi…

Ma voi credete che a questi uomini come Padre Pio, come questi grandi santi, non venisse nel cuore il dire: “Ma Signore, ma ti prego, ma cos’è questa roba? Ma cosa sta succedendo? Ma quanto buio sto vedendo? Ma che dolore sto vivendo, ma perché mi fanno questo? Ma perché queste ingiustizie terrificanti? Ma perché perseguitano me e non perseguitano i malvagi?”. Quanti innocenti oggi vengono perseguitati senza un vero motivo! Eppure: se abbiamo la certezza che Gesù ci ha chiamati e che dovevamo seguirlo, seguiamolo. In croce? Fiat!

Questo lo dico perché so che ci sono tante persone che hanno sofferto e che soffrono tutt’ora tantissimo per situazioni di questo genere. Una mamma che viene abbandonata dal marito e magari ha tre o quattro figli, da sola, ma pensate che dramma. Magari sono dei bambini ancora piccoli. Come fa uno a pensare e a correre dietro a tutto? A fare la mamma, a dover andare a fare la spesa, pagare le cose, pensare ai figli, la scuola, il lavoro suo, la casa, le cose. Uno dice: “Come farò adesso?” Non temere, sei dietro a Gesù? C’è Gesù? Gesù ti aiuterà. Sicuro come l’oro. Gesù non abbandona mai chi ha risposto alla sua chiamata.

E così vale per i sacerdoti. Ci sono sacerdoti che vivono in situazioni di grande sofferenza, grandissima sofferenza. Seminaristi che vivono situazioni di grandissima sofferenza per diverse ragioni. “Gesù ti ha chiamato?” — “Sì” — “Ne hai la certezza interiore?” — “Si” — “Avanti”. È inutile ribellarsi perché non è questo quello che ci chiede il Signore, ci chiede di seguirlo.

Mi fermo qua, lo so, ho fatto quattro righe, abbiamo letto solamente il primo discepolo, ma era troppo importante; non voglio passare adesso al secondo discepolo, perché è tutta un’altra storia ancora. Se il primo discepolo è colui che vive la frattura tra l’offerta volontaria e la sequela reale — Gesù che ti chiama — nel caso del secondo discepolo, siccome è Gesù che chiama, la frattura è superata. Quindi è un altro caso. Nel primo caso, è di colui che si auto-chiama, di colui che vuole lui e questo non va mai bene, mai! Il secondo caso, invece, è di colui che viene chiamato, ma… Ecco, domani vedremo questo “ma”.

Oggi la benedizione desidero proprio che arrivi alle persone che stanno soffrendo di più per la loro sequela. E ce ne sono tante. Sentite proprio calda, profondamente calda, questa benedizione. È proprio per te che in questo momento stai facendo una fatica enorme, che in questo momento vedi tutto buio, che in questo momento ti chiedi mille perché, che in questo momento ti sembra di morire, di non farcela. Stai seguendo Gesù, quindi sei con Lui. Non temere. Parlagli, raccontagli la tua fatica, non viverla da solo o da sola, stai con lui. Questo, guardate, è il più grande conforto della vita. Anche se siamo in mezzo a mille ori e argenti, ma non abbiamo il conforto della certezza di essere con Gesù, cioè in sequela dietro a Gesù, siamo dei poveri, disgraziati, infelici. Ma quando sappiamo di essere dietro Gesù, che stiamo camminando dietro a Gesù, qualunque cosa accada, siamo in pace. Quindi diciamo: “Gesù, sono nelle tue mani, fai tu”. Ricordate Don Dolindo: “Gesù, Pensaci tu”. Mi hai messo qui come San Daniele nella fossa dei leoni? Siamo qua. Mi danno ogni tanto qualche “morsicotto”? Sapete che in San Daniele ai leoni è stata chiusa la bocca dall’angelo. Magari i nostri leoni non ci possono sbranare, però qualche bella morsicatina o qualche bella graffiata ce la danno. Va bene, siamo qui. Sapete, ci sono dei santi che, come San Daniele, sono finiti nella fossa dei leoni, e i leoni non hanno potuto fare niente, e ci sono dei santi come Sant’Ignazio, che è finito in mezzo ai leoni, e l’hanno sbranato.

Quindi siamo nelle mani di Dio, lasciamo fare a Lui, noi fidiamoci: fidiamoci e affidiamoci.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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