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D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 9

Falò sulla spiaggia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 9
Lunedì 14 agosto 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 17, 22-27)

In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.
Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì».
Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei».
E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te».

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 14 agosto 2023. Quest’oggi ricordiamo e festeggiamo San Massimiliano Maria Kolbe, Sacerdote e Martire.

Sicuramente una figura che tutti conosciamo e in questo giorno, vigilia dell’Assunzione di Maria in cielo anima e corpo, abbiamo modo di meditare sulla figura di questo gigante della fede, della carità e soprattutto dell’amore; dell’amore proprio forte e tenerissimo verso la Vergine Maria.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo diciassettesimo del Vangelo di San Matteo, versetti 22-27.

Continuiamo la nostra lettura del libro di Bonhoeffer, Sequela.

Ieri abbiamo visto il primo discepolo del brano evangelico Luca 9, 57-62, oggi vediamo il secondo. Scrive:

Se però è Gesù stesso a chiamare, allora anche la più profonda frattura è da lui superata. Il secondo [discepolo] vuol seppellire il padre, prima di porsi nella sequela.

Vi ricordate quindi, è il caso dove Gesù dice:

A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 

Scrive Bonhoeffer:

La legge lo vincola. Egli sa ciò che vuole e deve fare. Anzitutto si deve adempiere la legge, poi egli si metterà alla sequela. Un chiaro comandamento della legge si frappone qui tra colui che è chiamato e Gesù. Ad esso la chiamata di Gesù si contrappone con forza; in questo preciso momento per nessun motivo deve frapporsi qualcosa tra Gesù e colui che è chiamato, sia pure il motivo più grande e sacro, la legge. In questo preciso momento deve accadere che per amore di Gesù venga infranta la legge che voleva frapporsi a ostacolo; essa infatti, non ha più alcun diritto a mettersi in mezzo fra Gesù e il destinatario della chiamata. Qui dunque Gesù si pone contro la legge e comanda la sequela. Così parla solo il Cristo. È lui che ha l’ultima parola. L’altro non può mettersi contro. A questa chiamata, a questa grazia, non si può resistere.

Credo che nessuno di noi abbia mai pensato una riflessione di questo genere leggendo e meditando questo brano del Vangelo. Anzi, sembrava una richiesta lecita, giusta: “Lascia che vada a seppellire mio padre” ma Bonhoeffer ci mostra che tra Gesù e il chiamato, in mezzo, non ci può stare niente. Io non ho nessuna scusa per rimandare la mia risposta alla sequela, neppure appellandomi ai comandamenti. Sembra incredibile, no? Uno dice: “Eh, ma i dieci comandamenti sono i dieci comandamenti. Che cosa c’è di più importante dei dieci comandamenti?”. Se un bambino vi dicesse: “Ma cosa c’è di più importante dei dieci comandamenti?”. “I dieci comandamenti hanno un valore assoluto? Niente e nessuno sta prima dei dieci comandamenti?” La risposta è: “Più importante dei dieci comandamenti è Dio”.

Certo, i dieci comandamenti non sono venuti fuori dal nulla, sono la legge che Dio ha dato a Mosè. Quindi: “Sono importanti dieci comandamenti?”. Importantissimi! Sono la legge di Dio, certo, ovviamente; ma Dio, che è l’autore dei dieci comandamenti, è più importante dei dieci comandamenti. Quindi, in questo preciso momento in cui Gesù chiama, cioè dice: «Seguimi», alla richiesta di questa persona di andare a seppellire prima suo padre Gesù dice no: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti». Perché niente può stare in mezzo.

È forte questa frase; qui Gesù si pone contro la legge e comanda la sequela. Perché in questo caso, in questo preciso caso, la sequela di Gesù racchiudeva tutto lo spirito dei dieci comandamenti. Questo discepolo non poteva “limitarsi a…”: di conseguenza viene corretto il suo modo di intendere l’obbedienza alla legge. L’obbedienza alla legge non è mai un’obbedienza — non so come dirvi — “irrazionale”. Deve sempre avere una ragionevolezza, una sensatezza. Non è ubbidire per obbedire. E quindi, siccome lo scopo di tutta la legge è conoscere, amare e servire Dio — non c’è un altro scopo — se Dio chiama si obbedisce e basta, togliendo tutto ciò che si vuole mettere come ostacolo: a questa grazia, a questa chiamata non si può resistere.

Ora vediamo il terzo discepolo.

Il terzo [discepolo] intende la sequela negli stessi termini del primo, cioè come iniziativa tutta propria, come un programma di vita personalmente scelto. A differenza del primo si sente però autorizzato anche a porre delle condizioni. In tal modo si trova implicato in una totale contraddizione. Vuol porsi dalla parte di Gesù, — attenti eh, questo è importantissimo — ma al tempo stesso frappone qualcosa fra sé e Gesù: «Permettimi prima». Vuol seguire Gesù, ma vuol stabilire personalmente le condizioni della sua sequela. Essa è per lui una possibilità la cui realizzazione dipende dall’espletamento di determinate condizioni e determinati presupposti. La sequela diventa così qualcosa di umanamente intellegibile e comprensibile. Ci sono cose che vanno fatte per prime, e altre che vanno fatte poi. Ogni cosa ha un suo valore e un suo tempo. Il discepolo si mette a disposizione di propria iniziativa, ma con questo ha anche il diritto a porre le proprie condizioni. — secondo la logica di questo discepolo — È chiaro che in questo istante la sequela cessa di essere sequela. Diventa programma umano, che prescrivo a me stesso a mio giudizio, che posso giustificare sul piano razionale ed etico. Dunque il terzo discepolo vuol seguire Gesù, ma nel momento stesso in cui lo dichiara, non lo vuole più. Egli elimina la sequela proprio con la sua iniziativa; la sequela infatti non ammette condizioni che possano frapporsi tra Gesù e l’ubbidienza. Dunque il terzo discepolo cade in contraddizione non solo nei confronti di Gesù, ma anche con se stesso. Non vuole né ciò che vuole Gesù né ciò che vuole egli stesso. Si autocondanna, entra in discordia con se stesso, e tutto questo semplicemente dicendo: «permettimi prima». La risposta di Gesù gli conferma con un’immagine questa discordia con se stesso che impedisce la sequela: «Chiunque mette mano all’aratro e si volta indietro, non è adatto al regno di Dio».

Quindi il terzo discepolo parrebbe voler seguire Gesù, ma in realtà vuole porre delle condizioni. Lui intende la sequela come un’iniziativa tutta sua, come un programma di vita, bello, ma il suo! Vuole porre qualcosa in mezzo tra lui e Gesù: «permettimi prima»; quindi lui vuole mettere delle condizioni e potrà seguire Gesù solo espletando queste condizioni. E quindi la sequela diventa qualcosa di assolutamente intelligibile e comprensibile. Ma la sequela non è sempre — anzi raramente — immediatamente comprensibile, intellegibile, si capisce dopo. E non dimentichiamoci che c’è una priorità, ci sono cose che vanno fatte per prime e altre che vanno fatte dopo. 

Facciamo un esempio. È domenica, è agosto — non so domani è l’Assunta, per esempio — e uno dice: “Vabbè io sono in vacanza, sono con gli amici, sono con i parenti, non sono a casa, sono ospite a casa di… non è che posso decidere io! Siamo tutti insieme!” Poi, sapete? Anche il cristiano, purtroppo, anche il cristiano medio — e io aggiungo “bamba” — oggi, almeno una volta (se non già da ieri nei giorni precedenti, comunque oggi sicuramente) avrà pronunciato la parola magica del mese di agosto; sapete, nel mese di agosto c’è una parola magica che viene dritta dritta dallo spirito del mondo e cioè: “Senti, ma tu domani, ma noi domani che cosa facciamo per Ferragosto?”, che uno sente questa domanda e gli si chiude già il cuore, la mente, gli occhi, le orecchie, e dice: “Guarda: niente” —  “Come, non facciamo niente per Ferragosto?” — “Sì, perché Ferragosto non esiste. Esiste la solennità dell’Assunzione di Maria in cielo, non esiste Ferragosto. Per te e per me che crediamo, non esiste” — “Eh, ma dai, ma domani non facciamo neanche la salamella?”. Sapete, adesso inizia, eh… con Ferragosto, inizia la sagra della salamella, quindi si salvi chi può, perché adesso è un colamento di grasso collettivo che scatena una furia, perché sapete, la salamella è la salamella, cioè nessuno può resistere al suo fascino. Quindi adesso si salvi chi può.

Ricorderò sempre quella parrocchia dove passai con la macchina e lessi, in alto — c’era uno striscione grandissimo che attraversava da un lato all’altro la strada a fianco della parrocchia, della Chiesa parrocchiale — c’era scritto: “Festa di Maria Assunta in cielo” e sotto: “Per la salamella girare a destra”. Che… persino la macchina mi si è fermata. Ho detto: “Cosa c’entra la Vergine Maria con la salamella? In quale rapporto stanno? Eppure, per il cristiano medio-bamba, “Festa di Maria Assunta in cielo” uguale “sagra della salamella”. E con domani si comincia, perché poi arrivano le feste di paese… Che poi sapete, la salamella, quando è messa a cuocere, dà questo meraviglioso profumo di viole, di rose, di gelsomino… Che dico, non so, ma neanche il mio cane impazziva per l’odore di quel grasso colante e bruciante che c’era. Ma non lo so, c’è una follia collettiva, quando c’è questo odore, di quel bel grasso che cola dentro nelle braci ardenti, che fa una puzza da morire, si scatena una furia collettiva, non si capisce più niente.

C’è una priorità. E allora voi direte: “Ma padre Giorgio, oltre alla sua avversione per la salamella, perché ha citato tutto questo?” — Eh, perché? Perché ho il mio motivo, adesso ve lo dico il mio motivo. Il mio motivo qual è? Di tutto quello che abbiamo detto, qual è la conclusione? “Io vado alla messa prefestiva di stasera, così — e adesso arrivano le altre frasi del cristiano medio-bamba — domani sono a posto”. Cioè, come io che devo prendermi lo sciroppo per la tosse e me lo prendo, così dopo sono a posto. Ma la messa non è lo sciroppo per la tosse! Siccome la giornata di domani è tutta consacrata alla salamella, io mi metto a posto la “legge” dell’andare alla messa nel giorno di precetto andandoci stasera, così domani sono lì, tutto bello prostrato in adorazione davanti alla salamella e alle braci. “Eh, perché domani devo organizzarmi, devo portare, devo cucinare, devo fare. E poi ci sono gli amici, poi dobbiamo prendere le “bire” — con una erre sola, mi raccomando — poi dobbiamo andare a prendere la salamella, poi dobbiamo andare a prendere il pane, la focaccia, poi dobbiamo andare a prendere … e quindi bisogna organizzare tutto, poi devo fare il tiramisù — con quaranta gradi fa benissimo — stupendo, meraviglioso. E poi dopo…”. Insomma, capite…

Anche la salamella è assolutamente consigliabile con quaranta gradi. Siamo tutti pieni di “il caldo, il riscaldamento, stiamo tutti morendo dal caldo”, però la salamella, quella si mangia sempre, anche se ci sono cinquanta gradi che ci cuoce il cervello. La salamella va mangiata comunque, sempre, fosse l’ultima cosa che facciamo, però a “Ferragosto” non vorrai mica… Ma persino in spiaggia la fanno! La fanno anche sul cucuzzolo della montagna, ovunque! Ovunque si estende il “Regno della Salamella”. E quindi quando la salamella comanda, tutti obbediscono.

Per cui tutti a messa il giorno prima, tutti a messa stasera, festeggiamo San Massimiliano Maria Kolbe andando alla messa stasera, perché abbiamo capito tutto di che cos’è l’Assunzione… E così domani “siamo a posto”. Non sappiamo neanche se riusciremo a dire il Rosario domani, perché saremo talmente impegnati che… capite.

Eh, ma è difficile da far capire queste cose. Non entra proprio, non entra, e Bonhoeffer dice: «Ogni cosa ha un suo valore e un suo tempo. Ci sono cose che vanno fatte per prime e altre che vanno fatte dopo». Quindi la prima cosa da fare domani, solennità di Maria Assunta in cielo, che cos’è? La Santa Messa, la preghiera. Non è mangiare fino a morire. Non è “magna e bevi”, no, è Maria Assunta in cielo in anima e corpo, quindi la Santa Messa, quindi la preghiera del Salterio di Gesù e di Maria. Capite? Sono queste le cose fondamentali, le prioritarie.

Volevo leggervi una cosa, vediamo se la trovo, perché mi è venuta in mente adesso, ma non mi ricordo più dove l’ho salvata, se la trovo subito ve la leggo… eccola qui, trovata, il Signore mi ha aiutato. San Pier Giuliano Eymard, che abbiamo festeggiato da poco, alle monache adoratrici disse quello che adesso vi leggo; ascoltiamo tutti molto bene e facciamoci l’esame di coscienza quotidiano su queste parole. Scrive:

E poi quale abominazione, quale follia assai sovente! Facciamo delle mancanze contro il buon Dio per non dispiacere alla creatura, per non contristarla o anche per farle piacere: ma nessuno merita che gli facciate piacere a prezzo di un peccato veniale.

E io aggiungo, ancora peggio, di peccato mortale: nessuno merita che gli facciate piacere a prezzo di un peccato, veniale o mortale che sia. Nessuno merita questo. Non si va contro Dio per far piacere agli altri. Guardate, questa è una cosa che dobbiamo scrivercela proprio nella pietra. Queste parole di San Pier Giuliano Eymard sono importantissime.

Sentite:

Può un figlio essere mai obbligato a battere suo padre?

Sentite cosa scrive adesso:

Ebbene, la coscienza non ha amici: quando si tratta di peccato voi non conoscete nessuno, è la vita o la morte.

Parole fortissime, bellissime, verissime: «La coscienza non ha amici: quando si tratta di peccato voi non conoscete nessuno…», non siete amici di nessuno. Non c’è neanche da pensarci; non posso offendere mio padre per far contento un medio-bamba che viene lì a “sgrufolare” qualche parola inconsulta. Sentite cosa scrive adesso:

Vi piace questo? Tanto meglio. Non vi piace? Tanto peggio. Non conosco che Dio e la mia coscienza, punto.

Così si fa! Così bisogna fare per incamminarsi verso la santità. Questo è lo stile: “Questo ti va bene? Bene. Non ti va bene? Bene lo stesso. Non conosco che Dio e la mia coscienza” punto. “Eh, ma così facendo tu diventi intrattabile, tu diventi intollerante, tu diventi fondamentalista, tu manchi di carità”. Sentite cosa dice San Pier Giuliano Eymard alle monache. Alle monache! Immaginiamoci a noi. Conclude così:

Il mondo dice che i santi sono intrattabili: bisogna che lo siano. Che le persone religiose sono intolleranti: bisogna esserlo.

Capite perché poi i santi non sono tanto amati, vero? E magari quando sono “santi fondatori” poi vengono un po’ messi da parte. Eh, certo! Vivi tu così! Vivi tu così, proviamo a vivere così, a mettere in pratica. Se le mettessimo in pratica queste parole che vi ho appena letto, diventeremo santi immediatamente. Saremmo gli amici preferiti di Dio.

“Eh, ma sei intrattabile” — “Bisogna esserlo” — “Eh, ma come sei intollerante!” — “Eh certo, devo essere così”.

Perché sono intrattabile? Perché sono intollerante? Semplice, perché tu sei sceso a compromesso con la tua coscienza. Perché tu hai deciso di fare il compromesso col mondo. Perché tu hai deciso di dispiacere a Dio per non dispiacere le creature, io no. E allora, se io non cedo a questo, divento un rimprovero costante per la tua coscienza. Capite qual è il problema? Capite perché poi questi qui si rodono e sbavano come cani rabbiosi, come i lumaconi sulle strade? Per questo! Perché vedono concretamente davanti a sé, in carne e sangue, qualcuno che gli richiama quella verità che hanno tradito e che continuano a tradire.

Questo è il mio regalo per voi, per domani, per la solennità di Maria Assunta in cielo, contro la sagra della salamella. Quindi ogni cosa ha un suo valore e un suo tempo. Che non vuol dire poi non farlo. Capite? Cioè, è questo il concetto. Non vuol dire che allora domani devo fare il digiuno, assolutamente no. Ma mettiamo le cose al loro posto: prima Dio e le cose di Dio, poi tutto il resto. Poi fai tutte le salamelle che vuoi, ma dopo, non al posto di, non prima di. Non che la salamella mi occupa tutta la giornata e a Dio dò le briciole del ricco epulone.

In questa maniera, se noi mettiamo delle condizioni — dice Bonhoeffer — cessiamo all’istante di seguire Gesù. E noi spesse volte diciamo di volerlo seguire: in realtà non lo vogliamo. E così, con la nostra iniziativa stolta, eliminiamo la sequela. Perché la sequela non ammette condizioni, non ammette né se, né ma, né però. La sequela è sequela, adesso! E quindi Gesù dice:

«Chiunque mette mano all’aratro e si volta indietro, non è adatto al regno di Dio».

Ogni tanto leggiamola questa frase, questa espressione di Gesù perché noi forse, alle volte, rischiamo un po’ spesso di volgerci indietro: “Eh ma com’era bello; eh ma com’era buono; eh ma perché io no e gli altri si? Ma io vorrei, eh ma io sento la mancanza, eh a me piacerebbe, eh ma, eh ma, eh ma…”. Questo che cos’è, se non volgersi indietro? Hai messo meno all’aratro? Guarda avanti e tira dritto! Quel che è stato è stato: via! Vai, vai, vai avanti col tuo cammino, non star lì a pensare.

Ci fermiamo qui, quindi raccomando a tutti, oggi e stasera, una bella e Santa preparazione alla solennità di domani, con i primi vesperi, insomma. Bello, no? Ci prepariamo. Poi in alcuni paesi si fanno anche delle processioni, speriamo molto devote, molto raccolte. E poi domani assolutamente la grande, stupenda, meravigliosa festa di Maria Assunta in cielo, anima e corpo. E già da oggi auguro a ciascuno di voi una Santa solennità. E domani tutti uniti nella preghiera profonda, bella, vera del Salterio.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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